Pasqua Rossa: differenze tra le versioni

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==La rivolta==
 
La sommossa scoppiò la domenica di Pasqua del 21 aprile 1946 quando circa tremila detenuti armati di mitra, pistole, di un [[panzerfaust]] e di circa 30Kg di [[tritolo]], riuscirono a sopraffare le poche guardie rimaste per Pasqua. A guidare il tentativo di evasione vennero identificati nomi noti della criminalità milanese come [[Ezio Barbieri]]<ref>[https://web.archive.org/web/20180521113621/https://milano.repubblica.it/cronaca/2018/05/17/news/morto_ezio_barbieri_banda_bezzi-barbieri-196678589/ articolo della Repubblica]</ref><ref>[https://asisp.intesasanpaolo.com/publifoto/detail/IT-PF-FT001-007860/il-bandito-ezio-barbieri-destra-ritratto-durante-visita-alcuni-giornalisti-al-carcere-san-vittore-milano-dove-e-detenuto archivio storico intesa sanpaolo]</ref> e Athos Stelpi, esponenti della [[Ligera]], e [[Giuseppe Caradonna]], ex gerarca fascista. I detenuti riuscirono quasi ad evadere in massa dal carcere, grazie al gran numero di armi e alla sufficiente quantità di esplosivi, alla resa delle guardie e alle condizioni di sicurezza insufficienti del carcere, logorato da anni di mancata manutenzione dovuta alla guerra. A fermare l'evasione vi fu un giovane agente di custodia d'origini siciliane, che in quel momento non era in servizio: Salvatore Rap che, armato di mitragliatrice pesante, riuscì a rallentare l'avanzata dei prigionieri permettendo alle forze dell'ordine e all'esercito di circondare interamente l'edificio e sottoporlo ad assedio, che durò per quattro giorni. Oltre un centinaio di detenuti vennero feriti, quattro di loro morirono e Salvatore Rap venne dichiarato morto 3 giorni dopo la fine degli scontri a causa di un colpo al petto.
 
==L'intervento dei militari==