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==I comandanti==
* [[Clearco di Sparta]], la massima carica dell’esercito dei mercenari, ci viene descritto da Senofonte come un uomocomandante “che ha la guerra nel sangue”<ref>{{cita|Senofonte|II, 6, 6}}.</ref>ideale: prontosevero ama tutto pur di combatteregiusto, amava il pericolo e rimaneva lucido anche nelle situazioni più drammatiche. Anchemanteneva conbenissimo la severità, affiancata dal suo aspetto severo, si faceva rispettare in ogni momento e circostanza; puniva con durezza, ma sempredisciplina contra uni motivosoldati.<ref>{{cita|Senofonte|II, 6, 7-10}}.</ref> Senofonte dice nei momenti di pericolo tutti gli obbedivano, ma, non appena si poteva, lo lasciavano: tutti quelli che lo seguivano lo facevano per obbedienza, non tanto per amicizia o benevolenza.<ref>{{cita|Senofonte|II, 6, 13}}.</ref>
* [[Chirisofo lodi SpartanoSparta]] fu il comandante delle truppe mercenarie dopo la morte di Clearco e prese il controllo dell’avanguardia greca durante la marcia verso il mare. Dimostrò di essere un capo deciso ma generoso con le sue truppe, e più volte operò in stretta collaborazione con Senofonte, anche se non mancarono con lui degli attriti. Lasciò la spedizione una volta arrivato al mare, a Trapezunte, per andare in cerca di navi, dal navarco [[Anassibio]] per riportare l’esercito in Grecia.e, Tornatotornato con una sola trireme, gli rivenne conferito il comando, dopo che Neone di Asine aveva ricoperto il suo ruolo durante la sua assenza. Quando l’esercito, in seguito, si divise in tre parti, prese il comando di circa 1.400 opliti e 700 peltasti.<ref>{{cita|Senofonte|VI, 2, 16}}.</ref> Durante quest’azione Chirisofo morìMorì, essendo febbricitante ed avendo bevuto un farmaco. Neone riprese il suo posto.<ref>{{cita|Senofonte|VI, 6, 11}}.</ref>
* [[Prosseno di Beozia]], sinci dadice giovane molto ambiziosoSenofonte, dopoera avermolto imparatocorretto l’arteed militareonesto, dama Gorgiaprivo di Leontini si unì all’impresa di Ciro, sperando di ottenere gloriapolso e ricchezze operando sempre correttamente ed onestamente. Senofonte ce lo descrive come un generale privoincapace di polso,punire chegiustamente spesso nonchi si faceva rispettare, limitandosi a lodare i meritevoli, ma a non rimproverare chi glicomportava disobbedivamale.<ref>{{cita|Senofonte|II, 6, 16-20}}.</ref>
* [[Menone di Farsalo]] ci viene dipinto come un capo spregiudicato e pronto a tutto per conquistare potere e ricchezze.<ref>{{cita|Senofonte|II, 6, 21}}.</ref>.
* [[Menone di Farsalo]] desiderava molto ardentemente la ricchezza ed il comando, passando per mezzi anche immorali; non aveva amici e derideva sempre tutti. Più che ai beni dei nemici, era interessato a quelli degli amici, vedendoli più incustoditi: applicava questa logica per tutto, del resto, prevaricando sui più deboli piuttosto che sui potenti. Menone andava fiero di questo suo comportamento meschino, ci dice Senofonte, considerando stolti i soldati onesti. Sapeva mantenere la disciplina dei soldati sono partecipando alle loro malefatte e ricordando sempre, a chi lo lasciava, che sarebbe potuto essere stato da lui ucciso.<ref>{{cita|Senofonte|II, 6, 21-27}}.</ref>. Si racconta che quando gli altri strateghi furono uccisi, lui venne tenuto in vita orrendamente per un anno, prima di morire da malfattore.<ref>{{cita|Senofonte|II, 6, 29}}.</ref>
* Sennia e Pasione lasciarono la spedizione molto precocemente, alle porte Siriache, venendo a conoscenza della vera missione di Ciro; fuggirono per mare, lasciando, però, i loro familiari presso Ciro. Questo, tuttavia, rispose che non avrebbe punito né inseguito i traditori, avendolo questi servito molte volte precedentemente.<ref>{{cita|Senofonte|I, 4, 7-8}}.</ref>
* [[Sofeneto di Stinfalo]], uno degli strateghi più anziani, lasciò la spedizione una volta arrivato sul Ponto, imbarcatosi in una delle navi che stavano riportando in Grecia le donne e i bambini. Dovette pagare una multa di dieci mine perché aveva svolto con trascuratezza il compito a lui assegnato.<ref>{{cita|Senofonte|V, 8, 1}}.</ref>
* [[Agia di Arcadia|Agia l’arcade]] e [[Socrate di Acaia|Socrate l'acheo]], entrambi sui trentacinque anni, a detta di Senofonte non vennero mai biasimati né derisi da nessuno come vili in guerra o nei confronti degli amici.<ref>{{cita|Senofonte|II, 6, 30}}.</ref>