Chlorophyllum rachodes
Chlorophyllum rhacodes (Vittad.) Vellinga, Mycotaxon 83: 416 (2002)
Macrolepiota rhacodes | |
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![]() Macrolepiota rhacodes | |
Classificazione scientifica | |
Regno | Fungi |
Divisione | Basidiomycota |
Classe | Basidiomycetes |
Ordine | Agaricales |
Famiglia | Agaricaceae |
Genere | Chlorophyllum |
Specie | C. rhacodes |
Nomenclatura binomiale | |
Chlorophyllum rhacodes (Vittad.) Vellinga, 2002 | |
Sinonimi | |
Agaricus rhacodes |
Macrolepiota rhacodes Caratteristiche morfologiche | |
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Cappello | |
Imenio | |
Lamelle | |
Sporata | |
Velo | |
Carne | |
Ecologia | |
Commestibilità | commestibile con riserva [[File:|35px]]
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Il Chlorophyllum rhacodes è una "mazza di tamburo" simile alla M. procera ma di taglia mediamente più piccola.
È una specie dalla commestibilità piuttosto controversa perché sembra aver provocato avvelenamenti anche seri in quanto è piuttosto tossica da cruda. Comunque una cottura adeguata scongiura qualsiasi problema e pertanto bisogna assolutamente evitare di cuocerla alla piastra perché le parti interne potrebbero rimanere parzialmente crude.
È anche opportuno evitare la possibile confusione con specie congeneri velenose oppure sospette.
Descrizione della specie
Da 5 a 20 cm di diametro, semiovale, poi campanulato, carnoso e soffice, con cuticola desquamata in grosse scaglie grigio-brunastre, tranne alla sommità che resta liscia e brunastra.
Fitte, bianche, al tatto si colorano in rosso-mattone, libere al gambo.
Grigio-bruno, cilindrico, ingrossato alla base, liscio senza nessuna ornamentazione.
La carne del gambo vira al rosso se sfregata.
Mobile, biancastro e membranoso.
Bianca, fragile. Virante al rosso al taglio.
Ellittiche, bianche in massa, lisce, con poro germinativo, 9-11 x 6,5-7,5 µm.
Cresce dall'estate all'autunno, nei prati, nelle radure dei boschi e nei coltivi.
Commestibilità
Eccellente, con cautela. Fungo tossico da crudo o poco cotto.
Bisogna prestare molta attenzione in quanto il C. rhacodes, come già detto, ha dato luogo a casi di intossicazione anche gravi.
Per tale motivo se ne sconsiglia vivamente il consumo ai meno esperti.
I casi di avvelenamento da accumulo sono dovuti ad una cottura non adeguata della specie. Infatti quasi tutte le specie del genere Macrolepiota dovrebbero essere considerate eduli con cautela in quanto perfino la ben nota M. procera (mazza di tamburo) può risultare tossica se consumata cruda o poco cotta.
Come per la M. procera, bisogna consumare solo il cappello dato che il gambo è fibroso; quest'ultimo comunque si presta bene ad essere seccato e tritato per poi adoperarlo come condimento aromatico.
Specie simili
- Macrolepiota excoriata (commestibile)
- Macrolepiota molybdites (velenoso)
- Macrolepiota procera (ottimo commestibile)
Dal greco rhakódes (ῥαχόδες) = cencioso, per le grosse squame derivanti dalla screpolatura della cuticola del cappello.
Sinonimi e binomi obsoleti [1]
- Agaricus rhacodes Vittad. , Descr. fung. mang. Italia: 158 (1835)
- Lepiota rhacodes (Vittad.) Quél. [as 'rachodes'], Mém. Soc. Émul. Montbéliard, Sér. 2 5: 70 (1872)
- Lepiotophyllum rhacodes (Vittad.) Locq., Bull. mens. Soc. linn. Lyon 11: 40 (1942)
- Leucocoprinus rhacodes (Vittad.) Pat., Essai Tax. Hyménomyc. (Lons-le-Saunier): 171 (1900)
- Macrolepiota rhacodes (Vittad.) Singer, 1951
- Macrolepiota venenata Bon, Docums Mycol. 9(no. 35): 13 (1979)
Galleria immagini
Note
- ^ (EN) Chlorophyllum rachodes, in Index Fungorum, CABI Bioscience.
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