Massimbona
La frazione di Massimbona è situata a circa 4 km dal centro di Goito, in provincia di Mantova.
Massimbona frazione | |
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Massimbona | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | ![]() |
Territorio | |
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Altitudine | 42 m s.l.m. |
Superficie | 78,82 km² |
Abitanti | 67[2] |
Densità | 0,85 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 46044 |
Prefisso | 0376 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Etimologia
Due ipotesi sono oggi dominanti riguardo all'origine del nome di questa frazione: da una parte esso indicherebbe le brevi soste lungo la via principale, che in latino venivano definite come Mansiones, mentre secondo un'altra ipotesi, il termine deriva dal latino-medievale Mansus, che significa podere, e che, unito all'aggettivo "bona" rimanderebbe ai poderi di terra fertile che dominavano in questo territorio paludoso.
Storia
L'importanza del borgo nel corso dei secoli è legata alla presenza di due elementi peculiari del suo paesaggio: la via Postumia, dei Romani che, di passaggio nella frazione, rappresentava un collegamento fondamentale tra le città di Mantova e Verona, favorendo soprattutto il passaggio di mercanti e pellegrini, e il fiume Mincio, che qui ristagna formando una sorta di guado, e favorì la costruzione di un mulino.
Il borgo di Massimbona viene citato per la prima volta nei documenti d'archivio nel 1279[3]. Nei archivi del secolo XIV secolo, vengono indicati come possedimenti di alcuni componenti della famiglia Gonzaga[3], quando i territori furono di Ludovico Gonzaga, nel XIV secolo diede un importante contributo allo sviluppo del borgo, dando avvio alla sua sistemazione idraulica e migliorando la gestione agricola della zona. Verso la fine del Cinquecento, a seguito della caduta della famiglia Gonzaga, il territorio passa sotto il controllo di altre casate nobiliari, come i conti Chieppio, Custoza e infine i marchesi Cavriani[3] nel 1732: questi ultimi prima riscattarono molti terreni che erano stati sottoposti a vincoli durante il controllo del borgo da parte dei Custoza e ne acquistarono altri, al fine di ottenere il pieno controllo del territorio. Nel periodo del governo di questa casata, la situazione agricola nella località migliorò ulteriormente, venne inoltre favorita l'attività del mulino e abbellita la chiesa di S.Pietro in Vincoli[4]. Verso la fine del XIX secolo Massimbona viene poi suddivisa in vari possedimenti di proprietà delle varie famiglie borghesi disperse sul territorio; in seguito, probabilmente nel corso della dominazione austriaca, il borgo diventa Comune, anche se è direttamente dipendente da Goito
Luoghi di interesse culturale
Il mulino
Il primo riferimento storico al mulino risale al 1231. Nel 1313 gli statuti bonacolsiani disciplinavano l'attività dei mugnai, tra cui quelle delle città di Massimbona e Goito[5]. Su una delle travi dell'edificio è inciso il cognome della famiglia Bonetti che nel 1393[6] ne era proprietaria. Successivamente la struttura appartenne ai Gonzaga e fu più volte modificata. Il mulino funzionava tramite il movimento di quattro ruote, sfruttando la notevole portata del fiume Mincio e poteva macinare da 800 a 1000 kg di cereali all'ora. All'interno della struttura, che attualmente è di proprietà di Guido Ramaroli, sono oggi conservati numerosi attrezzi agricoli originali costruiti nei secoli dai mugnai.
Chiesa di S.Pietro in Vincoli
La Chiesa, dedicata a S.Pietro in Vincoli, non ha una precisa data di fondazione, ma si suppone che sia stata fondata dai monaci benedettini nel corso dei secoli XI-XII : l'edificio rientra infatti nella tipologia delle chiese campestri (a navata unica, con facciata a capanna, di piccole dimensioni) che si diffusero molto nel territorio dell'alto mantovano proprio in questo periodo. L'edificio ha dimensioni modeste (m.14x8), è costruito in mattoni e cotto e coperto da intonaco all'esterno e, sul lato destro, presenta un piccolo campanile, nel quale è presente una campana ad oggi ancora funzionante. Esternamente si presenta con una facciata lineare a capanna in cui si apre la porta d'ingresso che termina con un frontone triangolare e con al centro una finestra; nelle pareti laterali emergono stralci di affreschi ad oggi però in cattivo stato di conservazione. L'interno è ad aula, ovvero è presente un'unica navata in fondo alla quale si trova il presbiterio in cui, al di là della balaustra, è sistemato l'altare. Sulle pareti interne si possono scorgere affreschi appartenenti ad epoche diverse mentre sulla parete frontale, ai lati dell'altare, sono presenti due dipinti ad olio su tela, di autore ignoto: in quello di destra è raffigurata "La morte di Giuseppe", mentre in quello di sinistra si può ammirare "La madonna, Gesù e i re Magi". La pala d'altare originariamente raffigurava "S.Pietro con le catene ai piedi", ma dopo il restauro del dipinto ad olio è uscita l'opera originale, che è quella presente attualmente, raffigurante "S.Giuseppe avvertito dall'angelo", opera che è conservata oggi presso la canonica di Goito. Nel corso del 1500 si attesta la proprietà della chiesa da parte dei marchesi Cavriani. Nella chiesetta non fu presente però una vivace attività ecclesiastica, infatti l'edificio nel corso dei secoli fu un po' abbandonato a se stesso. Solo a partire dal Settecento essa subì un radicale processo di restauro ad opera dei Cavriani: venne infatti inserito un nuovo altare e modificata la porta d'ingresso. Nel corso dell'Ottocento, la chiesa diventa un importante punto di riferimento per i fedeli della zona. Gli ultimi rifacimenti risalgono al 1958, in seguito ai quali l'edificio conserva l'aspetto attuale.
Note
- ^ Massimbona (Mantova)
- ^ [1]
- ^ a b c Reportage/Centri spopolati: Massimbona Un mulino, venti gatti e l'osteria su gazzettadimantova
- ^ L'importanza del dominio di questa famiglia per il borgo è anche ben documentata nelle tavole d'estimo dei terreni e prefabbricati nel territorio di Goito redatta nel 1770, oltre che nel catasto lombardo-veneto del 1860
- ^ Eugenio Camerlenghi, Viviana Rebonato e Sara Tammaccaro, Il paesaggio mantovano nelle tracce materiali, nelle lettere e , 2007, 624 pagine
- ^ Mulino ad acqua di Massimbona su turismo mantova
Bibliografia
- Gobio Casali Palvarini, Massimbona e la sua storia, Goito, 2001.
- Marco Dallabella, Itinerari goitesi, Mantova, Editoriale Sommetti, 2007.
- Cesarino Marchioro, Le chiese goitesi, Mantova, Archivio Storico Diocesano, 1990.
- Goito on line, su sordello.it. URL consultato il 21 dicembre 2011.