Impresa di Fiume: differenze tra le versioni

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D'Annunzio cercò appoggio politico in diverse fazioni e cercò di estendere il bacino dei suoi seguaci.
 
Tra i legionari dannunziani erano presente un nucleo di reduci sovversivi che vedeva nella rivolta fiumana l'inizio di una "rivoluzione nazionale" che unisse i valori del [[nazionalismo italiano]] e del [[sindacalismo rivoluzionario]], già espressa nel [[sansepolcrismo]] dei primi [[Fasci italiani di combattimento|Fasci italiani di Combattimento]]. Seppure in minoranza, la frangia "rivoluzionaria" dei legionari - caratterizzata da figure come [[Mario Carli]] e [[Guido Keller]] - avrebbero influenzato profondamente la propaganda, la memorialistica e la storiografia sull'Impresa di Fiume. Tra i partecipanti all’impresa fiumana va annoverato il Movimento Ardito che aderì con entusiasmo all’impresa Fiumana e fu di questa una colonna portante. Il tenente colonnello Francesco Lorenzo Pullé inviato dal governo italiano a Fiume per quantificare le forze armate fiumane affermò che gli arditi erano presenti con 2065 uomini (secondi solo ai bersaglieri con 2474) tra cui personaggi importanti quali gli arditi [[Ettore Muti]] e [[Renato Ricci]], [[Mario Carli]]. Nella relazione di [[Gino Coletti]] segretario e promotore della Associazione Nazionale Arditi d’Italia (ANAI) in occasione del congresso dell’Anai del 13 marzo 1921 (pubblicata nell’opuscolo “Due Anni di passione Ardita” 1919-1921 a cura della Libreria Editrice de l’Ardito - Milano) diceva, a proposito del comportamento dell’Associazione verso l’impresa di Fiume: “Sarà bene mi soffermi per dire quanto è stato fatto dall’Associazione Arditi per l’impresa di Fiume. Essa ha dato i migliori legionari dei quali molti sono caduti durante le cinque giornate. Per la sede di Milano sono passati e sono stati sussidiati (viaggi, diaria, viatici, ecc.) oltre duemila legionari per i quali è stata spesa la somma di L. 60.000.{{formatnum:60000}} A Fiume l’Associazione ha dato tutto: danari, sangue, sacrifici immensi. Tutti noi ad essa ci siamo offerti, affrontando e patendo l’insidia, l’odio, la galera e la persecuzione. Abbiamo eletto D’Annunzio nostro Capo Supremo ed abbiamo atteso sempre i suoi ordini, pronti ad ogni momento a marciare con lui. Sennonché le malefatte di chi doveva esserci di collegamento con il comando di Fiume hanno fatto si che noi fossimo colti impreparati dalla tragedia e che D’Annunzio, all’oscuro completamente della situazione interna dell’Italia, sbagliasse tattica lasciandosi sfuggire i momenti buoni per afferrare la nostra vittoria e la liberazione di Fiume. Coloro che oggi cianciano di tradimento da parte nostra sono proprio gli stessi che in buona o mala fede hanno tradita la causa fiumana”.
 
Ad accrescere il peso simbolico della "sinistra" legionaria, la collaborazione tra D'Annunzio e [[Alceste de Ambris]], che nel gennaio 1920 fu chiamato a fianco del poeta come "capo di gabinetto politico": la loro collaborazione portò alla redazione della [[Carta del Carnaro]] e alla costituzione di una vasta rete di sostenitori in Italia<ref>da ''La Conquista'', presente in Claudia Salaris ''Alla festa della rivoluzione'' Il Mulino, Bologna</ref>.