Muhammad Muhammad Sadiq al-Sadr: differenze tra le versioni
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In seguito alla [[Guerra del Golfo]], gli sciiti dell'Iraq meridionale entrarono in aperta ribellione contro il governo centrale. Un certo numero di province rovesciò le strutture [[ba'th]]iste e si rivoltò contro [[Saddam Hussein]] e il Baʿth che lo sosteneva in modo passivo. La leadership della insurrezione sciita e la stessa dottrina sciita in Iraq furono divise tra quanti si rifacevano all'Ayatollah [[Ali al-Sistani]] e l'Ayatollah Muhammad Sadiq al-Ṣadr. Quest'ultimo, di base a Baghdad, si rivolse ai più giovani e maggiormente radicaleggianti sciiti delle aree più impoverite dell'Iraq meridionale. Gli sciiti accorsero a Baghdad dalle loro regioni derelitte per raggiungere al-Ṣadr e riconoscerne la leadership. In questo [[ghetto]] cittadino di fatto, al-Ṣadr costruì una rete clandestina di fedeli seguaci e divenne sempre più una figura preminente sullo scenario politico iracheno.
Come esito della privazione dei diritti civili e della repressione degli sciiti in Iraq e della lealtà nei confronti di al-Ṣadr delle popolazioni locali, [[Saddam Hussein]] e il suo governo ba'thista, non furono in grado di controllare quella parte di Baghdad e la carenza di controllo limitò la loro capacità di colpire la base di consenso e di potere di al-Ṣadr. Quella parte di Baghdad fu ironicamente chiamata Madīnat Ṣaddām.<ref>Saddam City, nella stampa internazionale.</ref>
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As his power grew, al-Sadr became more and more involved in politics following the Gulf War and throughout the 1990s he openly defied Saddam. He organized the poor Shi'ites of [[Sadr City]], yet another nickname for the impoverished Shi'ite ghetto in Baghdad, against Saddam and the Baath Party. Sadr gained the support of the Shi'ites by reaching out to tribal villages and offering services to them that they would otherwise not have been afforded by Hussein's regime. Saddam began to crack down on the Shi'ite leaders in the late 1990s in an attempt to regain control of Iraq.
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