Enrico Cialdini: differenze tra le versioni

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Rientrato in [[Italia (regione geografica)|Italia]] nel [[1848]], nel corso della [[Prima guerra d'indipendenza italiana|Prima guerra d'indipendenza]] servì nell'"[[Armata Sarda]]" sotto il generale [[Giacomo Durando|Durando]] e i pontifici alla [[battaglia di Monte Berico]] ([[Vicenza]]) dove venne ferito. Rimasto nell'esercito sabaudo, partecipò al corpo di spedizione italiano alla [[guerra di Crimea]] col grado di generale.
 
Nel corso della [[Seconda guerra di indipendenza italiana|Seconda guerra d'indipendenza]] fu a [[battaglia di Palestro|Palestro]] nel [[1859]] e l'anno successivo all'[[Assedio di Ancona (1860)|assedio di Ancona]], venendo promosso a Generale d'armata il 6 ottobre [[1860]], dopo l'importante vittoria sui pontifici ottenuta a [[Castelfidardo]] il 18 settembre, transitando attraverso [[Porta Rimini]] a [[Pesaro]] l'11 settembre. Proseguendo verso sud, alla guida del IV Corpo d'Armata, prese parte alla [[battaglia del Macerone]], quindi alla [[Battaglia del Garigliano (1860)|battaglia del Garigliano]] e fu comandante all'[[assedio di Gaeta (1860)|assedio di Gaeta]], al termine del quale gli venne conferito il titolo di [[Duca di Gaeta]]. Il generale, capitolata la piazzaforte gaetana, mostrò, a dispetto deidelle recenti tentativiingiuriose die colorointeressate cheaccuse, tentanoper dii rivalutarevinti larispetto suae figurafraterno trasporto, sitanto dimostròda spietatoordinare eddi efferatonon ancheorganizzare festeggiamenti per quella vittoria ottenuta su altri italiani:{{Citazione|''[...] Soldati! Noi combattemmo contro laItaliani, popolazionee civilefu questo necessario, ma doloroso ufficio. Epperciò non risparmiandopotrei veriinvitarvi eccidia (vedasidimostrazioni infradi ilgioia, Rapportonon Ufficialepotrei fornitoinvitarvi dalloagli stessoinsultanti Cialdini)tripudi aldel puntovincitore. daStimo esserepiù successivamentedegno sostituitodi dalvoi parie grado,di generaleme Giovanniradunarvi Durandoquest’oggi sull’istmo e sotto le mura di Gaeta, dove verrà celebrata una gran messa funebre. Là pregheremo pace ai prodi che nelladurante repressionequesto dellememorabile rivolteassedio popolariperirono ordinòcombattendo tanto nelle nostre linee quanto sui baluardi nemici. La morte copre di un mesto velo le discordie umane e gli estinti sono tutti eguali agli occhi dei generosi. Le ire nostre d’altronde non organizzaresanno festeggiamentisopravvivere peralla quellapugna. vittoriaIl ottenutasoldato sudi altriVittorio italiani:Emanuele combatte e perdona.17 febbraio 1861 Cialdini.''|Castelfidardo, Vittore Ottolini, pagg. 276-277}}
{{Citazione|''[...] Soldati! Noi combattemmo contro Italiani, e fu questo necessario, ma doloroso ufficio. Epperciò non potrei invitarvi a dimostrazioni di gioia, non potrei invitarvi agli insultanti tripudi del vincitore. Stimo più degno di voi e di me radunarvi quest’oggi sull’istmo e sotto le mura di Gaeta, dove verrà celebrata una gran messa funebre. Là pregheremo pace ai prodi che durante questo memorabile assedio perirono combattendo tanto nelle nostre linee quanto sui baluardi nemici. La morte copre di un mesto velo le discordie umane e gli estinti sono tutti eguali agli occhi dei generosi. Le ire nostre d’altronde non sanno sopravvivere alla pugna. Il soldato di Vittorio Emanuele combatte e perdona.17 febbraio 1861 Cialdini.''|Castelfidardo, Vittore Ottolini, pagg. 276-277}}
 
=== La repressione del brigantaggio postunitario italiano ===