Utente:Claudio Gioseffi/Sandbox 20: differenze tra le versioni

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Forse la prima importante villa costruita sulle pendici orientali del Monte, nella seconda metà del Cinquecento, fu [[Villa Capra detta la Rotonda]], che restò a lungo isolata, incastonata in un panorama di rara bellezza, circondata dalla campagna, dalla Valletta del Silenzio e dalla collina. Seguì, nel secolo successivo, la costruzione della [[Villa Valmarana ai Nani]] e, poco oltre il Santuario sul colle Ambellicopoli, della Villa Guiccioli, ora sede del [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Vicenza)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]].
 
Ai piedi di Monte Berico, verso [[Campo Marzo]], fu costruita nel Seicento Villa Volpe (ora Brusarosco), costituita da un corpo centrale con due logge laterali sporgenti. Concepita per essere ammirata dal vasto spazio antistante prima di iniziare la salita, fu impreziositavalorizzata nella seconda metà del Settecento dal primo tratto dei portici, ma snaturata nelqualche decennio più tempotardi dalla costruzione della ferrovia e dell'incrocio stradale di Santa Libera<ref>Non se nesi conosce lail progettista della paternitàvilla; in passato era stato avanzato il nome di [[Antonio Pizzocaro]], mentre di recente si è pensato a [[Baldassarre Longhena]], {{cita web|url=http://www.gruppo4.com/sivi/cit_i/cv13_i.htm|titolo=Gruppo4.com|accesso= }}. V. anche la {{cita web|url=http://archivio.vajenti.com/opac.php?search=a%3A3%3A%7Bs%3A6%3A%22Parola%22%3Ba%3A3%3A%7Bs%3A3%3A%22sel%22%3Bs%3A6%3A%22Parola%22%3Bs%3A5%3A%22input%22%3Bs%3A17%3A%22Via+Col.+Casanova%22%3Bs%3A4%3A%22comp%22%3Bs%3A1%3A%22%3D%22%3B%7Ds%3A7%3A%22orderby%22%3BN%3Bs%3A5%3A%22hosts%22%3BN%3B%7D&start=0&mode=view&rpp=10&orderby=Titolo&loc=S&screen=homepage&temptable=tmp__20131203005813_32107900&screen=homepage&sub=allegato&allegato=4240 |titolo=Foto della villa Volpe, dall'Archivio Vajenti|accesso= }}</ref>.
 
Quanto alle pendici del Monte prospicienti la città, a partire dal Seicento sono documentate alcune costruzioni civili - a metà delle Scalette ila famiglia Gislardi avevanoaveva costruito una palazzina, poi passata in proprietà dei Chiericati, e alla sommità si incontravano due casini dei [[Piovene (famiglia)|Piovene]] e la casa di un certo Antonio Scola - ma sostanzialmente, fino a tutto il Settecento, mancavano abitazioni stabili di famiglie<ref>Un atto di vendita del 1800 lascia capire che l'attuale zona di Santa Libera, allora chiamata ''Pradella'' era ancora disabitata. Un altro atto del 1798 riguarda un vastotrattovasto tratto di terreno - che comprendeva il cosiddetto Monte Tondo - in località del Cristo</ref>. Verso le Scalette esisteva la Villa Camerini-Gonzaga, forse la più antica perché costruita alla fine del Seicento, <ref>{{cita|Mantese, 1982/1| pp. 187-88}}; {{cita|Mantese, 1982/2| pp. 575-77}}</ref>.
 
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==== La sistemazione attualepiù recente del Santuario ====
DopoFiniti gli anni turbolenti della sottomissione ai francesi e della soppressione degli ordini religiosi e quindi anche del convento dei [[Serviti]] di monte Berico, Vennevenne iniziata la sistemazione delladel basilicaSantuario - su iniziativa dei pochi frati che ancora resistevano sul posto e finanziata dalle sole elemosine dei fedeli - che lagli portòdiede alll'aspetto con cui si presenta al giorno d'oggi. Furono utilizzati i disegni dell'architetto [[Giacomo Verda]], approvati dall'[[Accademia delledi Bellebelle arti di Venezia]], mentre, abbattuto il [[campanile]] quattrocentesco, quello nuovone fu progettatacostruito uno nuovo progettato dall'architetto [[Antonio Piovene]]<ref>{{cita|Mantese, 1982/2| pp. 908-09}}</ref>.
 
==== Il Risorgimento a Monte Berico ====
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Monte Berico fu, il 10 giugno del 1848, teatro di una battaglia che segnò le sorti di Vicenza, ribellatasi al dominio austriaco qualche mese prima.
 
La città era difesa dalle truppe [[Stato Pontificio|ex pontificie]] e da volontari. I colonnelli [[Enrico Cialdini|Enrico Cialdini]] e [[Massimo d'Azeglio]] avevano il compito di difendere Monte Berico, potendo contare su circa 4.000 uomini. L’esercito austriaco, avanzò averso semicerchioVicenza suda Vicenzasud-est con una manovra a tenaglia e impegnò in battaglia le difese italiane in una battaglia presso la Rotonda, riuscendo a scalzare i volontari romani che ripiegarono su Villa Valmarana e, nel pomeriggio, pressoverso il Santuario; qui però arrivarono ben presto gli austriaci, che puntarono i cannoni contro la città, sfruttando la posizione elevata.
 
A questo punto il generale Durando ritenne perduta la battaglia e dichiarò necessaria la resa. All’una di notte gli austriaci cessarono il bombardamento e, iniziate le trattative, concessero all’ex esercitoall’esercito pontificio di ritirarsi a sud del [[Po]], condopo aver sottoscritto l’accordol’impegno di non combattere più per tre mesi. Gli italiani ebbero 293 morti e 1.665 feriti, gli austriaci 141 morti, 541 feriti e 140 dispersi.
 
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==== Il piazzale della Vittoria ====
Fino al 1920 dalla gradinata della basilica non si aveva la vista della città, nascosta da un dosso piuttosto alto, esistente laddove oggi vi è il piazzale della Vittoria; l'antica aspirazione dei vicentini, di dare alla chiesa un più ampio respiro e di poter spaziare con lo sguardo, oltre questa barriera, sulla sottostante città, non era mai stato realizzato per l'enorme costo che questo lavoro avrebbe comportato.
 
Questa intenzione poté concretizzarsi dopo la fine della [[prima guerra mondiale]], quando si costituì un Comitato cittadino che intendevaper dare corpo al comune sentimento di riconoscenza verso i caduti con la costruzione di un'opera grandiosa e solenne, che fu individuata, appunto, nella creazione di un piazzale sul quale poi costruire un qualche monumento commemorativo, un [[arco trionfale]] o un'ara.
 
Il Comune se ne assunse l'onere, un gigantesco sforzo economico a quel tempo - alla fine fu quantificato in 5 milioni milioni di lire - ma lene ricavarono un discreto beneficio anche quelle masse di operai che altrimenti, nell'immediato primo dopoguerra, non avrebbero trovato altra occupazione.
 
L'opera comportò la demolizione di 120.000 metri cubi di roccia, parte della quale fu trasportata sul declivio del monte verso settentrione; ne risultò un piazzale, largo in media 60 m. e con un'area complessiva di 6600 m².; alla fine piacque tanto che non si senti più il bisogno di collocarvi un ulteriore monumento. Sul lato occidentale trovò posto il monumento ai caduti del 1848, dello scultore [[Antonio Tantardini]]; di fronte venne murata una lapide di marmo con il Bollettino della Vittoria del 1918. FuIl piazzale fu solennemente inaugurata da [[Benito Mussolini]] il 24 settembre 1924<ref>{{cita|Giarolli, 1955| pp. 539-41}}</ref>. E' inserito nella lista dei [[monumenti nazionali]].
 
Il piazzale è inserito nella lista dei [[monumenti nazionali]].
 
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==== Il quartiere attuale ====
Nel corso della prima metà del Novecento - sul terreno dell'exa proprietàgradoni Clementiprima coltivatacoltivato a vigneto piantato su gradoni, come in un immenso anfiteatro aperto sulla città - tutto il versante nord del monte - compreso tra il percorso delle Scalette e quello dei porticiPortici e delimitato in alto da Viale Massimo d'Azeglio - fu occupato da un nuovo quartiere di ville signorili e di case di civile abitazione, costruite con stili anche molto diversi tra di loro. È attraversato da due strade in salita, viale Dante e Viavia Petrarca, alle quali il nome è statovenne dato con deliberazioni comunali delnel 1911<ref>{{cita|Giarolli, 1955| pp. 141, 341}}</ref>.
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