Lo scudo
Lo scudo (Aspis in lingua originale) è il titolo di una commedia dell'autore greco Menandro, scritta nel III secolo a.C.. L'opera è giunta oggi mutila di gran parte della seconda metà.
| Lo scudo | |
|---|---|
| Commedia | |
| Autore | Menandro |
| Titolo originale | Aspis |
| Lingua originale | Greco antico |
| Genere | Commedia greca |
| Composto nel | metà III secolo a.C. |
| Personaggi | |
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Prologo
Davo, maestro di Cleostrato, il protagonista della storia, introduce brevemente l'argomento della commedia. Finito il discorso al pubblico il pedagogo dialoga con Smicrine, zio del suo discepolo, esponendole i fatti della situazione.
Trama
Secondo Davo, il guerriero Cleostrato è morto in battaglia. Infatti egli è uno dei pochi ad essere scampato ad un agguato dei barbari nell'accampamento greco, perché spedito lontano dal soldato per salvaguardare il bottino e ele ricchezze accumulate durante i saccheggi dei greci.
Racconta Davo che dopo l'assedio, egli si era recato nel campo di battaglia e tra i cadaveri aveva scoperto Cleostrato. Il riconoscimento era stato possibile solo grazie al ritrovamento del suo scudo danneggiato gravemente, perché il corpo era tutto carbonizzato, bruciato dagli assalitori dopo la carneficina.
Smicrine è disperato alla notizia e corre subito dai familiari con Davo per recarli la triste notizia. Usciti di scena, entra silenziosamente la Dea Fortuna e spiega al pubblico l'enorme equivoco: infatti Davo, per lo stupore, aveva scambiato il cadavere di Cleostrato con quello di un comunissimo combattente che, non trovando il suo scudo, aveva preso in prestito quello di Cleostrato. Appunto la dea spiega che in quel preciso momento Cleostrato sta tornando nella città.
Intanto Smicrine ha dato la notizia ai familiari, ma in realtà l'animo dell'uomo è tutt'altro che infelice per la perdita del nipote. In realtà Smicrine è avidissimo e crudele e vuole approfittare della caduta di Cleostrato per appropriarsi del bottino del soldato che ne aveva affidato la cura al sua sorella. Così subito si fa aventi per sposarsela, nonostante lei sia più giovane di molti anni.
Così l'astuto zio cerca l'appoggio di Davo per compiere la sua opera, affermando di esser stato estromesso quando Cleostrato aveva promesso la nipote a un uomo ricco. Quindi secondo lui i beni familiari dovevano toccare a lui. Ma Davo, molto umile, rifiuta giustificandosi con la sua ignoranza in tale campo.
Non sapendo che pesci prendere, Smicrine è ancora più ossessionato dal tesoro e bramoso di sposare la ragazza; nemmeno l'intervento del fratello Cherasistrato riesce a fargli cambiarli idea. Subito appena il vecchio avido esce, il fratello corre da Cherea, il fidanzato della preda di Smicrine; infatti l'uomo gli spiega i piani dell'imbroglione: la nipote sarebbe toccata a Cherea, e la figlia sarebbe andata in sposa a Cleostrato.
Subito il saggio Davo interviene proponendo di beffare Smicrine: Cherisistrato deve risultare morto. Cosicché Smicrine sposi la figlia, molto più ricca. Dopo le nozze il padre sarebbe tornato in vita e l'avido marito rimarrebbe a mani vuote.
E così avviene che Davo, Cherisistrato e gli altri convocano un falso medico e lo conducono a casa di Smicrine per annunciargli la morte del fratello. Smicrine è sconvolto e accetta subito, avido com'è, di sposarne la figlia.
A nozze compiute Cherisistrato compare in casa dei due coniugi, e così Smicrine esce di scena e Cleostrato sposa la figlia e sua sorella prende come marito Cherea.
Articoli
Massimo Rossi Il Pap.Oxy. Inv. 16 2B.52 e l'Aspis di Menandro, in "Prometheus" anno III (1977), pagine 43-48. Sul sito del prof. Massimo Rossi, all'url http://www.bccmp.com/maros il titolare ha collocato, con files PDF liberamente scaricabili, la sua traduzione inedita di 4 commedie di Menandro, con note esplicative (Dyskolos, Epitrepontes, Perikeiromene, Samia)
