Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni
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La marca comprendeva i comitati di [[Ivrea]], [[Vercelli]], [[Novara]], [[Vigevano]], [[Pombia]], [[Burgaria]] e la zona [[Pavia|pavese]] della [[Lomellina]].
Tra il [[997]] e il [[999]] Arduino ebbe forti contrasti con i [[vescovi di Ivrea]] e di [[vescovi di Vercelli|Vercelli]]. Ai fini di limitare il potere dei [[marchese|marchesi]] e di impedire che il loro titolo diventasse dinastico, gli imperatori del [[Sacro Romano Impero]] avevano infatti da tempo imboccato la strada del conferimento di [[Vescovo-Conte|poteri comitali]] a vescovi da essi direttamente prescelti (''[[lotta per le investiture]]'').
Venuto a guerra aperta nel febbraio del [[997]] con il [[vescovo di Vercelli]] Pietro, il marchese assediò la città e infine entrò in [[Vercelli]] con i suoi [[Vassallo|vassalli]] minori, incendiando il [[Duomo di Vercelli|Duomo]] e causando la morte del vescovo.
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=== Re d'Italia ===
[[File:Ivrea Duomo Lapide Arduino.jpg|thumb|Duomo di Ivrea, lapide di riconciliazione di [[Warmondo]]]]
Nel [[1002]], approfittando della morte di Ottone III, un nutrito gruppo di vassalli ostili al potere imperiale e contrari a Olderico Manfredi elesse Arduino [[re d'Italia]] nella [[basilica di San Michele Maggiore]] a [[Pavia]] dal vescovo della città.
Il clero, nella figura di [[Arnolfo II da Arsago|Arnolfo]] [[Diocesi di Milano|arcivescovo di Milano]], temendo nuovamente per il proprio potere, chiamò in Italia [[Enrico II il Santo|Enrico II]], succeduto ad Ottone III, offrendogli la corona.
Enrico in un primo tempo (1002) inviò truppe in Italia con a capo [[Ottone I di Carinzia|Ottone Duca di Carinzia e Marchese di Verona]] per far deporre ad Arduino lo scettro. Tuttavia, grazie ad alcune abili mosse di Arduino, l'esercito di Ottone venne bloccato alle Chiuse dell'[[Adige]] nella valle del [[Brenta]] (attuale [[Val Sugana]]) e sconfitto, dopo aver cercato di accerchiare il nemico, tra il [[1002]] e il [[1003]]. Arduino, secondo alcune fonti, conquistò così anche il titolo di [[Marca di Verona|Marchese di Verona]].<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|autore=|cognome=Notteriva|data=2018-07-31|titolo=Alessandro Barbero Re Arduino Sans despartir 2015|rivista=|volume=|numero=|accesso=2018-11-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=ufip_8JwW9A}}</ref>
Visto tale rovescio militare per le milizie dei vescovi e le truppe imperiali, Enrico nel [[1004]] calò in [[Italia]] con un poderoso esercito.
Dopo aver sconfitto Arduino alle chiuse della [[Valsugana]], costringendolo a ripiegare nella sua Marca, l'imperatore gli tolse il titolo regale, facendosi a sua volta incoronare a [[Pavia]] re d'Italia nonostante le proteste violente della folla.
I pavesi, che non tolleravano il dominio tedesco, si ribellarono e costrinsero l'imperatore a fuggire dalla città.
Per dieci anni, tra il [[1004]] ed il [[1014]], Arduino cercò di mantenere la corona d'Italia,
Nel [[1007]], attaccato nelle sue terre, Arduino si rifugiò nella roccaforte di [[Sparone]], nell'Alto Canavese tra la [[Val Soana]] e la [[Valle dell'Orco]]. Mentre era costretto a Sparone i suoi vassalli compirono una serie di incursioni su [[Novara]], [[Vercelli]] e [[Como]].<ref name=":0" /> Arduino, asserragliato, riuscì a sostenere vittoriosamente l'assedio tra il [[1004]] ed il [[1005]] condotto dal vescovo [[Leone di Vercelli]]. Segue un periodo di scarse informazioni storiche.
Enrico II, che nel frattempo si era dovuto occupare di [[Boleslao I di Polonia|Boleslao di Polonia]], scese nuovamente in Italia nel [[1013]]; l'anno successivo fu solennemente proclamato imperatore a Roma da [[papa Benedetto VIII]] e riuscì a domare le resistenze dei nobili romani suoi avversari (ed alleati di Arduino). ▼
▲Enrico II scese nuovamente in Italia nel 1013; l'anno successivo fu solennemente proclamato imperatore a Roma da [[papa Benedetto VIII]] e riuscì a domare le resistenze dei nobili romani suoi avversari (ed alleati di Arduino).
Tornato Enrico II in [[Germania]], Arduino riprese le armi e si mosse alla conquista di [[Vercelli]], [[Novara]] e [[Pavia]], ma la forte opposizione del marchese [[Bonifacio di Canossa|Bonifacio di Toscana]] e dell'[[arcivescovo di Milano]] [[Arnolfo II da Arsago|Arnolfo]], unita ad una grave infermità sopraggiunta, lo costrinsero a deporre le insegne reali ed a negoziare i possedimenti della contea di [[Pombia]] per i suoi eredi<ref>[http://www.mondimedievali.net/pre-testi/arduino.htm Fascio V. ''Arduino d'Ivrea ed il regno italico''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071024182107/http://www.mondimedievali.net/pre-testi/arduino.htm |data=24 ottobre 2007 }}.</ref>.
=== Ritiro e morte ===
Si ritirò nell'[[abbazia di Fruttuaria]] a [[San Benigno Canavese]], costruita nei primi anni dell'[[XI secolo]] da [[Guglielmo da Volpiano]], alla quale era molto legato avendone appoggiato l'edificazione con un diploma del gennaio 1005<ref name="DBI" />.
Il 14 dicembre [[1015]]<ref name="DBI"/> Arduino morì nell'[[abbazia di Fruttuaria]] e fu tumulato nell'[[altare maggiore]] della chiesa abbaziale, ove per secoli fu venerato da [[monaci]] e [[pellegrinaggio|pellegrini]].▼
▲Il 14 dicembre [[1015]]<ref name="DBI" /> Arduino morì nell'[[abbazia di Fruttuaria]] e fu tumulato nell'[[altare maggiore]] della chiesa abbaziale, ove per secoli fu venerato da [[monaci]] e [[pellegrinaggio|pellegrini]].
== Discendenza Anscarica d'Ivrea ==▼
{{Casa degli Anscarici}}▼
Dal matrimonio di Arduino d'Ivrea con Berta degli Obertenghi nacquero tre figli<ref name="DBI" />:▼
* Ottone▼
* Guiberto▼
== Le vicende delle spoglie mortali di Arduino ==
[[File:Castello Masino 02.JPG|left|thumb|Il [[Castello di Masino]] dove sono conservate le spoglie di Arduino]]
Sulle spoglie di re Arduino si è tramandata - veri o falsi che siano i particolari - la seguente storia (raccontata anche dallo scrittore [[Giuseppe Giacosa]]).
Verso la seconda metà del [[XVII secolo]], il cardinale Ferrero, abate di Fruttuaria, considerava indegno il fatto che le ossa di Arduino, scomunicato in vita dal vescovo d'Ivrea, fossero conservate come preziose reliquie sotto l'altare maggiore dell'abbazia e venisse loro tributato un vero e proprio culto, come se fosse un santo. Decise dunque di violare il sepolcro e di seppellire in terra sconsacrata le ossa che si erano conservate. Ma un pio frate si incaricò di spiare l'abate, di segnare il luogo della sepoltura e di avvisare dell'accaduto il conte [[Filippo San Martino di Agliè|Filippo di Agliè]], che vantava un'antica discendenza da re Arduino. Quest'ultimo fece allora esumare nuovamente le nobili spoglie ordinando di trasportarle nel suo [[Castello Ducale di Agliè|castello di Agliè]] ove rimasero sino al [[1764]]. In quell'anno il castello passò ai [[Casa Savoia|Savoia]], ai quali nulla importava delle spoglie di Arduino. Ma la sorte dispose che la marchesa Cristina di Saluzzo Miolans, moglie del marchese Giuseppe di San Martino, ex proprietario del castello, fosse anche amante riamata del conte Francesco Valperga di Masino.
Racconta il Giacosa che: <br />
{{Citazione|...Al conte di Masino coceva il pensiero di quelle poche ceneri, già tolte alla sacra volta e ai canti della chiesa, già rapite alla ferace terra di Fruttuaria, mal guardate e cadute ora... a tale padrone, cui non le consacrava nessun vincolo di sangue, nessuna ragione né di nome né di memorie. Però le sue alte cariche non gli permettevano aperta dimostrazione, né la remotissima agnazione potevagli attribuire il diritto di rivendicare le spoglie mortali del grande antenato. Chiudeva nell'animo la pietosa ira, alla quale era conforto l'amore della marchesa e il sapernela partecipe. Ma la pietà femminile è industre e temeraria...}}
Cristina, per amore di Francesco e per dispetto verso i Savoia, fece in modo di introdursi nel [[Castello Ducale di Agliè]], trafugare la cassetta con i resti di Arduino e trasportarla al [[Castello di Masino]], presso i suoi "legittimi" discendenti. Nella cappella di questo castello (ora di proprietà del [[Fondo per l'Ambiente Italiano|F.A.I.]]) le spoglie mortali di re Arduino riposano finalmente in pace ancora oggi.
La storia si inserisce con evidenza nelle strategie di nobilitazione dinastica perseguite con frequenza nel passato e testimonia la grande popolarità di cui ha continuato a godere in [[Canavese]] la figura di re Arduino, sospesa tra storia e leggenda.
▲== Discendenza Anscarica d'Ivrea ==
▲{{Casa degli Anscarici}}
▲Dal matrimonio di Arduino d'Ivrea con Berta degli Obertenghi nacquero tre figli<ref name="DBI"/>:
▲* [[Arduino II d'Ivrea|Arduino II]] (detto anche Ardicino)
▲* Ottone
▲* Guiberto
== La figura di Arduino nel folclore del Canavese ==
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* la ''Rievocazione Storica di [[Sparone]]'', con il preciso obiettivo di commemorare e ricostruire filologicamente le vicende arduiniche presso la [[Chiesa di Santa Croce (Sparone)]] e Rocca di Re Arduino.
* la ''Ricostruzione storica'' di [[Rocca Canavese]], incentrata sulla figura del conte Emerico, e dei suoi legami con Arduino.
Nel [[2011]] nasce il "Patto Arduinico", un progetto di ricostruzione storica promosso da Associazione Culturale Speculum Historiae di [[Torino]], il Gruppo Storico La Motta di [[Sparone]] ed il Gruppo Storico Rievocando Fruttuaria di [[San Benigno Canavese]] al fine di rievocare ed approfondire le vicende della zona del Canavese nell'[[XI secolo]], incentrata sulla storia di Arduino e altri personaggi come [[Guglielmo da Volpiano]] e [[Libania]] di [[Busano]].
Una così ampia diffusione di manifestazioni folcloristiche (che coinvolgono amministrazioni locali, associazioni e gruppi in costume) va spiegata facendo riferimento a quella che è stata nel tempo la costruzione del mito di Re Arduino.
La genesi del mito (dopo secoli di '' damnatio memoriae'') è da collocarsi verso il XIV secolo quando i "Conti del Canavese" - vale a dire i [[Valperga (famiglia)|conti di Valperga]], di San Martino ed altri - rivendicarono, per ragioni di prestigio e di legittimazione dei loro domini, una discendenza da Arduino, ultimo signora della Marca d'Ivrea<ref>Quaccia F., "Genesi e prime testimonioanze del mito arduinico" in AA.VV., ''Arduino mille anni dopo. Un re tra mito e storia'', pubblicazione a cura dell'Associazione di Storia e Arte Canavesana, [[U. Allemandi & C.]], Torino, 2002, pp.26-42</ref>.
Consolidatosi nel [[Canavese]] il dominio dei Savoia, con la storiografia del [[XVII secolo]], più attenta alla autorevolezza delle fonti, le ragioni sviluppare il mito di Re Arduino sono quelle di "ricordare che principi italiani avevano dal Piemonte retto legittimamente gran parte dell'Italia settentrionale"<ref>Garosci A., ''Storiografia piemonte tra il Cinque e il Settecento'', Torino, Tirrenia-Stampatori, 1971, p. 229,</ref>. Arduino diventa così l'indomito combattente che si oppose ed osò sfidare l'imperatore germanico.
È ovviamente con il [[Risorgimento]] che tale messaggio "patriottico" trova più vasto ascolto: le vicende di Arduino incoronato re d'Italia vengono esaltate al di là del loro reale significato storico. A tale esaltazione patriottica si connette la [[Romanticismo|cultura]] romantica del [[XIX secolo]] (che trova un valido esponente in Canavese nella figura di [[Giuseppe Giacosa]]) che si compiace di un Medioevo leggendario fatto di castelli, armature e coraggiosi cavalieri.
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