Mitologia di Tebe: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Oedipus Phorbas Chaudet Louvre N15538.jpg|miniatura|sinistra|Edipo bambino viene nutrito da un pastore]]
=== Il governo di Laio ===
Essendo Anfione e Zeto entrambi morti, i tebani chiamarono sul trono Laio, che era il legittimo pretendente e che si era nel frattempo rifugiato a [[Pisa (Grecia)|Pisa]] (in [[Elide]]). Egli sposò [[Giocasta]], la quale era figlia di un eroe della città, tale [[Meneceo (figlio di Oclaso)|Meneceo]].<ref group="Nota">Questo Meneceo era padre di Creonte e nonno di un altro [[Meneceo]] che parteciperà alla guerra dei Sette contro Tebe.</ref> Su Laio pesava però una maledizione lanciata dal re di [[Micene]] (o [[Argo (Grecia)|Argo]])<ref group="Nota">Il mito è incerto riguardo all'ambientazione della vicenda ad Argo o a Micene. Anche l<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]'' e l<nowiki>'</nowiki>''[[Odissea]]'' danno informazioni contraddittorie in merito.</ref> [[Pelope]]: poiché Laio aveva amato di un amore omosessuale il giovane [[Crisippo (mitologia)|Crisippo]], figlio di Pelope,<ref group="Nota">Laio viene considerato da alcune fonti l'eroe greco che introdusse l'amore pederasta omosessuale.</ref> l'unione tra Laio e Giocasta non avrebbe mai dovuto dare figli (come anche confermato da un oracolo), perché colui che sarebbe nato dal talamo di Laio avrebbe ucciso il proprio padre e sposato la propria madre. Il sovrano tentò allora in tutte le maniere di non unirsi a Giocasta, ma un giorno, durante una festa, Laio si ubriacò e si unì alla moglie, che per oscuro disegno del fato rimase incinta.<ref>Grimal, pp. 182, 358-359.</ref>
 
Per scongiurare la terribile prospettiva ventilata dall'oracolo, non appena Giocasta partorì un bambino il re Laio lo allontanò dal palazzo, facendolo abbandonare sul monte Citerone perché morisse. Ma il servitore a cui era stato affidato l'incarico si impietosì per quel bambino indifeso, e invece di abbandonarlo lo diede in custodia ad un pastore, il quale a sua volta lo portò in dono al suo signore [[Polibo di Corinto|Polibo]], re di [[Corinto]]. Questi accolse l'infante, lo allevò nel suo palazzo con il nome di Edipo, che significa ''piedi gonfi'' a causa dei lacci che lo stringevano alle caviglie. Polibo e sua moglie [[Peribea]], che erano senza prole, adottarono il trovatello crescendolo come se fosse loro figlio, e in breve a Corinto nessuno si ricordò più le vere circostanze dell'arrivo di Edipo in città.<ref>Grimal, p. 182.</ref>