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==Età contemporanea==
=== Un nuovo modo di pensare città e territorio ===
RispettoFinite aile quattroguerre secolinapoleoniche trascorsiVicenza, sottoinsieme ilcon dominiotutto dellail SerenissimaVeneto, nel momento del passaggiopassava sotto l'impero[[Impero austriaco]]. il ruolo della città, però, era ormai profondamente mutato rispetto a quello che aveva avuto durante quattro secoli trascorsi sotto il dominio della Serenissima: non era più quello di una piccola signoria di campagna, quantoma piuttosto quello diil capoluogo amministrativo di una provincia, più vasta di prima perché comprendente anche l'altopiano di Asiago.
 
Era cambiata anche la classe sociale dominante: non più quell'aristocrazia cittadina di proprietari terrieri che [[Storia di Vicenza#Privilegiati dal privilegio|con i patti di dedizione]] si erano assicurati un insieme di privilegi nei confronti della campagna, e si comportavano come signori del territorio, ma una classe emergente di imprenditori - molti dei quali residenti nellnella fascia pedemontana dell'alto vicentino, dove avevano creato le prime industrie tessili - e di commercianti che intendevano investire i proventi.
 
Di conseguenza, le esigenze della città dal punto di vista urbanistico erano rapidamente cambiate. Se già nel Sei-Settecento erano stati aperti nuovi varchi nelle mura, agli inizi dell'Ottocento le esigenze di entrare e uscire dalla città per recarsi nel territorio - ma anche di snellire il traffico interno - si erano fatte sempre più pressanti.
 
La cinta murata, che per secoli aveva rappresentato la distinzione tra città e campagna, tra ricchezza e povertà, tra cultura ed ignoranza, tra centro del potere politico e religioso e sottomissione, perse del tutto il [Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Il simbolismo del cerchio e delle mura|valore simbolico]] che aveva avuto per molti secoli. D'altronde le mura, le porte e i fossati non servivano ormai più alla difesa della città: la loro ormai accertata inutilità fece sì che non si curasse più la manutenzione di ciò che restava e così si aggiunse un ulteriore problema: il restauro diventava sempre più costoso e chi doveva prendere delle decisioni in proposito preferiva indirizzare i finanziamenti ad altre forme di sviluppo più congeniali ad una città moderna.
 
===L'apertura della città e lo sviluppo dei borghi===
{{vedi anche|Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Lo smantellamento delle fortificazioni|Storia dei fiumi di Vicenza#Epoca contemporanea|Borgo Berga#Epoca contemporanea}}
 
Di conseguenza, le esigenze della città dal punto di vista urbanistico cambiarono rapidamente. Se già nel Sei-Settecento erano stati aperti nuovi varchi nelle mura, agli inizi dell'Ottocento le esigenze di entrare e uscire dalla città - ma anche di snellire il traffico interno - si fecero sempre più pressanti. Verso la metà del secolo la costruzione della ferrovia e del ponte di Santa Libera verso [[Monte Berico]] dilatarono la città verso sud rendendo anche psicologicamente obsoleta la cinta murata.
 
D'altronde le mura, le porte e i fossati non servivano ormai più alla difesa della città: la loro ormai accertata inutilità fece sì che non si curasse più la manutenzione di ciò che restava e così si aggiunse un ulteriore problema: il restauro diventava sempre più costoso e chi doveva prendere delle decisioni in proposito preferiva indirizzare i finanziamenti ad altre forme di sviluppo più congeniali ad una città moderna.
Nel Novecento, poi, si aggiunse un traffico veicolare sempre più intenso, per cui le antiche porte risultarono del tutto insufficienti.
==== Conservatorismo asburgico e normalizzazione ====
 
Alla fine degli anni 40 Vicenza fu collegata alle altre città padane con la ferrovia; il 15 gennaio 1846 fu inaugurata la Padova-Vicenza e il 5 luglio 1849 la Vicenza-Verona. Entrambi i tratti erano stati costruiti dalla Società delle strade ferrate lombardo-venete nel 1852 furono acquistati dallo Stato<ref>Geografia storica moderna universale, Napoli 1859, p. 576</ref>.
 
==== Conservatorismo asburgico e normalizzazione ====
Dagli inizi dell'Ottocento, però, era mutato anche un altro aspetto. Si era ormai concluso il tempo in cui la città dominava la campagna e le famiglie nobili si comportavano come signori del territorio; ora Vicenza era diventata soltanto il capoluogo della provincia e, soprattutto nella fascia pedemontana, stava crescendo una nuova classe sociale di imprenditori.
 
La cinta murata, che per secoli aveva rappresentato la distinzione tra città e campagna, tra ricchezza e povertà, tra cultura ed ignoranza, tra centro del potere politico e religioso e sottomissione, perse il valore simbolico che aveva avuto per molti secoli. Nel secondo dopoguerra, quando la città si espanse enormemente con la creazione di nuovi quartieri residenziali, una miriade di piccole e medie imprese sparse sul territorio, una rete viaria intasata dal traffico che richiedeva tratti di circonvallazione sempre più esterni, le antiche mura divennero solo un ricordo, un reperto per chi si sentiva legato ad un passato che non esisteva più, a malapena tollerato da chi ormai proiettava i propri interessi verso la modernità.
 
Alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]] la situazione della rete idrica in città si stava notevolmente modificando. La roggia Seriola non riusciva più ad assolvere alle sue funzioni, come nei secoli precedenti, per le troppe derivazioni e l'incuria nella manutenzione<ref>{{cita| Sottani, 2012| pp. 193-97}}</ref>.