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{{Quote|Il loro piano era di liberare anche le altre città, che sono conosciute come le città Actene, e che erano un tempo possedimenti di Mitilene, ora di Atene, e hanno attribuito particolare importanza ad Antandro. Una volta insediati lì sarebbe stato facile per loro costruire navi, poiché vi era del legname sul posto, e l’Ida era così vicino; sarebbero state disponibili anche altre materie prime, e, con questa base nelle loro mani, avrebbero potuto facilmente compiere incursioni a Lesbo, che non era lontana, e sottomettere le città Eoliche sulla terraferma.|Tucidide, ''La guerra del Peloponneso'', IV, 52, 3}}
 
Tale importanza è attestata anche da Senofonte nel corso della guerra del Peloponneso, nel [[409 a.C.|409]] e [[205 a.C.]], ed è forse stata ripresa da Virgilio nella scelta della città, da parte di Enea, come il luogo in cui costruire flotta prima di partire per l'Italia:[21<ref>Senofonte, ]''Elleniche'', I, 1, 25-6; II, 1, 10.</ref><ref>Virgilio, ''op. cit.'', III, 5-6.</ref> fino al [[XIV secolo]], infatti, Antandro continuò ad essere un centro di cantieristica navale al servizio degli Ottomani.[22<ref>Lemerle, ]''L’émirat d’Aydin'', p. 96.</ref>
 
Aderendo alla Lega delio-attica nel [[427 a.C.]] Antandro compare negli elenchi tributari ateniesi del [[425 a.C.]], dove vale 8 talenti, il che indica, ancora una volta, la prosperità della città.<ref>''Inscriptiones [Graecae'', 23I, ]71; I, 77.</ref><ref>Carusi, ''op. cit.'', pp. 31-2.</ref>
 
Nel 411 o 410 a.C. Antandro cacciò la guarnigione persiana con l'aiuto delle truppe peloponnesiache che stazionavano presso Abido, sull’Ellesponto.<ref>Tucidide, [24''op. ]cit.'', VIII, 108, 4-5.</ref><ref>Diodoro Siculo, ''Bibliotheca historica'', XIII, 42, 4.</ref> Dopo un breve periodo di libertà la città tornò sotto il controllo persiano e nel [[409 a.C.]] [[Farnabazo II|Farnabazo]] costruì una flotta per i Peloponnesiaci utilizzando l'abbondante legname del monte Ida.<ref>Senofonte, [''op. 25cit.'', ]I, 1, 25-6.</ref> non sappiamo come i Persiani riconquistarono Antandro, ma nel 409 a.C. i Siracusani strinsero amicizia con gli Antandriati aiutandoli a ricostruire le fortificazioni, poiché l’anno precedente la città aveva subito un assedio.<ref>Senofonte, [''op. 26cit.'', ]I, 1, 26.</ref> Nell'estate del [[399 a.C.]] Senofonte, con i [[Diecimila (Anabasi)|Diecimila]], passò per di qui sulla via del ritorno dalla Persia,<ref>Senofonte, [27''Anabasi'', ]VII, 8, 7.</ref> e più tardi scrisse nelle ''Elleniche'' della continua importanza strategica della città durante la [[guerra di Corinto]].<ref>Senofonte, [''op. 28cit.'', ]IV, 8, 35.</ref>
 
Dopo il periodo classico i riferimenti ad Antandro diventano sempre più scarsi. Il successivo riferimento alla città è del 200 a.C. circa, quando Antandro era sulla via dei ''thearodokoi'' di Delfi,<ref>Plassart, [29''Inscriptions ]de Delphes: la liste de théorodoques'', p. 8.</ref><ref>Cook, ''op. cit.'', 12.</ref> e nel [[II secolo a.C.]] un’iscrizione proveniente da Antandro ci dice che la città inviò dei giudici a Peltai, in Frigia, per arbitrare una controversia.<ref>Michel, [''Receuil 30d'incriptions ]grecques'', 668.</ref> Dal 440 circa al [[284 a.C.]] , la città coniò le proprie monete;<ref>Head, [''Historia 31Numorum'', ]pp. 541-2.</ref><ref>''Sylloge Nummorum Graecorum'', pp. 213-19.</ref> ciò riprese durante il governo dell’imperatore Tito ([[79]]-[[81]] d.C.) e continuò fino al comando di Eliogabalo ([[218]]-[[222]] d.C.).<ref>Head, [''op. 32cit.'', ]p. 447.</ref> Nel periodo bizantino Antandro fu sede vescovile nella metropoli di Efeso.<ref>''Notitia [ 33 ]Episcopatuum''.</ref>
 
==Note==