Egesia di Cirene: differenze tra le versioni
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{{Quote|Nulla sono gratitudine, amicizia e beneficenza, onde queste cose noi le scegliamo non per sé stesse ma per ragioni di utilità, mancando le quali neppure quelle sussistono più. <ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', II, 93</ref>}}
Ma i piaceri della vita spesso sono irraggiungibili, molti i dolori, incerta è la [[conoscenza]] e tutti gli eventi sono infine dominati da ''[[tyche]]'', l'impersonale potenza del [[caso (filosofia)|caso]]:
{{Quote|Il corpo infatti è pieno di mille sofferenze e
Del resto per i seguaci di Egesia il piacere è legato alla mutevole e contingente sensibilità, è qualcosa di relativo all'individuo che lo prova:
{{Quote|Ritenevano che nulla fosse per natura piacevole o spiacevole: per la rarità o per la novità o per la sazietà accade che taluni godano e altri no [...]. Svalutavano anche le sensazioni, perché non danno conoscenza certa, ma facevano tutto ciò che loro sembrasse ragionevole”. <ref>Diogene Laerzio, ''Op. cit. ibidem''</ref>}}
Per una estremizzazione della dottrina stoica e cinica, da cui vengono esclusi gli aspetti individualistici e moralistici <ref name=trec>{{Cita|AA.VV.|''Enciclopedie Treccani on line''|trec}}</ref>, secondo Egesia il fine supremo dell'uomo sarebbe non solo l'indifferenza per ogni aspetto mondano dell'esistenza
{{Quote|Perciò il sapiente non si affannerà tanto nel procurarsi i beni quanto
ma anche la noncuranza tra la [[vita]] e la [[morte]] che sarebbe piuttosto da considerare desiderabile.
{{Quote|La felicità è [...] irrealizzabile. Vita e morte sono da prendersi senza preferenza [...]. Per
Il suo "[[edonismo]] negativo" («La morte ci divide dai mali, non dai beni, se badiamo al vero.» <ref>Cicerone, Tusc. disput., I, 34, 83 </ref>) spinse in tal modo al [[suicidio]] diversi tra i suoi discepoli. Per questo motivo fu definito "persuasore di morte" (Πεισιθάνατος ''Peisithánatos''), e gli fu proibito, da parte di [[Tolomeo I]] <ref>{{Cita|Anton J.L. van Hooff||van}}</ref>, l'insegnamento della sua deleteria dottrina nelle scuole di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]].
{{Quote|[...]È per questo concetto così discusso ampiamente da Egesia Cirenaico che, si dice, il re Tolomeo gli vietò di insegnare quelle idee nelle scuole, poiché molti, uditele, si davano spontaneamente la morte. <ref>Cicerone, ''Op,cit. ibidem''</ref>}}
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