Demade: differenze tra le versioni
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Nel [[322 a.C.]], quando [[Antipatro (generale)|Antipatro]] marciò con l'esercito contro Atene, il popolo, terrorizzato dato che non aveva nessuno che potesse trattare con il generale, ritirò l'accusa di atimia nei confronti di Demade e lo inviò, insieme a [[Focione]] e altri, come ambasciatore ad Antipatro, che però, forse su incitazione di Demade, rifiutò di concedere la pace se non con una completa sottomissione della città.<ref>{{cita|Diodoro|XVIII, 18}}.</ref><ref>{{cita|Pausania|VII, 10, 1}}.</ref> Nel [[318 a.C.]], mentre Antipatro era malato in Macedonia, gli Ateniesi, che mal sopportavano la pressione della guarnigione macedone in città, gli inviarono Demade come ambasciatore con una petizione per rimuovere il presidio. Antipatro dapprima fu incline ad accettare la richiesta, ma quando Demade se ne andò, scoprì alcune lettere inviate da Demade a [[Perdicca]] in cui l'oratore lo esortava a venire in Europa ed attaccare Antipatro. Questo dapprima mantenne segreta la sua scoperta, ma quando Demade tornò per sapere la risposta, lo fece imprigionare insieme a suo figlio Demea, che lo aveva accompagnato, e li fece mettere a morte,<ref>{{cita|Diodoro|XVIII, 48}}.</ref><ref>{{cita|Ateneo|XIII, 591}}.</ref> secondo [[Plutarco]] per mezzo di suo figlio [[Cassandro I|Cassandro]].<ref>{{cita|Plutarco|20|Foc|titolo=Vite parallele: Focione}}.</ref>
==Carattere==
Demade è considerato un uomo senza principi, volubile e meschino, che accettava tangenti da qualunque fazione, sempre pronto a tradire la sua nazione o la sua fazione politica. Gli antichi lo ricordano infatti per la sua vita dissoluta.<ref>{{cita|Plutarco|1; 20; 30|Foc|titolo=Vite parallele: Focione}}.</ref><ref>{{cita|Ateneo|II, 44}}.</ref><ref>{{cita|Eliano|XIII, 12}}.</ref> Egli fece carriera grazie alla sua eloquenza, che fu un dono naturale più che il frutto di esercizio. Durante le orazioni, infatti, stupiva tutti per la forza d'animo che metteva nell'azione, tanto che [[Quintiliano]] lo pone sullo stesso livello di [[Pericle]];<ref>{{cita|Cicerone|26|Orat|titolo=Orator}}.</ref><ref>{{cita|Cicerone|9|Brut|titolo=Brutus}}.</ref><ref>{{cita|Plutarco|8; 10; 11|Dem|titolo=Vite parallele: Demostene}}.</ref><ref>{{cita|Quintiliano|II, 17, 12; XII, 10, 49}}.</ref> tuttavia egli indirizzò nel modo sbagliato quest'abilità, tanto che Plutarco ne parla come "la rovina del suo Paese".<ref>{{cita|Plutarco|1|Foc|titolo=Vite parallele: Focione}}.</ref>
Di lui ci resta solo un discorso, la cui autenticità non è dimostrata, reperibile nel tomo quarto degli ''Oratores greci'' di [[Johann Jakob Reiske]].
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