Papa Gregorio VII: differenze tra le versioni

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== Contesto storico ==
[[File:1030 CE, Europe-IT.svg|miniatura|L'Europa intorno al 1030, l'epoca in cui crebbe Ildebrando.]]
 
Papa Gregorio VII nacque all'inizio dell'[[XI secolo]],<ref group=N name=nascita/> quando il mondo cristiano occidentale stava raggiungendo il culmine di un periodo di relativa stabilità politica e crescita culturale, conosciuto come "[[rinascimento ottoniano]]", e di sviluppo economico inquadrato nella cosiddetta "[[rinascita dell'anno Mille]]".<ref>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 129-130}}.</ref> L'affermazione della [[dinastia ottoniana]] con [[Ottone I di Sassonia]], incoronato [[imperatore]] nel 962, aveva rafforzato il potere centralizzato andato in crisi con la disgregazione dell'[[impero carolingio]] a seguito del [[trattato di Verdun]] dell'843. I successori di Ottone I, [[Ottone II]] e [[Ottone III]], avevano perseguito l'ideale della ''[[renovatio Imperii]]'' senza tuttavia avere pienamente successo.<ref>{{cita|Golinelli, 2004|p. 112}}.</ref> Nonostante l'autorità che gli ottoniani seppero imporre, la società europea rimaneva ancora fortemente basata sul [[feudalesimo|sistema feudale]], caratterizzato da una frammentazione dei centri di potere. La situazione politica non era cambiata molto nemmeno con l'avvento della [[dinastia salica]], salita al trono imperiale nel 1027 con [[Corrado II il Salico]].<ref>{{cita|Golinelli, 2004|p. 122}}.</ref> Se in Germania il re governava dovendo talvolta fronteggiare i diversi principi locali, spesso molto potenti, nel frattempo l'Italia meridionale era stata [[Conquista normanna dell'Italia meridionale|da poco conquistata]] dal popolo dei [[Normanni]], mentre nel [[regno di Francia]] dal 987 si era affermata la [[dinastia capetingia]], che al tempo di Gregorio governava su di un territorio molto più piccolo rispetto alla [[Francia]] attuale. In [[Inghilterra]], nel 1066, [[Guglielmo il Conquistatore]] aveva invece [[Conquista normanna dell'Inghilterra|strappato l'isola]] agli [[Anglosassoni]].<ref>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 113, 125-126, 183-185}}.</ref>
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== Dalla nascita al pontificato ==
=== Origini famigliari ===
[[File:Casa natale Gregorio VII.JPG|miniatura|sinistra|verticale|Casa natale di Ildebrando a [[Sovana]].]]
 
Pochi e incerti sono i dati sulle origini e sulla condizione sociale della famiglia del futuro papa Gregorio VII. Si sa per certo che nacque in [[Toscana]], a [[Sovana]], in una data imprecisata ma probabilmente da collocarsi tra il 1015 e il 1020.<ref group=N name=nascita/><ref name=Treccani/> Il suo nome di battesimo, [[Ildebrando (nome)|Ildebrando]], testimonia l'origine germanica della sua famiglia che sembra fosse di modesta estrazione<ref group=N>Per la tradizione popolare locale appartenne alla famiglia [[Aldobrandeschi]], o secondo taluni agli [[Aldobrandini]], ma non esistono fonti storiche a sostegno di questa tesi. In {{cita|Trama, 1887|pp. 1-2}}.</ref> e, secondo alcune fonti, indubbiamente intenzionate a mostrare un certo parallelismo con [[Gesù]], suo padre, tale Bonizone (o Bonizo), avrebbe esercitato la professione di [[falegname]].<ref name="milza209">{{cita|Milza, 2005|p. 209}}.</ref><ref name="encygreg">{{cita web|titolo=Le pape Grégoire VII|opera=La Grande encyclopédie : inventaire raisonné des sciences, des lettres et des arts par une société de savants et de gens de lettres|città=Parigi|editore=Société anonyme de La Grande encyclopédie, 1885-1902|url=http://www.encyclopedie-universelle.net/reforme-gregorienne2.html|lingua=fr|accesso=15 settembre 2020}}</ref><ref name=Treccani/><ref>{{cita|Trama, 1887|pp. 1-2}}.</ref>
 
=== Formazione ===
[[File:Gregor7 g.jpg|miniatura|verticale|Immagine di Gregorio VII in posizione benedicente (pagina miniata dell'[[XI secolo]]).]]
 
Il contesto in cui Ildebrando crebbe fu caratterizzato da una vera e propria crisi morale della chiesa (un periodo conosciuto come ''[[saeculum obscurum]]''), da tempo screditata dalla pratica dalla compravendita delle cariche ecclesiastiche (detta [[simonia]]) e dalla diffusione del [[concubinato]] o del matrimonio per gli appartenenti al clero ([[nicolaismo]]), situazioni frequenti in particolare in Italia, Germania e Francia. In risposta a tale situazione fin dalla fine del X secolo aveva avuto inizio [[riforma dell'XI secolo|una profonda riforma]] della chiesa, partita in particolare dal mondo monastico, che mirava a ottenere una maggiore autonomia rispetto al potere laicale e a imporre una moralizzazione della condotta, sia del clero che del ceto [[cavalleria medievale|della cavalleria]], grazie alle iniziative della [[pace di Dio]] e, successivamente, della [[tregua di Dio]]. Il movimento riformatore venne largamente sostenuto dalla [[congregazione cluniacense]] (originario dell'[[abbazia di Cluny]]) ma non solo: protagoniste delle riforma furono anche le abbazie [[benedettini|benedettine]] [[Abbazia di Brogne|di Brogne]], in [[Belgio]], e [[Abbazia di Gorze|di Gorze]] in [[Lorena (regione francese)|Lorena]] (celebre per la [[Riforma di Gorze]]).<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 23-30}}.</ref><ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 31-41}}.</ref>
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=== Consigliere dei papi ===
[[File:Leon_IX.jpg|miniatura|sinistra|verticale|[[Papa Leone IX]].]]
 
Nel frattempo, a Roma si erano verificati alcuni eventi controversi: in rapida successione, i due papi designati dall'imperatore, [[Clemente II]] e [[Damaso II]], erano morti. Quando, nel 1048, Brunone di Toul venne proclamato papa, Ildebrando lo convinse a togliersi le vesti episcopali per recarsi nella capitale della cristianità come un semplice [[pellegrinaggio|pellegrino]], chiedendo il rinnovo e la conferma della sua nomina al clero e al popolo. I romani accolsero positivamente tale dimostrazione di umiltà e Brunone poté essere elevato, il 1º febbraio 1049, al soglio pontificio con il beneplacito di tutti assumendo il [[nome pontificale]] di [[papa Leone IX|Leone IX]].<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 47-48}}.</ref> Su esplicita richiesta del nuovo pontefice, Ildebrando venne invitato a ritornare a Roma, cosa che fece nel 1049 seppur controvoglia, iniziando una carriera che lo porterà a essere uno dei più influenti ecclesiasti.<ref name=Blum163/>
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Nel 1054 Ildebrando venne inviato come [[legato papale]] in Francia per indagare sull'[[eresia]] di [[Berengario di Tours]] il quale affermava che vi fosse solamente una presenza spirituale di [[Cristo]] nell'[[Eucarestia]]. Berengario venne deferito al [[Concilio di Tours (1055)|Concilio di Tours del 1055]], presieduto dallo stesso Ildebrando, in occasione del quale decise di compiere una [[professione di fede]] dove riconobbe la [[transustanziazione]] del pane e del vino nel corpo e il sangue di Cristo.<ref>{{cita|Chélin, 1991|pp. 253-254}}.</ref>
 
[[File:Heinrich_III_und_Agnes_Speyer.jpg|miniatura|[[Enrico III del Sacro Romano Impero|Enrico III]] e [[Agnese di Poitou]].]]
 
Leone IX morì nel 1054 e una delegazione romana a cui appartenne anche Ildebrando si recò alla corte imperiale tedesca per condurre i negoziati per la successione riuscendo, stante il ''[[Privilegium Othonis]]'', a convincere [[Enrico III del Sacro Romano Impero]] a scegliere Gebhard dei Conti di Calw, poi conosciuto come [[papa Vittore II]], come successore. In questo modo il partito riformatore rimase quindi al potere nella Santa Sede, sebbene il papa continuasse a essere nominato dall'imperatore. A seguito della morte di Enrico, venne eletto imperatore il giovane figlio di 6 anni con il nome di [[Enrico IV di Franconia]], tuttavia fu imposta la reggenza temporanea di [[Agnese di Poitou]], vedova del defunto.<ref>{{cita|Rapp, 2000|p. 134}}.</ref> Nonostante quest'ultima fosse vicina al movimento cluniacense, la sua debolezza causò delle difficoltà alla causa riformista dovendo ella subire l'influenza dei nobili che la costrinsero a nominare come prelati persone da loro indicate.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 79-80}}.</ref>
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Morto Vittore II, nel 1057 venne eletto papa [[Papa Stefano IX|Federico dei duchi di Lorena]] (Stefano IX) senza previa consultazione della corte imperiale tedesca. Ildebrando e il [[Arcidiocesi di Lucca|vescovo di Lucca]], [[Papa Alessandro II|Anselmo]], vennero inviati in Germania per assicurargli un, seppur tardivo, riconoscimento. Il pontificato di Stefano IX fu comunque breve: morì prima del ritorno di Ildebrando e, con la frettolosa elezione di [[Antipapa Benedetto X|Giovanni Mincio]] ([[antipapa]] Benedetto X), vescovo di [[sede suburbicaria di Velletri-Segni|Velletri]], l'aristocrazia romana fece un ultimo tentativo per recuperare l'influenza perduta. Il superamento della crisi fu essenzialmente opera di Ildebrando che riuscì a ottenere il sostegno da parte del potente nobile [[Goffredo il Barbuto]] che permise l'entrata a Roma di un papa legittimamente eletto nella persona di [[Gerardo di Borgogna]], [[Arcidiocesi di Firenze|vescovo di Firenze]], con il nome di [[papa Niccolò II]]. All'influenza di Ildebrando si devono attribuire anche due importanti indirizzi politici, che caratterizzarono il pontificato di Niccolò II e guidarono l'operato della Santa Sede nel corso dei decenni successivi: il riavvicinamento con i [[Normanni]] nell'Italia meridionale e l'alleanza con il movimento pauperistico, e di conseguenza anti-germanico, dei [[Patarini]] nell'Italia settentrionale.<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|p. 164}}.</ref>
 
[[File:155-Nicholas II.jpg|miniatura|sinistra|verticale|[[Papa Niccolò II]], sotto di lui venne promulgata la [[bolla pontificia|bolla]] ''[[In nomine Domini]]'' con cui si stabilì che l'elezione del papa fosse esclusiva del [[collegio cardinalizio]].]]
 
Tra i suoi primi atti, il nuovo papa fece promulgare la [[bolla pontificia]] ''[[In nomine Domini]]'' che trasferiva l'elezione del papa al [[Collegio dei cardinali]], sottraendola quindi ai nobili e al popolo di Roma.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 81-82}}.</ref> Gli storici ipotizzano che l'effettivo autore di tale decreto fosse in realtà stato lo stesso Ildebrando.<ref>{{cita|Congar, 1997|p. 98}}.</ref><ref>{{cita|D'Acunto, 2020|p. 82}}.</ref> Sempre in questo periodo, Ildebrando fu nominato [[abate]] di [[Abbazia di San Paolo fuori le mura|San Paolo fuori le mura]], titolo che manterrà anche dopo l'elezione a papa.<ref name=Blum163/> Gli storici concordano sulla forte personalità di Ildebrando, descritto come uno per cui «non esistevano sfumature, ma solo degli ''aut-aut'', bianco o nero, e il suo carattere brusco gli procurò pochi amici» ma senza dimenticare il suo fervore e passione verso la religione e la sua piena adesione alla riforma a cui dedicò la sua vita.<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|p. 164}}.</ref> Le sue capacità di influenzare l'ambiente circostante furono ben riconosciute anche dai suoi contemporanei, il [[teologo]] [[Pier Damiani]] per esempio lo descrisse come «un ferro senza valore, però, come un magnete, in grado di trascinare dietro di sé tutto ciò che incontra» o, ancora come «una tigre che si appresta a spiccare un salto, o a un rigido vento del nord».<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 164-165}}.</ref>
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== Il pontificato ==
[[File:Corrispondenza di Papa Gregorio VII.gif|miniatura|Durante il suo pontificato, Gregorio VII, inviò ben 438 lettere. In questa mappa sono riportate le destinazioni divise per anni.]]
 
Per tutto il suo pontificato, Gregorio si spese per proseguire con la [[riforma dell'XI secolo|riforma della chiesa]], combattendo quelle che riteneva le grandi problematiche che la affliggevano, vale a dire la diffusa abitudine del clero di sposarsi o praticare il concubinaggio ("[[nicolaismo]]"), la compravendita delle cariche religiose ("[[simonia]]") e la consuetudine dell'investitura episcopale (la scelta e nomina dei vescovi e abati) da parte del potere laico; la [[lotta per le investiture|lotta contro quest'ultima]] lo porterà a un feroce scontro con l'imperatore [[Enrico IV di Franconia]].<ref>{{cita|Duffy, 2001|pp. 151-153}}.</ref> Il vastissimo epistolario lasciato da Gregorio VII (438 lettere) illustra quali principii guidarono sin dall'inizio la sua azione riformatrice e sono le fonti storiche fondamentali per ricostruire il suo pontificato. Gran parte di queste lettere, inviate da Gregorio ai potenti del tempo, alle comunità religiose e monastiche e alle comunità civili, sono conservate nel ''Registrum'' a cui si devono aggiungere quelle chiamate ''Epistolae vagantes''.<ref name=Treccani/> Di seguito qualche estratto:
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=== Lotta per il celibato ecclesiastico ===
{{Vedi anche|Celibato ecclesiastico|Nicolaismo}}
[[File:Gregorius VII jindra4.jpg|miniatura|verticale|sinistra|Papa Gregorio VII scomunica l'imperatore [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]].]]
 
Tra le sue prime iniziative, Gregorio VII, lottò contro il [[nicolaismo]], ovvero la frequente pratica del clero di sposarsi o di praticare il [[concubinato]]. Ildebrando considerava il [[celibato ecclesiastico]] indissolubilmente parte dell'ideale sacerdotale ritenendolo essenziale affinché il clero si dedicasse unicamente della chiesa, senza le distrazioni di una famiglia e dei legami sociali.<ref name="fargues">{{cita|Fargues, 1934|Tomo III}}.</ref> Nel sinodo quaresimale del 1075, Gregorio VII arrivò a stabilire che un [[presbitero]], sia che fosse regolarmente sposato che concubinario, dovesse essere sollevato dallo svolgimento del suo ministero e privato di qualsiasi beneficio ecclesiastico fino a quando non avesse fatto penitenza e cambiato stile di vita accettando il celibato.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 72-73}}.</ref>
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Tali disposizione ricevettero contestazioni da parte di molti preti tedeschi e i vescovi imbarazzati, soprattutto in Germania, non mostrarono alcuna tempestività a mettere in pratica le decisioni conciliari. Pertanto, il papa, dubitando del loro zelo, ordinò ai duchi di [[Svevia]] e [[Carinzia]] di impedire con la forza ai sacerdoti ribelli di officiare. Fu poi rimproverato dai vescovi Teodorico di Verdun ed Enrico di Spira di aver indebolito con tale decisione l'autorità episcopale davanti al potere secolare. In un primo momento, l'imperatore Enrico IV, già occupato a fronteggiare la rivolta dei suoi grandi feudatari, cercò di placare il conflitto proponendosi di fare il conciliatore tra i legati pontifici e i vescovi tedeschi.<ref>{{cita|Mayeur et al., 1995|p. 70}}.</ref>
 
[[File:Gregorius VII. podoba.jpg|miniatura|Gregorio VII con la sua [[Arma (araldica)|arma]].]]
 
In Spagna, sotto la pressione del legato papale, il concilio di Burgos del 1080 ordinò che i sacerdoti sposati rinunciassero alle loro mogli, ma tale disposizione sarebbe stata messa in pratica solamente nel [[XIII secolo]] durante il regno di [[Alfonso X di Castiglia]] in cui si procedette a punire severamente il matrimonio sacerdotale.<ref name="fargues"/>
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==== Il confronto con Enrico IV e il sinodo del 1075 ====
[[File:Heinrich 4 g.jpg|miniatura|verticale|sinistra|L'imperatore [[Enrico IV di Franconia]] in una miniatura nel vangelo dell'[[abbazia di Sant'Emmerano]].]]
 
Nei rapporti con i sovrani e i grandi feudatari, Gregorio VII intese tutelare l'indipendenza della Chiesa dal potere laico e per perseguire questo obiettivo intraprese trattative sostenute anche da alcuni vescovi dell'Impero. L'obiettivo di Gregorio fu quello di «imporre alla chiesa un modello organizzativo di stampo monarchico e sulla desacralizzazione della carica imperiale».<ref name=Montanari-140>{{cita|Montanari, 2006|p. 140}}.</ref> Quanto alle relazioni con il [[Sacro romano impero]], dopo la morte di [[Enrico III di Franconia|Enrico III]] la monarchia tedesca si era seriamente indebolita e il figlio [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] aveva dovuto affrontare grandi difficoltà interne. Questa situazione era certamente favorevole al papa.<ref>{{Treccani|/enrico-iv-imperatore/|Enrico IV imperatore}}</ref>
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==== Il ''Dictatus Papae'' ====
{{vedi anche|Dictatus Papae}}
[[File:Dictatus Papae complete.jpg|verticale|miniatura|''[[Dictatus Papae]].'']]
 
Si ritiene che nel 1075 Gregorio VII scrisse il celebre ''[[Dictatus Papae]]'' ("Affermazioni di principio del papa"), una raccolta di ventisette proposizioni numerate, forse un documento programmatico o un indice di un'opera più ampia mai completata, ciascuna delle quali enuncia uno specifico potere o diritto del pontefice romano.<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 99}}.</ref><ref>{{cita|Fink, 1987|pp. 41-42}}.</ref> In realtà la data esatta di questo lavoro non è certa, la tradizionale collocazione nel 1075 deriva dal fatto che fu inserita fra due missive datate a marzo di quell'anno ma, sebbene non vi siano certezze in tal proposito non vi sono nemmeno motivi che possano far ritenere tale datazione errata. Questo controverso documento esprime la visione teocratica di Gregorio VII: la superiorità dell'istituto pontificio su tutti i sovrani laici, imperatore incluso, è indiscussa, contrastando così il [[cesaropapismo]], ossia l'interferenza del potere politico nel governo della Chiesa. Secondo tale dettato, l'autorità del pontefice deriva direttamente da Dio «per grazia del principe degli apostoli» ([[San Pietro]]), ed è in virtù di questa grazia che il papa esercita il potere assoluto di legare e di sciogliere.<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 100}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 84-85}}.</ref><ref name="ReferenceB">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 94}}.</ref>
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==== Sinodo quaresimale del 1076 e la scomunica di Enrico IV ====
[[File:Siegfried_I._von_Mainz.jpg|miniatura|verticale|L'arcivescovo [[Sigfrido I di Magonza]], alleato di Enrico IV durante il sinodo di Worms, venne scomunicato da Gregorio VII.]]
 
Un chierico della chiesa di Parma, Rolando, informò il papa di queste decisioni durante il tradizionale sinodo quaresimale riunito nella [[Basilica del Laterano]] tra il 14 e il 20 febbraio del 1076.<ref name="ReferenceB"/> La risposta di Gregorio non si fece attendere e il giorno seguente disconobbe i concili scismatici di Worms e Piacenza, scomunicando l'[[arcivescovo di Magonza]] [[Sigfrido I di Magonza|Sigfrido I]], quale presidente del primo. Rivendicata la legittimità del suo pontificato, pronunciò una sentenza di [[scomunica]] contro Enrico IV, spogliandolo della dignità reale e, nel contempo, sciogliendo i suoi sudditi dai giuramenti di fedeltà prestati a suo favore.<ref name=DAcunto134>{{cita|D'Acunto, 2020|p. 134}}.</ref>
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==== L'incontro di Canossa ====
{{Vedi anche|Umiliazione di Canossa}}
[[File:Hugo-v-cluny heinrich-iv mathilde-v-tuszien cod-vat-lat-4922 1115ad.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Enrico IV penitente di fronte alla contessa [[Matilde di Canossa]] e ad [[Ugo di Cluny]].]]
 
Il 16 ottobre si riunì a [[Trebur]], cittadina sul [[Reno]] in [[Assia]], una [[Dieta (storia)|dieta]] di principi e vescovi per esaminare la posizione del re a cui presenziò anche il [[legato pontificio]] [[Altmann di Passavia]]. I principi dichiararono che Enrico doveva chiedere perdono al papa e impegnarsi all'obbedienza; decisero inoltre che, se entro un anno e un giorno dalla sua scomunica (ovvero entro il 2 febbraio dell'anno seguente) la condanna fosse rimasta ancora in vigore, il trono sarebbe stato considerato vacante. Preoccupato, Enrico IV rilasciò promessa scritta di obbedire alla Santa Sede e di conformarsi alla sua volontà. I principi stabilirono che si sarebbe tenuta nel febbraio 1077 ad [[Augusta (Germania)|Augusta]], in [[Baviera]], una dieta generale del regno presieduta del pontefice in persona. In quell'occasione sarebbe stata pronunciata la sentenza definitiva su Enrico.<ref name=Blumenthal170-171/><ref name="ReferenceC"/><ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 167-168}}.</ref>
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==== L'anti-re e la seconda scomunica dell'Imperatore ====
{{Per approfondire|Grande rivolta dei Sassoni}}
[[File:Grabplatte Rudolf von Rheinfelden Detail.JPG|miniatura|sinistra|verticale|L'[[anti-re]] [[Rodolfo di Svevia]].]]
 
Mentre Enrico IV era ancora in Italia e stava trattando l'assoluzione dalla scomunica, i nobili tedeschi che gli si opponevano si coalizzarono contro di lui. Non solo essi perseverarono nella loro politica anche dopo l'assoluzione ma arrivarono a insediare, il 15 marzo 1077, un re rivale nella persona del duca [[Rodolfo di Svevia]].<ref name="rap141">{{cita|Rapp, 2000|p. 141}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 185}}.</ref> I legati papali presenti all'elezione si mostrarono in apparenza neutrali e Gregorio stesso cercò di mantenere questo atteggiamento negli anni seguenti. Tale posizione era facilitata dall'equivalenza che le due fazioni mostravano in quel momento, ognuna alla ricerca di un vantaggio decisivo che portasse il papa dalla propria parte. Tuttavia, tale neutralità gli costò ben presto la perdita di gran parte della fiducia da entrambi i contendenti.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 189-192}}.</ref>
 
[[File:Rudolf von Schwaben.jpg|miniatura|verticale|Rodolfo di Svevia ferito a morte.]]
 
A giugno, Enrico escluse Rodolfo dall'Impero e iniziò a fronteggiarlo in quella che è comunemente conosciuta come la [[grande rivolta dei Sassoni]] subendo fin da subito due sconfitte: il 7 agosto 1078 nella [[battaglia di Mellrichstadt]] e il 27 gennaio 1080 in [[Battaglia di Flarchheim|quella di Flarchheim]].<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 201, 213-214}}.</ref> Di conseguenza, Gregorio scelse di schierarsi con il vincitore, l'anti-re Rodolfo, abbandonando la politica attendista. Il 7 marzo 1080 si pronunciò di nuovo per la deposizione e scomunica di Enrico.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 216-218}}.</ref>
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==== L'imperatore in Italia e il sacco di Roma ====
{{Vedi anche|Sacco di Roma (1084)}}
[[File:Robert guiscard.jpg|miniatura|sinistra|[[Roberto d'Altavilla]], detto "il Guiscardo".]]
 
Nel 1081 Enrico, forte della vittoria colta l'anno precedente su Rodolfo, aprì il conflitto contro Gregorio in Italia. Attraversò, quindi, le Alpi e nel febbraio 1082 giunse fino alle porte di Roma dove intavolò trattative infruttuose. Enrico allora tentò di usare la forza appiccando il fuoco alla basilica vaticana, ma non riuscendo nel tentativo decise di ripiegare in [[Sabina]].<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 103}}.</ref> Con l'anno nuovo, il 1083, Enrico tornò all'attacco e riuscì a varcare le mura della [[Città leonina]] costringendo Gregorio VII a rifugiarsi nel [[Castel Sant'Angelo]]. Il re rimase a Roma fino all'autunno inoltrato, per poi far ritorno in patria sicuro di avere la capitale della cristianità occidentale nelle proprie mani. Nei mesi successivi, Gregorio VII convocò un sinodo di vescovi in cui non venne scomunicato esplicitamente Enrico, bensì «tutti coloro» che avevano impedito ai vescovi vicini alla Santa Sede di prendervi parte.<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 104}}.</ref>
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Saputo ciò, Enrico entrò nuovamente in Roma il 21 marzo 1084. Tutta la città era in mano sua tranne Castel Sant'Angelo dove continuava a resistere papa Gregorio. Gran parte dei cardinali, tuttavia, avevano voltato le spalle al pontefice e in un concilio in San Pietro, convocato per il 24 marzo per giudicare il papa, Gregorio VII venne scomunicato e deposto. Quindi, a [[Basilica di San Giovanni in Laterano|San Giovanni in Laterano]] Guiberto di Ravenna venne eletto come successore, prendendo il nome di [[Antipapa Clemente III|Clemente III]].<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 105}}.</ref> Il 31 marzo Clemente incoronò Enrico IV come imperatore.<ref>{{Treccani|enrico-iv-imperatore_(Enciclopedia-Italiana)/|Enrico IV imperatore}}</ref>
 
[[File:Investiturstreit.jpg|miniatura|L'[[antipapa Clemente III]] (al centro) con l'imperatore Enrico IV. Morte di Gregorio VII.]]
 
Dopo alcuni mesi di assedio e di trattative infruttuose, Gregorio VII mandò a chiamare in soccorso [[Roberto d'Altavilla]], [[Conti e duchi di Puglia e Calabria|Duca di Puglia e Calabria]]. Avutane notizia, l'antipapa Clemente III ed Enrico IV si allontanarono da Roma.<ref name=":7">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 107}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 283}}.</ref> Giunti a Roma, i Normanni, dopo un breve assedio, liberarono papa Gregorio per poi darsi ad una [[Sacco di Roma (1084)|devastazione dell'Urbe]] rendendosi responsabili di saccheggi e distruzioni peggiori di quelle del [[Sacco di Roma (410)|sacco goto]] del 410 e di [[Sacco di Roma (1527)|quello lanzichenecco]] del 1527.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 280-284}}.</ref> [[Ugo di Flavigny]], raccontando quegli eventi, parlò di grandi misfatti, stupri e violenze, compiuti nei confronti di colpevoli ed innocenti.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 284}}.</ref>
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== Culto ==
[[File:Papa Gregorio VII (2).png|miniatura|Ritratto di San Gregorio VII (XVII secolo).]]
Fu [[canonizzazione|canonizzato]] nel 1606 da [[papa Paolo V]] mentre la [[memoria liturgica]] venne fissata da [[papa Benedetto XIII]] il 25 maggio.<ref name=Treccani/>
 
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== Impatto della "riforma gregoriana" ==
[[File:CouncilofClermont.jpg|thumb|[[Papa Urbano II]] predica la [[prima crociata]] durante il [[concilio di Clermont]]. Alla fine dell'XI secolo la potenza della Chiesa era cresciuta tanto che arrivò a dirigere la politica occidentale come quando dette impulso al fenomeno delle [[crociate]].]]
 
Nonostante la sconfitta finale di Gregorio, la cosiddetta "[[riforma gregoriana]]" e la lotta per le investiture accrebbero notevolmente il potere del papato che non fu più assoggettato all'imperatore arrivando a conquistare quella "''libertas ecclesiae''" rivendicata da tempo. Durante il suo pontificato «si affermò con un'evidenza senza precedenti il concetto dell'assoluto primato del papa di Roma nell'ambito della chiesa» tanto che la struttura organizzativa ecclesiastica mutò da un modello orizzontale ad un modello piramidale con il pontefice «unico e indiscusso vertice».<ref>{{cita|Azzara, 2006|p. 57}}.</ref><ref>{{cita|Fink, 1987|pp. 43-44}}.</ref> Inoltre, la Santa Sede si trovò a capo di stati vassalli, debitori di un tributo annuale, composti principalmente dai principati [[normanni]] dell'Italia meridionale, della [[marca di Spagna]] nel sud della Francia e dai principati situati a est nelle regioni delle coste [[dalmazia|dalmate]], in [[Ungheria]] e in [[Polonia]].<ref>{{cita|Congar, 1997|p. 107}}.</ref> Anche il potente [[ordine cluniacense]] si rafforzò ulteriormente e, nel contempo, nacquero nuovi ordini come i [[camaldolesi]], i [[certosini]] e i [[cistercensi]], tutti sostenitori della riforma e del papato.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 169-171}}.</ref>