Helicobacter pylori
Helicobacter pylori | |
---|---|
![]() | |
Stato di conservazione | |
Parametro statocons non valido | |
Classificazione scientifica | |
Regno | Bacteria |
Phylum | Proteobacteria |
Classe | Proteobacteria Epsilon |
Ordine | Campylobacterales |
Famiglia | Helicobacteraceae |
Genere | Helicobacter |
Specie | H. pylori |
Nomenclatura binomiale | |
Helicobacter pylori ((Marshall et al. 1985) Goodwin et al. 1989) |
Helicobacter pylori è un batterio gram negativo dotato di ciglia (che gli conferiscono il movimento in ambiente liquido) che evoluzionisticamente si è meglio adattato all'habitat acido dello stomaco; infatti, a differenza di tutti gli altri batteri, resiste benissimo ad un pH che oscilla tra 1 e 2.
Tale resistenza ad un pH talmente acido gli è conferita dalla produzione dell'enzima ureasi, la quale crea intorno al battere un microambiente compatibile con la sua esistenza.
La presenza di questo enzima ha reso possibile la messa a punto del test del respiro, o BRT, secondo la dizione inglese.
Al paziente viene somministrata urea marcata con l'isotopo 13C. Se è presente il batterio avviene una reazione, catalizzata dall'enzima ureasi, che porta alla scissione dell'urea-13C con la formazione di ammonio e 13C02, ovvero anidride carbonica formata da ossigeno e l'isotopo 13C del carbonio.
Se l'analisi del respiro del paziente rivela la presenza di 13C02 il test è positivo.
La maggior parte delle persone ne è portatore ma, un buon equilibrio fra potere patogeno del microorganismo e difese immunitarie del soggetto normalmente garantisce un'adeguata protezione, proprio per questo motivo i soggetti con una marcata immunodeficienza sono particolarmente esposti a tale agente.
La particolarità di questo batterio è quella che vive soltanto in ambiente acido protetto da uno strato di muco, per questo motivo si trova soltanto nello stomaco. Produce un enzima chiamato ureasi, che gli permette di neutralizzare l'acidità gastrica e di sopravvivere. Una volta insediato nello stomaco, non fa altro che sottoporre la mucosa ai metaboliti tossici da esso prodotti. Il batterio può produrre sostanze che causano danni alle cellule e con il tempo possono sopraggiungere gastrite ed ulcera.
Storia
La sua scoperta si deve ad un evento casuale: gli scienziati Robin Warren e Barry Marshall dimenticarono nell'armadietto del loro laboratorio delle piastre contenenti succhi gastrici (fino all'epoca si riteneva che lo stomaco fosse sterile); dopo poco tempo si notò la formazione di una patina sulla superficie di tali piastre, erano colonie batteriche di Helicobacter pylori.
In realtà, i due ricercatori australiani non furono i primi a scoprire il batterio responsabile dell'ulcera. Infatti, esso fu per la prima volta isolato nel 1893 da Giulio Bizzozero, un veterinario italiano, che ebbe modo di ritrovare il batterio nello stomaco di cani. Purtroppo, come spesso accade, non seppe intuire quanto era davanti ai suoi occhi, e così si dovette aspettare ancora quasi un secolo per capire cosa il batterio "a virgola" sia capace di fare.
Nel 2005 Marshall e Warren ricevettero il premio Nobel per la medicina proprio grazie alla scoperta dell'H. pylori: oggi si stima infatti che circa il 90% delle ulcere duodenali e l'80% di quelle gastriche siano di origine infettiva.[1]
Pericolosità
Modalità di trasmissione
Le modalità con cui l'H. pylori si trasmette sono ancora oggi sconosciute e attualmente l'uomo è l'unico serbatoio noto di questo batterio. La modalità di trasmissione più probabile è quella orale o oro-fecale.[1] Altre possibili vie di contagio sono il contatto con acque o con strumenti endoscopici contaminati, ma non esistono ancora dati definitivi al riguardo.[1]
Riassumendo, le principali modalità di trasmissione dell'Helicobacter pylori sono quattro:
- oro-fecale;
- orale (è stata dimostrata la presenza dell'H. pylori nella placca e nella saliva);
- attraverso materiali sanitari (uso di endoscopi o sondini naso gastrici);
- zoonosi (prevalenza alta nei veterinai e nelle persone a stretto contatto con gli animali).
Sintomi
Il sintomo più diffuso dell'ulcera gastroduodenale è un bruciore o un dolore nella parte superiore dell'addome, l'epigastrio, molto più forte nei pasti e nel mattino presto, quando lo stomaco è vuoto.[1] Tuttavia può insorgere anche in qualsiasi momento, con durata che può variare da pochi minuti fino ad alcune ore. Più raramente possono insorgere sintomi come nausea, vomito e mancanza di appetito. A volte l'ulcera può sanguinare e indurre anemia.
L'infezione dagli H. pylori è associata a un aumento di 2-6 volte del rischio di linforma MALT e soprattutto di carcinoma gastrico, il secondo cancro più comune nel mondo, soprattutto in Paesi come la Cina e la Colombia dove più della metà della popolazione è sotto i sedici anni ed è infetta da H. pylori.
Terapia
La terapia per l'eradicazione del batterio comprende inibitori di pompa protonica (IPP) per ridurre l'acidità e l'uso di antibiotici. Tuttavia la migliore terapia è una multipla, costituita da un inibitore di pompa più degli antibiotici. Quella che si è dimostrata più efficace contro gli H. pylori è quella con teraciclina (eccetto che nei bambini al di sotto dei dodici anni), metrodinazolo, bismuto ed emoprazolo per due settimane.[2]
Il primo ciclo terapeutico si basa sull'uso di:
- claritromicina 500 mg per 2/die
- amoxicillina 1 gr per 2/die o metronidazolo 500 mg per 2/die
La terapia deve durare per almeno una settimana e devono essere associati IPP
Nel caso in cui non sia avvenuta l'eradicazione del batterio la seconda scelta terapeutica è:
- bismuto 120 mg per 4/die
- metronidazolo 500 mg per 3/die
- tetraciclina 500 mg per 4/die
Alcuni studi hanno evidenziato che il batterio è presente nell'uomo da almeno 60.000 anni, fin dal tempo delle migrazioni dall'Africa.[3]
Note
- ^ a b c d H. pylori su Epicentro, su epicentro.iss.it. URL consultato il 14 maggio 2008.
- ^ Helicobacter pylori, su nutritionvalley.it. URL consultato il da stabilire.
- ^ Ulcera nella preistoria, su lescienze.espresso.repubblica.it. URL consultato il 19 febbraio 2007.
Collegamenti esterni
- Helicobacter pylori, su nutritionvalley.it. URL consultato il 17 ottobre 2007.