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Hotel California

Hotel California
Autore/iDon Felder, Glenn Frey e Don Henley
Genere[[Rock]]
Esecuzioni notevoliBob Marley, Marc Anthony, NOFX
Pubblicazione originale
IncisioneHotel California
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1977|1977]]
Durata6 min: 08 sec

Hotel California è il titolo della canzone contenuta nell'omonimo album degli Eagles, pubblicata come singolo agli inizi del 1977. Scritta da Don Felder, Don Henley e Glenn Frey, é una delle canzoni più famose dell'era degli album oriented rock. Fu in cima alla classifica Billboard Hot 100 per una settimana nel maggio del 1977.

Storia e riconoscimenti

"Hotel California" vinse il Grammy Award per il Singolo dell'Anno nel 1978.

La canzone é ben piazzata in molte classifiche di musica rock. La rivista Rolling Stone, per esempio, l'ha descritta come la quarantanovesima canzone più bella di tutti i tempi. [1] É anche una delle "500 canzoni della Rock and Roll Hall of Fame che hanno influenzato il Rock and Roll" (The Rock and Roll Hall of Fame's 500 Songs that Shaped Rock and Roll). L'assolo di chitarra della canzone è classificato ottavo dalla rivista "Top 100 Guitar Solos". Essendo una delle canzoni più conosciute del gruppo, "Hotel California" é diventata fin da subito il suo cavallo di battaglia. Le esecuzioni del brano dal vivo sono state incise nel loro album "Eagles Live" del 1980 e in "Hell Freezes Over" del 1994, nel quale viene eseguita in versione acustica.

La canzone è stata inserita anche nel gioco in uscita prossimamente Guitar Hero World Tour [senza fonte].

Interpretazioni

Il testo della canzone descrive l'Hotel California come una struttura di gran lusso dove "you can check out any time you like but you can never leave", vale a dire "puoi guardare fuori quando vuoi ma non puoi mai andare via". Apparentemente la canzone narra la storia di un viaggiatore stanco che rimane intrappolato in un albergo terrificante, che all'inizio sembrava invitante e accogliente. La canzone generalmente è interpretata come un'allegoria dell'edonismo e dell'auto-distruzione dell'industria musicale della California del sud nella fine degli anni settanta; Don Helley l'ha definita "la nostra interpretazione della bella vita a Los Angeles" [2] e in seguito ha replicato "é essenzialmente una canzone sull'oscura vulnerabilità del sogno americano, che é qualcosa che conosciamo bene". [3]

La natura astratta della canzone ha spinto gli ascoltatori a fare su di essa delle proprie interpretazioni, che includono affermazioni, diffuse da voci in Internet, sui suoi aspetti satanici. Altre teorie dicevano che l'Hotel California fosse un manicomio, un vero Hotel gestito da cannibali o una metafora del cancro. Tutte queste teorie sono state smentite dal gruppo.

Il termine "colitas", presente nella prima strofa della canzone, é un fiore che cresce nel deserto. Sia Don Henley che Don Felder hanno più volte dichiarato pubblicamente che le "colitas" sono "inebrianti fiori del deserto" [senza fonte]. Altre voci presenti in Internet affermano che "Colitas" è un termine spagnolo che significa "piccole code", in riferimento ai germogli della Cannabis.

La parola "steely", cioè "d'acciaio", nel testo (riferita ai coltelli), è uno scherzoso cenno al gruppo Steely Dan, nella quale canzone Everything You Did è incluso il verso "Turn up the Eagles, the neighbors are listening", cioè "metti gli Eagles, i vicini stanno ascoltando".

Riferimenti

  1. ^ (EN) The RS 500 Greatest Songs of All Time, Rolling Stone.
  2. ^ (EN) Hotel California, Rolling Stone.
  3. ^ (EN) The Long Run.




Is There Anybody Out There?

Is there anybody out there?
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data1979
Durata2:44

Is there anybody out there?” è una canzone perlopiù strumentale contenuta nell’album dei Pink Floyd, The Wall. La prima metà della canzone trasmette lo stesso messaggio di Hey You, cioè un segnale d’aiuto da Pink, mentre la seconda parte è del tutto strumentale.
La parte interessante della canzone è proprio la seconda metà, un assolo di chitarra classica, che non fu David Gilmour ad eseguire.
Infatti, egli ha dichiarato in alcune interviste di aver tentato di eseguirla molte volte, ma di non essere mai stato soddisfatto del risultato finale (“Sono riuscito a suonarla con un plettro di cuoio, ma non sono riuscita a suonarla correttamente con le dita”[1]). Difatti fu il turnista di musica classica Ron di Blasi a suonare la chitarra classica.
Il suono stridulo simile a quello di una sirena usato durante la canzone, è stato usato anche per un altro lavoro dei Pink Floyd, Echoes.

Trama

In questo punto della storia il protagonista dell’album, Pink, sta tentando di raggiungere qualcuno al di là del muro che ha costruito durante l’album.
La domanda ripetuta più volte “Is there anybody out there?” (“C’è qualcuno lì fuori?”) fa pensare che non riceva alcuna risposta.

Estratti televisivi

Nella canzone sono presenti in sottofondo due estratti dai programmi televisivi Gunsmoke (dall’episodio intitolato “Fandango”, 1967) e Gomer Pyle, U.S.M.C. (dall’episodio intitolato “Gomer dice “hey” al presidente”, 1967).

Esecutori

Note

  1. ^ "Careful With That Axe", intervista con David Gilmour da Matt Resnicoff, rivista Musician, Agosto 1992
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Hey You

Hey You
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data1979
Durata4:41


Hey You è una canzone della band inglese Pink Floyd pubblicata nel 1979. Fa parte del doppio album The Wall ed è la canzone che apre il secondo disco. Non fu inserita nel film Pink Floyd The Wall per ragioni di spazio, ma una versione abbozzata del video è inclusa negli extra del DVD pubblicato in occasione del 25° anniversario dall’uscita dell’album. Benché non sia nel film è una delle più famose canzoni della band.

Composizione

Hey You è una delle più note tra le canzoni in cui è usata una chitarra acustica accordata con la tecnica dell’hi-string (cioè la sesta corda, il mi grave, viene portato due ottave sopra, il la, il re ed il sol un’ottava sopra, mentre il si ed il mi cantino rimangono invariati).
La canzone inizia con un assolo di chitarra acustica, arpeggiato, dopo poco entrano il basso, il sintetizzatore, il canto e la batteria. Nel mezzo del brano viene eseguito un assolo di chitarra elettrica che esegue lo stesso tema di “Another Brick in the Wall”. La seconda parte ha la stessa struttura della prima. Verso la metà del terzo minuto nella canzone viene introdotto un rumore metallico, simile a quello di un sonar presente anche in Echoes.
La canzone è ispirata al concetto per cui The Wall è stato concepito: esprimere la disperazione e la solitudine che un proprio pari può patire (che sia Pink, l’ascoltatore o entrambi)[1].
Inizialmente era intenzione degli autori inserire la canzone tra Comfortably Numb e The Show Must Go On, e, infatti, nella demo dell’album è così.

Trama

Come nelle altre canzoni dell'album il punto di vista espresso nella canzone è quello del protagonista, Pink.
Egli capisce di aver sbagliato a chiudersi in se stesso e tenta di recuperare qualche contatto con il mondo esterno. Per quanto tenti, però, il muro impedisce che le sue richieste di aiuto vengano recepite, e più chiama, più il suo tono si carica di disperazione.
La canzone rappresenta il punto di passaggio dall'isolamento dalla realtà del protagonista al momento in cui abbraccia il movimento fascista "The Warms" (in italiano "I Vermi") e ciò è confermato dal verso "...and the warms ate into his brain" ("...e i vermi gli avevano distrutto il cervello").
Il significato della canzone (come quello di tutto l'album) potrebbe essere collegato alla vita di Syd Barrett uno dei membri fondatori della band, il quale, avendo abusato pesantemente di droghe nel corso della sua vita, aveva rischiato di perdere la salute mentale.

Versione video

Tra gli extra del DVD del film Pink Floyd The Wall pubblicato per il 25° anniversario dall'uscita dell'album, è stato inserito anche il video di Hey You.
Il filmato inizia con Pink (Bob Geldof) che tenta disperatamente di uscire dal muro che ha appena finito di costruire; subito dopo la scena cambia, inquadrando i fan di Pink al suo concerto, che hanno facce pallide e smorte. Queste sono le persone che "stanno nel passaggio con i piedi stanchi ed un sorriso che si spegne" ("standing in the aisles with itchy feet and fading smiles") che Pink sta cercando di raggiungere al di là del muro.
Nell'inquadratura successiva si vedono dei letti d'ospedale e, in quella seguente, due sedie vuote in una stanza bianca. Un Pink inerte appare sulla sedia di sinistra, mentre la moglie appare dopo poco, nuda, sulla sedia di destra. Dopo aver girato la testa per cercare lo sguardo del marito, che però rimane immobile, la donna scompare. La scena cambia nel momento in cui inizia l'assolo di chitarra elettrica, mostrando sequenze che si alternano rapidamente.
Si vedono persone che rovesciano e distruggono automobili e ragazzi che lanciano pietre, bastoni e molotov a volanti della polizia. Finito l'assolo la scena cambia. Di nuovo un frenetico susseguirsi di sequenze: una mano che tenta di rompere una finestra, una massa di vermi, un uomo su un letto di ospedale che viene sottoposto ad elettroshock, una donna che urla, uno scontro tra i fan di Pink e la polizia.
Il filmato finisce con la scena che lo ha aperto, Pink che tenta di uscire dal muro, ma che alla fine, stremato, si arrende.

Esecutori

Note

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In The Flesh?

In the flesh?
Autore/iPink Floyd
Genere[[Progressive Rock/Hard Rock]]
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data1979
Durata3:19

In The Flesh? è una canzone della band inglese Pink Floyd, pubblicata nel 1979. É la prima canzone del doppio album The Wall.
Il titolo, che in italiano significa "di persona?", è riferito al tour In the flesh che la band fece nel 1977, durante il quale Roger Waters, in un attacco d'ira, sputò ad un fan che cercava di scavalcare le transenne che separavano il pubblico dal palco (in alcune interviste Waters ha dichiarato che fu proprio quell'episodio ad ispirare la creazione dell'album The Wall)[1]

Composizione

Il brano è aperto da un fievole coro di voci bianche che intona la melodia ripresa in Outside the Wall, brano che di fatto chiude l'album e che si riallaccia ad In the Flesh?. Durante il primo secondo della canzone si sente la voce di Waters che recita: "...we came in?", chiudendo la frase iniziata alla fine dell'ultima traccia dell'album con "Isn't This Where...", componendo la frase "Non è qui che abbiamo cominciato?" e rendendo, di fatto, l'album privo di un vero inizio o di una vera fine.
La melodia che apre la canzone viene improvvisamente eclissata dal violento ingresso di una chitarra elettrica, un organo distorto e una batteria. Ad 1 minuto e 36 secondi circa dall'inizio della canzone entra la voce di Waters. Dopo la parte cantata, che dura 38 secondi, la canzone riprende il forte tono con cui è cominciata e si sentono alcune indicazioni sulla regia dello spettacolo. Poco prima della fine del brano si sente il rumore di una picchiata di uno Stuka. Il suono che chiude la canzone (e che apre la seguente) è un bambino che piange.

Trama

Come le altre canzoni nell'album, In the flesh? narra una parte della storia di Pink, il protagonista. La canzone rappresenta l'inizio dello show e le indicazioni che si sentono alla fine del brano indicano che Pink sta per cominciare a raccontare la storia della costruzione del "muro". Nel testo di questo brano afferma che malgrado il suo aspetto esteriore, per capire veramente chi è bisogna "farsi strada con le unghie" attraverso la sua maschera ("claw your way trough this disguise"). Il suono della picchiata di uno Stuka, inoltre, informa l'ascoltatore (anche se non in modo esplicito) della morte del padre di Pink.
Il suono del bambino che piange alla fine della canzone indica, molto probabilmente, la nascita di Pink.

Esecuzioni dal vivo

Durante il primo tour per pubblicizzare The Wall la canzone veniva eseguite da alcuni musicisti che indossavano maschere che li facevano sembrare i veri membri dei Pink Floyd. Ciò si riferisce sia al titolo della canzone ("Di persona?") sia ai versi Ditemi c'è qualcosa che delude voi raggi di sole (riferito al pubblico) non è questo che aspettavate di vedere? ("Tell me, is something eluding you sunshine? Is this not what you expected to see?").

Versione video

L'inizio del filmato mostra Pink seduto in una camera d'albergo, con lo sguardo assorto, mentre una persona cerca di aprire la porta, che, però, è chiusa con la catenella. Questo fatto fa tornare alla mente del protagonista una scena di una gran quantità di ragazzi che, per vedere il suo spettacolo, sfonda i cancelli che portano all'arena dove si deve esibire. Le immagini dei ragazzi che corrono, calpestando chi cade, vengono alternate ad immagini di soldati in fuga durante un bombardamento.
Alla fine di queste sequenze, che durano circa 1 minuto e 40 secondi, la scena cambia: Pink sale sul palco e comincia a cantare.
La scena che conclude il filmato è la picchiata di uno Junkers Ju 87 Stuka su un accampamento militare inglese, che sta a significare la morte del padre di Pink in guerra.

Indicazioni finali

Come scritto sopra nei secondi finali della canzone si sente la voce di Waters che indica le seguenti indicazioni sulla regia dello spettacolo:

Luci!
Via agli effetti sonori!
Azione!
Ghiaccio secco!
Scaricaglielo addosso!
Scaricaglielo addosso!


Nell'album dal vivo Is There Anybody Out There?: The Wall Live 1980-1981 le indicazioni sono leggermente differenti:


Luci!
Via agli effetti sonori!
Scaricaglielo addosso!
Scaricaglielo addosso!

Esecutori

Riferimenti

Note

  1. ^ Intervista del Time a Roger Waters, in Inglese.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m Comfortably Numb - A Hostory of "The Wall", di Vernon Flitch e Richard Mahon, 2006, p. 71

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The Thin Ice
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata2:31

The Thin Ice è una canzone della band inglese Pink Floyd, pubblicata nel 1979.

Composizione

La canzone dura circa 2 minuti e 31 secondi. Il primo suono che si sente è quello di un bambino che piange (iniziato al termine della canzone In the Flesh?), che dura circa sei secondi. Dopo poco entra la voce di David Gilmour, che ha un tono dolce e gentile.
Dopo circa 56 secondi la parte cantata da Gilmour termina ed entra la voce di Roger Waters, che ha un tono aspro e cinico. La parte cantata da Waters dura circa 49 secondi, dopodiché comincia un lungo e sonoro assolo di chitarra.

Trama

Come le altre canzoni nell'album, The thin ice narra una parte della storia di Pink, il protagonista. In questo brano si narrano i primi anni di vita di Pink, quando non era ancora abbastanza grande per capire cosa era successo al padre. Il "ghiaccio sottile" ("thin ice") rappresenta il breve e delicato periodo d'innocenza che tutte le persone hanno nella vita, prima che comincino a capire ciò che succede nel mondo che li circonda.

In particolare il testo del terzo e del quarto verso

«Trascinandoti dietro il silenzioso rimprovero | di un milione di occhi bagnati di lacrime»

è una metafora veramente toccante che indica come le azioni che vengono fatte nel presente (nel caso di Pink la guerra) influiscano psicologicamente e/o spiritualmente anche sulle generazioni future.

Versione video

Il video si apre con delle scene di militari in un accampamento che trasportano nell'ospedale del campo alcuni soldati morti o feriti gravemente; nella scena successiva si vedono dei militari in marcia.
Lo scenario cambia non appena entra la voce di Waters: viene inquadrata la camera d'albergo in cui alloggia Pink, vuota, e il protagonista che galleggia in una piscina. All'inizio dell'assolo di chitarra Pink comincia a dimenarsi nell'acqua, che lui vede come se fosse sangue. Nell'immagine che chiude il video si vede Pink immobile in una piscina di sangue.

Esecutori

Riferimenti

Note

  1. ^ a b c d Fitch, Vernon and Mahon, Richard, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 2006, p.72

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Another Brick in The Wall

Another Brick in the Wall (parti I, II, III)
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daHarvest Records (UK), Columbia Records(US), Capitol Records(US), Bob Ezrin, David Gilmour e Roger Waters
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]

"Another Brick in the Wall" è il titolo della canzone, suddivisa in parte I, parte II e parte III, contenuta nell'album The Wall, pubblicato nel 1979 dai Pink Floyd. Tutte le parti della canzone furono scritte dal bassista e voce del gruppo Roger Waters.
Tutte e tre le parti hanno simile, se non uguale, tema musicale e struttura lirica ed ognuna ha toni più forti e rabbiosi di quella che la precede, dalla tristezza della prima parte, al messaggio di protesta della seconda, fino alla rabbia ed alla disperazione della terza.

Parte I

Composizione

La canzone ha un tono tranquillo e pacato, eccetto un breve, ma chiaro, aumento del tono della voce verso la fine della parte cantata del brano, al termine della quale inizia un lungo e sottomesso assolo di chitarra elettrica.

Trama

Seguendo ciò che viene raccontato nella canzone The Thin Ice, Pink, il protagonista, cresce e capisce che il padre è morto in guerra. Questo lo distrugge moralmente e fa sì che cominci a costruire "The Wall", vale a dire "Il Muro".

Versione video

Nella scena che apre il filmato si vede la madre di Pink che prega in una chiesa, mentre il figlio, ancora ignaro di ciò che è accaduto al padre, gioca con un areoplano giocattolo. Dopodiché Pink viene portato dalla madre in un parco giochi, dove lo lascia per andare a fare compere. Nel parco giochi Pink incontra un uomo che pensa essere suo padre. L'uomo lo aiuta a salire su una giostra, ma, quando si allontana con il figlio, Pink lo segue e tenta di prenderlo per mano. Viene respinto più volte e, alla fine, si siede su un'altalena.

Parte II

La parte II di "Another brick in The Wall" è una canzone di protesta contro la rigida istruzione in generale,[1] e in particolare contro i collegi scolastici, cosa che ha portato alla censura del brano in Sud Africa [2].
Il brano fu rilasciato anche come singolo nel 1979 e conquistò la cima delle classifiche in Gran Bretagna, negli Stati Uniti,nella Germania dell'Ovest e in molti altri paesi.
Per questo brano, inoltre, i Pink Floyd ricevettero una candidatura al Grammy per la Migliore Esecuzione di un Duo o un Gruppo Rock, ma persero contro "Against the Wind" di Bob Seger. Inoltre il brano è classificato al 375 posto nella Lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone[3].
Nel 1980 la canzone fu adottata come inno dagli studenti neri durante la rivolta di Elsie's River, in Sud Africa, per protestare contro la propaganda raziale. Il 2 maggio dello stesso anno la canzone fu censurata in quello stato[2].

Composizione

Nell'album The Wall, "Another brick in the Wall, parte II" forma un tuttuno con la traccia precedente "The Happiest Days of Our Lives", collegata ad essa con un urlo di Waters (molto simile a quello presente nel brano "Careful with That Axe, Eugene").
Nella canzone la batteria ed il basso sono in primo piano e, in sottofondo, si sente la chitarra elettrica di Gilmour, che termina la canzone con un lungo assolo.
Nella canzone è presente anche un coro di studenti che cantano la seconda strofa.
Alla fine della canzone si sentono i tipici suoni di un cortile di una scuola e degli insegnanti che riprendono alcuni ragazzi. Il brano termina con lo squillo di un telefono e un profondo sospiro.

Coro degli studenti

Per "Another brick in the Wall, parte II" i Pink Floyd ingaggiarono un coro di ragazzi composto dagli studenti di musica del professor Alun Renshaw dell'Islington Green School[4].
Benchè la scuola ricevette una somma forfetaria di 1000£ (circa 1200), non ci fu nessun accordo con i componenti del coro riguardo i diritti d'autore sulle copie del brano vendute e, con la legge inglese sul copyright del 1996, essi acquisirono il diritto di guadagnare la quota che gli spettava e la rivendicarono [5].
La quota che spetta ad ogni membro del coro è stata stimata intorno alle 500£.

Trama

Dopo essere stato sgridato dal suo maestro, Pink sogna il giorno in cui i ragazzi avrebbero cominciato a protestare contro gli insegnanti troppo severi.

Versione video

Dopo essere stato rimproverato e preso in giro dal suo insegnante ("The Happiest Days of Our Lives") Pink inizia a fantasticare durante la lezione. Immagina un'immensa fila di studenti che marciano al ritmo della canzone lungo un sentiero che li porta verso un enorme tritacarne, dal quale escono privi di volto. Quando inizia l'assolo di chitarra di Gilmour gli studenti in marcia si ribellano e distruggono l'edificio scolastico usando dei martelli e, infine, lo incendiano. Il filmato si conclude con Pink che si accarezza la mano che il professore ha colpito con un righello.

Versioni alternative

Parte III

Composizione

La parte III è la parte più corta di Another Brick in the Walll. É quasi del tutto simile alla prima parte, ma ha toni più forti. Lo strumento che prevale è il basso e nel brano non viene eseguito alcun assolo di chitarra.

Trama

Pink decide di finire il muro a causa della rabbia scaturita in lui dopo il tradimento della moglie, giudicando di non aver bisogno di nulla e riducendo tutti i suoi conoscenti a semplici mattoni nel muro.

Versione video

Il filmato inizia con Pink che distrugge il suo televisore con una chitarra elettrica. Il brano, poi, è accompagnato da una serie di sequenze che mostrano gli eventi che hanno contribuito alla costruzione del muro. Molte delle immagini sono state tratte dal filmato, non incluso nel film, del brano Hey You.

Cover

Esecutori

Vendite del singolo

Paese Certificazione Vendite Data ultima certificazione Commento
Francia Oro [6] 500,000 1980
Gran Bretagna Platino [7] 995,000 Gennaio 1980
USA Platino [8] 1,000,000 09/25/2001
USA Oro [9] 500,000 05/08/2008 Download Digitale
Germania Oro [10] 150,000 1993


Riferimenti

  • Fitch, Vernon. The Pink Floyd Encyclopedia (3rd edition), 2005. ISBN 1-894959-24-8
  • Fitch, Vernon e Mahon, Richard, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 2006

Note

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The Happiest Days of Our Lives

The Happiest Days Of Our Lives
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daHarvest Records (UK), Columbia Records(US), Capitol Records(US), Bob Ezrin, David Gilmour e Roger Waters
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata1:46

The Happiest Days Of Our Lives è un brano dei Pink Floyd pubblicato nell'album The Wall nel 1979.

Composizione

Il brano dura circa 1 minuto e 46 secondi e si apre con il suono di un elicottero che dura 24 secondi e la voce di un maestro di scuola che richiama un ragazzo[1].
Il suono dell'elicottero si interrompe bruscamente e una batteria e una chitarra introducono la parte cantata, nella quale lo strumento che prevale nell'accompagnamento è il basso. Alla fine della parte cantata viene introdotto direttamente il brano Another Brick in the Wall Parte II. Un coro accompagnato da una batteria e, negli ultimi due secondi del brano, un forte ed acuto urlo di Roger Waters creano il collegamento fra le due canzoni e le fanno sembrare un tutt'uno.
Nel film Pink Floyd The Wall il suono dell'elicottero che apre il brano fu sostituito con il suono di un treno.

Trama

Come le altre canzoni dell'album The Wall, "The Happiest Days Of Our Lives" narra una parte della storia di Pink, il protagonista.
Cresciuto, Pink viene mandato in una scuola diretta da insegnanti severi e molto spesso violenti, che non perdono occasione di deridere i loro studenti.

Versione video

Pink e due suoi amici vanno in un campo dove passa una ferrovia. Pink entra nel tunnel dove passano le rotaie per lasciare dei proiettili e vederli esplodere al passaggio del treno. Quando questo arriva, però, Pink si trova ancora nel tunnel e vede, in preda ad un allucinazione, ragazzi senza volto nei vagoni del treno, mentre alla fine del tunnel un insegnante gli ordina di rimanere immobile.
La scena successiva è ambientata nella scuola di Pink, che durante una lezione viene scoperto dal suo maestro mentre scrive una poesia; l'insegnante lo colpisce su una mano con un righello e lo deride, leggendo ciò che aveva scritto a tutti i suoi compagni. La poesia contiene alcune parole tratte dalla canzone Money. La scena cambia e mostra lo stesso insegnante a casa sua mentre cena con la moglie, che lo costringe a mangiare un pezzo di carne che aveva lasciato nel piatto. Il filmato si conclude con l'immagine dell'uomo che picchia un suo alunno per sfogare la rabbia repressa.
Nel film Pink Floyd The Wall, secondo Gerald Scarfe, ci sarebbe dovuto essere un pupazzo dell'insegnante al termine del tunnel, che Alan Parker disegnò. L'idea però non funzionò, quindi la parte dell'insegnante fu interpretata da Alex McAvoy.

Esecutori

Riferimenti

Note

  1. ^ Le esatte parole sono: "You, yes you, stand still laddie", vale a dire "Tu, sì tu, resta fermo ragazzo".
  2. ^ a b c d Vernon Flitch e Mahon Richard, Comfortably Numb A History of The Wall 1978 - 1981 (2006)

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Mother

Mother
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daEMI
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata5:32

Mother è una canzone dei Pink Floyd contenuta nell’album ‘’The Wall’’, pubblicato nel 1979.

Composizione

La canzone è introdotta da un sospiro, dopo il quale entra immediatamente la voce di Roger Waters, accompagnata solamente da una chitarra acustica. Il brano passa dal tono calmo con cui si aperta ad un tono molto più forte non appena inizia il ritornello cantato da David Gilmour , accompagnato, insieme alla chitarra acustica, da un organo , un pianoforte e una batteria, alla fine del quale viene eseguito un breve assolo di chitarra elettrica. Gli stessi strumenti rimangono fino al termine della canzone. La struttura della seconda parte del brano è identica a quella della prima; cambiano solamente le parole del ritornello.
Il brano si conclude con la voce di Waters che esclama: “Mother did it need to be so high?”, vale a dire “Mamma doveva essere così alto?”, riferendosi al muro.

Trama

Come le altri canzoni dell’album ‘’The Wall’’, “Mother” narra una parte della storia di Pink, il protagonista dell’album.
La canzone narra una conversazione tra l’ancora giovane Pink (Roger Waters) e sua madre (David Gilmour), che è una donna iperprotettiva nei confronti del figlio e lo sta aiutando a costruire “il muro” per tentare di proteggerlo dalla crudeltà e dal cinismo della società. Ciò è confermato dal verso “Of course mama’s gonna help you to build the wall”, cioè “È chiaro che mamma ti aiuterà a costruire il muro”. Dal testo della canzone si capisce anche che alla donna non piace l’idea che Pink stia crescendo e stia acquisendo consapevolezza su ciò che accade nel mondo che lo circonda.

Versione Video

Nel film la chitarra acustica fu sostituita con una celesta, che fa sembrare la canzone una ninna nanna.
Nella scena che apre il filmato viene mostrata un'istantanea, posata sulla scrivania di una camera d'albergo, di Pink con la moglie, mentre lui, steso sul letto, tenta inutilmente di chiamare qualcuno. Non appena posa il ricevitore la scena cambia per pochi secondi, mostrando Pink che si bacia con la moglie, il che suggerisce che stesse chiamando proprio lei. Dato che è inutile telefonare, perchè nessuno gli risponde, Pink stacca il filo del telefono, abbraccia un cuscino e ricorda quando da bambino dormiva con la testa appoggiata sul petto della madre. Da questo punto in poi inizia un lungo flashback del protagonista: le scene, che cambiano ogni pochi secondi, mostrano vari momenti della sua infanzia alternati a scene di lui con la moglie. In una sequenza in particolare viene evidenziata la differenza tra il Pink bambino ed il Pink adulto. In questa sequenza vengono mostrati due distinti momenti della vita di Pink: viene mostrato, ancora giovane, che, mentre svolge i suoi compiti, comincia a spiare una sua vicina di casa mentre si spoglia e poi, nella scena seguente, da adulto, mentre evita la moglie per guardare una partita di calcio. La causa di questo cambiamento sono, molto probabilmente, tutti i "mattoni" che in particolare la madre ha inserito nel muro psicologico di Pink.
Nella scena successiva si vede il giovane Pink steso su un letto, gravemente malato, mentre viene visitato da un dottore. In questa scena il verso "Is it just a waste of time?", cioè "É solo uno spreco di tempo?", fu sostituito con "Mother am I really dying?", "Mamma, sto morendo veramente?". Chiuso in camera sua, malato e con la luce spenta, Pink viene spaventano dalle ombre proiettate sul soffitto e corre nella camera della madre, stendendosi insieme a lei. Le scene che seguono evidenziano ancor di più il distacco fra Pink e la moglie, che, alla fine, lo tradisce con un attivista di un gruppo di pacifisti di cui lei fa parte.
Al termine della canzone Pink tenta un'ultima volta, con un telefono pubblico, di chiamare la moglie, ma, appena gli risponde l'uomo, lascia cadere la cornetta e scivola contro il muro alle sue spalle.

Cover

Esecutori

Riferimenti

Note

  1. ^ a b c d Fitch, Vernon e Mahon, Richard, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 2006, p.78

Collegamenti esterni

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Goodbye Blue Sky

Goodbye Blue Sky
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daHarvest Records (GB)
Columbia Records (USA)/Capitol Records (USA)
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata2:45

Goodbye Blue Sky è una canzone dei Pink Floyd contenuta nell'album The Wall, pubblicato nel 1979.

Composizione

Il brano dura circa 2 minuti e 45 secondi. É introdotto dal suono di alcuni uccelli che cinguettano e dalla frase "Look mummy, there's an aeroplane up in the sky!", pronunciata da una bambina. Durante tutta la canzone una chitarra acustica e, in alcune sezioni, un coro accompagnano la voce di David Gilmour. La canzone inizia con un tono tranquillo e sereno, ma, man mano che va avanti, assume un tono sempre più aspro e sinistro. Durante gli ultimi secondi del brano si sentono distintamente rumori di un aeroporto.
Il brano presenta alcune somiglianze con la canzone Grantchester Meadows contenuta nell'album della band Ummagumma.

Trama

Come le altre canzoni nell'album The Wall, "Goodbye Blue Sky" narra una parte della storia di Pink, il protagonista.
La canzone spiega la depressione di Pink come il risultato di un'infanzia vissuta nel periodo del dopoguerra sotto le sole attenzioni di una madre iperprotettiva, dopo che il padre era morto in guerra, prima che lui nascesse. Si capisce anche il trauma che le conseguenze della guerra gli hanno causato.
I rumori di un aeroporto che si sentono in sottofondo alla fine del brano suggeriscono che Pink stia andando negli Stati Uniti, per cercare di diventare una rock star e dimenticare il passato.

Versione video

Nel film Pink Floyd The Wall il filmato consiste in una serie di animazioni create da Gerald Scarfe. Solo la prima scena è filmata nella realtà.
Il filmato inizia con l'immagine di un colomba in un giardino di una casa che, inseguita da un gatto, vola via. Da questo punto in poi il filmato è interamente composto da animazioni. La colomba esplode violentemente nel cielo e viene rimpiazzata dall'aquila simbolo del terzo reich (Reichsadler). Questo uccello che viene rappresentato molto simile ad un aereo sorvola il territorio inglese[1] e strappa letteralmente un pezzo di una città dal suolo, dal quale esce del sangue. Nella scena seguente appare un gigantesco worm, ossia un gigantesco verme[2], dal terreno, che si trasforma in una sorta di gigantesco robot dal quale escono aerei da guerra che bombardano Londra[1]. Probabilmente la scena si riferisce al Blitz, la guerra lampo che i tedeschi combatterono sul suolo inglese dal 7 settembre 1940 al 10 maggio 1941. La scena cambia inquadrando persone nude che indossano una maschera antigas (the frightened ones cioè gli spaventati) e che cercano di rifugiarsi dove possono.
Nelle scene successive viene sottolineata la distruzione che la guerra ha portato al Regno Unito: la bandiera britannica e gli aerei militari si trasformano in croci e l'aquila nazista ride guardando le rovine della città. Il filmato termina con la colomba che lo ha aperto, che vola tra scheletri in divisa, simbolo degli aviatori inglesi caduti, il cui sangue rifluisce in una fogna.

Cover


Esecutori

Riferimenti

Note

  1. ^ a b Durante molte scene del filmato si vede chiaramente sullo sfondo il London Bridge.
  2. ^ Simbolo della dittatura e del pensiero nazista in tutto il film.
  3. ^ a b c d Fitch, Vernon e Mahon, Richard, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 2006, p.81

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Empty Spaces

Empty Spaces
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daHarvest Records (GB), Bob Ezrin, David Gilmour e Roger Waters
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata2:08

Empty Spaces è una canzone dei Pink Floyd contenuta nell'album The Wall, pubblicato nel 1979. Nel film Pink Floyd The Wall non fu inserita, ma fu sostituita con la canzone "What Shall We Do Now?" che ha lo stesso tema musicale di "Empty Spaces", ma ha diverse parole e diversa durata.

Composizione

La canzone dura 2 minuti e 8 secondi. Presenta una lunga introduzione, che dopo circa 48 secondi cambia tono, aumentando gradualmente di intensità. Dopo altri 26 secondi si sentono delle parole incomprensibili pronunciate da Roger Waters, in realtà nella canzone fu inserito un messaggio segreto. Subito dopo inizia la parte cantata. La canzone termina in modo brusco, introducendo la canzone Young Lust. Per questa ragione spesso le canzoni vengono trasmesse insieme alla radio e spesso sono impropriamente chiamate solo "Empty Spaces" o "Young Lust".

Messaggio segreto

Subito prima dell'inizio della parte cantata è nascosto un messaggio segreto[1]. É isolato sul canale sinistro del brano ed è registrato al contrario, quindi, ascoltandolo normalmente, le parole che si sentono sono incomprensibili. Se si riproduce il brano al contrario e si rallenta la velocità si possono chiaramente distinguere le parole:

-Hello, Luka... Congratulations. You have just discovered the secret message. Please send your answer to Old Pink, care of the Funny Farm, Chalfont...
-Roger! Carolyne's on the phone!
-Okay.

In italiano:

-Ciao, Luka... Congratulazioni. Hai appena scoperto il messaggio segreto. Per piacere, invia la tua risposta al Vecchio Pink, presso la Funny Farm, Chalfont..."
-Roger! Carolyne al telefono!
-Okay.

Molto probabilmente il messaggio è un riferimento al chitarrista fondatore della band Syd Barret. Roger Waters si congratula con una ragazza di nome Luka, dicendole di inviare la sua risposta al "Vecchio Pink" (Barret), che vive nella "Funny Farm" (termine che indica un ospedale psichiatrico). Prima di poter dire dove si trova esattamente il posto, però, viene interrotto da James Guthrie che lo chiama perchè lo sta cercando la moglie (Carolyne) al telefono.

Trama

Come le altre canzoni dell'album The Wall, "Empty Spaces" narra una porzione della storia di Pink, il protagonista dell'album. Pink, ormai adulto, si è sposato, ma ha problemi con la moglie causati dal muro, ormai quasi completo, che lo separa dalla società. Pink, quindi, pensa come possa completare il muro.

Adattamenti e altre versioni

Sia nel film che nel concerto dal vivo Is There Anybody Out There?: The Wall Live 1980-1981 fu usata una versione adattata del brano, chiamata "What Shall We Do Now?"

Cover

Esecutori

Riferimenti

Note

  1. ^ PinkFloydSound.it. URL consultato il 30-12-2008..
  2. ^ a b c d Fitch, Vernon e Mahon, Richard, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 2006, p.82


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What Shall We Do Now?

What Shall We Do Now?
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Hard Rock]]
Pubblicazione originale
IncisioneIs There Anybody Out There? The Wall Live 1980-81
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1980|1980]]
Durata3:51

"What Shall We Do Now?" è un brano dei Pink Floyd scritto interamente da Roger Waters.
Il brano sarebbe dovuto essere incluso nell'album The Wall, pubblicato nel 1979, ed è presente nelle demo dell'album, ma fu scartato per una decisione dell'ultimo momento del gruppo. Al suo posto fu inserito "Empty Spaces".
"What Shall We Do Now?" veniva eseguito nei concerti dal vivo di The Wall, infatti è incluso nell'album registrato dal vivo Is There Anybody Out There? The Wall Live 1980-81. Fu anche eseguito nel concerto di Waters The Wall Live in Berlin, nel 1990.
Curiosamente i membri dei Pink Floyd hanno spesso chiamato, erroneamente, questo brano Empty Spaces, confondendo ancor di più le idee riguardo le tracce.

Composizione

La durata della canzone è di 3 minuti e 51 secondi. L'introduzione della canzone consiste in una lenta e sinistra progressione, molto simile a quella di "Empty Spaces" che, però, ha durata e testo diversi. Infatti, dove "Empty Spaces" finisce e introduce "Young Lust", "What Shall We Do Now?" esplode in un energico rock.
Nella versione inserita nel film Pink Floyd The Wall il brano termina improvvisamente, con il suono di un vetro rotto, mentre nella versione dal vivo si conclude con un brevissima sezione strumentale.

Versione Video

Nel film Pink Floyd The Wall il filmato consiste in una serie di animazioni create da Gerald Scarfe. Il filmato inizia con l'immagine di due fiori che si sfiorano. Seguendo le variazioni della canzone i due fiori danzano, riproducendo alternativamente i movimenti classici dell'accoppiamento e della lotta (un fiore assume le sembiamze di un pene, mentre l'altro quelle di una vulva). La scena si conclude con il fiore "femmina" che distrugge il "maschio" e si trasforma in una creatura alata, molto simile ad uno pterodattilo. Questa specia di uccello vola verso l'orizzonte mentre sotto di lui cresce un muro (The Wall). Nel momento in cui si sentono le parole "Shall we buy a new guitar?/Shall we drive a more powerful car?..." le animazioni diventano più astratte e psichedeliche: il muro, in cui tutte le persone che vi sono state rinchiuse dentro impazziscono, muoiono o vengono uccisi, viene riempito daautomobili, chitarre e altri oggetti vari. Il muro, che diventa sempre più lungo, distrugge una chiesa (simbolo della religione) e entra dentro un casinò simile ad un tempio, che produce ancora più mattoni. L'immagine del volto di un uomo senza pelle viene sostituita da una serie di rapide sequenze che mostrano un gelato, una donna nuda, una siringa, un basso elettrico, un MP40 e, infine, un martello che viene prima raffigurato nell'animazione e poi nella realtà, impugnato da una persona che lo usa per rompere un vetro.

One Of My Turns

One Of My Turns
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daHarvest Records (UK), Columbia Records(US), Capitol Records(US), EMI (IT)
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata3:38

One Of My Turns è una canzone dei Pink Floyd rilasciata nel 1979 all'interno dell'album The Wall. Fu incluso nella parte b del singolo Another Brick in the Wall (Parte 2).

Composizione

Il brano dura circa 3 minuti e 38 secondi. È diviso in tre parti distinte: un breve dialogo, una parte cantata dai toni piuttosto bassi e tristi, ed un'altra, invece, che ha un tono più forte.

Trama

Come le altre canzoni nell'album The Wall, "One Of My Turns" racconta una porzione della storia di Pink. Dopo aver saputo del tradimento della moglie, Pink invita una groupie nel suo appartamento. Quest'ultima tenta in tutti i modi di catturare l'attenzione di Pink, che però non le presta ascolto, mentre pensa alla fine del rapporto con sua moglie; dato che la ragazza continua a cercare la sua attenzione, lui, in preda ad un attacco d'ira, distrugge l'appartamento e la fa fuggire, parlandole persino della sua "ascia preferita"[1]. Alla fine, quando ormai la ragazza è scappata, Pink esclama "perchè corri via?" con un tono malinconico.

Versione video

Pink invita una groupie, impersonata da Jenny Wright, ad entrare nel suo appartamento, ma poi si siede sulla poltrona a guardare la televisione, ignorandola completamente. La ragazza tenta di sedurlo, ma lui, in preda ad un attacco d'ira, comincia a distruggere l'intero appartamento. Poi Pink comincia ad inseguire la spaventatissima ragazza per tutta la stanza, tirandole svariati oggetti. Infine getta la televisione fuori dalla finestra tagliandosi la mano.

Esecutori

Riferimenti

  • Vernon Fitch, Mahon, Richard, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, PFA Publishing, 2006, ISBN 978-0977736607.
  • Vernon Fitch, The Pink Floyd Encyclopedia (terza edizione), Collector's Guide Publishing, 2005, ISBN 1-894959-24-8.

Note

  1. ^ In inglese "favourite axe".
  2. ^ a b c d e f g h i Vernon Fitch, Mahon, Richard, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, PFA Publishing, 2006, ISBN 978-0977736607.

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Don't Leave Me Now

Don't Leave Me Now
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daHarvest Records (GB), EMI (IT)
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata4:16

Don't leave me now è una canzone dei Pink Floyd rilasciata nel 1979 all'interno dell'album The Wall.

Composizione

La canzone dura circa 4 minuti e 16 secondi. È divisa in due parti distinte: la prima è dai toni calmi e ha una musica dissonante. Ha un ritmo molto lento e gli strumenti che prevalgono in questa sezione sono un pianoforte ed un sintetizzatore con un forte effetto di riverbero. Le parole hanno un suono piuttosto cinico (come in "The Thin Ice") e sono pronunciate in maniera non molto chiara, come se il cantante stesse piangendo. La seconda parte ha toni più forti e consiste in un assolo di chitarra elettrica di David Gilmour. La canzone termina con il suono di Pink che cambia più canale al suo televisore. All'inizio del brano si sente, in sottofondo, il respiro calmo di qualcuno.

Trama

Come le altre canzoni nell'album The Wall, "Don't Leave Me Now" narra una parte della storia di Pink, il protagonista.
Dopo la rottura del rapporto con la moglie, Pink cade in una profonda depressione. La implora di non lasciarlo, di tornare, perchè vuole buttarla, ovviamente in senso metaforico, in un tritadocumenti e picchiarla in pubblico. Waters, in un intervista del 1980 con Jim Ladd, descrive la canzone come il racconto di "due persone che si sono comportate veramente male l'uno con l'altra"[1] ma che sono comunque terrorizzate all'idea della fine della loro relazione.

Versione video

Nella scena che apre il filmato si vedono i resti distrutti della camera d'albergo di Pink, poi l'inquadratura passa sulla mano destra sanguinante di Pink, che si trova nella piscina dell'hotel. Le scene che seguono consistono in un misto di animazione e realtà: mentre Pink sta guardando il film "The Dam Busters" l'ombra di sua moglie che cammina appare sul muro. L'ombra si trasforma in una figura simile ad una mantide religiosa che a tratti riprende le sembianze del fiore rappresentato nel video di What Shall We Do Now?. Pink, spaventato, si rifugia in un angolo, accovacciato; il tutto si alterna a delle scene di sua moglie ripresa mentre ha un rapporto sessuale con il suo amante. Il video termina con l'immagine di Pink che siede terrorizzato in un angolo della sua camera.

Esecutori

Note

  1. ^ Intervista di Jim Ladd a Roger Waters, su pink-floyd.org.
  2. ^ a b c d e f g h i j k Fitch, Vernon e Mahon, Richard, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 2006, p. 87

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Goodbye Cruel World

Goodbye Cruel World
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daHarvest Records (GB), EMI (IT)
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata1:17

Goodbye Cruel World è una canzone dei Pink Floyd pubblicata all'interno dell'album The Wall, nel 1979.

Composizione

La canzone ha toni piuttosto calmi, accompagnato esclusivamente da un basso e da un sintetizzatore Prophet-5. L'introduzione è breve e consiste nella stessa nota, il re[1], suonata ritmicamente e ad ottave differenti, molto simile alla parte di basso dei brani "Careful with That Axe, Eugene" e "See Emily Play"[2]. La canzone finisce con la parola "Goodbye"[3] pronunciata dopo la fine della musica, perché, in questo modo, l'addio sembri realmente disperato.

Trama

Come le altre canzoni dell'album The Wall, "Goodbye Cruel World" narra una parte della storia di Pink, il protagonista.
Il brano descrive la reazione disperata di Pink che assiste al completamento del suo "muro psicologico" che lo divide dalla società e gli impedisce una vita serena; si capisce, inoltre, che lui è consapevole del suo isolamento e, disperato, non può fare altro che dire "addio" al mondo intero.

Versione video

Il filmato inizia con l'immagine di Pink, immobile su una poltrona, che tiene una sigaretta in mano, con un espressione di depressione sul volto. La scena successiva consiste in un'inquadratura del "muro" tra Pink e il mondo esterno, al termine della quale viene inquadrato l'occhio dell'uomo. La scena cambia e si vede Pink da ragazzo che corre in un campo da rugby e dopo un po', stanco per la corsa, si ferma. Il filmato finisce con Pink che si getta contro il muro ormai completo.

Esecutori

Riferimenti

  • (EN) Roger Waters, Pink Floyd: The Wall, Londra, Pink Floyd Music Publishers Ltd., 1989, ISBN 0711910316.
  • Pink Floyd: Anthology, Secaucus, Warner Bros. Publications Inc., 1980.
  • Vernon Fitch, Richard Mahon, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, p. 89.

Note

  1. ^ (EN) Roger Waters, Pink Floyd: The Wall, Londra, Pink Floyd Music Publishers Ltd., 1989, ISBN 0711910316.
  2. ^ Pink Floyd: Anthology, Secaucus, Warner Bros. Publications Inc., 1980.
  3. ^ In italiano "addio", "arrivederci".
  4. ^ a b c Vernon Fitch, Richard Mahon, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, p. 89.

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Nobody Home

Nobody Home
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art Rock/Progressive Rock]]
Edito daHarvest Records (GB), EMI (IT), Bob Ezrin, David Gilmour, Roger Waters
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata3:26

Nobody Home è una canzone dei Pink Floyd contenuta nell'album The Wall, publicato nel 1979.

Gran parte della canzone descrive lo stato mentale di Syd Barrett nel 1967 e, nell'intervista "Behind The Wall", David Gilmour ha detto che il brano descrive ciò che la maggior parte delle rockstar vivono durante i loro tour. In particolare i versi

«I got nicotine stains on my fingers. I got a silver spoon on a chain. Got a grand piano to prop up my mortal remains»

si riferiscono a Richard Wright, che, in quegli anni, assumeva cocaina e ne stava diventando dipendente[1].

Composizione

Il brano dura 3 minuti e 26 secondi. All'inizio della canzone si sentono delle voci provenienti da una televisione, sovrastate dalla voce di Pink che, ubriaco, dice qualcosa ad una ragazza in fuga da lui. Subito dopo entra la voce di Roger Waters accompagnata solo da un pianoforte. Man mano che la canzone va avanti si aggiungono archi, fiati, un basso elettrico e un sintetizzatore. Il testo è piuttosto malinconico e così anche la voce di Waters.
Il brano finisce improvvisamente, con un accordo del pianoforte che viene mantenuto per poco tempo, seguito nuovamente da alcune voci provenienti da una televisione.

Trama

Come le altre canzoni dell'album The Wall, "Nobody Home" narra una parte della storia di Pink, il protagonista. Pink, dietro la solitudine del suo muro psicologico, descrive la sua vita solitaria. Infatti, anche se ha tutto, sa che quando tenterà di stabilire un contatto con l'esterno fallirà. La qualità di registrazione del brano, soprattutto del pianoforte iniziale, suggerisce che Pink si trovi in un locale.

Versione video

Il filmato inizia mostrando Pink (Bob Geldof) seduto sulla poltrona della sua stanza d'albergo che guarda la televisione. In corrispondenza del verso «I got electric light», l'uomo comincia a cambiare rabbiosamente i canali; a questa scena si alternano alcuni flashback, in cui Pink cerca di telefonare, sensa successo, alla moglie. Nella scena successiva Pink si ritrova seduto sulla sua poltrona a guardare la televisione non nella sua camera d'albergo, bensì in un luogo che sembra uno dei terreni inglesi bombardati durante la seconda guerra mondiale e in cui si trovano, sparse, molte coppie di martelli incrociati, simbolo storico del film. Lì, in un nuovo flashback, il Pink bambino prende posto dell'adulto e, spinto dalla curiosità, si incammina in quella landa, passando accanto a cadaveri putrefatti ed arrivando vicino ad una trincea, nella quale entra.

Esecutori

Riferimenti

  • Nicholas Schaffner, Saucerful of Secrets: The Pink Floyd Odyssey, 1ª ed., Harmony, 1991, ISBN 0-517-57608-2.
  • Vernon Fitch, Richard Mahon, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 2006.

Note

  1. ^ Nicholas Schaffner, Saucerful of Secrets: The Pink Floyd Odyssey, 1ª ed., Harmony, 1991, ISBN 0-517-57608-2.
  2. ^ a b c d e f Vernon Fitch, Richard Mahon, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 2006, p. 94.

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Vera

Vera
Autore/iPink Floyd
Genere[[Art rock/Progressive rock]]
Edito daHarvest Records (UK), EMI (IT), Bob Ezrin, David Gilmour e Roger Waters.
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata1:35

Vera è una canzone dei Pink Floyd pubblicata nel 1979 all'interno dell'album The Wall. La canzone è un riferimento alla cantante Vera Lynn, già in attività durante la seconda guerra mondiale, ed alla sua canzone We'll Meet Again. Ciò conduce alla storia di Roger Waters che, come lo stesso Pink nell'album, non ha mai conosciuto il padre, che viene identificato in Vera.

Composizione

Il brano è piuttosto breve, appena 1 minuto e 35 secondi. Si apre con la frase "Well the hell are you, Simon?"[1] e con alcuni effetti sonori, tutto estratto dal film del 1969 I lunghi giorni delle aquile. Subito dopo entra la voce di Waters, inizialmente accompagnata da un basso, che ha un tono decisamente triste. Dopo le prime parole entrano anche una chitarra acustica, degli archi e un sintetizzatore. La canzone termina con il suono di alcuni rullanti, che introduce la canzone successiva.

Trama

Pink, depresso, ripensa a suo padre, che non ha mai conosciuto perché è morto in battaglia durante la seconda guerra mondiale.

Versione video

Il filmato è composto da un'unica scena. Pink si trova in una stazione ferroviaria dove, tra le urla di gioia di tutta la gente che lo circonda, stanno tornando i treni che portano i soldati sopravvissuti in guerra. Pink cerca suo padre, ma, tristemente, non lo trova.

Esecutori

Riferimenti

  • Vernon Fitch, Richard Mahon, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 1ª ed., PFA Pub, 2006, ISBN 0-977-73660-1.
  • Vernon Fitch, The Pink Floyd Encyclopedia, 3ª ed., Collector's Guide Publishing Inc, 2005, ISBN 1-894959-24-8.

Note

  1. ^ In italiano "Dove diavolo sei, Simon?"
  2. ^ a b c d e Vernon Fitch, Richard Mahon, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, 1ª ed., PFA Pub, 2006, p. 96, ISBN 0-977-73660-1.

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Bring the Boys Back Home

Bring the Boys Back Home
Genere[[Progressive Rock/Art Rock]]
Pubblicazione originale
IncisioneThe Wall
Data[[:Categoria:Brani musicali del 1979|1979]]
Durata1:21 su The Wall
1:20 su Is There Anybody Out There?: The Wall Live 1980-1981
2:40 su The Wall-Live in Berlin

Bring the Boys Back Home è una canzone dei Pink Floyd pubblicata nel 1979 all'interno dell'album The Wall. Secondo Roger Waters, bassista e cantante dei Pink Floyd.

La canzone fu inserita anche all'interno del singolo When the Tigers Broke Free. Secondo Roger Waters è la canzone che unifica l'album. Infatti ha detto[1]:

«" . . . in parte dice di non lasciare le persone andare e morire nelle guerre, ma in particolare dice di non permettere che fare rock and roll, o fabbricare automobili, o vendere sapone, o impegnarsi in una ricerca scientifica, o qualsiasi altra cosa che le persone possono fare . . . non permettere che quello diventi tanto importante da lasciarci trascurare i nostri amici, nostra moglie, i nostri figli o altre persone.»

Composizione

«Bring the boys back home/Bring the boys back home/Don't leave the children on their own/Bring the boys back home»

La canzone inizia sulle ultime note di Vera, quando un rullare di tamburi rompe l'atmosfera ovattata che si era creata. Dopo otto squilli di tromba inizia la parte cantata di Roger Waters, accompagnato dall'orchestra e dal coro. Al termine dell'ultimo verso, si sentono di nuovo i tamburi, un telefono e alcune voci (già sentite nei brani precedenti) che dicono Wrong! Do it again!,Time to go!, Are you feeling OK?, There's a man answering but he keeps hanging up. Il brano viene chiuso bruscamente dalla frase Is there anybody out there?, tratta dalla canzone omonima.

Nella versione del film il brano viene cantato da un grande coro, senza la voce di Roger Waters.

Trama

Come le altre canzoni dell'album The Wall, "Bring the Boys Back Home" narra una parte della storia di Pink, il protagonista.
Pink ricorda, con molto dolore, la sua delusione e la sua tristezza alla notizia che il padre non sarebbe mai più tornato dalla guerra.

Versione video

Il filmato è il seguito di quello di Vera. Pink, triste e deluso dal fatto che suo padre non è ritornato dalla guerra, gira tra la folla che, all'improvviso, comincia a cantare esultante i versi di "Bring the Boys Back Home". Ad accompagnare il coro si vede una banda, che camminando tra il fumo prodotto dal treno, si trasforma in un plotone in marcia. Il filmato finisce con alcune immagini che mostrano dei soldati in marcia ed altri in una trincea.

Versioni dal vivo

Nel live Is There Anybody Out There?: The Wall Live 1980-1981 il brano viene eseguito nella versione originale, seppur manchi la presenza effettiva di coro e orchestra. In The Wall-Live in Berlin, invece, la East Berlin Radio Orchestra e l'East Berlin Radio Choir accompagnano Waters. In questa occasione il brano risulta più lungo per via della ripetizione del testo una seconda volta. La scenografia è imponente: sul palco, oltre a Waters, è presente sul palco la Military Orchestra of the Soviet Army. Sul muro prima appaiono centinaia di nomi, probabilmente caduti nella Seconda Guerra Mondiale. In seguito compare la scritta Bring the Boys Back Home a caratteri cubitali, per lasciare spazio all'immagine di un cimitero. A Berlino la canzone non viene chiusa dalla frase Is There Anybody Out There?, ma dalla sirena di un'ambulanza realmente presente sul palco da cui scende il bassista, pronto ad eseguire Comfortably Numb.

Esecutori

Formazione (a Berlino)

  • Roger Waters - voce principale
  • The East Berlin Radio Orchestra - accompagnamento
  • The East Berlin Radio Choir - cori
  • The Military Orchestra of the Soviet Army - Percussioni (anche se si limita soprattutto alla presenza scenica, ad esempio con fiaccole che illuminano i soldati)

Riferimenti

  • Vernon Fitch, The Pink Floyd Encyclopedia, 3ª ed., Collector's Guide Publishing Inc, 2005, ISBN 1-894959-24-8.

Note

  1. ^ Intervista di Tommy Vance a Roger Waters, "Interview With Roger Waters", 30 Novembre 1979, BBC Radio One.
  2. ^ a b c d e Vernon Fitch, Richard Mahon, Comfortably Numb - A History of The Wall 1978-1981, p. 97.

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