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==== Ottobre ====
[[File:Flaminio Piccoli.jpg|thumb|150px|Flaminio Piccoli]]
*1-4 ottobre: con l'avvicinarsi del voto finale il presidente del consiglio afferma che sull'abolizione del voto segreto è in gioco non solo la stabilità del governo ma il proseguimento della legislatura. Un eventuale stravolgimento della proposta, frutto di una intesa tra opposizioni e franchi tiratori democristiani, porterebbe ad anticipare le elezioni a gennaio 1989. [[Andreotti]], da parte sua, dichiara a sorpresa che l'abolizione dovrebbe rientrare nel quadro di una generale riforma dei regolamenti parlamentari e non può prescindere da una larga intesa con tutti i partiti rappresentati. La presa di posizione del ministro degli esteri è condivisa da [[Flaminio Piccoli]] e [[
*10-13 ottobre: dopo una settimana di incontri e discussioni ad ogni livello la giunta dei regolamenti della camera licenzia il testo definitivo della proposta, denominato compromesso delle camere alterne perché prevede l'impiego alternato del voto palese nei due rami del parlamento. La decisione chiude ogni dialogo con le opposizioni e lo scontro passa sulle modalità della votazione, dal momento che su cinque delle sei innovazioni concordano tutti i partiti. La decisione della presidente Iotti di procedere ad una sola votazione provoca un duro scontro tra la presidenza e i gruppi di opposizione.<ref>Il messaggero, 11-14 ottobre 1988</ref>
*14 ottobre: con 324 voti favorevoli su 381 presenti (sette più della maggioranza minima di 316, con non meno di 40 franchi tiratori), la camera approva la modifica dell'articolo 49 del regolamento. Il voto segreto rimane per le votazioni riguardanti le persone: a richiesta da votare è ammesso sui principi e diritti della libertà, su ulteriori modifiche del regolamento, sull'istituzione di commissioni di inchiesta e sulle nomine e le leggi riguardanti gli organi costituzionali dello stato. Il capogruppo dei deputati DC, [[Mino Martinazzoli]], propone di introdurre l'obbligo di firma per non vanificare i vantaggi ottenuti. Il repubblicano [[Antonio Del Pennino]], a sua volta, propone di legare la diaria parlamentare alle presenze.<ref>Il messaggero,15 ottobre 1988</ref>
*17 ottobre: consiglio dei ministri: viene approvata la riforma della legge del 1975 sugli stupefacenti e la prevenzione e la cura dei tossicodipendenti. Il comitato anti-droga presso la presidenza del consiglio è sostituito da un comitato tecnico-scientifico presieduto dal ministro degli affari speciali. Agli investigatori è concesso di acquistare droga per infiltrarsi nelle bande di spacciatori e di ritardare gli arresti. E' inoltre approvato un aumento degli assegni di pensione minimi, con ritocchi da 50.000 a 80.000 lire, e delle pensioni sociali (+125.000 lire).<ref>Il messaggero, 18 ottobre 1988</ref>
*21-22 ottobre: a una settimana dall'abrogazione del voto segreto si pone il problema dell'assenteismo dei deputati nelle votazioni più importanti. Nelle file della maggioranza si registrano assenze di poco superori al 50% ma anche i partiti dell'opposizione non sono da meno. Nella discussione sulla legge per i rifiuti tossici il governo viene battuto 15 volte di seguito nella stessa seduta. In una settimana il numero legale viene a mancare sei volte.<ref>Il messaggero, 22-23 ottobre 1988</ref>
[[File:Vittorino Colombo.jpg|thumb|150px|Vittorino Colombo]]
*26 ottobre: coi voti di DC, PSI, PSDI, radicali e verdi il parlamento in seduta comune vota per il proseguimento delle indagini su [[Franco Nicolazzi]] e [[Clelio Darida]] per lo scandalo delle carceri d'oro. Definitivamente archiviata la posizione di [[Vittorino Colombo]].</br>A seguito della decisione si prospetta una scissione nel PSDI. In vista del congresso nazionale di primavera la minoranza che fa capo a [[Pierluigi Romita]] e [[Graziano Ciocia]] contesta la maggioranza di [[Franco Nicolazzi]] e [[Antonio Cariglia]] e sostiene la necessità di una nuova e definitiva riunificazione dei due partiti socialisti.</br>A seguito della decisione del parlamento il presidente della commissione inquirente, [[Egidio Sterpa]], rassegna le dimissioni. Secondo l'esponente liberale l'aula ha respinto le conclusioni dell'inchiesta sapendo che la commissione - a causa del referendum abrogativo - non avrà il tempo di poterla riesaminare.<ref>Il messaggero, 27 ottobre 1988</ref>
*27 ottobre: la [[Corte costituzionale]] dichiara
[[File:Borri.jpg|thumb|150px|Andrea Borri]]
*29 ottobre-1 novembre: dopo l'ennesima seduta andata a vuoto il presidente della commissione parlamentare di vigilanza sulla [[RAI]], [[Andrea Borri]], sostiene in una intervista che la paralisi dei lavori sulla materia dei tetti pubblicitari è legata alle pressioni di un fronte favorevole a [[Silvio Berlusconi]]. I commissari [[Giuseppe Fiori]] e [[Luciano Azzolini]] denunciano le pressioni esercitate da agenti di [[Programma italia]], un fondo di investimenti legato alla [[Fininvest]], che avvicinano i parlamentari con proposte oltremodo vantaggiose allo scopo di costituire un fronte favorevole agli interessi delle TV private. Il gruppo Fininvest dichiara che non ci sono parlamentari in carica tra i sottoscrittori delle sue offerte. Berlusconi, a sua volta, accusa la Rai di rappresentare una lobby parlamentare, dal momento che molti deputati e senatori sono suoi ex dipendenti. In aula il gruppo comunista chiede un dibattito alla presenza del ministro delle poste, i missini annunciano una mozione contro le inadempienze della commissione, che da cinque anni non presenta la relazione annuale.<ref>Il messaggero, 30 ottobre-1 novembre 1988</ref>
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