Evgenij Botkin: differenze tra le versioni

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Botkin credette suo preciso dovere accompagnare la famiglia Romanov in esilio, non solo in quanto essi erano suoi pazienti particolari, ma anche perché vedeva tale atto come una manifestazione di fedeltà e dedizione allo zar e al suo paese.<ref name="King and Wilson, p. 61"/> Botkin era considerato un amico dallo zar Nicola II ed il dottore spesso era uno dei pochi a parlare con la zarina Alessandra nella sua lingua nativa, il tedesco, svolgendo anche le funzioni di traduttore con alcune delegazioni.<ref>King; Wilson (2003), p. 62</ref>
 
Gli investigatori dell'Armata Bianca trovarono questa lettera non terminata nella sua stanza, scritta la notte del 16 luglio 1918: {{quotecitazione|Sto facendo un ultimo tentativo di scrivere una vera lettera -- almeno da qui -- anche se, credo, sia superfluo. Penso di non aver mai scritto a nessuno da qualche parte. Il mio confino volontario qui è ristretto alla mia esistenza terrena. In pratica io sono morto -- morto per i miei figli -- morto per il mio lavoro ... Sono morto ma non ancora sepolto, o sepolto vivo -- ad ogni modo, le conseguenze sono le medesime ... L'altro ieri, mentre stavo leggendo tranquillamente ... Ho avuto la visione del volto di mio figlio Yuri, ma da morto, in posizione orizzontale, con gli occhi chiusi. Ieri, sempre mentre leggevo, ho sentito una parola che mi sembrava essere ''Papulya''. Mi sono quasi messo a piangere. Ancora -- non un'allucinazione perché quella parola è stata davvero pronunciata con una voce simile a quella di mia figlia che stava parlando con me ... Non ho probabilmente mai sentito quella voce parlarmi così dolcemente ... Se la fede senza il lavoro è morta, nessuno può vivere senza fede; e se qualcuno di noi ha fama e fede insieme, è solo per grazia particolare di Dio. Io sono divenuto uno di questi uomini, ma ho dovuto portare i miei grossi pesi-la perdita del mio primo figlio, a sei mesi, il piccolo Serzhi... Questo dovrebbe giustificare la mia ultima decisione ... Ho deciso di lasciare orfani i miei figli per dedicarmi alla mia professione di medico sino in fondo, come [[Abramo]] non esitò ad accondiscendere Dio nel sacrificio del suo unico figlio.<ref name="Kurth, Christopher, Radzinsky, p. 194">Kurth; Christopher; Radzinsky (1995), p. 194</ref>}}
 
La lettera si interruppe quando il comandante [[Jakov Michajlovič Jurovskij]], capo del comando di Casa Ipatiev, bussò alla porta di Botkin. Egli gli ordinò di svegliare l'intera famiglia Romanov e di comunicare loro di vestirsi e di portarsi al piano di sotto con la scusa di una rivolta in paese e della necessità di evacuare la casa. L'intera famiglia, incluso tutto il personale di servizio (tra cui Botkin) vennero [[Fine dei Romanov|uccisi poco dopo]] nel seminterrato della casa.<ref name="Kurth, Christopher, Radzinsky, p. 194"/>
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==Note==
{{reflist}}
 
==Voci correlate==
*[[fine dei Romanov]]
*[[canonizzazione dei Romanov]]
 
==Bibliografia==
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*{{Cita libro|titolo=Tsar: The Lost World of Nicholas and Alexandra |nome1=Peter |cognome1=Kurth |nome2=Peter |cognome2=Christopher |nome3=Edvard |cognome3=Radzinsky |editore=Little, Brown and Company |anno=1995 |isbn=0-316-50787-3}}
*Wegner, Armin T. (1930). ''Fünf Finger über dir.'' Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart. Berlin und Leipzig.
 
==Voci correlate==
*[[fine dei Romanov]]
*[[canonizzazione dei Romanov]]
 
== Altri progetti ==
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie}}
 
[[Categoria:Santi della Chiesa ortodossa]]
[[Categoria:Studenti dell'università di Heidelberg]]