Vangelo: differenze tra le versioni
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La maggioranza degli studiosi concorda sull'esistenza di raccolte di detti o avvenimenti la cui stesura precede quella dei Vangeli canonici; lo stesso Vangelo di Luca, nella sua introduzione, cita la precedente esistenza di diversi resoconti dei fatti ("Poiché molti hanno posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi")<ref>{{cita|Porter, 2004|p. 100}}.</ref> Il termine impiegato da Luca "διήγησις" (''diēgēsis'') è impiegato nel greco classico per indicare la narrativa storica<ref group="Nota">{{en}} Charles H. Talbert, ''Reading Luke: a literary and theological commentary'', Smyth & Helwys Publishing, Inc., 2002, ISBN 978-1-57312-393-8, p. 2 (3) ''What exactly is Luke? The prologue (1:1–4) says it is a diegesis (account). The second-century rhetorician [[Elio Teone|Theon]] defines diegesis as "an expository account of things which happened or might have happened"''. Cicero (De Inv. 1.19.27)"</ref> Nel ''Nuovo Testamento'' tuttavia il termine "vangelo" non è normalmente impiegato per indicare i quattro testi canonici, anche se nei secoli una frase della [[seconda lettera ai Corinzi]] "Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo" (8:18) è stata a volte interpretata come un riferimento all'evangelista Luca e all'opera tradizionalmente attribuitagli.<ref>{{cita|Fyvie Bruce, 1988|p. 383}}.</ref>
Il contesto dell'uso del sostantivo εὐαγγέλιον e il verbo relativo εὐαγγελίζω nel ''Nuovo Testamento'' è la traduzione greca della seconda parte della profezia del ''[[Libro di Isaia]]'' ({{Passo biblico|Is|40,9|libro=no}}; {{Passo biblico|Is|52,7|libro=no}}; {{Passo biblico|Is|60,6|libro=no}}; {{Passo biblico|Is|61,1|libro=no}}) che è citata molte volte o si fa allusione nel ''Nuovo Testamento'' (es. Marco 1:3; Romani 10:15; Luca 4:17-21; Matteo 11:5; Luca 7:22).
Nella teologia [[Martin Lutero|luterana]] il termine Evangelo è usato per rappresentare la rivelazione del ''Nuovo Testamento in contrasto'' con [[Legge di Dio|la Legge]] (l'antica dispensazione).
=== Nell'Antico Testamento ===
In ''[[Libro di Isaia|Isaia]]'' {{Passo biblico|Is|52,7|libro=no}} si parla del "messaggero di buone notizie". L'espressione "lieti annunci" contiene nella versione greca la stessa parola "vangelo". Il contesto è quello del ritorno a [[Gerusalemme]] degli [[Esilio babilonese|esiliati in Babilonia]].
''Isaia'', {{Passo biblico|Is|61,1|libro=no}} è un passo profetico ripreso da Gesù quando si presentò nella [[sinagoga]] di [[Nazaret]], sua città natale. Parla dell'azione dello [[Spirito Santo|Spirito]] di Dio sul "consacrato" ([[messia]]) del [[Yahweh|Dio ebraico]]. L'opera del messia sarà una "buona notizia" ("vangelo") per i poveri, consistendo nella loro liberazione. Appunto Gesù applicherà a sé e alla sua opera questo annuncio dell'antico testamento.
=== Nel Nuovo Testamento ===
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Troviamo il termine nei [[vangeli sinottici]], in bocca allo stesso [[Gesù]]:
{{quote biblico|Il tempo è compiuto, e il [[Regno di Dio]] è vicino: convertitevi e credete alla buona notizia (vangelo)|Mc|1,15}}
Qui la parola indica l'irruzione di Dio nella storia degli uomini attraverso la persona di Gesù di Nazaret. Lo stesso significato si trova in [[Paolo di Tarso]] nella ''[[Lettera ai Filippesi]]'', dove lungo tutta la lettera ritorna l'idea del vangelo-buona notizia che si è diffuso nella comunità di [[Filippi]]: parla della sua gioia per la loro "cooperazione alla diffusione del Vangelo" ({{Passo biblico|Filip|1,5|libro=no}}) e della "grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del Vangelo" ({{Passo biblico|Filip|1,7|libro=no}}); riconosce che le sue "vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del Vangelo" ({{Passo biblico|Filip|1,12|libro=no}}); è cosciente di essere stato "posto per la difesa del Vangelo" ({{Passo biblico|Filip|1,16|libro=no}}); invita i filippesi a comportarsi "da cittadini degni del Vangelo" ({{Passo biblico|Filip|1,27|libro=no}}); ecc. ecc.
Lo stesso significato appare nella ''[[Lettera agli Efesini]]'', dove risalta che il vangelo è l'annunzio di Cristo, trasmesso dagli apostoli:
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Il processo che porterà alla definizione dei quattro vangeli canonici ha il suo momento decisivo nel [[II secolo]]<ref name="Stefani">Piero Stefani, ''La Bibbia'', Il Mulino, 2004.</ref><ref group=Nota>"La creazione della Bibbia cristiana è infatti l'esito di un processo prolungatosi almeno per un paio di secoli: perché il processo di canonizzazione di realizzasse fu necessario che le scritture ebraiche venissero lette e commentate in modo cristiano, e questo fu il compito della letteratura patristica" (Cfr. Piero Stefani, ''Le radici bibliche della cultura occidentale'', p. 15, Pearson Italia, 2004).</ref> quando, probabilmente in risposta al canone proposto da [[Marcione]]<ref name="Filoramo">[[Giovanni Filoramo]], ''Cristianesimo'', Electa, 2007.</ref>, nell'area latina e greca comincia ad affermarsi il riconoscimento di quattro vangeli (Matteo, Marco, Luca, Giovanni) come più importanti.
L'ipotesi che il primo a redigere un canone del ''Nuovo Testamento'' sia stato Marcione, sviluppata da [[Adolf von Harnack]]<ref>[[Adolf von Harnack]], ''Marcione. Il Vangelo del Dio straniero'', Marietti, 2007</ref>,è comunque oggetto di dibattito<ref name="ReferenceA">{{cita libro|nome= Giovanni |cognome= Magnani |titolo=Cristologia storica|p=145 |editore= Pontificia università Gregoriana|anno= 2002 }}</ref><ref>{{cita libro| Werner Georg | Kummel | Il Nuovo Testamento : storia dell'indagine scientifica sul problema neotestamentario | Il Mulino| 1976 }}</ref><ref group=Nota>Secondo [[Theodor Zahn]] il complesso insieme di evoluzioni attraverso cui è emerso il canone fu prodotto di sviluppi interni alla Chiesa cristiana e non una reazione alla scelta selettiva di Marcione (Cfr. Th. Zahn, ''Geschichte des neutestamentlichen Kanons'', 1889)</ref><ref group=Nota>Secondo Bruce Metzger il riconoscimento di un testo come canonico nella chiesa antica è stato determinato da una combinazione dialettica di diversi fattori, tra cui l'origine apostolica dello scritto, la sua ortodossia, e il suo uso da parte di tutte le chiese (Cfr. B.M. Metzger, ''Il canone del Nuovo Testamento'', Paideia, 1997).</ref><ref group=Nota>Sappiamo che i pochi testi ritenuti canonici da Marcione erano provvisti anche del riconoscimento delle comunità ortodosse (Cfr. Enrico Riparelli, ''Il volto del Cristo dualista: da Marcione ai catari'', p. 24, Peter Lang, 2008).</ref>. Secondo il [[teologia|teologo]] Giovanni Magnani, ad esempio, i quattro Vangeli, gli Atti e le principali lettere di Paolo, erano considerate già all'inizio del II secolo letture fondamentali e come tali lette nelle chiese principali del tempo<ref name="ReferenceB">{{cita libro|nome= Giovanni |cognome= Magnani |titolo= Religione e religioni: il monoteismo|p= 148 |editore=Pontificia università Gregoriana|anno= 2001 }}</ref> per cui il canone si sarebbe formato tra la fine del I e l'inizio del II secolo, anche se ovviamente non ancora completo in tutte le chiese<ref name="ReferenceA"/><ref group=Nota>Enrico Cattaneo, ''Patres ecclesiae. Un'introduzione alla teologia dei padri della Chiesa'': "È fuori di dubbio che la Chiesa ebbe molto presto la consapevolezza di possedere dei propri scritti ispirati e portatori della testimonianza apostolica. Di fatto questi scritti sono i più antichi scritti cristiani"</ref>. I [[Padri della Chiesa]] e gli scrittori ecclesiastici parlano dei libri del Nuovo Testamento come di Scritture<ref group=Nota>[[Richard Longenecker]] ne conclude che "tutti gli esegeti del primo secolo erano ben persuasi dell'ispirazione delle scritture divinamente ispirate" (Giovanni Magnani, ''Religione e religioni: il monoteismo'', p.149, e L.Alonso Schokel, ''La parola ispirata'', Paideia 1967)</ref>, tuttavia prima degli stessi Padri, l'idea che gli scritti neotestamentari dovessero essere letti nelle comunità appare dallo stesso Nuovo Testamento "quando Paolo esorta i Colossesi ({{Passo biblico|Col|4,16|libro=no}}) a leggere la lettera inviata ai Laodicesi, e quelli a leggere la presente ai Colossesi"<ref>{{cita libro| Giovanni | Magnani | Cristologia storica, p.143 | Pontificia università Gregoriana| 2002 }}</ref>.
L'accenno più antico ai quattro vangeli canonici si ha probabilmente nel [[150]] in [[Giustino (filosofo)|Giustino]]<ref>Giustino Martire, ''Dialogo con Trifone'', 103,8, cfr. [[Gerd Theissen]], ''Il Nuovo Testamento'', Carocci, 2003.</ref>, cui segue [[Ireneo di Lione]]<ref group=Nota>"testimone universale del mondo cristiano di allora: conosce tutti i testi del Nuovo Testamento, confuta gli eretici che li negano"</ref><ref>{{cita libro| Giovanni | Magnani | Cristologia storica, p.160 | Pontificia università Gregoriana| 2002 }}</ref>, che sviluppa la sua teoria sul canone verso il [[180]]<ref name="Theissen">[[Gerd Theissen]], ''Il Nuovo Testamento'', Carocci, 2003.</ref>, fino ad [[Origene]], intorno alla fine del II secolo<ref group=Nota>[[Origene]] afferma: "La Chiesa ha quattro vangeli, gli eretici ne hanno molti" (Cfr. Homiliae in Lucam 1, dalla traduzione latina di [[San Girolamo|Girolamo]])</ref>. Il maggiore impulso a questo processo si ebbe probabilmente a [[Roma]], dove nel [[140]] era presente Marcione, anche se l'[[Asia Minore]] ebbe comunque, verosimilmente, un ruolo rilevante<ref group=Nota>[[Gerd Theissen]], ''Il Nuovo Testamento'', Carocci, 2003. Theissen individua nel periodo tra il 140 e il 180 il momento chiave nella formazione del canone neotestamentario, anche se il dibattito su alcune lettere e sull<nowiki>'</nowiki>''Apocalisse di Giovanni'' rimarrà ancora aperto per un lungo periodo e troverà la sua fissazione stabile solo nel [[IV secolo]].</ref>.
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Oggi alla ricerca sulla storicità dei vangeli contribuisce una molteplicità di scoperte storiche e archeologiche relative ad esempio ai luoghi descritti nei vangeli. In particolare scavi condotti negli ultimi due secoli confermano l'attendibilità delle descrizioni fornite in relazioni a luoghi quali la [[Piscina di Siloe]] e la [[Piscina di Betzaeta]], così come la pratica della [[crocifissione]] a Gerusalemme durante il I secolo d.C.<ref>{{en}} Mladen Popovi, ''The Jewish Revolt Against Rome: Interdisciplinary Perspectives'', 2011, p. 413.</ref><br />Esistono inoltre riscontri archeologici in relazione a [[Iscrizione di Pilato|Ponzio Pilato]] e ad altri personaggi citati nei vangeli, come [[Simone di Cirene]].
Si hanno evidenze archeologiche anche degli antichi villaggi di [[Nazareth]] e [[Cafarnao]], e attestazioni della presenza di cristiani nei primi secoli, come molteplici sono anche i riferimenti storici presenti nei vangeli e confermati dall'esame comparativo di altre fonti; a tal proposito esistono concordanze tra i [[vangeli sinottici]] e le testimonianze del [[Ellenismo|mondo greco-romano]]: nel ''Vangelo di Luca'' ({{Passo biblico|Lc|3,1-3|libro=no}}) il testo enumera sette distinti capi religiosi e politici, tutti con i loro nomi e titoli e tutti storicamente documentati<ref>{{cita libro| Michele | Mazzeo | I Vangeli sinottici: introduzione e percorsi tematici, p.58 | Paoline | 2001}}</ref>. Anche la figura di [[Giovanni Battista]] è riportata da fonti dell'epoca non cristiane<ref group=Nota>Scrive [[Giuseppe Flavio]] nell'opera ''[[Antichità giudaiche]]'': "C'erano Giudei che pensavano che l'esercito di Erode era stato distrutto, ciò era avvenuto per volontà di Dio e come giusta vendetta di Giovanni, chiamato il Battista. Perché Erode lo aveva fatto uccidere benché fosse un uomo buono. […] Quando molti altri si unirono alle folle intorno a lui Erode cominciò a temere che la grande influenza di Giovanni portasse a una ribellione. […] Così Giovanni fu imprigionato nella fortezza di Macheronte e qua messo a morte […] " (Cfr. Armando J. Levoratti, ''Nuovo commentario biblico''. I Vangeli, Città Nuova, 2005)</ref>.
È tuttora materia di discussione, in alcuni ambiti di studio, quali siano state, tra le parole che i vangeli gli attribuiscono, quelle effettivamente da lui pronunciate. La ricerca esegetica attuata con il [[metodo storico-critico]] condivide alcuni criteri per risalire al nocciolo più antico nell'indagine storica su Gesù<ref name="ref_C" /><ref>{{cita libro| Oscar | Cullmann | Lés recentes études sur la formation de la tradition évangélique | 1925 }}</ref><ref>Articolo di René Latourelle, dal ''Dizionario di teologia fondamentale'', Assisi, 1990, pp. 1405-1431.</ref>. Si tratta del "[[criterio della attestazione molteplice]]", del "[[criterio di discontinuità]]", del "[[criterio di conformità]]", del "[[criterio della plausibilità esplicativa]]", del "[[criterio dell'imbarazzo]]" (o contraddizione). Generalmente sono accettate come storiche le parole presenti in vangeli che siano stati redatti sulla base di documenti indipendenti<ref name="veritàvinci">[[Bart Ehrman]], ''La verità sul Codice da Vinci'', Mondadori, ISBN 88-04-54792-8.</ref>, come ad esempio il ''Vangelo di Giovanni''.
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Numerosi studiosi<ref group=Nota>Tra questi, in particolare, [[Gerd Theissen]], cfr. Theissen, ''Il Nuovo Testamento'', 2003.</ref> ipotizzano che la redazione dei vangeli sia stata preceduta da un periodo di alcuni decenni nel corso del quale la tradizione relativa a Gesù sarebbe stata trasmessa oralmente, o per mezzo di altri testi o documenti che non si sono conservati, tra cui l'ipotetica [[fonte Q]].
{{Senza fonte| Un'ipotesi minoritaria, relativa a una scrittura dei testi in un tempo precedente rispetto a quanto comunemente accettato, si basa sul fatto che gli Atti degli Apostoli terminano improvvisamente con la prigionia di Paolo a Roma, che viene generalmente datata al 62 circa. È stato suggerito che questa interruzione sia dovuta al fatto che Luca terminava di scriverli in quel momento. Ne conseguirebbe che il terzo vangelo, di cui gli Atti sono il seguito, sia stato scritto prima di quella data. }} Inoltre, secondo l'interpretazione ancora in esame da parte della comunità scientifica proposta dalla [[scuola esegetica di Madrid]], un passo della [[Seconda lettera ai Corinzi]] (2 Cor {{passo biblico|2Cor|8, 18|libro=no}}), che è generalmente datata tra il [[54]] e il [[57]], indicherebbe che, quando Paolo scriveva, Luca aveva già composto il suo vangelo ed esso circolava "in tutte le Chiese"<ref>José Miguel García, ''La vita di Gesù nel testo aramaico dei Vangeli'', BUR, p. 59.</ref>. Ciò implicherebbe che una traduzione greca delle fonti del ''Vangelo secondo Luca'' (tra cui il ''Vangelo secondo Marco'') circolasse già nel decennio che va dal [[40]] al [[50]], e quindi ne conseguirebbe che la stesura in aramaico del ''Vangelo secondo Marco'' sia da datare tra il [[30]] e il [[40]], a ridosso della morte di Gesù. Tale datazione antica si appoggia anche sull'identificazione controversa dei frammenti di papiro [[7Q4]] e [[7Q5]] trovati nelle grotte di [[Qumran]] (in cui gli [[Esseni]] avevano nascosto un gran numero di testi religiosi) con un brano del ''Vangelo secondo Marco''. Poiché il frammento in questione è databile tra il [[50 a.C.]] e il [[50|50 d.C.]], se si accetta la sua identificazione, occorre ammettere che i testi sulla cui base il vangelo è stato composto risalgono a prima del 50<ref>{{cita libro|nome= José |cognome= O'Callaghan |titolo=¿Papirios neotestamentarios en la cueva 7 de Qumran?|editore= Biblica 53 |anno=1972|lingua=es}}</ref>. Inoltre, se, come sostiene la scuola di Madrid, i vangeli conservatisi sono la traduzione di originali aramaici, questi devono essere stati composti nell'ambito della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme, che si disperse prima del 70.<ref name="totustuus.it">José Miguel Garcia, [http://www.totustuus.it/Avvenire-Vangeli-quale-lingua/ ''Scritti in aramaico e poi tradotti in greco?''], pubblicato in Avvenire del 16 ottobre 2002, p. 26, e riportato da totustuus.it.</ref>
==== Manoscritti antichi ====
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Il ''[[Vangelo secondo Marco]]'' è il secondo dei quattro [[vangeli canonici]] del [[Nuovo Testamento]], sebbene la maggior parte degli studiosi moderni concordino sul fatto che sia stato il primo ad essere scritto e sia poi stato usato come fonte dagli autori degli altri due [[vangeli sinottici]] (il ''[[Vangelo secondo Matteo]]'' e il ''[[Vangelo secondo Luca]]''), in accordo con la teoria della [[priorità marciana]]. Si tratta di un testo in [[lingua greca]] di autore anonimo,<ref>Stephen L Harris, ''Understanding the Bible''. Palo Alto: Mayfield. 1985.</ref> sebbene la tradizione lo attribuisca a [[Marco evangelista]], anche noto come Giovanni Marco, cugino di [[Barnaba]];<ref name="Bernd">{{en}} Bernd Kollmann, ''Joseph Barnabas'', Liturgical Press, 2004, p. 30.</ref> esistono comunque alcuni indizi che potrebbero confermare che l'autore fosse un discepolo di [[Pietro apostolo]].<ref>[http://www.earlychristianwritings.com/mark.html Gospel of Mark<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Il vangelo racconta la vita di [[Gesù]] dal suo battesimo per mano di [[Giovanni Battista]] alla sua [[risurrezione di Gesù|resurrezione]] (o fino alla [[tomba vuota]] nella versione corta), ma si concentra principalmente sui fatti dell'ultima settimana della sua vita. La narrazione concisa rappresenta Gesù come un uomo d'azione,<ref name="Harris"/> un esorcista, un guaritore e un [[miracoli di Gesù|operatore di miracoli]]. Lo chiama "[[Figlio dell'Uomo]]",<ref group=Nota>{{Cita passo biblico|Mc|2,10}} (Gesù; ai dottori della legge), {{Cita passo biblico|Mc|2,28}} (Gesù; ai Farisei), {{Cita passo biblico|Mc|8,31}} (Gesù via Marco, ai discepoli), {{Cita passo biblico|Mc|8,38}} (Gesù; ai discepoli e alla folla di Cesarea), {{Cita passo biblico|Mc|9,9,12}} (Gesù via Marco; a Pietro, Giacomo e Giovanni), {{Cita passo biblico|Mc|9,31}} (Gesù; ai discepoli), {{Cita passo biblico|Mc|10,33}} (Gesù; ai discepoli), {{Cita passo biblico|Mc|10,45}} (Gesù; ai discepoli), {{Cita passo biblico|Mc|13,26}} (Gesù; to Peter, James, John, and Andrew), {{Cita passo biblico|Mc|14,21}} (Gesù; ai discepoli), {{Cita passo biblico|Mc|14,41}} (Gesù; a Pietro, Giacomo e Giovanni), {{Cita passo biblico|Mc|14,62}} (Gesù; al sommo sacerdote con i preti, gli anziani e i dottori della legge)</ref> "[[Figlio di Dio]]",<ref group=Nota>verbatim in {{Cita passo biblico|Mc|3,11}} (spiriti maligni; a Gesù), {{Cita passo biblico|Mc|5,7}} ("Legione", gli spiriti maligni; a Gesù), {{Cita passo biblico|Mc|15,39}} (il centurione alla crocefissione); implicito nel contesto in {{Cita passo biblico|Mc|1,11}} (voce dal cielo; a Giovanni Battista), {{Cita passo biblico|Mc|8,38}} (Gesù come escatologia; ai discepoli e alla folla), {{Cita passo biblico|Mc|9,7}} (voce da una nube; ai discepoli), {{Cita passo biblico|Mc|12,6}} (Gesù come parabola; agli alti sacerdoti, scribi e anziani), {{Cita passo biblico|Mc|13,32}} (Gesù come escatologia; ai discepoli), {{Cita passo biblico|Mc|14,61}} (Gesù; all'alto sacerdote); presente in alcuni manoscritti in {{Cita passo biblico|Mc|1,1}} (l'autore marciano come personaggio dell'introduzione; al lettore)</ref> e il "[[Gesù|Cristo]]"<ref group=Nota>{{Cita passo biblico|Mc|1,1}} (autore marciano; al lettore), {{Cita passo biblico|Mc|8,29}} (Pietro; a Gesù), {{Cita passo biblico|Mc|9,41}} (Gesù; a Giovanni), {{Cita passo biblico|Mc|12,35}} (Gesù; ad una grande folla), {{Cita passo biblico|Mc|13,21}} (Gesù; a Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea, v. 33), {{Cita passo biblico|Mc|14,61-62}} (Gesù; al sommo sacerdote), {{Cita passo biblico|Mc|15,31}} (alti sacerdoti e dottori della legge; a sé stessi per scherno)</ref> (traduzione in greco di "[[messia]]").
Due temi importanti del ''Vangelo secondo Marco'' sono il [[segreto messianico]] e l'ottusità dei [[discepoli]]. In questo vangelo Gesù ordina frequentemente di mantenere il segreto riguardo aspetti della sua identità e di particolari azioni.<ref group=Nota>{{Cita passo biblico|Mc|1,43-45}} (guarigione; al lebbroso), {{Cita passo biblico|Mc|3,12}} (identità del Figlio di Dio; agli spiriti maligni), {{Cita passo biblico|Mc|5,43}} (resurrezione di una ragazza; ai discepoli e ai genitori della ragazza), {{Cita passo biblico|Mc|7,36}} (guarigione; al guarito e ad alcune persone), {{Cita passo biblico|Mc|8,30}} (identità come Messia; a Pietro e a discepoli non meglio identificati), {{Cita passo biblico|Mc|9,9}} (identità come Figlio di Dio; a Pietro, Giacomo e Giovanni); secondo alcuni manoscritti {{Cita passo biblico|Mc|8,25}} (guarigione del cieco; al guarito).</ref> [[Parabole di Gesù|Gesù utilizza parabole]] per spiegare il suo messaggio e realizzare profezie ({{passo biblico|Mc|4,10-12|libro=no}}). Alle volte i discepoli hanno problemi a comprendere le parabole, ma Gesù ne spiega il significato, in segreto ({{passo biblico|Mc|4,13-20|libro=no}}, {{passo biblico|Mc|4,33-34|libro=no}}). Non riescono neanche a comprendere le conseguenze dei miracoli che egli compie dinanzi a loro.<ref name="Harris"/>
Raymond Edward Brown nel suo libro ''An Introduction to the New Testament'', Doubleday, 1997, considera che gli anni più accettati per la realizzazione del Vangelo secondo Marco siano tra il 68 e il 73 d.C., ponendolo storicamente così come il primo e più antico Vangelo.
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=== Vangelo secondo Giovanni ===
{{vedi anche|Vangelo secondo Giovanni}}
Il ''[[Vangelo secondo Giovanni]]'', per stile e contenuto, è molto diverso dagli altri tre: ci sono meno parabole, meno "segni", non vi è accenno all'istituzione dell'[[Eucaristia]] durante l'[[ultima cena]] (tuttavia parla del pane disceso dal cielo col quale si identifica {{Passo biblico|Gv| 6,32-35|libro=no}}, {{Passo biblico|Gv| 6,51-54|libro=no}}), al [[Padre nostro]], alle [[beatitudini]], mentre sono aggiunti altri miracoli come quello delle nozze di Cana e della [[risurrezione di Lazzaro]]. Il motivo di tale diversità potrebbe essere spiegabile con una redazione di molto successiva a quella degli altri tre, risalente alla fine del I secolo: l'autore o gli autori, pertanto, non ritennero necessario riportare materiale già abbondantemente presente nei precedenti vangeli, mentre aggiunse o ampliò materiale da essi tralasciato o solo abbozzato.
Compaiono inoltre nuove espressioni per indicare Gesù, prima fra tutte quella di ''logos'' (letteralmente "parola", ma anche "progetto", "senso"), resa poi con il latino ''verbum'', donde l'espressione [[Verbo divino|Verbo di Dio]]. {{chiarire|Alcuni ritengono che questo vangelo abbia origini nell'ambito dello [[gnosticismo]]|punti di vista minoritari}}, mentre per molti studiosi il quarto vangelo è ritenuto un testo in polemica con lo gnosticismo<ref>{{cita libro| Santi | Grasso | Il vangelo di Giovanni. Commento esegetico e teologico | Città Nuova | 2008 }}</ref>.
Il testo fa intendere (cfr. Gv {{passo biblico|Gv|21,20-24|libro=no}}) che ne sia autore il [[discepolo che Gesù amava]], che la tradizione identifica (seppur in maniera non unanime) con l'apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo e fratello dell'altro apostolo Giacomo. Sempre la tradizione gli attribuisce anche le tre [[Prima lettera di Giovanni|lettere conosciute sotto il suo nome]] e l'[[Apocalisse di Giovanni]], quest'ultima attribuzione a volte disputata.
L'ipotesi tradizionale, che identificava l'anonimo autore del vangelo - il [[discepolo che Gesù amava]] -, con l'apostolo [[San Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]], è attestata a partire dalla fine del [[II secolo]]. [[Ireneo di Lione|Ireneo]], vescovo di [[Lione]], fu il primo ad attribuirgli quel quarto vangelo che circolava nelle comunità dei nazareni.
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