Utente:Panjabi/Prove
[1] | Balenottera azzurra|
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Stato di conservazione | |
In pericolo[2] | |
Classificazione scientifica | |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Cetacea |
Sottordine | Mysticeti |
Famiglia | Balaenopteridae |
Genere | Balaenoptera |
Specie | B. musculus |
Nomenclatura binomiale | |
Balaenoptera musculus Linnaeus, 1758 | |
Areale | |
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La balenottera azzurra (Balaenoptera musculus Linnaeus, 1758) è un mammifero marino appartenente al sottordine dei Misticeti (le cosiddette «balene con i fanoni») [3] . Con oltre 33 metri di lunghezza e 180 tonnellate [4] di peso, è il più grande animale conosciuto mai vissuto sul Pianeta [5] .
Lungo e slanciato, il corpo della balenottera azzurra può assumere varie tonalità grigio-bluastre sul dorso, ma si fa più chiaro sul ventre [6] . Ne esistono almeno tre sottospecie riconosciute: B. m. musculus dell'Atlantico e del Pacifico settentrionali, B. m. intermedia dell'Oceano Australe e B. m. brevicauda (nota anche come balenottera azzurra pigmea) dell'Oceano Indiano e del Pacifico meridionale. Alcuni considerano una sottospecie anche B. m. indica, anch'essa dell'Oceano Indiano. Come quella degli altri Misticeti, anche la sua dieta consiste quasi esclusivamente dei piccoli crostacei noti come krill [7] .
Fino agli inizi del XX secolo la balenottera azzurra era numerosa in quasi tutti gli oceani. Per più di 40 anni, però, è stata cacciata dai balenieri fin quasi all'estinzione; la comunità internazionale la dichiarò specie protetta solamente nel 1966. Secondo un rapporto del 2002 in tutto il mondo vi sarebbero attualmente dai 5000 ai 12.000 esemplari [8], suddivisi in almeno cinque gruppi. In base a ricerche più recenti effettuate sulla sottospecie pigmea si ipotizza che tali numeri, però, siano stati un po' troppo sottostimati [9] . Prima della caccia, la popolazione più numerosa era quella antartica, forte di circa 239.000 esemplari (le stime vanno da 202.000 a 311.000) [10] . Ora rimangono solo popolazioni molto più piccole (di circa 2000 esemplari l'una), concentrate nel Pacifico nord-orientale e negli oceani Australe e Indiano. Due popolazioni meno numerose si incontrano nell'Atlantico settentrionale ed almeno altre due nell'emisfero australe.
Tassonomia
La balenottera azzurra appartiene alla famiglia dei Balenotteridi, un gruppo che comprende la megattera, la balenottera comune, la balenottera di Bryde, la balenottera boreale e la balenottera minore [3] . Si ritiene che i Balenotteridi si siano separati dalle altre famiglie del sottordine dei Misticeti non più tardi dell'Oligocene Medio. Tuttavia, il momento esatto in cui i membri delle varie famiglie si sono separate tra di loro è ancora ignoto.
Solitamente la balenottera azzurra viene classificata come una delle otto specie del genere Balaenoptera; alcuni autori, però, la pongono in un genere monotipico a parte, Sibbaldus [11] , ma tale suddivisione non è molto accettata [12] . L'analisi delle sequenze del DNA indica che sotto un punto di vista filogenetico la balenottera azzurra è più strettamente imparentata con la balenottera boreale (Balaenoptera borealis) e la balenottera di Bryde (Balaenoptera brydei) che con le altre specie del genere Balaenoptera, e più imparentata con la megattera (Megaptera) e la balena grigia (Eschrichtius) che con le balenottere minori (Balaenoptera acutorostrata e Balaenoptera bonaerensis) [13][14] . Se ulteriori ricerche confermeranno queste relazioni sarà necessario rivedere tutta la classificazione delle balenottere.
In natura vi sono stati almeno 11 casi documentati di ibridi adulti di balenottera azzurra e balenottera comune. Arnason e Gullberg hanno descritto la distanza genetica che intercorre tra queste due specie pari a quella tra l'uomo e il gorilla [15] . Alcuni ricercatori sostengono anche di aver fotografato, al largo delle Figi, un ibrido tra balenottera azzurra e megattera [16] .
Il nome specifico musculus è di origine latina e significa «muscoloso», sebbene altri lo interpritino anche come «piccolo topo» [17] . Linneo, che classificò per primo la specie nel suo Systema Naturae del 1758 [18] , potrebbe aver attributo alla specie questo nome proprio giocando sull'ironicità del doppio senso [19] . Herman Melville, nel suo romanzo Moby-Dick, chiamò questa specie sulphur-bottom a causa della tinta marrone-arancio o gialla delle sue regioni inferiori, dovuta ad una sottile pellicola di Diatomee presente sulla pelle. Tra gli altri nomi comuni con cui questa specie veniva chiamata ricordiamo balenottera di Sibbald (in onore di Sir Robert Sibbald), grande balena azzurra e grande balenottera settentrionale. Tutti questi nomi sono attualmente caduti in disuso.
Gli autori suddividono la specie in tre o quattro sottospecie: B. m. musculus, la balenottera azzurra settentrionale, a cui appartengono le popolazioni dell'Atlantico e del Pacifico settentrionali, B. m. intermedia, la balenottera azzurra meridionale, dell'Oceano Australe, B. m. brevicauda, la balenottera azzurra pigmea, dell'Oceano Indiano e del Pacifico Meridionale [20] , e la più discussa B. m. indica, la grande balenottera indiana, anch'essa dell'Oceano Indiano, ma che potrebbe essere, sebbene sia stata descritta prima, una particolare forma di B. m. brevicauda [12] .
Descrizione e comportamento
La balenottera azzurra ha un corpo lungo e affusolato che sembra sia stato quasi «stirato», rispetto a quello di altre balene, più tozzo [21] . La testa è appiattita e a forma di «U» e presenta una cresta dorsale che va dallo sfiatatoio alla sommità del labbro superiore [21] . La parte anteriore della bocca è ricca di fanoni; circa 300 di queste strutture (ognuna delle quali lunga circa un metro) [21] pendono dalla mascella superiore, estendendosi all'interno della bocca per quasi mezzo metro. Lungo la gola, parallelamente alla lunghezza del corpo, si trovano dai 60 ai 90 solchi (detti pieghe ventrali). Queste pieghe servono a buttar fuori l'acqua dalla bocca durante la nutrizione (vedi oltre).
La pinna dorsale è piccola [21] ed è visibile solamente quando la balenottera si immerge. Situata a circa tre-quarti della lunghezza del corpo, varia nella forma da individuo a individuo: alcuni presentano solo un moncone appena percettibile, mentre altri possono averla più lunga e falcata. Quando emerge per respirare, la balenottera azzurra fa emergere una maggior superficie della schiena e dello sfiatatoio di quanto non facciano altre grandi balenottere, come quella comune o quella boreale. Gli studiosi possono utilizzare questa caratteristica per differenziare in mare le varie specie. Alcuni esemplari dell'Atlantico e del Pacifico settentrionali quando si immergono sbattono anche la coda sulla superficie dell'acqua. Quando respira, questa specie emette uno spettacolare soffio verticale e colonnare che può raggiungere anche i 12 m, sebbene generalmente sia di 9 m. La capacità dei suoi polmoni è di 5000 litri. Possiede due sfiatatoi gemelli protetti da una sorta di grosso paraschizzi [21] .
Le pinne pettorali sono lunghe 3 - 4 metri. Il loro margine superiore è grigio con una sottile striscia bianca lungo il margine. Quello inferiore è bianco. La testa e la pinna caudale sono generalmente di colore grigio uniforme. Le regioni inferiori, e talvolta anche le pinne pettorali, sono solitamente chiazzate. Il grado di screziatura varia però moltissimo da individuo a individuo. Alcuni possono essere di un color grigio ardesia uniforme, altri di un miscuglio di azzurro scuro, grigio e nero, altri ancora quasi completamente macchiati [3] .
Su brevi distanze, solitamente mentre interagiscono con altri esemplari, le balenottere azzurre possono raggiungere anche velocità di 50 km/h; la loro velocità tipica, però, è di 20 km/h [3] . Mentre si nutrono si spostano molto lentamente, a velocità di 5 km/h.
Le balenottere azzurre vivono quasi sempre da sole o in coppia. Non si sa per quanto tempo le coppie rimangano unite. In alcune località dove vi è un'alta concentrazione di cibo, in aree anche relativamente poco estese, sono state viste fino a 50 balenottere. Tuttavia, a differenza di altre specie, non forma mai grandi gruppi numerosi.
Dimensioni
A causa delle sue dimensioni, la balenottera azzurra è molto difficile da pesare. Quasi tutti gli esemplari uccisi dai balenieri non venivano pesati interi, ma a pezzi: così facendo, però, il peso registrato risultava molto inferiore, poiché durante l'operazione di taglio andavano persi sangue e fluidi in gran quantità. Tuttavia, grazie alle misurazioni effettuate, possiamo stimare con certezza che esemplari lunghi 27 metri pesassero sulle 150 - 170 tonnellate. Secondo il Laboratorio Nazionale Americano per lo Studio dei Mammiferi Marini (NMML) il peso di un esemplare di 30 metri si aggirerebbe sulle 180 tonnellate. La più grande balenottera azzurra accuratamente misurata dagli scienziati dell'NMML, una femmina, pesava 177 tonnellate [8] .
La balenottera azzurra è il più grande animale noto mai esistito [21] . Il più grande dinosauro conosciuto dell'Era Mesozoica era l'Argentinosaurus [22] , che poteva raggiungere le 90 tonnellate; il controverso ritrovamento di una vertebra, attribuita ad Amphicoelias fragillimus, sembrerebbe però indicare per quest'ultima specie un peso di quasi 122 tonnellate e 40 - 60 metri di lunghezza [23] . Inoltre, stime riguardanti il peso di Bruhathkayosaurus, una creatura scarsamente conosciuta lunga quasi 45 metri, parlano di 140 - 220 tonnellate. Anche il Leedsichthys, un pesce estinto, potrebbe aver avuto le stesse dimensioni [24] . Tuttavia, dal momento che di nessuna di queste specie sono mai stati ritrovati i resti completi, risulta molto difficile stimarne correttamente il peso. Generalmente tutti questi animali sono ritenuti più piccoli della balenottera azzurra.
Sussistono ancora alcune incertezze riguardo a quale sia l'esemplare più grande di balenottera azzurra mai trovato, dal momento che quasi tutti i dati a nostra disposizione riguardano esemplari uccisi in acque antartiche nella prima metà del XX secolo da balenieri non molto portati ad effettuare misurazioni secondo i canoni attuali. Le balenottere azzurre più lunghe mai misurate erano due femmine di 33,6 e 33,3 metri ciascuna [25] . L'esemplare più lungo misurato dagli scienziati dell'NMML raggiungeva i 29,9 metri [8] .
La lingua di una di queste creature pesa intorno alle 2,7 tonnellate [26] e la bocca, quando è completamente aperta, può contenere fino a 90 tonnellate di cibo e acqua [7] . Nonostante le dimensioni della bocca, la faringe non è grande abbastanza da consentire ad una balenottera azzurra di ingoiare qualunque cosa più larga di un pallone da spiaggia [27] . Il cuore pesa 600 kg ed è più grande di quello di qualsiasi altro animale [26] . L'aorta misura 23 centimetri di diametro [28] . Durante i primi sette mesi di vita un piccolo di balenottera azzurra beve ogni giorno circa 400 litri di latte. Il suo peso aumenta rapidamente, fino a 90 kg al giorno. Alla nascita pesa circa 2700 kg - quanto un ippopotamo adulto [3] .
Alimentazione
La balenottera azzurra si nutre quasi esclusivamente di krill, sebbene una piccola parte della sua dieta sia composta anche da copepodi [29] . Le specie di zooplancton che forniscono il nutrimento a questo gigante dei mari variano da un oceano all'altro. Nell'Atlantico settentrionale cibo abituale della specie sono Meganyctiphanes norvegica, Thysanoessa raschii, Thysanoessa inermis e Thysanoessa longicaudata [30][31][32] ; nel Pacifico settentrionale queste specie sono rimpiazzate da Euphausia pacifica, Thysanoessa inermis, Thysanoessa longipes, Thysanoessa spinifera, Nyctiphanes symplex e Nematoscelis megalops [33][34][35] e nell'Antartide da Euphausia superba, Euphausia crystallorophias ed Euphausia valentin.
Una balenottera azzurra adulta può mangiare fino a 40 milioni di krill al giorno [36] . Ciascun esemplare si nutre sempre nelle aree dove la concentrazione di questi crostacei è più elevata, mangiando spesso fino a 3600 kg di krill ogni giorno [29] . Il fabbisogno energetico giornaliero di una balenottera azzurra adulta è di 1,5 milioni di calorie [37] .
Dato che il krill si sposta a seconda delle ore del giorno, solitamente la balenottera azzurra si nutre a profondità di più di 100 metri nelle ore diurne, mentre di notte mangia in superficie. Quando si nutre la balenottera resta immersa per circa 10 minuti, ma di solito le sue immersioni durano in media 20 minuti. La più lunga immersione mai registrata è di 36 minuti [38] . La balenottera mangia intrappolando grandi quantità di acqua e krill nell'enorme bocca. L'acqua viene poi espulsa fuori attraverso i fanoni dalla pressione creata dalle pieghe ventrali e dalla lingua. Non appena tutta l'acqua è stata espulsa, il krill rimasto, non essendo in grado di oltrepassare la barriera creata dai fanoni, viene inghiottito. Talvolta la balenottera cattura accidentalmente anche piccoli pesci, crostacei e calamari [39][40] .
Biologia
Nella balenottera azzurra la stagione degli amori inizia in tardo autunno e si protrae fino alla fine dell'inverno [41] . Sappiamo ben poco sul comportamento riproduttivo di questa specie e su quali acque prediliga per dare alla luce i piccoli. Dopo un periodo di gestazione di 10 - 12 mesi, ogni due o tre anni, la femmina, all'inizio dell'inverno, partorisce un unico piccolo [41] . Alla nascita quest'ultimo pesa già 2,5 tonnellate, misura 7 metri di lunghezza e necessita di 380 - 570 litri di latte al giorno. Lo svezzamento avviene dopo sei mesi, quando il piccolo avrà già raddoppiato la sua lunghezza. I maschi di balenottera azzurra divengono sessualmente maturi quando raggiungono almeno 20 metri di lunghezza (o più negli esemplari dell'emisfero australe), tra gli otto e i dieci anni. Invece le femmine, che sono più grandi dei maschi e crescono anche più velocemente, possono già riprodursi a cinque anni, quando sono lunghe 21 metri.
Gli scienziati ipotizzano che la balenottera azzurra possa vivere fino ad 80 anni [25][41][42] ; tuttavia, dal momento che all'epoca della baleneria i vari esemplari non venivano schedati in un registro, la massima età che può raggiungere questa specie rimarrà ignota ancora per molti anni. La balenottera che è stata studiata più a lungo, per 34 anni, è un esemplare del Pacifico nord-orientale [38] . L'unico predatore naturale di questa specie è l'orca [43] . In base alle ricerche svolte è stato scoperto che più del 25% delle balenottere adulte presenta cicatrici dovute agli attacchi delle orche [25] . Il tasso di mortalità dovuto a questi attacchi, però, non è chiaro.
Gli spiaggiamenti di balenottera azzurra sono molto rari e, a causa delle abitudini solitarie della specie, non sono mai avvenuti spiaggiamenti di massa [44] . Tuttavia, quando uno di questi colossi si arena diviene subito obiettivo d'interesse pubblico. Nel 1920 una balenottera azzurra si arenò presso Bragar, un villaggio sull'Isola di Lewis, nelle Ebridi Esterne (Scozia). Era stata colpita alla testa dai balenieri, ma l'arpione non era esploso. Essendo un mammifero, per evitare di andare a fondo l'istinto guidò la balenottera ferita verso acque più basse dove poter respirare meglio, anche se ciò la portò inevitabilmente a spiaggiarsi. Due ossa appartenenti a questo esemplare vennero erette proprio ai margini della strada principale dell'isola, dove costituiscono tuttora un'attrazione turistica [45] .
Vocalizzazioni
Canti di varie balenottere azzurre velocizzati di 10 volte: i primi tre sono stati registrati nell'Atlantico settentrionale; gli altri, rispettivamente, nel Pacifico nord-orientale, meridionale e occidentale |
Sulla base delle stime fatte da Cummings e Thompson (1971) si può ipotizzare che il livello sonoro delle vocalizzazioni emesse dalla balenottera azzurra sia di 155 - 188 decibel se misurato a un metro di distanza a pressioni di riferimento di un micropascal [46][47] . Tutti i gruppi di balenottera azzurra emettono richiami ad una frequenza fondamentale di 10 - 40 Hz; i suoni dalla frequenza più bassa che un uomo può percepire si aggirano sui 20 Hz. Ogni emissione dura dai dieci ai trenta secondi. Al largo delle coste dello Sri Lanka sono stati ripetutamente registrati «canti» composti da quattro note della durata di circa due minuti ciascuno, piuttosto simili ai famosissimi canti delle megattere. I ricercatori ritengono che questo fenomeno non sia riscontrabile in altre popolazioni e che sia proprio solo della sottospecie B. m. brevicauda (la balenottera azzurra pigmea).
La ragione dell'emissione di queste vocalizzazioni è sconosciuta. Richardson et al. (1995) ipotizzano sei probabili cause [48] :
- mantenere la distanza tra i vari individui;
- individuare i membri della propria specie;
- trasmettere informazioni contestuali (ad esempio notizie inerenti la nutrizione, un pericolo, il corteggiamento);
- mantenere l'organizzazione sociale (ad esempio i richiami di contatto tra maschi e femmine);
- localizzare punti topografici;
- localizzare le fonti di cibo.
Popolazione e industria baleniera
L'era della baleneria
Le balenottere azzurre non sono facili da catturare o uccidere. Con la loro velocità e la loro potenza avevano attratto solo molto raramente i primi balenieri, che prediligevano capodogli e balene franche [49] . Nel 1864 il norvegese Svend Foyn equipaggiò una nave a vapore con arpioni progettati specificamente per catturare grandi balene[3]. Sebbene i primi modelli fossero piuttosto ingombranti e poco efficaci, Foyn perfezionò l'arpione esplosivo e ben presto lungo le coste del Finnmark, nella Norvegia settentrionale, sorsero varie stazioni baleniere. A causa di dispute sorte con i pescatori locali, però, l'ultima stazione baleniera del Finnmark venne chiusa nel 1904.
Da allora le balenottere azzurre iniziarono ad essere cacciate in Islanda (1883), alle Isole Fær Øer (1894), a Terranova (1898) e alle Spitsbergen (1903). Nel 1904-05 vennero uccisi anche i primi esemplari mai catturati al largo della Georgia del Sud. A partire dal 1925, con l'introduzione dello scivolo di poppa sulle navi fattoria e delle imbarcazioni a vapore, la caccia alla balenottera azzurra, e alle balene con i fanoni in generale, nelle acque antartiche e subantartiche iniziò ad aumentare drammaticamente. Tra il 1930 e il 1931 i balenieri uccisero 29.400 balenottere azzurre solo nelle acque antartiche. Dopo la fine della seconda guerra mondiale il numero di questi animali era diminuito moltissimo e, nel 1946, per cercare di regolamentare la caccia vennero introdotte le prime quote di cattura; esse, però, non furono di alcuna utilità, dato che non prevedevano la differenziazione tra le varie specie. Una specie rara, quindi, poteva essere cacciata al pari di una molto numerosa.
La Commissione internazionale per la caccia alle balene proibì la caccia alla balenottera azzurra negli anni '60 [50][51] , ma le catture illegali da parte dei balenieri sovietici ebbero termine solamente negli anni '70 [52] : fino ad allora erano stati uccisi 330.000 esemplari nell'Antartico, 33.000 nel resto dell'emisfero australe, 8200 nel Pacifico settentrionale e 7000 nell'Atlantico settentrionale. La popolazione originariamente più numerosa, quella antartica, era ridotta allo 0,15% degli effettivi iniziali [10] .
Population and distribution today
Since the introduction of the whaling ban, studies have failed to ascertain whether the conservation reliant global blue whale population is increasing or remaining stable. In the Antarctic, best estimates show a significant increase at 7.3% per year since the end of illegal Soviet whaling, but numbers remain at under 1% of their original levels.[10] It has also been suggested that Icelandic and Californian populations are increasing but these increases are not statistically significant. The total world population was estimated to be between 5,000 and 12,000 in 2002, although there are high levels of uncertainty in available estimates for many areas.[8]
The IUCN Red List counts the blue whale as "endangered" as it has since the list's inception. In the United States, the National Marine Fisheries Service lists them as endangered under the Endangered Species Act.[53] The largest known concentration, consisting of about 2,000 individuals, is the North-East Pacific population of the Northern blue whale (B. m. musculus) subspecies that ranges from Alaska to Costa Rica but is most commonly seen from California in summer. Infrequently, this population visits the North-West Pacific between Kamchatka and the northern tip of Japan.
In the North Atlantic, two stocks of B. m. musculus are recognized. The first is found off Greenland, Newfoundland, Nova Scotia and the Gulf of Saint Lawrence. This group is estimated to total about 500. The second, more easterly group is spotted from the Azores in spring to Iceland in July and August; it is presumed that the whales follow the Mid-Atlantic Ridge between the two volcanic islands. Beyond Iceland, blue whales have been spotted as far north as Spitsbergen and Jan Mayen, though such sightings are rare. Scientists do not know where these whales spend their winters. The total North Atlantic population is estimated to be between 600 and 1,500.
In the Southern Hemisphere, there appear to be two distinct subspecies, B. m. intermedia, the Antarctic blue whale, and the little-studied pygmy blue whale, B. m. brevicauda, found in Indian Ocean waters. The most recent surveys (midpoint 1998) provided an estimate of 2,280 blue whales in the Antarctic.[54], of which fewer than 1% are likely to be pygmy blue whales[55] Estimates from a 1996 survey were that 424 pygmy blue whales were in a small area south of Madagascar alone,[56] thus it is likely that numbers in the entire Indian Ocean are in the thousands. If this is true, the global numbers would be much higher than estimates predict.[9]
A fourth subspecies, B. m. indica, was identified by Blyth in 1859 in the northern Indian Ocean, but difficulties in identifying distinguishing features for this subspecies led to it being used a synonym for B. m. brevicauda, the pygmy blue whale. Records for Soviet catches seem to indicate that the female adult size is closer to that of the Pygmy Blue than B. m. musculus, although the populations of B. m. indica and B. m. brevicauda appear to be discrete, and the breeding seasons differ by almost six months.[57]
Migratory patterns of these subspecies are not well known. For example, pygmy blue whales have been recorded in the northern Indian Ocean (Oman, Maldives, Sri Lanka), where they may form a distinct resident population.[57] In addition, the population of blue whales occurring off Chile and Peru may also be a distinct population. Some Antarctic blue whales approach the eastern South Atlantic coast in winter, and occasionally, their vocalizations are heard off Peru, Western Australia, and in the northern Indian Ocean.[57] In Chile, the Cetacean Conservation Center, with support from the Chilean Navy, is undertaking extensive research and conservation work on a recently discovered feeding aggregation of the species off the coast of Chiloe Island in an area named "Golfo del Corcovado", where 326 blue whales were spotted in the summer of 2007.[58]
Efforts to calculate the blue whale population more accurately are supported by marine mammologists at Duke University who maintain the OBIS-SEAMAP (Ocean Biogeographic Information System—Spatial Ecological Analysis of Megavertebrate Populations), a collation of marine mammal sighting data from around 130 sources.[59]
Threats other than hunting
Due to their enormous size, power and speed, adult blue whales have virtually no natural predators. There is, however, one documented case in National Geographic Magazine of a blue whale being attacked by Orcas; although the Orcas were unable to kill the animal outright during their attack, the blue whale sustained massive wounds and probably died as a result of them shortly after the attack.[60]
Blue whales may be wounded, sometimes fatally, after colliding with ocean vessels as well as becoming trapped or entangled in fishing gear.[61] The ever-increasing amount of ocean noise, including sonar, drowns out the vocalizations produced by whales, which may make it harder for them to communicate.[61] Human threats to the potential recovery of blue whale populations also include accumulation of polychlorinated biphenyl (PCB) chemicals within the whale's body.[7]
With global warming causing glaciers and permafrost to melt rapidly and allowing a large amount of fresh water to flow into the oceans, there are concerns that if the amount of fresh water in the oceans reaches a critical point, there will be a disruption in the thermohaline circulation.[senza fonte] Considering the blue whale's migratory patterns are based on ocean temperature, a disruption in this circulation, which moves warm and cold water around the world, would be likely to have an effect on their migration.[62] The whales summer in the cool, high latitudes, where they feed in krill-abundant waters; they winter in warmer, low latitudes, where they mate and give birth.[63]
The change in ocean temperature would also affect the blue whale's food supply. The warming trend and decreased salinity levels would cause a significant shift in krill ___location and abundance.[64]
Museums
The Natural History Museum in London contains a famous mounted skeleton and life-size model of a blue whale, which were both the first of their kind in the world but have since been replicated at the University of California, Santa Cruz. Similarly, the American Museum of Natural History in New York City has a full-size model in its Milstein Family Hall of Ocean Life.
The Aquarium of the Pacific in Long Beach, California features a life-size model of a mother blue whale with her calf suspended from the ceiling of its main hall.[65] The Beaty Biodiversity Museum at University of British Columbia, Canada, is in the final stages of installing a housed display of a blue whale directly on the main campus boulevard.[66] A real skeleton of a blue whale at the Canadian Museum of Nature in Ottawa, Canada was also unveiled in May 2010 [67]
The Museum of Natural History in Gothenburg Sweden contains the only stuffed Blue Whale in the world. There you can also find the skeleton of the whale mounted beside the whale.
Whale-watching
Living blue whales may be encountered on whale-watching cruises in the Gulf of Maine[68] and are the main attractions along the north shore of the Gulf of Saint Lawrence and in the Saint Lawrence estuary.[61]
Footnotes
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References
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- Blue whale, Balaenoptera musculus, in MarineBio.org. URL consultato il 21 aprile 2006.
- NOAA Fisheries, Office of Protected Resources Blue whale biology & status
External links
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Panjabi/Prove
Template:Wikispecies Template:Spoken Wikipedia
- Photographs and movies from ARKive
- Photographs from the New Bedford Whaling Museum *of "Kobo", a blue whale skeleton
- Blue whale vocalizations - Cornell Lab of Ornithology—Bioacoustics Research Program
- Blue whale movies, text in French
- World Wide Fund for Nature (WWF) - species profile for the blue whale
- BBC News - Great whales
- Blue Whale video clips and news from the BBC - BBC Wildlife Finder
- Balaenoptera Musculus
Note
Bibliografia
- (EN) Reilly S.B. et al. 2008, Panjabi/Prove, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- (EN) Panjabi/Prove, in EDGE (Evolutionary Distinct and Globally Endangered), Zoological Society of London.
Altri progetti
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- Wikispecies contiene informazioni su Panjabi/Prove
Collegamenti esterni
- Blue Whale Factsheet - American Cetacean Society
- Blue Whale Wildfacts - BBC
- Blue Whale at the Marine Mammal Center
- Blue Whale vocalizations - Cornell Lab of Ornithology - Bioacoustics Research Program