Papa Eugenio III: differenze tra le versioni

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Roma in mano ai facinorosi era in tumulto: abitazioni di prelati e cardinali erano devastate, conventi e monasteri assaltati. Venivano assaliti e depredati anche i pellegrini. [[Arnaldo da Brescia]], grande oppositore del potere temporale dei Papi, fece ripristinare la vecchia costituzione romana ed abolire la carica di prefetto pontificio, sostituito dalla carica elettiva del ''patricius'' di Roma. Il primo a essere insignito del titolo fu Giovanni Pierleoni<ref>Della stessa famiglia da cui proveniva l'[[antipapa Anacleto II]].</ref>. Il papa non tardò a scomunicare il Pierleoni. Nello stesso tempo chiedeva aiuto a [[Tivoli]] e alle altre città intorno a Roma. Forse spaventati da un'imminente [[interdetto|interdizione]] su tutta la cittadinanza e forse perché l'isolamento intorno a Roma cominciava a creare seri problemi, i repubblicani chiesero un accordo al Papa.
Nel dicembre [[1145]] si giunse ad un accordo verbale nel quale i repubblicani s'impegnavano a sospendere la carica di ''patricius'' e a riconoscere l'autorità pontificia, mentre il Papa s'impegnava a riconoscere il Comune ed il Senato sotto il suo [[vassallaggio]]. A Natale di quell'anno il papa era tornato solennemente a Roma.
 
===Seconda Crociata e Crociate del Nord===
Con la bolla ''Quantum predecessores'' del 1º dicembre [[1145]], Eugenio III, avendo avuto la notizia della cattura della [[Contea di Edessa]] da parte dei [[Turchi]], avviò l'organizzazione della [[Seconda crociata]]. Con la bolla il papa estendeva l'indulgenza collegata alla Crociata a quanti sarebbero andati ad aiutare la Chiesa d'Oriente.
Il pontefice scrisse direttamente al re di Francia [[Luigi VII di Francia|Luigi VII]] esortandolo a partecipare. In una grande [[dieta (istituzione)|dieta]] tenuta a [[Spira (Germania)|Spira]], in Germania, nel 1146, l'imperatore [[Corrado III di Svevia|Corrado III]] e molti dei suoi nobili furono anch'essi incitati dall'eloquenza di Bernardo ad impegnarsi nella Crociata.
 
Il 13 aprile [[1147]] fu emessa la [[bolla pontificia]] ''Divini Dispensatione'', nella quale Eugenio III quasi paragonava la prossima [[crociata contro i Venedi]], fortemente voluta da Bernardo di Chiaravalle e dai principi tedeschi, a quella in Palestina ed alla [[Riconquista]] spagnola.
=== Governo della Chiesa ===
[[File:Dijon Place Saint Bernard Pape Eugene III detail statue.jpg|miniatura|Statua di papa Eugenio III<br>[[Digione]]]]
Eugenio tenne dei sinodi nell'Europa settentrionale: a [[Parigi]], [[Reims]] e [[Treviri]], nel [[1147]] e nel [[1149]], che furono dedicati alla riforma della vita clericale. Egli tenne in considerazione e approvò il lavoro della mistica [[Ildegarda di Bingen]].<ref name=kelly450/>
 
Partiti gli eserciti per la crociata orientale, Eugenio III decise di visitare numerosi monasteri. Nel [[1147]], a sostegno dell'[[arcivescovo di Canterbury]] [[Teobaldo di Bec]] contro il re [[Stefano d'Inghilterra]], depose [[Guglielmo di York]] dalla carica di [[Antica arcidiocesi di York|arcivescovo di York]].
 
[[Arnaldo da Brescia]] si era recato in visita dal papa nella sua residenza di Viterbo, mostrandosi pentito ed ossequioso. Successivamente, poco dopo l'ingresso del Papa a Roma, anch'egli tornò a Roma per un pellegrinaggio penitenziale. Ma in poco tempo i suoi sermoni e le sue invettive contro i possedimenti materiali degli ecclesiastici aizzarono nuovamente i cittadini incolti ed i repubblicani contro la Chiesa e il Papa e fecero schierare anche alcuni esponenti del basso clero con i repubblicani. Il 15 luglio [[1148]], da [[Cremona]], il pontefice [[scomunica|scomunicò]] [[Arnaldo da Brescia]].
 
=== Lo scontro con la fazione repubblicana ===
 
Nel marzo [[1146]], non avendo voluto accettare un patto traditore contro [[Tivoli]], la città che lo aveva appoggiato inizialmente, Eugenio III lasciò nuovamente l'Urbe. Restò per qualche tempo a [[Viterbo]], fece tappa a [[Siena]] ed alla fine andò in [[Francia]]. Il 16 giugno 1148 era a [[Vercelli]]. Da qui si recò a Viterbo. Poi chiese aiuto al re normanno [[Ruggero II di Sicilia]] e riuscì grazie al suo aiuto a rientrare a Roma.
 
Da qui il 28 ottobre [[1149]] scrisse un lettera all'imperatore Corrado III, appena rientrato dalla deludente crociata, affinché scendesse in Italia per aiutarlo contro i repubblicani. Poco tempo dopo Eugenio III dovette lasciare di nuovo Roma per Viterbo. Anche i repubblicani romani chiesero aiuto all'Imperatore contro il Papa ed i [[normanni]] suoi alleati. Corrado III rispose ad entrambi i contendenti in modo cortese e disponibile ma non si mosse.
 
Nello stesso anno a Roma i repubblicani approvavano una nuova [[costituzione]] nella quale il potere veniva ripartito fra due consoli, mentre il senato veniva ampliato a cento senatori. A questo punto alcune famiglie nobili più vicine al pontefice riuscirono a convincere molti cittadini che l'uomo giusto per riportare la pace in città era proprio il Papa.
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=== Relazioni con l'imperatore del Sacro Romano Impero ===
[[File:Mort Eugéne III.jpg|miniatura|upright=1.4|Morte di papa Eugenio III<br>''Le Miroir historial de Vincent de Beauvais'', Tomo III<br>[[Museo Condé]], Chantilly]]
Corrado III morì il 15 febbraio [[1152]]. Il suo successore fu [[Federico I Barbarossa]], incoronato imperatore il 9 marzo 1152.
 
Nel marzo 1153 i legati pontifici furono in grado di stipulare un trattato con l'Imperatore a [[Costanza (Germania)|Costanza]] (il Patto di Costanza avvenuto trent'anni prima del [[Trattato di Costanza]]), nel quale si stabiliva di riportare il Papa alla guida di Roma, di cacciare dall'Italia definitivamente i bizantini, di non stipulare la pace né con i repubblicani romani né con i normanni nel sud Italia.
<br>Gli ultimi mesi furono trascorsi da Eugenio III in attesa della discesa dell'Imperatore in Italia, ma la morte lo colse a Tivoli l'8 luglio [[1153]].
 
=== Concistori per la creazione di nuovi cardinali ===
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<br>La sua tomba ben presto acquisì una notevole venerazione; si narra, anche prodigiose guarigioni ottenute per sua diretta intercessione. Un mese dopo la sua morte, il 20 agosto moriva anche il suo amico e maestro [[Bernardo di Chiaravalle]], anch'egli in fama di [[santo|santità]].
 
Il culto tributatogli come [[beatificazione|beato]] ''ab immemorabili'' venne approvato da [[papa Pio IX]] il 3 ottobre [[1872]] e la sua memoria liturgica cade l'[[8 luglio]].
 
Così recita il [[martirologio romano]]: