Trail making test

test cognitivo

Il Trail-making test è un test neuropsicologico di attenzione visiva e cambiamento di compito. Il test consiste nel collegare 25 target consecutivi su un foglio di carta [1] o sullo schermo di un computer [2]. Il test è composto da due versioni: A e B. Nel TMT-A (Trail-making test A) i 25 target sono numeri (1,2,3, ecc.); mentre nel TMT-B (Trail-making test B) i target sono sia numeri che lettere ed il soggetto deve alternarli in ordine crescente (1, A, 2, B, ecc.). Il compito del soggetto è di collegare con una linea gli stimoli target nel minor tempo possibile. La performance si misura tenendo conto del tempo impiegato dal soggetto per completare il compito . Nella valutazione delle funzioni esecutive viene considerato come indicativa la differenza tra i tempi della parte B e quelli della parte A (TMT-BA) [3].

Il test è stato introdotto nel 1944 e inizialmente veniva utilizzato per la valutazione dell'intelligenza. Nel corso degli anni ha iniziato ad essere utilizzato in ambito clinico ed è diventato un comune strumento diagnostico per la valutazione di deficit cognitivi, in particolare in presenza di lesioni ai lobi frontali.

Una descrizione dettagliata del protocollo Trail-making test è stata pubblicata nel 2006 sulla rivista Nature [4].

Varianti

Il Trail-making test, sopratutto test B, è stato adattato ai nuovi metodi di indagine Neuroscientifica quali l'applicazione dell'Eye Tracking: ai soggetti è stato chiesto di completare la sequenza alfanumerica 1-A-2-B-3-C-4-D-5-E semplicemente fissando i simboli sullo schermo e senza richiedere nessun feedback. I movimenti oculari (saccadi e fissazioni) venivano registrati ad una frequenza di 240Hz tramite un dispositivo di tracciamento oculo-motorio. La capacità di eseguire la sequenza correttamente viene misurata (manualmente o tramite algoritmi) osservando il percorso eseguito dai soggetti[5] [6].

Bibliografia

  1. ^ Reitan 1985
  2. ^ Veneri 2012
  3. ^ Gaudino 1995
  4. ^ Bowie 2006
  5. ^ Veneri 2012
  6. ^ Cristino 2010

Reitan R. M. (1958). Validity of the Trail Making test as an indicator of organic brain damage. Percept. Mot Skills, 8, 271-276.

Corrigan, J. D., Hinkeldey,  M. S. (1987). Relationships between parts A and B of the Trail Making Test. J. Clin Psychol, 43 (4), 402–409.
Gaudino, E. A., Geisler, M. W., Squires, N. K. (1995). Construct validity in the Trail Making Test: What makes Part B harder? J Clin Exp Neuropsychol, 17 (4), 529-535.
Bowie C. R. , Harvey P.  (2006). Administration and interpretation of the Trail Making Test, Nature Protocols,  1 (5), 2277-2281
Veneri G., Rosini F., Federighi P., Federico A., Rufa A. (2012). Evaluating gaze control on a multi-target sequencing task: The distribution of fixations is evidence of exploration optimisation, Computers in Biology and Medicine, 42 (2), 235-244
Cristino F., Mathot S., Theeuwes J. ,  Gilchrist I.D. (2010). Scanmatch: a novel method for comparing fixation sequences, Behav. Res. Methods 42, 692–700

Collegamenti esterni

  • Un versione libera del Trail-Making Test in formato elettronico (in inglese)[1]
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