Periodo Protodinastico (Egitto)
Il Periodo protodinastico dell'antico Egitto è la fase storica di transizione tra la fine del Periodo predinastico, che ha principio circa il 3500 a.C. e l'inizio dell'epoca storica con la I dinastia, circa il 3150 a.C.

Il nome viene anche utilizzato per riferirsi al periodo Naqada III[1] mentre in senso lato comprende le prime due dinastie dell'Egitto unificato, tipiche di un conforme contesto storico e con le caratteristiche che svilupperanno la successiva civiltà egizia[2].
Gli storici ritengono che il Periodo protodinastico sia l'unione di quattro protoregni dell'Alto Egitto, quali Qustul, Ieracompoli, Naqada e Abido dai quali nascerà il protoregno del sud, che controllerà successivamente l'Egitto unificato[3].
Premessa: periodo predinastico e Naqada
Nella periodizzazione della storia dell'Egitto, il periodo più antico è l'Egitto preistorico, che appunto copre l'omonimo periodo storico e le popolazioni e culture umane che abitarono l'Egitto durante il Paleolitico e il Mesolitico,[4][5] segue poi l'Egitto predinastico, che generalmente inizia con il Neolitico e include le prime grandi culture dell'Alto e Basso Egitto come le culture del Fayyum, la cultura di Qadan, tasiana, badariana, ma soprattutto di Maadi e di Naqada.[6]
- La prima, con centro nei siti di Maadi e Buto, si sviluppò in Basso Egitto, che era la regione più antica e quella più ricca data la sua posizione lungo il delta del Nilo, sul mar Mediterraneo e in collegamento con le vie commerciali del Medio Oriente. Sono conosciuti (sebbene solo di nome) alcuni sovrani che avrebbero regnato sul Basso Egitto come Iri Hor e Horo Scorpione II, convenzionalmente riuniti nella "dinastia 0"[7][8][9][10]
- La seconda, con centro prevalentemente nel sito di Naqada, si sviluppo in Alto Egitto e viene suddivisa in tre periodi principali: Naqada I (Amraziana), Naqada II (Gerzeana) e Naqada III (Semainiana), quest'ultima spesso associata al periodo protodinastico stesso. Molte caratteristiche della futura cultura e società egizie si svilupparono durante questi periodi (particolarmente durante l'ultima) come la scrittura, l'architettura e altre innovazioni tecnologiche, alcune di chiara influenza mesopotamica. Geneticamente erano anche i più vicini ai futuri egizi. Si conoscono alcuni sovrani dell'Alto Egitto come Elefante e Cicogna, riuniti nella "dinastia 00", ma bisogna tenere a mente che la loro esistenza e relazione con la dinastia 0 è estremamente dubbia.[11][12][13][14]
Periodo Protodinastico, arcaico o tinita (3150-2700 a.C.)
Genesi del Periodo Protodinastico
Già con le dinastia “0” e "00" si erano visti i primi esempi di sovrani, e forse di dinastie vere e proprie, ma è bene ricordare che questi re non possono essere definiti "faraoni", perché tale titolo indicava letteralmente il "re dell'Alto e Basso Egitto", concezione che non era ancora stata concepita.[10] Ma fu durante questo periodo che ebbe inizio quella che sarà poi una costante nella storia millenaria dell'Egitto: l'avvento di un principe ambizioso che pone fine a periodi di anarchia con la l'unificazione del Paese. Così avvenne, infatti, tra il periodo arcaico e la I dinastia, e così avverrà con la XVII e XVIII dinastia dopo la dominazione Hyksos[15].
Furono rilevanti anche le innovazioni del periodo Naqada III (3200–3000 a.C.), suddiviso in sette subperiodi. Tra queste ci sono i primi esempi di proto-scrittura che poi si trasformerà nei geroglifici egizi, tecniche di irrigazione efficienti, dettagli culturali come serekht e tombe reali, e fiorenti commerci con la Mesopotamia, la terra di Canaan (che poi gli egizi colonizzeranno) e attraverso il mare[16], sulle quali rotte commerciali non transitarono solo merci materiali, ma anche idee e stili di vita, però sicuramente non l'idea di uno stato dinastico in sé, come dettava l'ormai smentita teoria della razza dinastica.[17] "Naqada" significa letteralmente "dorata città" data l'estrema vicinanza dell'antico sito a diverse miniere e siti di estrazione dell'oro che beneficiarono sicuramente i commerci e le relazioni economiche con i paesi vicini, al punto che a Tell el-Farkha sono state ritrovate due statue umane in oro e lapislazzuli[18][19] Questo clima spingerà l'Alto Egitto a sviluppare molto più velocemente una concezione unitaria dello stato (anche perché per la sua arretratezza risultava più semplice) ed eventualmente a riuscire ad imporlo sulle entità del Basso Egitto e portare all'unione dell'Egitto antico.[20][21]
Il dilemma sull'unificazione dell'Egitto
La scarsità di documenti sul periodo dell'unificazione non consente di valutare se vi fu passaggio graduale tra la situazione precedente e quella che si venne successivamente a creare, o se tale passaggio avvenne traumaticamente come, del resto, alcuni manufatti del periodo (prima fra tutti la Tavoletta di Narmer e altre palette) lascerebbero intendere; l'unificazione stessa, perciò, appare storiograficamente come un episodio improvviso, il cui verificarsi viene attribuito a un unico re: Meni o Menes. E su questa situazione di stabilità al sud, si innesta la figura di quello che viene indicato come il primo unificatore delle Due Terre e il primo sovrano della I dinastia: il re Narmer.
Secondo la tradizione, intorno al 3150 a.C. un sovrano di nome Menes sarebbe diventato re in Alto Egitto e con un'imponente armata avrebbe sottomesso il Basso Egitto e in seguito unito le due entità nelle "Due Terre", così diventando il primo vero faraone.[N 1] Ma il resoconto della tradizione risulta dubbio e controverso – le principali fonti che la tramandano sono la lista di Karnak (XV secolo a.C.), la lista di Abido (XIV secolo a.C.), il papiro dei re (XIII secolo a.C.) Erodoto (V secolo a.C.), Manetone (III secolo a.C.) e in generale non ci sono fonti che precedono il Nuovo Regno, facendo dubitare dell'esistenza stessa di Menes.[22][23]
Nel 1898 venne ritrovata a Ieracompoli una tavoletta di straordinaria fattura: la tavoletta di Narmer, la quale mostra chiaramente un altro sovrano, Narmer, in un dettaglio di quella che sembra proprio una guerra tra Alto e Basso Egitto. La sua esistenza è stata poi ulteriormente "confermata" da altri documenti come tantissimi serekht recanti il suo nome e pure la sua stessa presunta tomba localizzata a Umm el-Qa'ab, accanto ad altri sovrani predinastici.[24][25] Oramai molti storici concordano nell'identificare Menes e Narmer come la stessa persona, possibilmente Narmer era il nome privato del faraone mentre Menes era quello pubblico, o forse Menes era l'epiteto letterario del nome Narmer. Ma ciò non significa che tutti gli egittologi ne siano concordi: alcuni sono ancora convinti che Narmer e Menes siano due persone diverse che regnarono uno dopo l'altro, e si formarono tradizioni diverse intorno alle loro figure.[26][27]
Vi è anche una significativa percentuale di storici che identificano Narmer con Horo Scorpione II che, come si vede dalla sua testa di mazza, potrebbe aver avuto la stessa idea di unificare l'Egitto, e soprattutto ad entrambi è attribuita la fondazione di Menfi, che a quel punto metterebbe in dubbio se Narmer fosse parte della I dinastia o ancora della dinastia 0, qualcuno infine lo identifica con Aha, che la pietra di Palermo nomina come unificatore dell'Egitto, ma nella tradizione sarebbe il figlio di Narmer.[28][29]
Il consenso generale è che, probabilmente, questi erano i nomi della stessa persona, una figura semi-leggendaria nata per spiegare come l'Egitto si sia unificato e come il faraone sia diventato re dell'Alto e Basso Egitto. Ha più senso credere che l'unificazione del paese sia avvenuta gradualmente con la fusione della culture Naqada e Maadiana, e solo a quel punto probabilmente qualcuno si sarebbe potuto proclamare re di entrambi i reami.[30][31]
-
Presunto cartiglio di Menes.
-
La tavoletta di Narmer, con al centro Narmer.
-
Mazza dello scorpione con in primo piano Horo Scorpione II.
-
Serekht di Aha rinvenuto ad Abido. Questi quattro personaggi sono tutti identificati come il primo faraone e l'unificatore dell'Egitto, e potrebbero essere la stessa persona.
Caratteristiche del Periodo Protodinastico
Data l'assenza della scrittura, il cui sviluppo inizia proprio in questo periodo[32], la ricostruzione storica non può che essere approssimativa così come frammentari sono i riscontri di innovazioni culturali. Le ceramiche perdono, tuttavia, l'aspetto raffinato del periodo predinastico acquisendo sempre più valore utilitaristico, grazie anche all'avvento della ruota del vasaio, essendo sostituite, in campo decorativo, da vasellame in pietra e materiali più sofisticati come il porfido, l'alabastro, la diorite.
Acquista slancio, di converso, la lavorazione del rame che viene utilizzato anche per la realizzazione di vasi lavorati battendo le lastre su modelli in legno[N 2]; la Pietra di Palermo menziona, tra l'altro, la realizzazione di statue in rame di Khasekhemui[N 3].
Fanno la loro comparsa la faience (maiolica) costituita essenzialmente da ciottoli di quarzo frantumati, probabilmente provenienti dal deserto libico, che poteva essere fusa, intagliata e modellata[32], e il papiro, strumento versatile che consente, e consentirà durante la storia dell'Egitto, di tramandare racconti, ma ancor più, specie nella fase embrionale della nascita dello Stato unitario, di trasmettere disposizioni e ordini in maniera semplice e sicura[33].
Una sorta di sistema decimale, già esistente in periodo predinastico, acquista ancora maggior rilievo durante il periodo arcaico con funzioni prettamente utilitaristiche connesse alla necessità, dopo le piene nilotiche, di ripristinare i confini resi incerti dai depositi alluvionali. Per quanto attiene alle unità di misura lineare, come peraltro in altre culture coeve, si fa ricorso a misure convenzionali del corpo umano: dito, palmo, piede, braccio; sono note anche misure di capacità i cui primi esempi sono rappresentati nella tomba di Hesire, funzionario del re Djoser, primo della III dinastia[N 4].
Già in periodo arcaico, infine, si assiste alla nascita di testi di natura divulgativo-scientifica[34]: il Papiro Edwin Smith, che tratta di medicina[N 5][35] e un testo teologico che tratta della creazione del mondo da parte del dio Ptah il cui culto, secondo la tradizione, venne istituito a Menfi da Menes/Narmer[34].
Periodo dinastico (I e II dinastia)
Chiunque sia stato il faraone unificatore dell'Egitto, e in qualunque modo sia avvenuta l'unificazione del paese, è indubbio che dalla conclusione del III millennio l'Egitto si era unificato. Come già citato, generalmente le prime due dinastie egizie sono considerate ancora parte del periodo protodinastico, non solo per l'alone di mistero che le avvolge, ma per il fatto che le basi della società egizia furono poste in questo periodo.[36]
Le prime due dinastie vengono dette anche tinite, dal nome della città di Thinis (Tini) di cui sarebbero state originarie, città che, in breve, soppianterà, come importanza, quella originaria di Nekhen (Ieracompoli), ma che gli archeologi non sono ancora riusciti a localizzare.[37]
La citta di Thinis venne identificata indirettamente dallo storico Manetone per la provenienza dei primi sovrani della I dinastia [38], ma probabilmente non si trattava del centro del potere, funzione occupata da Menfi.
I dinastia (3150-2925 a.C.)
Raffigurazione | Principali re | Consorti (se conosciute) |
---|---|---|
– | (Menes?)
(Narmer?) (Aha?) |
?[N 6] |
Aha? | Neithotep
Benerib Kentap | |
Djer | Herneith
Nakhneit | |
Djet (o Uagi) | Mer(it)neith[N 7] | |
Den | Seshemetka
Serethor | |
Anedjib | Butyrites
Merneith | |
Semerkhet | ||
Qa'a |
Secondo Erodoto[39], che però scrive circa ventisette secoli dopo gli eventi narrati, Menes, quasi unanimemente identificato con Narmer, Horo Scorpione II o Aha[40], fu il fondatore delle Mura Bianche, ovvero di una città, Menfi, su un terreno appositamente bonificato nel punto di incontro tra l'Alto e il Basso Egitto[41]. Ciò a voler sottolineare certamente l'intento di creare una capitale unica per il Paese unificato, ma contestualmente di dimostrare la volontà di rendere sane terre che, altrimenti, sarebbero state acquitrinose e malsane. A lui si dovrebbe, inoltre, un vasto programma di drenaggio delle acque e di sistemi di irrigazione conseguente, peraltro, al notevole incremento demografico dell'area conseguente all'unificazione.
Ancora alla I dinastia sono da ascriversi sicuri rapporti con paesi dell'area siro-palestinese e nubiana e segnatamente con il Libano, condizione ricavabile dal progressivo aumento, nelle tombe dinastiche, di legni provenienti da quella terra[41].
Del resto non si conoscono altri eventi collegati o avvenuti durante la I dinastia, se non che durante questa dinastia furono poste le basi della società e cultura egizia come: la fondazione del culto di Api, la prima cerimonia dell'Heb-Sed, l'adozione della corona doppia, opere di canalizzazione del Nilo e guerre di espansione ai danni di alcuni popoli, ma queste informazioni ci sono pervenute da storici estremamente posteriori, come Sesto Giulio Africano.[42]
Il ritrovamento nel 1897, a Naqada, a cura di Jacques de Morgan, di una mastaba contenente riferimenti al re Horus Aha, ovvero Horus combattente e alla regina Neithotep, a lungo ritenuta sposa di Menes/Narmer[43] lascia intendere che Narmer, Menes e Aha (quest'ultimo a maggior ragione proprio per l'epiteto combattente) possano essere identificati per la stessa persona; ipotesi convalidata dalla presenza di una placca in avorio intestata ad Aha, ma recante anche un geroglifico interpretabile come Meni, in alternativa sarebbero potuti essere imparentati, ma si tende a credere che Neithotep fosse moglie di Aha e non del primo faraone.
II dinastia (2925-2700 a.C.)
Raffigurazione | Principali re | Consorti (se conosciute) |
---|---|---|
Hotepsekhemwy | ||
Raneb (o Neb-Ra) | ||
Ninetjer | ||
Ueneg | ||
Sened?[N 8] | ||
Sekhemieb-Perenmaat?[N 9] | ||
Peribsen | ||
Khasekhemui | Nimaathap | |
– | Khasekhem | |
– | Ba | |
Sa? | ||
Neferkaseker? | ||
– | Hudjefa? | |
– | Aaka (o Aaka)? | |
– | Neferkara I? | |
Nubnefer? |
Scarsi sono i monumenti riferiti alla I così come altrettanto scarsi quelli della II dinastia; tra le due dinastie, peraltro, pare si possano essere instaurati rapporti di rivalità, quasi che la II dinastia si sia sostituita alla I con atti di lotta o guerra civile. È infatti sintomatico che gran parte delle tombe e dei cenotafi della I dinastia siano stati deliberatamente dati alle fiamme e i corredi dispersi o, a loro volta, distrutti con il fuoco[41], quasi a volerne cancellare l'esistenza. La II dinastia può essere, sia pure impropriamente, definita già "menfita" poiché la capitale viene trasferita nella città del Delta. Del resto ancora più rare sono le informazioni note sulla II dinastia, al punto che non è stato nemmeno accordato un'ordine di successione continua tra i sovrani, e questo fa pensare che la dinastia abbia regnato durante un periodo di precaria crisi (forse lo scisma religioso discusso nella seguente sezione), sorta dopo la fine della I dinastia.[44]
Lo scisma sethiano
Se con il re Neb-Ra inizia il culto solare di Ra, con uno dei suoi successori, Peribsen, si assiste a un nuovo spostamento della capitale ad Abido e ad una rottura con quello che si era già consolidato come uno dei più importanti titoli dei sovrani: il Nome di Horus che veniva iscritto nel serekht[45] sovrastato dal geroglifico del dio falco. Il nome originario di tale sovrano doveva essere Sekhem-Ib, ovvero Potente di cuore e si ritiene che la sua assunzione al trono, derivata da un colpo di Stato, abbia comportato un vero scisma religioso che va sotto il nome di scisma sethiano[46]. Il nome Peribsen non è, infatti, riportato nelle liste regali, ma ritrovato nella necropoli di Umm el-Qa'ab ove però l'usuale serekht contenente il "nome di Horus", è di fatto sormontato dall'animale di Seth.
Con la scoperta, a cura di Petrie, nella necropoli di Umm el-Qa'ab della tomba del suo successore, Khasekhemui[N 10] (ovvero Appaiono i potenti scettri[N 11]), si assiste invece alla risoluzione diplomatica dello scisma sethiano: il serekht di Khasekhemui, infatti, esibisce i due simboli, di Horus e di Seth, affrontati ed entrambi con la Corona Doppia. Al nome Khasekhemui, il re aggiunge l'epiteto Neb-wi-hotep-imef e i due nomi affiancati portano a: i due potenti scettri sono sorti e i due Signori sono in pace[N 12].
A partire dalla fine della II dinastia, il Nome di Horus venne poi definitivamente ripristinato[47] e una tale condizione di dualità non si ripeterà mai più nel corso della millenaria storia dell'Egitto antico. Sposa di Khasekhemui fu la regina Nimaathap, probabilmente madre del re Djoser o Tosorthros, iniziatore della III dinastia, anch'essa misteriosa sebbene molto meno delle precedenti. Con quest'ultima infatti l'Egitto uscì dal suo periodo di crisi e anzi si sviluppò in uno stato centralizzato con una salda società e cultura, non a caso durante il suo regno compaiono le prima piramidi a gradoni, ad opera del visir Imhotep. Per questi motivi si conclude che dalla III dinastia abbia inizio la vera storia dell'Egitto, e particolarmente la sua prima fase, l'Antico Regno (2700–2200, dinastia III–VI).[48][49][50]
Evidenze archeologiche del periodo
Scarse sono le testimonianze archeologiche sopravvissute alla I dinastia[51] e le poche pervenute sono seriamente danneggiate in conseguenza dei saccheggi subiti da tombe e cenotafi e dell'azione distruttiva posta in essere dai regnanti della II dinastia.
I reperti esistenti, tuttavia, lasciano intravedere una capacità manuale degli artigiani con splendide rifiniture in legno, avorio, cristallo di rocca e pietre dure, oro e rame. Molteplici e di notevole fattura, in tal senso, monili, una specie collane, in faience, pietre dure, scisto, corniola, lapislazzuli (importato dall'Afghanistan), e il primo esempio noto di tavola per il gioco del senet, con caselle intarsiate e pedine in avorio risalente al re Djer della I dinastia (circa 2900 a.C.)[52].
La Tavoletta di Narmer
Sotto il profilo dell'attività unificatoria di Narmer, viene normalmente citata la Tavoletta di Narmer[53], una tavola di scisto scolpita che reca, su ambo i lati, la rappresentazione del re. Mentre sul dritto il re indossa la corona dell'Alto Egitto e appare nell'atto di colpire con una mazza un prigioniero, che reca i tratti somatici di un abitante del nord del Paese, trattenuto per i capelli, nel rovescio lo stesso re, in processione o in parata dinanzi ai corpi mutilati dei nemici, indossa la corona del Basso Egitto.
Ciò è stato materialmente interpretato come una sorta di trofeo della guerra civile combattuta da Narmer per l'unificazione delle Due Terre.
A conferma della comune attenzione alle Due Terre, senza apparenti preferenze per nessuna delle due, inizia la consuetudine reale di disporre di due tombe: una, effettiva, nella necropoli di Saqqara e un cenotafio ad Abido.[54] e nasce la “corona doppia”, o composita, che ingloba le corone delle Due Terre.
Una novità precipua di tale periodo, in campo artistico, sono le tavole di ardesia, o scisto, a forma di scudo[N 13] nonché le teste di mazza da guerra commemorative di battaglie vittoriose che si rifanno, peraltro, a modelli già noti dal Predinastico (come la testa di mazza del Re Scorpione).
Tra i reperti di tal genere, si annovera la cosiddetta Tavoletta del campo di battaglia[N 14] risalente orientativamente al 3170 a.C., rinvenuta ad Abido ed evocativa di una battaglia vittoriosa contro popolazioni libiche.
Da Ieracompoli proviene un'altra tavoletta, detta "dei due cani", oggi all'Ashmolean Museum di Oxford, che è, dopo la Tavoletta di Narmer, una delle più complete. Due cani circondano la parte alta della tavoletta sporgendo oltre il bordo, così che sono visibili da entrambi i lati, mentre al centro, sul recto, una scena di animali in caccia tra cui si distinguono leoni, giraffe, antilopi, leopardi, tori; sul rovescio ancora animali e una piastra liscia circondata da animali fantastici dal lungo collo, i cosiddetti serpopardi (simili a quelli riscontrabili sulla Tavoletta di Narmer)[N 15].
Ancora tra le tavolette cosmetiche si annovera la Tavoletta della caccia al leone o Tavoletta dei Cacciatori[N 16], forse proveniente da Abido, in cui un gruppo di guerrieri cacciano animali selvatici, specie leoni. È interessante che i cacciatori siano palesemente attribuibili a tre differenti tribù, o province, di provenienza, a indicare, quindi, l'esistenza di alleanze.
Scarse sono anche le rimanenze architettoniche del periodo giacché le strutture, religiose o abitative, erano realizzate con materiali leggeri e deperibili (legno, mattoni crudi). Uniche strutture ancora identificabili sono le mastabe[N 17], sia relative a tombe che a cenotafi, delle necropoli di Saqqara e Abido[55].
Le pareti esterne, a “facciata di palazzo”[N 18], ovvero a rientranze e sporgenze a imitazione della porta principale di un palazzo reale fiancheggiata da torri, riscontrabile specialmente nell'area mesopotamica, ha fatto ipotizzare che da tale area sia provenuta l'idea stessa di costruzione architettonica, dapprima in mattoni crudi, poi sostituita dalla pietra[56]. Il fatto poi che le costruzioni fossero ricoperte di latte di calce bianca applicato a imitazione delle stuoie in giunco, ha fatto altresì ipotizzare che originariamente tali strutture fossero in semplice legno ricoperte di tessuto.
Per quanto attiene alla statuaria, normalmente identificabile solo per la grossolanità della fattura (elemento di certo non particolarmente caratterizzante), uno dei rari reperti certamente del periodo è la statua di Khasekhemui, oggi al Museo del Cairo.
-
La "tavoletta dei quattro cani", Naqada III, oggi al Louvre
-
La “tavoletta del campo di battaglia”, frammento del British Museum
-
La “tavoletta del cacciatore”- riunita nelle sue due componenti presso il British Museum il 21 agosto 2008
-
Saqqara, mastaba BW 16 della principessa Idut
Reperti musealizzati
- tavoletta dei quattro cani (Naqada III) (cat. E 11052), provenienza sconosciuta, forse Damanhur[57];
- tavoletta dei due cani (cat. E.3924), da Ieracompoli[58];
- tavoletta di Narmer (cat. JE 14716; CG 32169) dal deposito principale del tempio di Horus a Ieracompoli[61]
- tavola da gioco del senet (cat. JE 45038), da Saqqara, tomba di Re Djer[52]
- statua di Khasekhemui (cat. JE 32161)[62]
Cronologia del Periodo Arcaico (3150-2700 a.C.)
Data (a.C.) | Dinastia | Usi funerari | Avvenimenti |
---|---|---|---|
3150 | I | Tombe reali effettive a Saqqara Cenotafi ad Abido |
Sviluppo della scrittura Armi e utensili in rame |
2900 | II | Democratizzazione delle sepolture | Uso della pietra nelle costruzioni e nella statuaria Tombe private vicine a quelle reali Contese religiose e politiche; Scisma sethiano di Peribsen Pacificazione e superamento dello scisma sotto Khasekhemui |
Note
Annotazioni
- ^ Usualmente si tende a indicare genericamente i sovrani dell'Egitto antico con il termine faraone. È tuttavia da tener presente che tale termine, derivazione greca da Per-Aa, ovvero Grande Casa, viene adottato solo in tempi relativamente recenti, con la XVIII dinastia e segnatamente con Thutmose III. Tutti i sovrani dinastici precedenti, perciò, dovrebbero essere indicati come re essendo di fatto il nome comune loro assegnato Neter-Nefer, ovvero Buon Dio, o anche solo Neter (Dio). In questa voce si cercherà, perciò, di seguire questa linea, anche se potrebbe essere utile ricorrere talvolta, sia pure impropriamente, al termine più usuale per comodità di scrittura.
- ^ Non si esclude che, con il medesimo metodo, fossero prodotti anche vasi in oro, ma nessun esemplare è giunto a noi verosimilmente asportato nei millenni dalle tombe che ne contenevano.
- ^ È ipotizzabile che tali statue, al pari dei vasi, fossero realizzate su un'anima in legno su cui venivano martellate lastre di metallo.
- ^ Si tratta di una serie di quattordici mastelli in legno, di capacità differente, dotati di un livellatore per la misurazione delle rendite di frumento.
- ^ IL Papiro Edwin Smith risale come stesura, in effetti, alla XVI-XVII dinastia, ma elementi intrinseci, come la terminologia arcaica e l'uso di determinati vocaboli, dimostrano che si tratti di una copia di testi molto più antichi forse risalenti all'Antico Regno o al periodo arcaico.
- ^ A lungo si riteneva, come si legge sotto, che la consorte di Narmer si chiamasse Neithotep, e forse era anche reggente per il successore, ma ultimamente è stato appurato che probabilmente si trattasse della sua nuora.
- ^ Mer(it)neith presenta la titolatura completa di quella di un signore egizio, ma il nome è chiaramente quello di una donna, ciò fa supporre che ella fosse regina regnante (e quindi la prima faraone donna) o reggente per il figlio.
- ^ Ueneg e Sened sono avvolti nel dubbio e nel mistero. Sul primo, il suo nome era erroneamente letto come Uadjnes (chiaramente un nome femminile), mentre il secondo potrebbe non esistere nemmeno dato che non sono stati trovati ancora serekht col suo nome e un frammento riporta che invece regnò un certo Nefersenedj-Rau, non ci sono inoltre liste reali che concordano tra loro. È plausibile che i due abbiano co-regnato durante un periodo di crisi.
- ^ Non presente in alcuna lista reale, ma attestato da ritrovamenti archeologici. Potrebbe essere un omonimo di Peribsen.
- ^ Anche in questo caso il nome non appare nelle liste reali note.
- ^ Dal nome, nonché dalla diplomatica soluzione dello scisma sethiano, alcuni studiosi hanno voluto individuare proprio in questo re il vero unificatore del Paese.
- ^ A Ieracompoli vennero rinvenute una stele spezzata, due coppe in pietra e due statue recanti l'identificativo di un re Horus-Khasekhem. Sulla base di una di tali statue è riportata una rozza incisione rappresentante nemici uccisi riportandone il numero in 47.209; se da un lato si è portati a identificare Horus-Khasekhem con lo stesso Khasekhemui, non esiste alcuna certezza che non si sia, invece, trattato di chi si oppose militarmente all'usurpatore Peribsen in una vera e propria guerra civile, la cui risoluzione sarebbe poi stata definitivamente sancita dall'avvento al trono di Khasekhemui o dalla modifica del nome che potrebbe aver perso il riferimento a Horus in segno di pacificazione sancita dai due animali teolofori affrontati sul serekh.
- ^ Questi manufatti vengono generalmente indicati come tavolette cosmetiche perché simili, sia pure in grandi dimensioni, a quelle piccole impiegate per mescolare, appunto, i cosmetici.
- ^ La tavoletta è anche nota come “Tavoletta degli avvoltoi”, “delle giraffe” o “dei leoni”; spezzata in tre parti principali è proprietà, dell'Ashmolean Museum di Oxford, del British Museum di Londra e del Museo di Lucerna.
- ^ La tavoletta richiama, nella struttura, un altro analogo manufatto, la Tavoletta dei quattro cani, oggi al Louvre, risalente al periodo Naqada II.
- ^ La tavoletta, spezzata in due parti, è nella disponibilità del British Museum di Londra, e del Louvre di Parigi.
- ^ la forma tipica delle pareti, più larghe alla base, che danno alla costruzione la tipica forma tronco-piramidale rastremata verso l'alto, deriverebbe (Cyril Aldred, p. 40) dal ricordo delle originarie pareti in cannicci ricoperti di fango. Il peso stesso del fango lo faceva slittare verso il basso causando, così, un ispessimento della base del muro rispetto alla sommità. Tale particolarità estetico-architettonica si perpetuerà per tutta la storia dell'Egitto.
- ^ Un'idea della facciata di palazzo è ricavabile dal serekht, il simbolo della titolatura regale sovrastato dal falco, che inquadrava il nome di Horus del re, che simboleggia un palazzo, reale, appunto, visto sia in pianta (parte alta che contiene il geroglifico reale) che in alzato (la parte più bassa).
Fonti
- ^ Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, pag. 216
- ^ Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, pag. 29
- ^ The National Geographic Society, La grande storia - I primi faraoni, pag. 16.
- ^ Ancient Egyptian Culture, su www.mnsu.edu. URL consultato il 23 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2010).
- ^ Ancient Egyptian Culture, su www.mnsu.edu. URL consultato il 23 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2010).
- ^ Béatrix Internet Archive, The prehistory of Egypt : from the first Egyptians to the first pharaohs, Oxford, UK ; Malden, MA : Blackwell Publishers, 2000, ISBN 978-0-631-20169-4. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ The Palermo Stone: the Earliest Royal Inscription from Ancient Egypt (PDF), su ancientportsantiques.com.
- ^ (EN) E. A. Wallis Budge, Short History of the Egyptian People 1914, Kessinger Publishing, 1º marzo 2003, ISBN 978-0-7661-4587-0. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Jacques Kinnaer, The Ancient Egypt Site - Turin Kinglist, su www.ancient-egypt.org. URL consultato il 23 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2009).
- ^ a b Natale Barca, Sovrani predinastici egizi, Torino, Ananke (2006), ISBN 88-7325-133-1.
- ^ Naqada III, su faiyum.com.
- ^ (EN) The Oxford History of Ancient Egypt, OUP Oxford, 23 ottobre 2003, ISBN 978-0-19-160462-1. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Before the pyramids: the origins of Egyptian civilization; [publ. in conjunction with the Exhibition Before the Pyramids: The Origins of Egyptian Civilization, March 28 - December 31, 2011] (PDF), su isac.uchicago.edu.
- ^ "Dynasty 00", su xoomer.virgilio.it. URL consultato il 23 settembre 2025 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2023).
- ^ Aldred 1966, p. 61.
- ^ Egyptian Rulers Chronology (PDF), su ancient-cultures.info.
- ^ (EN) Erik, Dynastic Race Theory and Why Revision Is Essential, su Co-Geeking, 9 novembre 2015. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Krzysztof M. Ciałowicz, Votive figurines from Tell el-Farkha and their counterparts, in Archéo-Nil, vol. 22, n. 1, 2012, pp. 73–93, DOI:10.3406/arnil.2012.1044. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ (EN) Ancient Egypt - Early Dynastic, Nile Valley, Pharaohs | Britannica, su www.britannica.com, 19 settembre 2025. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ (EN) Predynastic and Early Dynastic, an introduction, su www.khanacademy.org. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Smarthistory – Predynastic, Early Dynastic, and Old Kingdom, su smarthistory.org. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ La Civiltà Egizia, Menes, su LA CIVILTA' EGIZIA, 2 maggio 2022. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Menes (faraone) - 2850 a.C. circa, su www.lezionidistoria.it. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ La Civiltà Egizia, IL FARAONE NARMER, su LA CIVILTA' EGIZIA, 23 febbraio 2022. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Chi è stato il primo faraone dell’antico Egitto?, su Focus.it. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Inscriptions From the Canaan Region - The Narmer Catalog, su www.narmer.org. URL consultato il 23 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2017).
- ^ Who Was Menes? - Was He Narmer or Aha?, su www.narmer.org. URL consultato il 23 settembre 2025 (archiviato dall'url originale il 1º settembre 2017).
- ^ Thomas C. Heagy, Scorpion II : A new theory, in Archéo-Nil, vol. 30, n. 1, 2020, pp. 97–122, DOI:10.3406/arnil.2020.1345. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ (EN) Peter Lundström, Aha in hieroglyphs, su Pharaoh.se. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ (EN) Unification of Lower and Upper Egypt | Research Starters | EBSCO Research, su EBSCO. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ (EN) King Menes and the Unification Battle | Ancient Egyptian Battles, su Egypt Tours Portal, 28 giugno 2018. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ a b Aldred 1966, p. 64.
- ^ Aldred 1966, p. 68.
- ^ a b Aldred 1966, p. 70.
- ^ James Henry Breasted, The Special Edition Of The Edwin Smith Surgical Papyrus, Division of Gryphon Edition , p. 28, The Classic of Medicine Library, 1984.
- ^ Predynastic and Protodynastic Egypt: A Model of State Formation, su www.francescoraffaele.com. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Thinis - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 23 settembre 2025.
- ^ Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell 'antico Egitto, pag.276
- ^ Erodoto da Alicarnasso (V secolo a.C.), Storie, libro II –Euterpe-.
- ^ Iorwerth E. S. Edwards, The early dynastic period in Egypt, The Cambridge Ancient History, Cambridge, Cambridge University Press, 1971, p. 13
- ^ a b c Aldred 1966, p. 62.
- ^ Claudio Eliano, De Natura Animalium.
- ^ Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto, Torino, Ananke, 2006, p. 356, ISBN 88-7325-115-3.
- ^ Ancient Egypt: The Second Dynasty - by Francesco Raffaele, su www.francescoraffaele.com. URL consultato il 24 settembre 2025.
- ^ Ovvero il geroglifico che conteneva il Nome di Horus sovrastato dal falco
- ^ Mario Tosi, Dizionario Enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto, Vol. I, Ananke, 2004, p. 52.
- ^ Tosi, 2004, p. 52
- ^ La Civiltà Egizia, IL FARAONE DJOSER, su LA CIVILTA' EGIZIA, 16 marzo 2022. URL consultato il 24 settembre 2025.
- ^ (EN) Peter Lundström, The Third Dynasty of ancient Egypt, su Pharaoh.se. URL consultato il 24 settembre 2025.
- ^ Digital Giza | Daily Life in Ancient Egypt, su giza.fas.harvard.edu. URL consultato il 24 settembre 2025.
- ^ Cyril Aldred, Arte dell'Antico Egitto, Milano, Rizzoli, 2002, p. 36.
- ^ a b AAVV, 2001, I tesori dell'Antico Egitto nella collezione del Museo Egizio del Cairo) pp. 36 e 581.
- ^ Alan Gardiner, La civiltà egizia, Milano, Einaudi, 1961, riedizione 1985, pp. 54, 357, 358 et al.
- ^ a b Aldred 1966, p. 63.
- ^ Aldred 2002, pp. 40 e sgg.
- ^ Aldred 2002, p. 40.
- ^ Fotografia ad alta risoluzione: http://xoomer.virgilio.it/francescoraf/hesyra/palettes/4dogs-big.jpg
- ^ http://www.ashmolean.org/ashwpress/talkingobjects/if-ancient-egypt-had-instagram/
- ^ http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=116961&partId=1
- ^ Fotografia ad alta risoluzione: http://xoomer.virgilio.it/francescoraf/hesyra/palettes/hunters.htm
- ^ Fotografia ad alta risoluzione: recto http://xoomer.virgilio.it/francescoraf/hesyra/palettes/narmerp.jpg ; rovescio http://xoomer.virgilio.it/francescoraf/hesyra/palettes/narmerp1.jpg
- ^ http://xoomer.virgilio.it/francescoraf/hesyra/Khasekhemui.htm
Bibliografia
Storia
- Edda Bresciani, Grande Enciclopedia Illustrata Dell'Antico Egitto, Ed. De Agostini, 2005, ISBN 88-418-2005-5
- Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, Ed. Mondadori, 1996, ISBN 88-7813-611-5
- Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Ed. Bompiani, 2003, ISBN 88-452-5531-X
- The National Geographic Society, La grande storia - I primi faraoni, Ed. RBA Italia S.r.l., 2014, ISSN 2283-3943
- AA.VV., L'antico Egitto di Napoleone, Mondadori, 2000
- Alan Gardiner, La civiltà egizia, Torino, Einaudi, 1961, ISBN 88-06-13913-4. (orig. Egypt of the Pharaohs, Oxford University Press, 1961)
- Brian Fagan, Alla scoperta dell'antico Egitto, Roma, Newton & Compton, 1996, ISBN 88-8183-286-0. (orig. The Rape of the Nile: Tomb Robbers, Tourists, and Archaeologists in Egypt, Charles Scribner's Sons, New York, 1975)
- Edda Bresciani, Sulle rive del Nilo. Sulle rive del Nilo. L'Egitto al tempo dei faraoni, Bari, Laterza, 2000.
- Cyril Aldred, Gli Egiziani - tre millenni di civiltà, Roma, Newton & Compton, 1966, ISBN 88-8183-281-X. (orig. The Egyptians, Thames and Hudson, London, 1961)
- Cyril Aldred, Christiane Desroches Noblecourt et al., I faraoni - il tempo delle piramidi, Rizzoli, 1979
- Cyril Aldred, Christiane Desroches Noblecourt et al., I faraoni - l'impero dei conquistatori, Rizzoli, 1980
- Cyril Aldred, Christiane Desroches Noblecourt et al., I faraoni - l'Egitto del crepuscolo, Rizzoli, 1981
- Nicolas Grimal, Storia dell'Antico Egitto, traduzione di G. Scandone Matthiae, Bari, Laterza, 2002, p. 619, ISBN 978-88-420-5651-5.
- Sergio Donadoni, L'Egitto, Torino, UTET, 1982, ISBN 88-02-03571-7.
In inglese
- (EN) Flinders Petrie, A history of Egypt, from the earliest times to the XVI th Dinasty, Methuen & Co., London, 1897
- (EN) Flinders Petrie, A history of Egypt, Vol. I, Methuen & Co., London, 1897
- (EN) Flinders Petrie, The arts & crafts of ancient Egypt, T.N. Foulis, Edinburgh & London, 1909
- (EN) Flinders Petrie, Ten years' digging in Egypt (1881-1891) , Fleming H. Revell Co., New York & Chicago, 1891
- (EN) Flinders Petrie, Tools and Weapons, British School of Archaeology in Egypt, 1917
- (EN) Flinders Petrie, Naqada and Ballas, Bernard Quaritch, London, 1896
- (EN) Flinders Petrie, Hyksos and Israelite Cities, Bernard Quaritch, London, 1906
- (EN) Iorwerth E. S. Edwards, The early dynastic period in Egypt, The Cambridge Ancient History, Cambridge, Cambridge University Press, 1971
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su periodo protodinastico dell'Egitto
Collegamenti esterni
- thinite, dinastie, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Early Dynastic period, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh2010007481 · J9U (EN, HE) 987007513688405171 |
---|