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==== Verso la crisi immobiliare ====
I primi risultati danno comunque ragione alla strategia speculativa del Presidente. Nel periodo [[1882]]-[[1884]] la Tiberina vede anzitutto salire alle stelle il valore dei terreni ai Prati di Castello, dove il piano regolatore del [[1883]] posiziona il nuovo [[Palazzo di Giustizia (Roma)|palazzo di giustizia]] di Roma (la cui area è venduta alla Marotti & Frontini) e le caserme lungo l'attuale viale delle Milizie. Altro grande affare è l'acquisto di 63.567,76 mq di terreno sulla collina napoletana del [[Vomero]], dove si costruisce un nuovo quartiere basato sulle teorie urbanistiche del [[Barone Haussmann]], già seguite a [[Roma]] per l'Esquilino e per il costruendo quartiere industriale di [[Testaccio]].<ref>{{cita|Landi|Pag. 2}}</ref> Col quartiere sono costruite anche le due [[funicolare|funicolari]] di [[Funicolare di Montesanto|Montesanto]] e di [[Funicolare di Chiaia|Chiaia]], attivate rispettivamente nel [[1889]] e [[1891]], costruite attraverso la ''Società Ferrovie del Vomero'', controllata dalla sede centrale con la partecipazione di capitali napoletani. Nonostante le prime avvisaglie della crisi immobiliare si siano manifestate già nel [[1885]] Caranti riesce a convincere gli azionisti che la situazione finanziaria del gruppo è solida, che le edificazioni effettuate e in corso sono solo la minima parte del programma e che ulteriori investimenti in corso a [[Torino]] (acquisto e gestione della [[Tranvia Torino-Rivoli|Torino-Rivoli]] per valorizzare le aree adiacenti di sua proprietà), avrebbero sanato i debiti.<ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/biagio-caranti_(Dizionario_Biografico)|Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani|22 giugno 2015}}</ref><ref>{{cita|Polsi|Pag. 147}}</ref>
[[File:Stazione Funicolare Chiaia 1901.jpg|thumb|float|right|192x192px|Stazione superiore della funicolare di Chiaia.]]
[[File:Girolamogiusso.gif|thumb|float|right|260x260px|Girolamo Giusso, direttore generale del Banco di Napoli.]]
 
[[File:Girolamogiusso.gif|thumb|float|right|260x260px|Girolamo Giusso, direttore generale del Banco di Napoli.]]
Nella realtà le cose si stanno mettendo male, e non solo per la Banca Tiberina. Il sistema bancario nel suo complesso ha erogato centinaia di milioni di lire per finanziamenti al lungo e lunghissimo termine, in particolare nella grande industria e nelle ferrovie, ed è corto di liquidità sia per le operazioni correnti che per l'erogazione del credito ai clienti. Lo stesso Caranti ne è consapevole e nel [[1886]] effettua un secondo aumento del [[capitale sociale]], raddoppiandolo a 40 milioni di lire in 60.000 nuove azioni allo scopo di disporre di una riserva di denaro fresco, da destinare principalmente alla gestione del credito fondiario.<ref>{{cita|Palermo|Pag. 145}}</ref>.<ref>{{cita|Polsi|Pag. 148}}</ref> Tale gestione non entra però in funzione per l'avvio della crisi, e nel destino avverso dell'istituto pesa anche il rifiuto della Banca Nazionale di erogare mutui ai costruttori indicati dallo stesso, che si impegna a garantirli con una copertura totale di 10 milioni, e il defilamento del [[Banco di Napoli]] dagli investimenti partenopei.