Storia del territorio vicentino: differenze tra le versioni
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Tra il 1848 e il 1866 vi furono manifestazioni anti-austriache in città e nel territorio, sempre prevenute o represse dall'efficiente polizia asburgica, favorita spesso da delatori, che procedeva all'arresto dei patrioti.
La [[Terza guerra di indipendenza italiana|Terza guerra di indipendenza]] del 1866 passò quasi inosservata a Vicenza, pur trovandosi la città relativamente vicina alla zona delle operazioni militari. Nella notte tra il 12 e il 13 luglio le truppe austriache abbandonarono la città e il mattino vi entrarono quelle italiane. La città divenne sede del comando della 16° divisione al comando del principe ereditario [[Umberto I di Savoia|Umberto]]. Poco dopo, prendendo a pretesto il rischio di un’epidemia di [[colera]], i soldati sabaudi lasciarono il Veneto in attesa della pace con l’Austria. Con il [[Trattato di Vienna (1866)|trattato di Vienna]] del 24 agosto 1866 fu decisa la cessione del Veneto alla Francia e, solo in seguito, il suo trasferimento al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno D’Italia]].
L'annessione del Veneto e di Vicenza al regno d'Italia fu ratificata dal plebiscito del 21 ottobre 1866, in cui i vicentini si espressero a favore dell'unione con 85.869 voti favorevoli, 5 contrari e 52 nulli<ref>{{cita|Cisotto, 1991| pp. 15-16}}</ref>. Al momento dell'annessione gli aventi diritto al voto erano nel Vicentino meno del 2%. Si dovette attendere il 1911 per giungere al [[suffragio universale]] maschile.
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