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Il VI secolo è considerato l'apice della cultura sogdiana, a giudicare dall'altamente sviluppata tradizione artistica che caratterizzò questo periodo. In quell'epoca, i Sogdiani erano già consolidati nel loro ruolo di mercanti itineranti e intermediari commerciali dell'Asia centrale, contribuendo attivamente allo scambio di beni, cultura e religioni.<ref>{{cita libro | autore=Luce Boulnois | anno=2005 | titolo=Silk Road: Monks, Warriors & Merchants | editore=Odyssey Books | pp=239-241 | isbn=962-217-721-2}}</ref> Durante il [[Medioevo]], la [[Monti Zeravshan|valle dello Zeravšan]], attorno a Samarcanda, mantenne il suo nome sogdiano originario, ''Samarkand''.<ref name="encyclopedia britannica">{{1911|source=Sogdiana}}</ref> Secondo l<nowiki>'</nowiki>''[[Encyclopædia Britannica Eleventh Edition|Encyclopædia Britannica]]'', i geografi arabi medievali la consideravano una delle quattro regioni più belle del mondo.<ref name="encyclopedia britannica"/> Nei luoghi in cui i Sogdiani migrarono in numero considerevole, la loro lingua lasciò un'impronta significativa. Ad esempio, durante la dinastia cinese Han, il nome locale della città-stato di [[Loulan]] nel Bacino del Tarim era ''Kroraina'', probabilmente [[Lingua greca|derivato dal greco]], a causa della [[Regno indo-greco|vicina influenza ellenistica]].<ref>{{cita libro | autore=Kazuo Enoki | anno=1998 | capitolo=Yü-ni-ch'êng and the Site of Lou-Lan; and The Location of the Capital of Lou-Lan and the Date of the Kharoshthi Inscriptions | curatore=Rokuro Kono | titolo=Studia Asiatica: The Collected Papers in Western Languages of the Late Dr. Kazuo Enoki | città=Tokyo | editore=Kyu-Shoin | pp=211-57}}</ref> Tuttavia, secoli dopo, nel 664, il monaco buddhista cinese della dinastia Tang [[Xuanzang]] la indicò col nome di ''Nafupo'' (納縛溥), che secondo Hisao Matsuda sarebbe una traslitterazione del termine sogdiano ''Navapa'', che significa «acqua nuova».<ref>{{cita pubblicazione | autore=Lucas Christopoulos | data=agosto 2012 | capitolo=Hellenes and Romans in Ancient China (240 BC – 1398 AD) | curatore=Victor H. Mair | rivista=Sino-Platonic Papers | numero=230 | editore=Chinese Academy of Social Sciences, University of Pennsylvania Department of East Asian Languages and Civilizations | pp=20-21 | issn=2157-9687}}</ref>
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Gli affreschi di Afrasiab, risalenti al VI-VII secolo e situati a Samarcanda, Uzbekistan, rappresentano un raro esempio sopravvissuto di arte sogdiana. Questi dipinti, che mostrano scene di vita quotidiana e avvenimenti come l'arrivo di ambasciatori stranieri, si trovano tra le rovine di residenze aristocratiche. Non è chiaro se qualcuna di queste dimore palaziali servisse anche come palazzo ufficiale dei sovrani di Samarcanda.<ref>{{cita libro | autore=A. M. Belenitskii e B. I. Marshak | anno=1981 | capitolo=Part One: the Paintings of Sogdiana | curatore=Guitty Azarpay | titolo=Sogdian Painting: the Pictorial Epic in Oriental Art | città=Berkeley, Los Angeles, Londra | editore=University of California Press | p=47 | isbn=0-520-03765-0}}</ref> I più antichi murali monumentali sogdiani ancora esistenti risalgono al V secolo e si trovano a Pendžikent, Tagikistan.<ref>{{cita libro | autore=A. M. Belenitskii e B. I. Marshak | anno=1981 | capitolo=Part One: the Paintings of Sogdiana | curatore=Guitty Azarpay | titolo=Sogdian Painting: the Pictorial Epic in Oriental Art | città=Berkeley, Los Angeles, Londra | editore=University of California Press | p=13 | isbn=0-520-03765-0}}</ref> Oltre a rivelare aspetti della vita sociale e politica dei Sogdiani, l'arte sogdiana è stata fondamentale per aiutare gli storici a comprendere le loro credenze religiose. Ad esempio, è evidente che i Sogdiani buddhisti incorporarono alcune delle loro [[Mitologia persiana|divinità iraniche]] nel loro pantheon buddhista. A [[Semireč'e|Zhetysu]], placche sogdiane [[Doratura|dorate]] in bronzo su un [[tempio buddhista]] mostrano una coppia di divinità, maschile e femminile, con le mani tese che reggono un [[Camelus|cammello]] in miniatura, un'immagine non buddhista che si ritrova anche nei dipinti di Samarcanda e Pendžikent.<ref>{{cita libro | autore=A. M. Belenitskii e B. I. Marshak | anno=1981 | capitolo=Part One: the Paintings of Sogdiana | curatore=Guitty Azarpay | titolo=Sogdian Painting: the Pictorial Epic in Oriental Art | città=Berkeley, Los Angeles, Londra | editore=University of California Press | pp=34-35 | isbn=0-520-03765-0}}</ref>
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