Iri Hor

sovrano egizio

Iri Hor (fl. 3170 a.C.) chiamato anche Ro secondo Flinders Petrie[1] è un sovrano egizio predinastico che governò in Alto Egitto nel XXXII secolo a.C. Gli scavi ad Abido negli anni '80 e '90 e la scoperta nel 2012 di un'iscrizione di Iri Hor nel Sinai hanno confermato la sua esistenza.

Iri Hor
Nome di Iri Hor presente sulla sua tomba
Faraone (Naqada III)
In caricac. 3170 a.C.
PredecessoreRe Coccodrillo, Re Doppio Falco o Hat Hor (incerto)
SuccessoreKa (incerto)
NascitaAlto Egitto, XXXII secolo a.C.
MorteAbido (incerto), ?
Luogo di sepolturaUmm el-Qa'ab
DinastiaDinastia 0 (Naqada III)

Biografia

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Regnò su Abido e venne sepolto nel cimitero locale di Umm el-Qa'ab vicino a Ka, Narmer ed altri sovrani della prima dinastia.

 
Varie iscrizioni con il nome di Iri Hor.

Gli argomenti a favore della sua inesistenza sono dovuti all'assenza di serekht davanti al suo nome e da cattive intestazioni. La sola iscrizione ad egli relativa fuori da Abido fu trovata nel Basso Egitto[1]; mentre su Ka e Narmer sono state trovate iscrizioni anche in regioni molto lontane, come in Israele.

È nota la collocazione della sua tomba di tipologia reale[1] che fu scavata da Flinders Petrie nel 1902. Si tratta di una tomba doppia più grande di quelle di Ka e di Narmer, trovata in ordine sequenziale all'interno di una necropoli a forma di "U" della I dinastia. Il nome è iscritto su una grossa pietra, come i suoi predecessori, e contiene solamente il falcone reale Horus.[2]

È possibile che la titolatura reale inserita nel serekht con la "Facciata di palazzo" sia una tradizione iniziata con Ka.

Iri Hor è anche il nome più antico tramandatoci attraverso la scrittura di un sovrano, mentre è il secondo nome personale più antico conosciuto, superato solo da un paio di nomi sumeri tra cui Kushim.[3]

  1. ^ a b c Barca, p. 284.
  2. ^ Pierre Tallet, "Iry-Hor et Narmer au Sud-Sinai (ouadi Ameyra). URL consultato l'11 settembre 2025.
  3. ^ Robert Krulwich, Who’s The First Person In History Whose Name We Know, 19 agosto 2015. URL consultato l'11 settembre 2025.

Bibliografia

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