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==La spedizione==
===Percorso verso l’interno===
Clearco fu il capo riconosciuto dell'armata greca fino a pochi giorni dopo la battaglia: quando il satrapo di [[Caria]] (nonché avversario diretto di Clearco a Cunassa) [[Tissaferne]] fece catturare e uccidere Clearco, Prosseno, Menone, Agia (probabilmente un secondo nome di Sofeneto) e Socrate, i loro posti furono ricoperti da Senofonte, Timasione, Santicle, Cleanore e Filesio, con lo spartano Chirisofo nel ruolo di comandante generale.
I mercenari, radunati da tutta la Grecia in Asia Minore, vennero inizialmente tenuti all’oscuro del disegno di Ciro, che prima sostenne che sarebbero serviti per affari interni – il sospetto che [[Tissaferne]] stesse tramando di impadronirsi delle città anatoliche, l’assedio di Mileto per ricondurre in città gli esuli<ref>{{cita|Senofonte|I, 1, 6-7}}.</ref> – poi per la sottomissione della Pisidia.
 
La colonna, da Sardi, partì per raccogliere gli uomini di Aristippo, condotti da Menone di Larissa, a Colossi, in Frigia; Clearco condusse le sue truppe a Celene. Nel frattempo giuse Sosi di Siracusa con trecento opliti e Sofeneto di Arcadia con mille. L’esercito quindi mosse verso Tarso, attraverso la Cappadocia e la Cilicia.
È da notare che pur essendo passati alla storia come i "10.000", l'armata assommava a circa 12.900 <ref>{{cita|Senofonte|I, 7, 10.}}; 13.000 secondo {{cita|Senofonte|I, 2, 9.}}</ref> uomini al momento della battaglia, cui si aggiunsero in seguito disertori dall'esercito persiano.
 
A [[Cerasunte|Ciresun]], alla fine della parte più drammatica del viaggio, i sopravvissuti risultarono essere circa 8.600. La maggior parte delle perdite dovute al freddo, alla fame ed agli stenti patiti durante l'attraversamento delle catene montuose anatoliche, mentre nei numerosi combattimenti le perdite furono relativamente limitate.<ref>{{cita|Senofonte|V, 3, 3.}}</ref>
Una volta conosciuto lo scopo della missione di Ciro, i mercenari chiesero stipendi maggiori, che vennero aumentati da un darico a un darico e mezzo al mese a testa.
 
Presso Isso giunse la flotta di Ciro, composta da 25 navi persiane e 35 triremi greche, che trasportavano i 700 opliti spartani che gli efori avevano inviato a Ciro. Prima delle “porte Siriache” si aggiunsero altri 400 opliti sotto il comando di Abrocoma. Sennia e Pasione abbandonarono la spedizione, non disposti a rimanere con Ciro fino in fondo.
 
Il Gran Re venne a conoscenza del disegno di Ciro sono quando quest’ultimo era a Lampsaco e, nella strada verso Babilonia, non aveva trovato nessun ostacolo. Artaserse quindi organizzò un esercito che si scontrò con i mercenari durante la [[battaglia di Cunassa]].
 
===La battaglia di Cunassa===
{{vedi anche|Battaglia di Cunassa}}
 
Nella battaglia i due eserciti erano a grandi linee alla pari, in quanto il Gran Re non aveva potuto, in poco tempo, chiamare a raccolta gli eserciti delle satrapie; tra i ribelli i Greci si disposero ai lati dello schieramento, mentre Ciro si collocò al centro, in faccia al fratello.
 
Ciro si concentrò in ripetuti assalti al fratello Artaserse, proprio nel mezzo dello schieramento lealista, e durante uno di questi attacchi perse la vita. Sembra però che nel resto del campo di battaglia trionfassero i ribelli, quindi fu impossibile stabilire con certezza il vero esercito vincitore della battaglia, il che provocò una situazione d’incertezza.
 
Questa battaglia segnò una svolta fondamentale nella guerra di Ciro contro il fratello Artaserse, in quanto da qui iniziò il ritorno a casa dei Greci, attraverso le impervie regioni nell’interno dell’Asia Minore.
 
La lunghezza della strada percorsa in totale da Efeso nell’Ionia fino al campo di battaglia era di novantatré tappe, cioè 535 parasanghe, ossia 16 050 stadi. Il campo di battaglia distava da Babilonia 360 stadi.<ref>{{cita|Senofonte|II, 2, 6}}.</ref>
 
===Verso il mare===
Il giorno seguente la battaglia i Greci vennero informati della morte di Ciro: questi, già pronti ad incalzare il Gran Re, caddero in un profondo sconforto. Il giorno seguente vennero degli ambasciatori chiedendo ai mercenari di consegnare le armi, ma questi rifiutarono, dicendo che non spettava ai vincitori cedere le armi.<ref>{{cita|Senofonte|II, 1, 9}}.</ref>
 
====Con Arieo====
Clearco decise piuttosto di seguire il persiano Arieo, il capo della cavalleria dell’esercito ribelle, che promise di riportare i Greci a casa senza ingannarli e restando sempre fedele a loro.<ref>{{cita|Senofonte|II, 2, 8}}.</ref> I mercenari ed Arieo quindi si avviarono, passando pericolosamente vicino alla zona dove si erano accampati i soldati del Gran Re.
 
Il giorno dopo il Re propose una tregua e i mercenari la accettarono per potersi rifornire<ref>{{cita|Senofonte|II, 3, 9}}.</ref>; venne Tissaferne a trattare la pace con i Greci, e venne concluso che il re avrebbe lasciato tornare questi in patria, a patto che non devastassero ingiustamente il territorio.<ref>{{cita|Senofonte|II, 3, 28}}.</ref> Il satrapo di offrì anche di accompagnare fino nella sua satrapia i Greci.
 
Dopo più di venti giorni<ref>{{cita|Senofonte|II, 4, 1}}.</ref> Tissaferne si presentò e la colonna mosse, oltrepassando il muro della Media e giungendo alla città di Sittace, vicino al fiume Tigri.<ref>{{cita|Senofonte|II, 4, 12-13}}.</ref>
 
==Adattamenti moderni==