Maometto: differenze tra le versioni
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Nel [[630]] Maometto era ormai abbastanza forte per marciare sulla Mecca e conquistarla. Tornò peraltro a vivere a Medina e da qui ampliò la sua azione politica e religiosa a tutto il resto del [[Hijaz]] e, dopo la sua vittoria nel [[630]] a [[Battaglia di Hunayn|Ḥunayn]] contro l'alleanza che s'imperniava sulla tribù dei [[Banu Hawazin|Banū Hawāzin]], con una serie di operazioni militari nel cosiddetto [[Wadi al-qura]], a 150 chilometri a settentrione di Medina, conquistò o semplicemente assoggettò vari centri abitati (spesso oasi), come Khaybar, [[Tabuk (Arabia Saudita)|Tabūk]] e Fadak, il cui controllo aveva indubbie valenze economiche e strategiche.
Nel 632, tornato a [[Medina]] dopo aver compiuto il Pellegrinaggio detto anche il "[[Pellegrinaggio dell'Addio]]", il profeta si ammalò, probabilmente di [[pleurite]]<ref name="Lo Jacono 139"/> o di un tumore al cervello, di cui avrebbe iniziato a mostrare i sintomi durante il Pellegrinaggio<ref name="Campanini 130">{{Cita|Campanini 2020|p. 130.}}</ref>. Curato inutilmente, delegò Abū Bakr la conduzione della preghiera
Lasciò nove vedove - tra cui [[Aisha|ʿĀʾisha]] - e una sola figlia vivente, [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima]], andata sposa al cugino del profeta, [[Ali ibn Abi Tàlib|ʿAlī b. Abī Ṭālib]], madre dei suoi nipoti [[al-Hasan ibn Ali|al-Ḥasan b. ʿAlī]] e [[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī]]. Fatima, piegata dal dolore della perdita del padre e logorata da una vita di sofferenze e fatiche, morì sei mesi più tardi, diventando in breve una delle figure più rappresentative e venerate della religione islamica<ref>{{Cita|Campanini 2020|pp. 137-139.}}</ref>. Non avendo fornito esplicite dichiarazioni su chi dovesse succedergli alla guida politica della ''Umma'', i suoi collaboratori dettero vita all'istituzione politico-religiosa del califfato<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 139.}}</ref>, assegnandone la carica al suo caro amico [[Abū Bakr]].
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