Le licalopecie (Lycalopex,[1] Burmeister, 1854), dette anche pseudovolpi o zorro, sono un genere di canidi cerdocionini originari del Sudamerica. L'IUCN usa tuttora il nome Pseudalopex, ma considera Lycalopex un sinonimo legittimo.[2] Vengono spesso erroneamente chiamate «volpi», sebbene sono poco imparentate con le volpi propriamente dette, essendo invece più vicine ai canidi lupini come i lupi e gli sciacalli.

Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Licalopecie
Un aguarachay (L. gymnocercus) nel parco nazionale degli Aparados da Serra
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineCarnivora
FamigliaCanidae
SottofamigliaCaninae
SottotribùCerdocyonina
GenereLycalopex

(Burmeister, 1854)

Sinonimi

Pseudalopex Burmeister, 1856

Specie

Evoluzione e tassonomia

Come tutti i cerdocionini, le licalopecie sono di origine nordamericana, separandosi dall'ultimo antenato comune con il maikong e l'atelocino a circa 2.4-2.7 milioni di anni fa, poco prima della formazione dell'Istmo di Panama che gli permise di entrare in Sudamerica durante il grande scambio americano. Il genere si diversificò successivamente nelle specie attuali durante il Pleistocene, 1.3 milioni di anni fa.[3]

Questo albero filogenetico è basato su una filogenia proposta nel 2005 in base al genoma mitocondriale delle specie odierne:[4]


Cerdocionini

Speoto  

Crisocione  

Dusicione  

Licalopecie

Jaguapitango  

Pseudovolpe di Darwin  

Chilla  

Aguarachay  

Culpeo  

Pseudovolpe di Sechura

Maikong  

Atelocino  

Un analisi delle sequenze delle regioni HV1 e HV2 del DNA mitocondriale di tutte le specie odierne rivelò che le licalopecie si divisero dalla stirpe del maikong a circa 1-3 milioni di anni fa, dopo la formazione dell'istmo di Panama, e che la prima diversificazione fra le specie odierne avvenne solo un milione di anni fa, con L. vetulus essendo la specie più basale del genere. La diversificazione più recente fu quella tra L. culpaeus e L. griseus, stimata ad essere accaduto circa 600,000-350,000 anni fa. Lo studio rivelò inoltre che molteplici individui della specie L. gymnocercus portano aplotipi riconducibili a L. griseus in zone dove quest'ultimo non è presente. Ciò indicherebbe che l'areale di L. griseus è più vasto del previsto, o che le due specie si siano incrociate.[5]

Descrizione

Aspetto

I membri di questo genere sono generalmente di taglia media, misurando dai 53 ai 120 cm di lunghezza corporea e pesando dai 4 ai 13 chili. La specie più grande è L. culpaeus, mentre la più piccola è L. sechurae. Il pelame è generalmente denso, con una giarra fitta con lunghi peli di guardia. Il colore è solitamente grigio agouti con sfumature di ocra e di tenné sulle parti superiori, mentre la testa, il collo e le orecchie sono rossicce. L'addome e il torace sono spesso pallidi, e la coda e lunga e folta con una punta nera. Sebbene assomiglino superficialmente al coyote del Nordamerica, la loro dentizione rassomiglia più a quella delle volpi. I molari sono ben sviluppati, ma i denti carnassiali sono relativamente corti.[6][7]

Comportamento

Sono per la maggior parte canidi notturni. I loro vocalizzi sono stati descritti come ululati o latrati, e si sentono soprattutto di notte durante la stagione degli amori. Le licalopecie sono monogami, dando luce dopo una gravidanza di 55-60 giorni a quattro o cinque cuccioli all'anno. Il maschio partecipa nella cura delle prole.[6]

Ecologia

Le licalopecie occupano numerosi habitat diversi: L. sechurae abita deserti sabbiosi, L. griseus le pianure e le boscaglie, L. gymnocercus le pampas, le colline, i deserti, e le foreste aperte, e L. culpaeus le zone montane alte fino a 4,500 metri. Le loro tane si trovano solitamente tra le rocce, sotto gli alberi, in cespugli o nelle fosse scavate da altri animali come gli armadilli o le viscaccie. Sono onnivori, con una dieta che include i roditori, i lagomorfi, gli uccelli, le lucertole, le rane, gli insetti, i frutti, e le canne da zucchero.[6]

Specie odierne

Le specie solitamente incluse in questo genere comprendono:

Specie Nomi comuni Autorità Dimensioni Areale attuale Stato di conservazione
Lycalopex culpaeus

 

Culpeo
Pseudovolpe delle Ande
Molina, 1782 Corpo: 67.5-92.5 cm[8]
Coda: 30.5-49.3 cm[8]
Orecchie: 7.5-9.8 cm[8]
Peso: 3.4-13.8 kg[8]
Ande, dal dipartimento di Nariño alla Terra del Fuoco Specie a rischio minimo
Lycalopex fulvipes

 

Pseudovolpe di Darwin Martin, 1837 Corpo: 48-59.1 cm[9]
Coda: 17.5-25.5 cm[9]
Orecchie: 5.2-8.1 cm[9]
Peso: 1.8-3.9 kg[9]
Chiloé e parco nazionale di Nahuelbuta Specie in pericolo critico
Lycalopex griseus

 

Chilla Gray, 1837 Corpo: 50.1-66 cm[10]
Coda: 11.5-34.7 cm[10]
Orecchie: 5.5-16.9 cm[10]
Peso: 2.5-5 kg[10]
Ande, dal Cile settentrionale alla Terra del Fuoco Specie a rischio minimo
Lycalopex gymnocercus

 

Aguarachay
Pseudovolpe Azara
Pseudovolpe delle pampas
G. Fischer, 1814 Corpo: 50.5-74 cm[11]
Coda: 25-41 cm[11]
Orecchie: 6.1-9 cm[11]
Peso: 4.2-5.9 kg[11]
Cono Sud Specie a rischio minimo
Lycalopex sechurae Pseudovolpe di Sechura Thomas, 1900 Corpo: 50-78 cm[12]
Coda: 27–34 cm[12]
Orecchie: 6–8 cm[12]
Peso: 2.6-4.2 kg[12]
Zone costali di Perù nordoccidentale e Ecuador sudoccidentale Specie prossima alla minaccia
Lycalopex vetulus

 

Jaguapitango Lund, 1842 Corpo: 49-71.5 cm[13]
Coda: 25-71.5 cm[13]
Orecchie: 6-7.6 cm[13]
Peso: 2.5-4 kg[13]
Zone cerrado di Brasile Dati insufficienti

Note

  1. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Lycalopex, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ (EN) Jiménez, J.E., Lucherini, M. & Novaro, A.J. 2008, Lycalopex, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ (EN) Perini, F. A., Russo, C. A. M. e Schrago, C. G., The evolution of South American endemic canids: a history of rapid diversification and morphological parallelism, in Journal of Evolutionary Biology, vol. 23, n. 2, 2010, pp. 311–322, DOI:10.1111/j.1420-9101.2009.01901.x, PMID 20002250.
  4. ^ (EN) Kerstin Lindblad-Toh, Claire M Wade, Tarjei S. Mikkelsen, Elinor K. Karlsson, David B. Jaffe, Michael Kamal, Michele Clamp, Jean L. Chang, Edward J. Kulbokas, Michael C. Zody, Evan Mauceli, Xiaohui Xie, Matthew Breen, Robert K. Wayne, Elaine A. Ostrander, Chris P. Ponting, Francis Galibert, Douglas R. Smith, Pieter J. Dejong, Ewen Kirkness, Pablo Alvarez, Tara Biagi, William Brockman, Jonathan Butler, Chee-Wye Chin, April Cook, James Cuff, Mark J. Daly e David Decaprio, Genome sequence, comparative analysis and haplotype structure of the domestic dog, in Nature, vol. 438, n. 7069, 2005, pp. 803 in 803–19, DOI:10.1038/nature04338, PMID 16341006.
  5. ^ (EN) L. Tchaicka et al. "Molecular assessment of the phylogeny and biogeography of a recently diversified endemic group of South American canids (Mammalia: Carnivora: Canidae). Genetics and Molecular Biology, 39 (3): 442-451
  6. ^ a b c (EN) Ronald M. Nowak et. al. Walker's Carnivores of the World, JHU Press, 2005, pp. 84-86, ISBN 0801880335
  7. ^ (EN) J. F. Eisenberg, Mammals of the Neotropics, Volume 3: Ecuador, Bolivia, Brazil, University of Chicago Press, 1989, p. 282, ISBN 0226195422
  8. ^ a b c d (EN) J.E. Jiménez e A.J. Novaro. 2004. Culpeo Pseudalopex culpaeus. In C. Sillero-Zubiri, M. Hoffman, & D. W. MacDonald (curatori), Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs - 2004 Status Survey and Conservation Action Plan, 44-49. IUCN/SSC Canid Specialist Group, ISBN 2-8317-0786-2
  9. ^ a b c d (EN) J.E. Jiménez e E. McMahon. 2004. Darwin's fox Pseudalopex fulvipes. In C. Sillero-Zubiri, M. Hoffman, & D. W. MacDonald (curatori), Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs - 2004 Status Survey and Conservation Action Plan, 50-55. IUCN/SSC Canid Specialist Group, ISBN 2-8317-0786-2
  10. ^ a b c d (EN) R. González del Solar e J. Rau. 2004. Chilla Pseudalopex griseus. In C. Sillero-Zubiri, M. Hoffman, & D. W. MacDonald (curatori), Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs - 2004 Status Survey and Conservation Action Plan, 56-63. IUCN/SSC Canid Specialist Group, ISBN 2-8317-0786-2
  11. ^ a b c d (EN) M. Lucherini, M. Pessino e A.A. Farias. 2004. Pampas fox Pseudalopex gymnocercus. In C. Sillero-Zubiri, M. Hoffman, & D. W. MacDonald (curatori), Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs - 2004 Status Survey and Conservation Action Plan, 63-68. IUCN/SSC Canid Specialist Group, ISBN 2-8317-0786-2
  12. ^ a b c d (EN) C. Asa e E.D. Cossíos. 2004. Sechuran fox Pseudalopex sechurae. In C. Sillero-Zubiri, M. Hoffman, & D. W. MacDonald (curatori), Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs - 2004 Status Survey and Conservation Action Plan, 69-72. IUCN/SSC Canid Specialist Group, ISBN 2-8317-0786-2
  13. ^ a b c d (EN) J. Dalponte e O. Courtenay. 2004. Hoary fox Pseudalopex vetulus. In C. Sillero-Zubiri, M. Hoffman, & D. W. MacDonald (curatori), Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs - 2004 Status Survey and Conservation Action Plan, 72-76. IUCN/SSC Canid Specialist Group, ISBN 2-8317-0786-2

Altri progetti

  Portale Mammiferi: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di mammiferi