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[[File:Giovanni Spadolini presidente del Senato.jpg|thumb|150px|Giovanni Spadolini]]
*21-24 maggio maggio: il presidente della repubblica avvia le consultazioni in un clima politico infuocato. Socialdemocratici, repubblicani e liberali indicano in Craxi il responsabile di una crisi dall'esito ben più che incerto, sovrapposta alla campagna elettorale per le elezioni europee e al rischio che non si risolva entro il voto. Qualsiasi accordo per un nuovo esecutivo deve risolvere il contrasto tra la repubblica presidenziale perseguita dai socialisti e la riforma della legge elettorale sostenuta dai democristiani. Repubblicani e liberali propongono a Cossiga l'affidamento di un mandato esplorativo a [[Giovanni Spadolini]], la DC chiede il reincarico per De Mita. I socialisti non esprimono una preferenza e preferiscono mantenersi in una posizione di attesa. Si fa largo l'ipotesi di "congelare" la crisi fino all'esito del voto europeo.<ref>Il messaggero, 22-25 maggio 1988</ref>
*26 maggio: dopo due giorni di silenzio, minati dalle polemiche incrociate tra DC e PSI, Cossiga affida un mandato esplorativo al presidente del senato. La scelta viene da più parti definita inopportuna. [[
*29-29 maggio: elezioni amministrative: il test coinvolge 166 località e 1.300.000 elettori. I risultati premiano i cinque partiti della maggioranza. Calano PCI e MSI.<ref>Il messaggero, 30 maggio aprile 1988</ref>
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==== Luglio ====
[[File:Lamberto dini pl.jpg|thumb|150px|Lamberto Dini]]
*5-8 luglio: dopo tre giri di consultazioni e numerosi colloqui con le parti sociali De Mita non può sciogliere la riserva. La causa risiede nelle difficoltà frapposte da Craxi a liberali e repubblicani. Il polo laico, sebbene uscito male dalle elezioni, ha aperto un dialogo col PCI che non piace al Pai socialisti. Quest'ultimo chiede un chiarimento ufficiale ma [[Giorgio La Malfa]] e [[Renato Altissimo]] non sono disponibili ad andare oltre una generica dichiarazione di fedeltà al [[pentapartito]]. Nella risoluzione della crisi si frappongono inoltre due problemi. Il direttore generale della [[Banca d'Italia]], [[Lamberto Dini]], sostiene alla commissione bilancio della camera la necessità di immediati tagli alle spese e nuovi provvedimenti fiscali per contenere il deficit del 1989 a 130.000 miliardi. Alla camera la maggioranza uscente viene ripetutamente sconfitta al termine del dibattito sull'andamento economico della Rai, il cui bilancio non è stato approvato dall'[[IRI]]. Dopo un mese di polemiche, veti incrociati ed incertezze De Mita è costretto a rinunciare all'incarico. Mentre infuriano polemiche a non finire su un non meglio precisato complotto ordino da Craxi e Forlani la DC, riunita d'urgenza la direzione nazionale, indica
*14 luglio: mentre Forlani si pone come mediatore tra i socialisti e il polo liberale-repubblicano [[Mario Segni]] - figlio dell'ex presidente [[Antonio Segni|Antonio]], annuncia la costituzione del movimento per la riforma elettorale e l'intenzione di promuovere dei referendum per l'introduzione del sistema elettorale maggioritario, dei collegi uninominali e del doppio turno.</br>Andreotti consegna ai segretari dei cinque partiti della maggioranza un programma in 20 punti. Quelli più discussi sono la nuova legge sull'emittenza radio-televisiva (di cui manca la proposta esecutiva) e la finanziaria per il 1990 che - sulla base del documento di programmazione economica presentato dal governo uscente - dovrà prevedere nuove entrate e tagli alla [[spesa pubblica]] per 17-18.000 miliardi. <ref>Il messaggero, 15 luglio 1988</ref>
*19 luglio: nella definizione dell'accordo di maggioranza Andreotti incontra ulteriori difficoltà con il commissariamento del comune di Roma. Il sindaco [[Pietro Giubilo]] è stato destituito per illeciti amministrativi, al ministro degli interni spetta di fissare la data delle elezioni anticipate, che devono svolgersi entro 90 giorni, e inizia a porsi una trattativa per la futura giunta.</br>Mancando qualsiasi possibilità di accordo al breve termine Andreotti ripropone agli alleati il progetto di legge sull'emittenza radio-televisiva elaborato dal ministro [[Oscar Mammì]]. Dopo un ennesimo giro di consultazioni la strada per il nuovo governo appare spianata con l'accordo per il conferimento degli incarichi.<ref>Il messaggero, 20 luglio 1988</ref>
*22 luglio: Andreotti presenta la lista dei ministri. Vice-presidente è [[Claudio Martelli]]. La triade economica è formata da [[Guido Carli]] (tesoro) [[Paolo Cirino Pomicino]] (bilancio) e [[Rino Formica]] (finanze). Alle poste, su richiesta dei socialisti, è confermato [[Oscar Mammì]], il ministro che sta seguendo fin dai tempi del [[governo Goria]] la gestazione della nuova legge sull'emittenza radiotelevisiva.<ref>Il messaggero, 1988</ref>
[[File:Francesco De Lorenzo.jpg|thumb|150px|Francesco De Lorenzo]]
*24 luglio: [[Carlo Donat Cattin]], nominato ministro del lavoro, polemizza contro un ipotetico accordo tra il nuovo esecutivo e il PCI per la nomina di [[Francesco De Lorenzo]] al ministero della sanità. Intervistato dal quotidiano [[l'Avvenire]] rivela che era in corso la preparazione di un regolamento attuativo della [[legge 194]] che avrebbe dovuto regolamentare il ricorso all'aborto terapeutico oltre il terzo mese, sostituendo il libero arbitrio del medico. La nomina di un laico, secondo l'esponente democristiano, è un cedimento della DC su principi e valori che dovrebbero esserle cari.
*26-30 luglio: Andreotti presenta il governo alle camere. L'agenda del nuovo esecutivo prevede prioritariamente una correzione del bicameralismo (laddove le procedure sono ripetitive), una drastica riduzione della decretazione d'urgenza e la riforma degli enti locali. Per informazione ed emittenza radio-televisiva il progetto di legge del ministro Mammì dovrà essere riconsiderato e corretto laddove necessario. Sull'economia viene ricordato l'appuntamento del 1993 col mercato comune europeo. La fiducia passa al senato con 187 voti a favore e 117 contrari, alla camera con 371 a favore e 200 contrari.<ref>Il messaggero, 27-31 1988</ref>
*28 luglio: consiglio dei ministri: sono apportate delle modifiche al documento di programmazione economica. Rimane invariato l'obiettivo di contenere il deficit a 133.000 miliardi. Contro le previsioni del governo De Mita, che quantificava la necessità di nuove entrate a 15.700 miliardi, vengono previste delle misure che - in previsione della legge finanziaria - dovranno consentire di rastrellare 22.000 miliardi, da elevare a 30.000 con nuovi tagli alla [[spesa pubblica]]. Viene inoltre deciso di non rinnovare il decreto sui ticket sanitari, in modo da far decadere quello sui ricoveri ospedalieri. <ref>Il messaggero, 29 luglio 1988</ref>
[[File:Antonio Maccanico.jpg|thumb|150px|Antonio Maccanico]]
*31 luglio: il ministro per gli Affari regionali e i problemi istituzionali, [[Antonio Maccanico]], sostiene in una intervista che occorre rafforzare la figura del presidente del consiglio prendendo esempio dal cancellierato tedesco, dove il capo del governo si presenta subito in parlamento per ricevere un voto di investitura della maggioranza e sceglie in autonomia i ministri. Con questo sistema si introduce la cosiddetta fiducia costruttiva, che non consente le dimissioni del governo se non è pronto quello chiamato a sostituirlo.</br>
== Note ==
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