Astichello (poesia): differenze tra le versioni

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==Poesia del ricordo==
A proposito dell'''Astichello'' il [[Antonio Fogazzaro|Fogazzaro]] <ref>Antonio Fogazzaro,''Giacomo Zanella e la sua fama'', in "Nuova Antologia" vol.48, fasc.21, anno 1893, p.42</ref> parla di "pessimismo zanelliano", ma se è vero che la contemplazione serena della natura è velata in alcuni punti dalla malinconia dei ricordi, dal desiderio degli affetti perduti, da qualche immagine mesta, niente è completamente sconsolato e continuo come vorrebbe far supporre il Fogazzaro quando cita come esempio l'ultima quartina dell'VIII [[sonetto]] <ref>da ''Astichello e altre poesie'', Milano, Hoepli, 1884</ref> del poeta:{{Citazione|Tu, povero Astichello, solo sei vivo,<br />Tu che scorrendo e dileguando insegni<br /> Come tutto nel mondo è fuggitivo.}}<br /> Si può dunque parlare di poesia del ricordo velata di sottile nostalgia dove il poeta ritrova la memoria delle cose antiche senza sofferenza, ma con serena malinconia
 
==Paesaggi e temi==
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===Il tema delle stagioni===
Il tema delle stagioni <ref>dal sonetto VII, op.cit.</ref>
che ritornano mentre la campagna fiorisce e poi riposa nell'attesa di rifiorire, è tipico della maggior parte dei [[Sonetto|sonetti]] dove, in un carosello di colori, sfilano i [[mese|mesi]] dell'[[anno]] nelle loro differenti sfumature, con i diversi frutti, [[Fiore|fiori]] e [[Animale|animali]].{{Citazione|Era di marzo e non avea il sole<br />Rinnovellato alle campagne il manto;<br />Ancor le siepi non avean viole,<br />E fioriva soletto il calicanto}}
 
In questo [[diario]] delle stagioni, il poeta annota anche le [[ora|ore]] della giornata, dal momento in cui la campagna si sveglia alla prima luce del giorno, fino al momento in cui si addormenta alla prima oscurità della sera, per annotare ancora, il giorno dopo, il suo risvegliarsi e ancora il suo riaddormentarsi, così senza mai fine, trovando in ogni [[Alba (giorno)|alba]] un motivo di gioia, in ogni [[tramonto (giorno)|tramonto]] un nuovo motivo di [[pace]].
 
===Il tema della notte===
Sempre suggestivo il tema della notte, come nel sonetto LXXIII{{ Citazione|Nell'ampia tua caliginosa veste,<br /> Notte, non solo fiorellin e frondi,<br />Ruscelli e prati involvi, ma foreste<br /> E villaggi e montagne in un confondi.<br />Pur cara al cor m'è l'ombra tua. Per queste<br />Piccolette sembianze, che m'ascondi,<br />Quali nel grande padiglion celeste<br /> Non mi discopri luminosi mondi,<br /> Fra cui lo spirito spaziando sogna<br />Stabile albergo, ed all'eterna festa<br /> De' cari estinti frammischiarsi agogna}} dove la [[strofa]] ha l'alto accento zanelliano della contemplazione [[Cosmo|cosmica]], per cui spesso il poeta unisce alla contemplazione della natura, la percezione arcana dell'immenso, ampliando la visione del suo piccolo mondo a tutto l'[[universo]].
 
===Il tema della luna===
Pur ricco di poesia è il tema della [[luna]] che ritorna spesso nei sonetti dell'Astichello creando effetti pittoreschi non trascurabili come nel sonetto LXV <ref>sonetto LXV op. cit.</ref> {{Citazione|Era d'agosto. Lenta e rubiconda<br /> Si levava la luna alla marina;<br /> Ed io t'intesi dall'aurea gronda<br /> Commosso salutar la tua regina}} dove di può anche osservare il tema della [[Athene noctua|civetta]] già precedentemente trattato da Pascoli nella poesia ''Stoppie'' tratta dalla raccolta Myricae, con la differenza che nello Zanella l'immagine è serena e poetica e anche la civetta diventa una simpatica creatura del creato, mentre nel Pascoli {{Citazione|Stavano neri al lume della luna<br /> Gli erti cipressi, guglie di basalto,<br /> quando tra l'ombre svolò rapida un'ombra dall'alto<br />...e scivolò nel lume dell'erma torre}} l'accento è molto più fosco e aleggia su tutta la poesia un sentore di morte.
 
===Lo spazio===
Il paesaggio, che assume aspetti diversi a seconda del mutare delle stagioni, dell'ora, del tempo, è però determinato da uno [[Spazio (fisica)|spazio]] concreto e preciso. Questo spazio, vasto e pur definito, è segnato dal corso del fiume ed il paesaggio è visto da un solo punto: la [[villa]] del poeta come dal Sonetto I {{Citazione|Una villetta fabbricai, che appena<br> />Quindici metri si dilata in fronte, <br /> ricca, più che di suol, d'aria serena<br /> E di largo, poetico orizzonte. <br />Quinci dall'Alpi la nevosa schiera<br /> Che vien di monte degradando in monte,<br />Quindi il cheto Astichel d'argentea vena,<br />E tinto in rosso sovra l'acqua il ponte.}}Da essa lo spazio diventa più ampio con l'immagine del [[Bacchiglione]] che, fecondato il piano di Eugànea, si tuffa nell'[[Adria]] verso l'[[Oceano]] senza fine.
 
A questi elementi geografici determinanti lo spazio, si aggiungono, nel corso dei vari sonetti, altri elementi che creano una diversa e più familiare [[topografia]]. Quello spazio determinato dalla villa, dall'Astichello, dalle [[Alpi]], diventa più propriamente quadro [[Idillio|idillico]] segnato dalle aperte campagne.
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Zanella, il poeta dell'aurea purezza e perfezione di stile, colui che aveva accolto l'estetica classica e che aveva iniziato il ritorno al classicismo, chiude la sua opera con una malinconica immagine che si potrebbe chiamare [[decadentismo|decadente]]:
 
{{Citazione|Io son l'antico salice, che il piede <br />Bagna nel fiume <br />Che spoglio di verzura invecchio}}
 
== Note ==
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==Collegamenti esterni==
*[{{cita web|http://www.basilicapalladiana.it/vicenza/guida.3htm |approfondimento]}}
 
{{Portale|letteratura}}