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*1-3 marzo: mentre i ministri non trovano un accordo sulle correzioni al decreto fiscale, che deve comunque essere rinnovato per la scadenza ormai imminente, il governatore della [[Banca d'Italia]], [[Carlo Azeglio Ciampi]], avverte che in mancanza di validi interventi governativi si renderà necessaria una stretta creditizia, finalizzata a ridurre il fabbisogno del fisco e i consumi. Secondo Ciampi nell'attuale situazione il fabbisogno dello stato per il 1989 crescerà da 117.000 a 140.000 miliardi. Il consiglio dei ministri ne prende atto ma a causa di contrasti tra i ministri economici si limita a rinnovare il decreto a prezzo di malumori ma prende anche la decisione di aumentare il [[tasso di sconto]] dal 12,50 al 13,50%. Presidente del consiglio e ministro del tesoro sostengono che si è scelto il male minore anche se avrà ripercussioni sull'occupazione e la produttività industriale, allo scopo di fronteggiare anche il deficit della [[bilancia dei pagamenti]] (1.300 miliardi) e della [[bilancia commerciale]] (4.829 miliardi).<ref>Il messaggero, 2-4 marzo 1989</ref>
*3 marzo: in un discorso alla sede [[Fiat]] di Cassino il presidente del consiglo sostiene che i problemi economici sono principalmente dovuti alla lentezza dei lavori del parlamento, che fatica a ratificare i provvedimenti del governo, e chiede che sia sostenuta da tutti (industria, parti sociali, cittadini) l'azione del governo sulle misure prese a da prendere. Nell'assicurare che l'aumento del tasso di sconto è una misura provvisoria e che l'inasprimento del prelievo fiscale non è una strada percorribile, aggiunge che è necessario procedere sulla strada dei tagli alla spesa.<ref>Il messaggero, 4 marzo 1989</ref>
[[File:Ugo Poletti (cropped).jpg|thumb|150px|Il cardinale Ugo Poletti]]
*8-9 marzo: la [[Corte costituzionale]] ribalta la sentenza del [[Consiglio di stato]] sull'ora di religione. Per i giudici della consulta gli studenti devono essere liberi di scegliere se frequentare o meno l'ora alternativa all'insegnamento religioso. La decisione mette la parola fine all'intesa a suo tempo sottoscritta dal ministro [[Franca Falcucci]] e dal cardinale [[Ugo Poletti]] ed è accolta con favore dai laici della maggioranza e dal PCI. Mentre la [[CEI]] parla di violazione del concordato De Mita e il ministro della pubblica istruzione, [[Giovanni Galloni]], prendono tempo e rinviano ogni decisione al deposito delle motivazioni della sentenza. Il presidente della consulta, [[Francesco Saja]], annuncia un inchiesta sui due anni di ritardo nell'invio degli atti. Mons. [[Ersilio Tonini]], della commissione scuola della [[CEI]], sostiene che gli studenti che s avvalgono dell'insegnamento della religione sarebbero discriminati in quanto dovrebbero fare un'ora in più in condizioni sfavorevoli.<ref>Il messaggero, 9-10 marzo marzo 1989</ref>
*10-11 marzo: parlando ad un convegno sulla figura di don [[Luigi Sturzo]] il nuovo segretario della DC, [[Arnaldo Forlani]], mette le mani avanti sulle pressioni che il partito sta subendo da varie realtà cattoliche nel merito di aborto e ora di religione. La DC, dice Forlani, non farà crociate pur senza rinnegare il suo retroterra culturale. La volontà di separare l'ispirazione religiosa e la laicità dell'impegno politico dei cattolici è appoggiata da [[Luigi Cesana]], presidente del [[Movimento Popolare]] ma è contestata da [[Comunione e liberazione]] e dalla destra del partito.<ref>Il messaggero, 11-12 marzo 1989</ref>
*14-16marzo: consiglio di gabinetto: dopo due mesi di polemiche e di veti incrociati viene annunciato un accordo di maggioranza per la spesa sanitaria. I ticket verranno aumentati per le confezioni di medicinali, reintrodotti per gli esami diagnostici ed istituiti in via sperimentale per i ricoveri ospedalieri. Il ministro della sanità ritira ogni contrarietà ma insiste sulla necessità di assumere personale infermieristico. Restano in discussione il rinnovo del contratto per il pubblico impiego (che si pensa di rinviare al 1990), i tagli alla previdenza e alle spese correnti dei ministeri. Il ministro del tesoro sostiene che allo stato attuale il deficit di bilancio per il 1989, fissato a 117.850 miliardi, salità di poco oltre i 134.000. In una successiva riunione il contrasto tra i partiti tuttavia si riacutizza. Il taglio preventivato in 12.000 miliardi sembra doversi ridurre a 7-8.000 per la diversità di vedute dei tre ministri finanziari e per i timori sull'impatto politico dei provvedimenti.</br>[[Giorgio La Malfa]] e [[Renato Altissimo]] annunciano in una conferenza stampa che repubblicani e liberali presenteranno liste comuni alle elezioni europee.<ref>Il messaggero, 15-7marzo 1989</ref>
[[File:Occhetto.jpg|thumb|150px|Achille Occhetto]]
*17-22 marzo: congresso PCI: nella relazione di apertura [[Achille Occhetto]] è riconfermato segretario con 235 si, 2 no e 6 astensioni. [[Alessandro Natta]] è eletto presidente del comitato centrale. L'assise approva a larghissima maggioranza le proposte della segreteria di abbandonare il [[centralismo democratico]] e porsi in un ruolo di alternativa di governo rispetto al PSI. La prima elezione diretta del comitato centrale segna un successo della sinistra di [[Ingrao]] e un risultato deludente per i miglioristi che fanno capo a [[Giorgio Napolitano]] e i contrari alla svolta di [[Armando Cossutta]], il cui ordine del giorno è l'unico ad essere stato respinto. Viene respinta anche l'idea di adottare un nuovo nome per il partito.<ref>Il messaggero, 18-23 marzo 1989</ref>
*23 marzo: consiglio dei ministri: nelle stesse ore in cui sono diffusi i dati sul tasso di [[inflazione]] del mese di marzo, salita da 6,3 a 6,4%, il governo fissa in via definitiva un pacchetto di misure in due fasi che consente di ricavare 12.000 miliardi. Confermati i provvedimenti sulla sanità (2.600 miliardi), l'esecutivo conta di ricavare 2.000 miliardi dalla riduzione della fiscalizzazione degli inero sociali, altri 2.000 da un condono edilizio (che prevede il divieto di vendita degli immobili se non si è in regola con le tasse arretrate) e 400 miliardi dalla riduzione delle spese ministeriali. In un secondo tempo si conta di ricavare 2.000 miliardi attraverso la riduzione dei trasferimenti agli enti locali, 2.500 miliardi da minori apporti alle USL e al Fondo nazionale dei trasporti e 1.000 miliardi dall'abolizione degli anticipi sulle opere nel mezzogiorno). Opposizioni e parti sociali contestano al governo una manifesta debolezza nel colpire i veri sprechi della spesa pubblica come gli enti economici inutili, che costano migliaia di miliardi all'anno (7.000 nel solo 1987), messi sotto accusa dalla [[Corte dei conti]] perché non rendono nulla.<ref>Il messaggero, 24 marzo 1989</ref>
*29-30 marzo: parlando a [[tribuna politica]] De Mita sostiene che il parlamento deve approvare al più presto il decreto fiscale di dicembre e la più recente manovra da 12.000 miliardi. Aggiunge che la decadenza di uno o entrambi i provvedimenti vanificherebbe la legge finanziaria. L'appello, ribadito al direttivo dei deputati democristiani, è legato ai tempi ristretti che camera e senato hanno a disposizione tra vacanze di Pasqua e pause per i congressi di PSI e PRI. In un successivo vertice del presidente del consiglio coi capigruppo della maggioranza viene deciso di porre la questione di fiducia al manifestarsi di ogni minima difficoltà.<ref>Il messaggero, 30-31 marzo 1989</ref>