Storia dell'urbanistica e architettura di Vicenza: differenze tra le versioni
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[[File:Teatro Berga Palladio.jpg|thumb|Pianta del [[teatro Berga|teatro romano in Borgo Berga]]. Rilievo di [[Andrea Palladio]].]]
Il primo insediamento sul piccolo gruppo di alture - formato da detriti alluvionali - che emergeva dalla pianura [[acquitrino]]sa alla confluenza dei fiumi [[Astico]] (ora [[Bacchiglione]]) e [[Retrone]] - ebbe origine nel [[VI secolo a.C.]]<ref name=
Alla seconda metà del primo secolo a.C., quando ''[[Vicetia]]'' divenne ''[[municipium]]'' romano ''optimo iure'', cioè con pienezza di diritti civili e politici, risale la ristrutturazione dell'abitato secondo il caratteristico [[Centuriazione|tracciato urbanistico romano]] ad assi relativamente ortogonali - quel tracciato ancora riconoscibile nella città moderna - così come la sostituzione di abitazioni in legno con costruzioni in pietra o [[laterizio]] e l'edificazione delle prime mura, fatto ormai provato dai ritrovamenti in occasione di ripetuti scavi, dagli anni cinquanta del Novecento, nelle contrade Mure Porta Castello, Mure Pallamaio e Canove vecchie<ref>{{Cita| Barbieri, 2011| p. 6}}</ref>.
Tali mura furono erette, come avvenne per altre città consimili, per delimitare lo spazio urbano da quello rurale e conferire prestigio al nuovo ''status'' di [[città romana]]<ref name=
L'estensione dell'insediamento romano era piuttosto modesta e corrispondeva all'attuale [[Centro storico di Vicenza|centro storico]] in senso stretto: a ovest, iniziava presso l'odierna porta Castello; a nord presso l'incrocio delle contrade Porti-Apolloni-Pedemuro San Biagio; a est, all'inizio di [[corso Palladio]] muovendo da piazza Matteotti; a sud, là dove si incontrano le contrade della Pescheria e di San Paolo.
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* VIII - Sant'Agostino
* IX - Riviera Berica
Si trattava di un'urbanizzazione di tipo estensivo, tale da creare un rete intercomunale, rivolta verso aree dei Comuni contermini che si stavano sviluppando verso la città capoluogo<ref name="Dato">{{cita|Dato, 1999|pp. 27-29}}</ref>.
Questi quartieri, peraltro, furono solo in parte autosufficienti per la dotazione di servizi ed edifici pubblici come avrebbero dovuto essere dei quartieri satellite; in ciascuno di essi rapidamente sorse un nucleo di grandi costruzioni popolari, alle quali si aggiunsero spesso in modo caotico abitazioni private, aziende e officine che usufruivano dell'urbanizzazione della zona<ref
In secondo luogo, il Piano Zone e i P.E.E.P. vennero utilizzati per lo più da una domanda residenziale di classe media, che quindi richiedeva maggiori spazi e rendeva insufficienti le aree acquisite; il numero complessivo degli abitanti non fu più di 18.500 rispetto ai 25.000 previsti<ref>{{cita|Leder, 1996|pp. 77-87}}</ref>.
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Egli prevedeva, così, di trovare soluzioni per le coppie giovani che avessero voluto venire ad abitare in centro città e, nello stesso tempo, a trovare soluzioni per snellire la viabilità e garantire zone centrali di parcheggio. Altri problemi erano quelli di eliminare le carenze igienico-funzionali delle abitazioni<ref>Nel 1964 in centro storico su 7.312 abitazioni solo 3.433 avevano il bagno e 621 non disponevano della cucina</ref>, di reperire sedi per la formazione universitaria, di accrescere con sedi adeguate il ruolo del nucleo urbano come capoluogo di provincia, di valorizzare gli aspetti turistici della città con adeguati alberghi.
In realtà passò fin troppo tempo prima dell'approvazione del piano<ref>Fu approvato con delibera del Consiglio Comunale di Vicenza n. 151 del 21-22.4.1970 e del Consiglio Regionale Veneto con delibera 1627 del 3.4.1979; la variante fu approvata dal Consiglio Comunale con delibera n. 3667 del 1.3.1988</ref>. Nel frattempo solo gli edifici artisticamente più importanti ebbero delicati interventi di restauro, mentre per l'edilizia minore la tecnologia corrente fu applicata senza troppo riguardo per gli aspetti
==== La Variante al P.R.G. ====
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