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*7 giugno: direazione nazionale DC: con una mossa a sorpresa [[Andreotti]] dichiara che è stato per il semestre di presidenza italiano del consiglio europeo di prossimo inizio se è ancora alla guida del governo. Per il presidente del consiglio la tenuta dell'esecutivo va ascritta al suo personale senso di responsabilità di fronte alle forti divisioni interne del partito e alla frammentazione degli obiettivi dei suoi alleati a partire dai socialisti, che aprono un dialogo coi movimenti leghisti e non escludono alleanze locali di programma. Particolare scalpore desta l'affermazione che gran parte dei ministri non sono stati scelti ma imposti da logiche di corrente.<ref>Il messaggero, 8 giugno 1990</ref>
*9 giugno: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], rende noti i dati di un controllo effettuato dai carabinieri del NAS su 604 mense scolastiche in tutta Italia. Secondo i rapporti dell'Arma sono stati rilevati 125 illeciti di natura penale e 122.177 di natura amministrativa. Diciannove mense sono chiuse e svariati quintali di cibi mal conservati, confezionati abusivamente o scaduti sequestrati.<ref>Il messaggero, 10 giugno1990</ref>
*11 giugno: il governo viene investito dalla richiesta di [[Emanuele Filiberto di Savoia (1972)|Emanuele Filiberto di Savoia]], che ha la cittadinanza italiana, di poter svolgere il servizio militare in Italia nell'imminenza della maggiore età. Si riapre il problema della XIII disposizione transitoria della Costituzione, con la maggioranza già divisa tra contrari (PRI, PSI, PSDI) e favorevoli al trasferimento delle salme di [[Vittorio Emanuele III]] e di [[Elena del Montenegro]] al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]].<ref>Il messaggero, 12 giugno 1990</ref>
*13 giugno: dopo un dibattito interno durato diversi mesi [[Giorgio La Malfa]] scrive un editoriale su [[La voce repubblicana]] ed apre alla possibilità di collocare il partito all'opposizione. L'orientamento del partito è quello di coprire il vuoto lasciato dal PCI, travolto da una forte crisi interna, per affrontare una eventuale fine anticipata della legislatura in posizione politicamente più favorevole.</br>Dopo un iter di quasi due anni il senato approva in via definitiva coi voti della maggioranza (meno la sinistra DC) e del MSI la [[Decreto del presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309|legge Jervolino-Vassalli]], che supera le norme sugli stupefacenti della legge del 1975. La norma, per la quale i socialisti hanno minacciato più volte la crisi di governo, introduce la perseguibilità penale del consumo di stupefacenti. Per la sua applicazione sono necessari diversi decreti ministeriali, a partire da quello sulla modica quantità, contro i quali le opposizioni di sinistra preannunciano ricorsi al [[TAR]].<ref>Il messaggero, 14 giugno 1990</ref>
*15 giugno: rispondendo ad alcune interrogazioni il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], consegna ufficialmente al parlamento una relazione sulle attività elettorali finanziate dagli amministratori delle [[USL]] coi fondi degli enti. Con una spesa per l'anno in corso quantificata in 81.000 miliardi (16.000 in più rispetto al fondo sanitario nazionale) De Lorenzo sollecita la riforma già esaminata dal senato, che nelle intenzioni dovrebbe escludere i politici dall'amministrazione sanitaria. Propone inoltre di inserire in un provvedimento sulle funzioni di alcune categorie ospedaliere un aumento degli stipendi per il personale infermieristico, allo scopo di sopperire alle forti carenze di organico in ambulatori e ospedali.<ref>Il messaggero, 16 giugno 1990</ref>
*19 giugno: il quotidiano [[Milano finanza]] pubblica una dichiarazione attribuita a [[Silvio Berlusconi]], non smentita dall'interessato, sul divieto delle interruzioni pubblicitarie nei film. Parlando ai pubblicitari di [[Fininvest]] il Cavaliere avrebbe sostenuto che la norma verrà cancellata dal governo attraverso un voto di fiducia. [[Andreotti]], che si trova a Merano per delle cure, evita di fare dichiarazioni. [[De Mita]], a nome della sinistra democristiana, dichiara che il no agli spot già pronunciato al senato sarà ripetuto alla camera. Il ministro delle poste, [[Oscar Mammì]], si limita ad assicurare che il governo non prende in considerazione le dichiarazioni di un privato.<ref>Il messaggero, 20 giugno 1990</ref>
*22 giugno: [[Andreotti e [[Forlani]] si riuniscono dapprima col Presidente della repubblica. in seguito con i segretari dei partiti della maggioranza, ricevuti uno per volta. IIl nodinodo da sciogliere sonoè il voto di fiducia sulla [[legge Mammì]] e la riforma del sistema elettorale. I laici minori (PSDI, PRI, PLI) esprimono preoccupazione per la lacerazione apparentemente insanabile della DC e le bordate quotidiane di cui è fatta oggetto dai socialisti. SeIncalzato dalle richieste di chiarimento Andreotti dichiara che se non ci saranno spazi di mediazione il governo è pronto a porre la questione di fiducia sull'emiottenza radio-televisiva.<ref>Il messaggero, 23 giugno 1990</ref>
*25 giugno: un editoriale de [[Il Popolo]] critica la sinistra democristiana per la libertà di azione che vuole avere in materia di televisioni e referendum elettorali. L'iniziativa segue un ennesima presa di posizione dei socialisti contro l'intenzione di De Mita di non adeguarsi agli accordi di maggioranza in materia di emittenza ed editoria e appoggiare il movimento referendario per la modifica delle leggi elettorali. Il PSI, sostiene l'articolo, non può pretendere che la componente interna democristiana venga isolata quando insiste sulla proposta dell'elezione diretta del presidente della repubblica, anch'essa non concordata.<ref>Il messaggero, 26 giugno 1990</ref>
*28 giugno: il presidente della RAI, [[Enrico Manca]], presenta il bilancio aziendale per il 1989, che registra un indebitamento pregresso di 1.240 miliardi, che si assesterà a circa 1.900 entro la fine del 1990. L'esercizio del 1989 si è chiuso in formale pareggio (2.600 miliardi il [[fatturato]], 600 miliardi il margine operativo e 400 miliardi gli investimenti) solo per un contributo straordinario di 200 miliardi, erogato del governo per il mancato adeguamento del canone. Secondo Manca la RAI sta andando incontro ad un generalizzato peggioramento dei conti per la mancata approvazione della [[legge Mammì]] e il conseguente ritardo nella fisssazione dei tetti pubblicitari. </br>Craxi e Forlani si incontrano per discutere del duplice problema della [[legge Mammì]] e delle riforme elettorali. Interpellati in proposito gli interessati parlano di un incontro chiarificatore ma non risolutore.<ref>Il messaggero, 29 giugno 1990</ref>
 
==== Luglio ====
*1 luglio: inizia il semestre italiano di presidenza del consiglio d'europea.</br>Entra in vigore l'aumento delle tariffe postali previsto dalla manovra correttiva; +50 lire le lettere, +400 lire le raccomandate, +200 lire gli espressi.</br>De Mita replica all'incontro di Craxi e Forlani confermando che la sinistra democristiana non voterà la fiducia al governo sulla legge Mammì]]. <ref>Il messaggero, 2 luglio 1990</ref>
*4 luglio: l'[[ISTAT]] diffonde i dati ufficiali del tasso di [[inflazione]] di giugno (+0,4%) che porta il tasso annuo al 5,6%. Il governatore della Banca D'Italia, [[Carlo Azeglio Ciampi]], chiede al governo di intervenire sul delicato problema dei salari e della spesa pubblica, interventi fondamentali con l'unione monetaria europea e il rischio che l'economia italiana venga vista a rischio dagli investitori stranieri.</br>Andreotti, reduce da numerosi impegni all'estero, affida alla sua rubrica sul settimanale [[l'Espresso]] alcune proposte relativamente ad una riforma istituzionale organica, che comprenda anche le modifiche della legge elettorale. Il presidente del consiglio propone di mantenere la proporzionale con uno sbarramento del 3%, la sfiducia costruttiva (non cade un governo se non è già pronto il successivo), l'elezione diretta del presidente della repubblica dopo un certo numero di votazioni parlamentari andate a vuoto. Respinte dagli alleati minori di governo (PSDI, PRI, PLI) le proposte sono accolte con freddezza anche nella DC; la mancata presa di posizione dei socialisti fa scrivere ai giornali che la sortita sia un tentativo di avviare una mediazione tra Craxi e De Mita anche per fermare il movimento per i referendum elettorali.<ref>Il messaggero, 5 luglio 1990</ref>
*6 luglio: in una intervista a [[Il Messaggero]], rilasciata alla vigilia di un vertice della maggioranza, [[De Mita]] ribadisce la necessità di un tetto massimo nella raccolta pubblicitaria televisiva. Il limite deve valere per tutti, e non solo per la RAI. Secondo il leader DC la carta stampata rischia di uscire perdente dalla concorrenza televisiva. La proposta scatena la reazione contraria dei socialisti. Il presidente della RAI, da parte sua, ritiene che la norma va profondamente rivista per comprendere le nuove tecnologie come la pay-tv.<ref>Il messaggero, 7 luglio 1990</ref>
*9 luglio: i segretari dei partiti della maggioranza si riuniscono con Andreotti per trovare un accordo sulla [[legge Mammì]]. L'incontro si risolve in un nulla di fatto. La sinistra democristiana insiste sull'abolizione del tetto pubblicitario per la RAI, in modo da farla competere liberamente con le emittenti private, governo e partiti insistono nel dire di no. [[Nino Cristofori]], a nome di Andreotti, dichiara che restano validi gli accordi che hanno portato all'approvazione della legge in prima lettura e che, come richiesto dai socialisti, sull'abolizione del divieto di interruzione dei film verrà quasi sicuramente posta la questione di fiducia.</br>Dopo una riunione della segreteria Craxi avvia una serie di colloqui coi segretari dei partiti della maggioranza. Per i socialisti il problema è ora soltanto interno alla DC; a Forlani e Andreotti spetta il compito di richiamare all'ordine la sinistra sull'emittenza e sui referendum elettorali, contro i quali si dichiara pronto a provocare la fine anticipata della legislatura.<ref>Il messaggero, 10 luglio 1990</ref>
*12-15 luglio: in un clima di forte tensione inizia alla camera l'esame della [[legge Mammì]]. Una eccezione di costituzionalità, presentata da PCI, MSI, verdi e radicali, viene respinta a scrutinio segreto con 13 franchi tiratori della maggioranza che hanno votato a favore. I lavori non vanno oltre le questioni procedurali. A tarda sera Andreotti riunisce col gruppo democristiano, presente il ministro Mammì, per tentare una mediazione con la sinistra interna. La riunione è rinviata in attesa delle reciproche proposte ma intanto [[Guido Bodrato]] presenta alla camera una mozione che chiede ufficialmente l'abolizione dei tetti pubblicitari e il libero mercato della pubblicità. Dopo un secondo incontro Andreotti, sollecitato da Craxi ma anche dagli altri alleati, è costretto a dichiarare che sui punti più controversi della legge sarà posta la questione di fiducia.<ref>Il messaggero, 13-17 luglio 1990</ref>
*12 luglio: viene annunciata la costituzione di un "Comitato per la difesa della legislatura", formato da un gruppo trasversale di parlamentari di maggioranza e di opposizione. L'obiettivo è consegnare al Presidente della repubblica una dichiarazione in cui si assicura che in caso di caduta del governo ci sono i numeri per un esecutivo di scopo che eviti la conclusione anticipata della legislatura e l'eventuale rinvio dei referendum in materia elettoale. Vi sono rappresentati parlamentari di tutte le tendenze, esclusi socialisti e missini.<ref>Il messaggero, 13 luglio 1990</ref>
*18-20 luglio: dopo una lunga serie di incontri Andreotti e De Mita annunciano di aver raggiunto un accordo. La sinistra democristiana non trascinerà il governo alla crisi a condizione che la maggioranza inserisca nel testo una "clausola di dissolvenza", ovvero un progressivo adeguamento della raccolta pubblicitaria tra pubblico e privato fino alla completa parità di risorse. L'intesa viene smentita di li a poco. Secondo voci che si rincorrono De Mita ha chiesto di tornare alla proposta del suo governo, che prevede di dare alla RAI il 50% delle risorse (pubblicità e canone) e il resto ai privati, rivedendo il tutto nel 1992, anno di apertura del mercato europeo.</br>[[Silvio Berlusconi]] e [[Gianni Letta]] si incontrano col sottosegretario [[Nino Cristofori]] per chiedere ufficialmente al governo di rinviare di almeno 12 mesi i termini previsti dalla legge sugli spot televisivi nei film. Lo scopo è quello di poter trasmettere in prima visione diverse migliaia di pellicole con le normative in vigore.<ref>Il messaggero, 19-21 luglio 1990</ref>
*20 luglio: consiglio dei ministri: pressato dalle polemiche che salgono anche nella maggioranza l'esecutivo è chiamato ad abrogare la cosiddetta "tassa sulla sete". L'aumento delle tariffe per l'acqua potabile e imbottigliata viene sostituito a parità di gettito con un aumento di 60 lire per la benzina, 55 per il gasolio e 40 per il metano. Aumentano tra le 15 e le 25 lire i carburanti per uso agricolo e gli oli combustibili per l'industria. L'aumento dell'acqua minerale è sostituito con l'aumento dell'IVA dal 9 al 19%, ciò che ne diminuisce il prezzo di 50 lire. Alle critiche delle opposizioni e di [[Confindustria]] i ministri delle finanze e del bilancio rispondono che non ci sarà un aumento del tasso di inflazione e che il gettito per l'erario è stato aumentato di circa 10.000 miliardi. Andreotti, contestato da più parti, sostiene che la modifica delle imposte a parità di gettito è stata chiesta con voto unanime di maggioranza e opposizioni alla commissione finanze della camera.</br>Nelle stesse ore il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], chiede al presidente della repubblica di rinviare alle camere una legge di adeguamento sulle pensioni dei lavoratori autonomi. Secondo Carli, dato un sommerso di 450 miliardi, la norma non possiede il requisito costituzionale della copertura finanziaria, dal momento che mancano dati sul numero dei beneficiari e l'ammontare delle somme richieste.<ref>Il messaggero, 21 luglio 1990</ref>
*23 luglio: il gruppo dei senatori socialisti presenta uno studio sugli effetti delle norme elettorali secondo le modifiche richieste dai referendum. Il documento sostiene che coi risultati del 1987 si avvantaggerebbe la sola DC; perderebbero seggi i comunisti e i socialisti, verrebbero ridotti al lumicino missini, repubblicani e socialdemocratici e scomparirebbero liberali, radicali, leghisti e verdi. Nella relazione allegata si sostiene che lo scopo del movimento referendario è quello di mettere a freno l'opinone pubblica. I promotori rispondono che l'obiettivo delle firme è stato raggiunto e con una lettera ai giornali firmata, tra gi altri, da [[Mario Segni]], [[Jas Gawronski]], [[Marco Pannella]] e [[Fulco Pratesi]], nella quale si sostiene che il parlamento è bloccato a ratificare interessi di correnti di partito e imprenditori e che l'elettorato ha il diritto di ufficializzare col voto la tendenza al cambiamento che il Paese richiede.<ref>Il messaggero, 24 luglio 1990</ref>
*24-26 luglio: consiglio dei ministri: mentre alla camera l'esame procede a rilento l'esecutivo approva un maxi-emendamento alla [[legge Mammì]], definito un compromesso tra le parti. Le modifiche riguardano tetto pubblicitario e canone RAI (che sono "congelati" fino al 31 dicembre 1993), il massimo affollamento pubblicitario (12% ogn ora e 5% giornaliero per la RAI; 15 e 18% per le private) e le interruzioni: per gli spot è stabilito un massimo di tre interruzioni per programmi che superano i 45 minuti, elevate a 5 se durano oltre 90 minuti. Sono modificate anche le norme anti-trust per [[Sipra]] e [[Publitalia]]. I ministri della sinistra democristiana esprimono delle riserve e al termine della riunione si riuniscono con De Mita e Bodrato per decidere i termini dell'opposizione parlamentare. Il maxi-emendamento viene presentato e approvato dalla camera coi voti della maggioranza meno dieci deputati della sinistra DC ma il governo viene successivamente sconfitto su un emendamento che vieta gli spot nei programmi destinati ai minori fino a 14 anni.
 
== Note ==