Signoraggio: differenze tra le versioni

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Negli anni ottanta-novanta, l'eccessiva dipendenza dal signoraggio di alcuni governi europei - tra cui il [[Portogallo]], l'[[Irlanda]], l'[[Italia]], la [[Grecia]] e la [[Spagna]] (i [[PIGS|PIIGS]]) - rappresentò una delle maggiori difficoltà per la realizzazione dell'[[Unione economica e monetaria dell'Unione europea]]<ref>Malcolm Levitt, Christopher Lord, ''The political economy of Monetary Union'', St. Martin's Press, New York, 2000, pag. 45-46. ISBN 031223189X.</ref>.
 
Nei paesi dell'[[Zona euro|area euro]], il reddito da signoraggio viene incassato dai governi dei paesi membri per il conio delle monete metalliche, e dalla [[Banca centrale europea]] (BCE) per la stampa delle banconote, che emette in condizioni di monopolio<ref>Infatti, secondo l'articolo 105 A del [[Trattato di Maastricht]] «La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità.»</ref>. Tali redditi sono poi ridistribuiti dalla BCE alle varie [[Banca centrale|banche centrali nazionali]]<ref>Stephen D. Williamson, ''Macroeconomics'', Addison Wesley, 2005, ISBN 0321240936 (Part VI, ''International Macroeconomics'', chapter 14, ''Money in the Open Economy'', pag. 505).</ref> in ragione della rispettiva quota di partecipazione (per la [[Banca d'Italia]] ad esempio è il 12,5%<ref>{{cita testo|url=http://www.ecb.int/ecb/orga/capital/html/index.it.html|titolo=La partecipazione al capitale della BCE}}</ref>).
 
I singoli governi nazionali provvedono in seguito a prelevare gran parte di tali redditi dalle [[banca centrale|banche centrali]] tramite il prelievo fiscale<ref name=prelievo_fiscale>Ad esempio nell'anno [[2007]] l'utile prima delle imposte della [[Banca d'Italia]] è stato di 1&nbsp;705&nbsp;646&nbsp;647 euro, dei quali 1&nbsp;610&nbsp;489&nbsp;843 euro (circa il 94,4%) sono stati incamerati dal governo italiano sotto forma di imposte, con un utile netto di esercizio di 95&nbsp;156&nbsp;804 euro per la banca; Cfr. {{cita testo|url=http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel07/rel07it/bilancio/rel07_23_bilancio.pdf#page=20|titolo=Bilancio della Banca d'Italia|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110626234021/http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel07/rel07it/bilancio/rel07_23_bilancio.pdf }}, pag. 20, "Conto Economico"</ref>. Tuttavia, anche nei casi di banche centrali non completamente di proprietà statale (come la [[Banca d'Italia]]), la gran parte degli utili prodotti viene versata allo Stato.<ref>Si vedano in proposito i bilanci 2007 e 2009 della Banca d'Italia. Le percentuali riconosciute allo Stato italiano, calcolate sull'utile lordo (e comprendenti quindi alnche le imposte sul reddito), oscillano tra il 98% e il 73%.</ref> I singoli governi incassano direttamente il reddito derivante dal diritto di emettere monete metalliche, dal quale devono sottrarre i costi per produrle. Si tratta di un reddito quasi sempre modesto, eccezion fatta nel caso di stati di piccole dimensioni come la [[Repubblica di San Marino]] e la [[Città del Vaticano]] le cui monete diventano oggetto di collezione.