Gina Labriola: differenze tra le versioni

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Le sue opere sono state tradotte in persiano, francese, inglese, spagnolo. Ha ricevuto numerosi e prestigiosi premi. Numerose le tesi di laurea che le sono state dedicate in diverse università italiane.
 
Alla notizia della morte improvvisa di Gina Labriola nella notte tra il 3 e il 4 aprile del 2011, così scriveva Maria Pina Ciancio, che sul suo LucaniArt Magazine aveva in più occasioni segnalato la rilevanza della poesia della lucana Labriola nel panorama letterario contemporaneo: “''Quello che so con certezza rientrando da Roma, dopo 5 ore di pensieri rincorsi al finestrino, è che Gina non è raccontabile. Unica e speciale in tutto, chi ha trascorso qualche ora con a lei è stato sicuramente investito dall'empito della sua energia vitale, dal sorriso sempre pronto, dall'ironia leggera e spiazzante sulla vita, sulla morte e sul destino. È per questo che adesso non riesco a pensarla diversamente che nel suo cat-atelier (catoio-atelier [a Chiaromonte]) come lei stessa amava definirlo, alle prese con sete e pennelli tra voli di parole e polveri d'argento annodati al filo di un pensiero.'' ''Niente è mai abbastanza.”.''
 
È sempre Maria Pina Ciancio a delineare un profilo di Gina Labriola in una lettera a lei dedicata nella stessa occasione: ''…All’età in cui ti ho conosciuta non amavi più tanto leggere poesia (quella contemporanea si intende). Ritenevi che si fosse perduta la grammatica e la sintassi e che talvolta le composizioni risultassero ostiche e incomprensibili. Tu eri per la semplicità e la chiarezza “che la poesia si capisca!” ripetevi. E proprio sul conto dei poeti sapevi essere parecchio dura, spietata e talvolta canzonatoria. Già, non avevi una buona opinione dei poeti, di quelli giovani soprattutto condannavi la loro bòria e la loro presunzione, degli altri i loro atteggiamenti e le loro pose innaturali, colme di narcisistica vanità. Credo che quello che definivi puro “sfogo parolaio” che potesse sostituire la psicanalisi a costo inferiore, fosse innanzitutto un’autoironia di te stessa e della poesia (in genere) per le disattenzioni e le incomprensioni che la nostra società le riservava. Non ti piaceva l’appellativo di poetessa, preferivi che ti considerassero, come tu stessa dicevi, “una cantastorie”. E avevi nelle vene il talento della cantastorie, ma l’animo, la gentilezza, la sensibilità erano del poeta e della poesia….''
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* ''Istanti d'amore ibernato'', Editori Laterza, Bari 1972.
* ''Alveare di specchi'', Editori Laterza, Bari 1974.
* ''In uno specchio la fenice'', Editori Laterza, Roma-Bari 1980.
* ''Fantasma con fauto'', Edizioni La Madia D'Oro, L'Aquila 1983.
* {{fr}}''Poésie sur soi/e'', Scena illustrata Editrice, Roma 1988.
* {{fr}}''L'exil immobile'', introduzione e traduzione di Philippe Guérin, in collaborazione con l'Università di Rennes, Edizioni La Folle Avoine, Bedée-Bretagna.
* ''Poesie su seta'', Arti Grafiche Racioppi, Chiaromonte-Potenza 2000.
 
=== Teatro ===
* ''Istanti d'amori ibernati'', Commedia in due atti con Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Edizioni l'Oleandro, 1996.
 
=== Narrativa ===
* ''Il diavolo nel presepe'', Interlinea, Novara 1999.
* ''Le storie della pignatta'', Il Grappolo, Salerno 2001.
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=== Critica e traduzioni ===
* ''Sette profili'' (Poeti contemporanei italiani), Ediz Franklin, Teheran, 1970.
* ''Nel paesaggio mentale'' (Antologia di poeti italiani), Gambrinus, Lille, 1987.
* ''Poesia francese di frontiera'' (nell'Antologia europea di Fabio Doplicher), STILB, Roma, 1990.
* ''Iran quasi un amore'' (Poesia persiana) Edizioni Poetica, Edisua, Salerno, 1990.
* ''Dal Sinni alla Senna'' (Saggio su [[Isabella Morra]]), Edizioni Osanna, Venosa, 1991.
* ''L'aube est toujours nouvelle'' (Traduzione di ''È fatto giorno'' di [[Rocco Scotellaro]] in collaborazione con Armand Monjo), Ed. Maison de la Poésie, Nord/pas de Calais, Beuvry 1994.
* ''Metaponto'' (Le poéte so/urcier) Saggio su [[Albino Pierro]] - Traduzione in collaborazione con Philippe Guérin, Ediz. Orphée La Difference, Parigi 199
* {{lingue|fr}} {{|de}}''Defense de Stationner'' (Divieto di sosta, Halteverbot) di Armand Monjo, En Foret, Druck, Vogel, Stamsried (Germania) 1998.
 
== Bibliografia ==