La fase operativa navetta

Shuttle per conquistare il mercato dei lanci commerciali (1982-1985)

 
Un satelliti per telecomunicazioni viene rilasciato dalla stiva dello Space Shuttle Columbia durante la missione STS-5, la prima del programma con uno scopo operativo, dopo i primi quattro test.

L' 11 Novembre 1982 lo Shuttle Columbia inizia la fase operativa del programma con la missione STS-5 in cui mette in orbita due satelliti per telecomunicazioni privati. In questo momento la navetta possiede il monopolio del mercato statunitense per i lanci di satelliti, sia pubblici che privati, militari o civili. La NASA sperava di raggiungere una frequenza di un lancio a settimane. Allo scopo di attirare clienti internazionali, il costo del lancio è sottovalutato e vengono praticati scont anche per i lanci di satelliti militari. Grazie a questi incentivi già nove operatori di telecomunicazione internazionali si rivolsero alla NASA per il lancio dei propri satelliti, questo portò al lancio di 24 satelliti commerciali nei primi tre anni di attività della navetta. Il numero teorico di satelliti trasportabili in una sola missione è di cinque, ma non potendo prevedere le conseguenze di un atterraggio di emergenza con tale peso, la NASA, prodentemente preferì fissare a tre il numero massimo. La navetta mise anche in orbita i satelliti TDRS della NASA. Il 4 aprile 1983 allo Shuttle Columbia si affiancò una nuova navetta: il Challenger. In questi primi iniziarono anche le missioni con a bordo lo Spacelab che fu portato in orbita per quattro volte. [16].

Il pubblico seguì con vivo interesse i primi voli della navetta che vantava caratteristiche uniche, ma la grande richiesta di lanci, da parte di clienti internazionali, mascherava le prime difficoltà finanziarie del programma. Nel 1985 apparve chiaro che la NASA aveva dei problemi a lanciare più di uno Shuttle al mese, una frequenza di cinque volte inferiore a quella preventivata e su cui si basavano i calcoli di budget. La manutenzione, infatti, apparve estremamente più complessa del previsto e questi costi non poterono essere caricati sul budget dell'ente, poichè era bloccato fino al 1988[17].

Il disastro del Challenger e le sue conseguenze (1986)

  Lo stesso argomento in dettaglio: Disastro dello Space Shuttle Challenger.
 
La disintegrazione del Challenger al decollo della missione STS-51-L.

Il 28 gennaio 1986 la navetta Challenger andò distrutta dopo 73 secondi dal lancio, uccidendo l'intero equipaggio della missione STS-51-L. La causa fu un guasto a una guarnizione, detta O-ring, nel segmento inferiore del razzo a propellente solido (SRB) destro[78]. Questa era la venticinquesima missione del programma e il decimo volo del Challenger. L'indagine della Commissione Rogers evidenziò la cattiva gestione del programma da parte della NASA: Il problema che ha causato l'incidente era già stato identificato ma sottovalutato a causa di un miope approccio e di una mancanza di dialogo tra i vari responsabili[19]. Il rapporto rivelò inoltre che i rischi delle missioni erano superiori a quanto stimato.

Questo rapporto modificò pesantemente l'operatività della navetta. Venne infatti stabilito ceh il lancio di satelliti e qualunque altra operazione spaziale che non avesse dovuto disporre di un equipaggio per il suo raggiungimento, si sarebbe realizzata mediante lanciatori convenzionali, in modo da non rischiare vite umane inutilmente. Questa scelta comportò la fine della carriera commerciale dello Space Shuttle. Poichè lo sviluppo di lanciatori convenzionali era rimasto bloccato per il successo della navetta, questo contribuì al succeso del lanciatore europeo Ariane[21].

L'operatività della navetta dopo Challenger (1988-2003)

Dopo una pausa durata trentadue mesi, la prima missione dopo l'incidente, STS-26, fu lanciata il 29 settembre 1988. Dopo l'incidente del Challenger il Dipartimento della Difesa rinunciò all'uso della navetta spaziale. Una navetta e una base di lancio dedicata esclusivamente alle necessità militare era in stata costruita presso la Vandenberg Air Force Base e stava per essere inaugurata al momento dell'incidente Challenger: non sarà mai utilizzata. Nonostante la nuova scelta per l'uso della navetta, vari satelliti (TDR, telecomunicazioni satellitari) e sonde (Galileo e Ulisse) furono inivati nello spazio grazie ad essa, poichè il loro design non consentiva la messa in orbita per mezzo di vettori tradizionali[22].

L'incidente shuttle Columbia e la decisione di cancellare il programma (2003-2010)

  Lo stesso argomento in dettaglio: Disastro dello Space Shuttle Columbia.
 
Una commemorazione improvvisata all'entrata principale del Johnson Space Center a Houston, dopo l'incidente del Columbia.

Il 1° febbraio 2003, l'orbiter Columbia, a causa dello scudo termico rimast danneggiato da un pezzo di serbatoio staccatosi dal serbatoio esterno al momento del lancio, si distintegra al rientro nell'atmosfera uccidend dutti i membri del suo equipaggio[23]. Ancora una volta viene messa in discussione la gestione del programma da parte della NASA: l'anomalia che ha portato al disastro era già nota, ma non venne mai risolta[24]. Inoltre, il fitto calendario di montaggio della Stazione Spaziale Internazionale, imposto nel 2001 dai tagli al bilancio imposti dalla NASA, mise sotto pressione l'ente spaziale tanto da fargli sottovalutare i rischi. Quando dopo 18 mesi i voli ripresero, con la missione [[STS-114], molte misure vennero adottate per limitare i rischi. Ad ogni missione venne imposta una accura ispezione dello scudo termico (mediante l' Orbiter Boom Sensor System) una volta raggiunta l'orbita. Se la valutazione avesse riscontrato dei problemi irrisolvibili, un secondo Shuttle era pronto per essere lanciato per compiere una missione di salvataggio (missione chiamata STS-3xx).

Il 15 gennaio 2004, il Presidente statunitense George W. Bush rese pubblici gli obbiettivi a lungo termine del programma spaziale americano nel campo dell'esplorazione del sistema solare e delle missioni umane. Questa strategia è formalizzata nel Vision for Space Exploration. La definizione di questo documento fu spinata da due motivazioni:

 
Lancio di STS-114, lo Shuttle torna a volare.
  • La NASA doveva sostituire la flotta di navette spaziali, che risaliva a quasi tre decenni; ma la Stazione Spaziale doveva essere completata e resa pienamente operativa;
  • Il Presidente voleva ricondursi ai successi del Programma Apollo, fissando obbiettivi ambiziosi e coivolgenti che vedevano l'esplorazione dello spazio da parte dell'uomo in primo piano.

Le ultime missioni

Facendo eco all'approccio del Presidente John Kennedy, George Bush chiese alla NASA di realizzare un programma che consntisse di effettuare viaggi sulla Luna entro il 2020. Questo programma prese il nome di Programma Constellation. si stabilì inoltre che i voli dello Shuttle dovevano terminare entro il 2010, quando la Stazione Spaziale Internazionale doveva essre completata.

Nel 2010, il presidente neoeletto Barack Obama, cancellò il Constellation per motivi di bilancio e protrasse la vita dello Shuttel fino alla prima metà del 2011, con la missione conlusiva STS-135 prevista per giugno.