Utente:Danyy29/Sandbox
| Villa Fiorita Palazzo municipale di Brugherio | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | Lombardia |
| Località | Brugherio |
| Indirizzo | piazza Cesare Battisti, 1 |
| Informazioni generali | |
| Condizioni | In uso |
| Uso | municipio |
| Piani | 2 |
| Ascensori | 1 |
| Realizzazione | |
| Proprietario | Comune di Brugherio |
Villa Scotti-Cornaglia-Noseda-Bertani, meglio nota come Villa Fiorita, è l'edificio che ospita la sede del Comune di Brugherio.
Storia
Villa Fiorita è una villa nobiliare storica urbana che presenta una pianta a L. Un’ala si affaccia sul centro cittadino con una cancellata in ferro battuto sorretta da pilastrini tardo barocchi che rappresenta l’entrata principale. Un’altra entrata, sul retro, affacciava su un ampio parco dal quale si aveva accesso direttamente dalla piazza della chiesa.
La villa è stata costruita dove già esisteva, nel 1721, una ‘casa da nobile’ con rustici e giardino, di proprietà dei conti Scotti, che erano presenti sul territorio di Brugherio già agli inizi del 1500. Nel 1778 il conte di Vedano, Giambattista Gallarati Scotti, vendette la villa a Gaspare Ghirlanda, il quale, probabilmente, diede inizio ai lavori di riedificazione e decorazione dell’edificio di cui ora rimangono le tracce maggiori.
In seguito la villa passò ai Noseda, proprietari terrieri milanesi, che ne fecero la loro dimora estiva. Nel 1921 fu acquistata dai fratelli Bertani che costruirono il grande lanificio passato poi a Marzotto. Nel 1938 la villa fu ceduta alla casa di cura Villa Fiorita per malattie nervose[1]. Questa clinica, amministrata dal rag. Bogani, proveniva da Milano [2]e dal 1949 al 1954 ospitò il pittore ferrarese Filippo De Pisis che utilizzò come studio la serra del palazzo, ora chiamata Serra de Pisis.
La costruzione nobiliare, per la successione dei proprietari e per la più recente trasformazione in casa di cura, è stata più volte modificata e nel 1963, per motivi funzionali ed igienici, sono stati demoliti due rustici e un’ala della villa.
L’edificio è stato ulteriormente ristrutturato, senza però modificarne la struttura che derivava dai precedenti interventi, per ospitare la sede municipale la cui inaugurazione è avvenuta il 17 dicembre 1978. Nel corso della ristrutturazione venne restituito alla facciata il portico originale a tre arcate con belle colonne in granito
Opere
I lavori di ristrutturazione hanno cancellato quasi interamente le decorazioni a fresco presenti sulla facciata. Sul retro della villa si intravedono delle raffigurazioni monocrome che rappresentano cariatidi che sembrano sorreggere i balconi che, in realtà, sono un’aggiunta novecentesca. [3]
All'interno dell'edificio, al pian terreno, nell'ufficio del sindaco, al soffitto si possono ammirare decorazioni ad affresco mentre, nell'androne dell'ingresso e nel salone centrale che affaccia sul giardino, si trovano dei residui di fregi di affreschi settecenteschi, che rappresentano scene mitologiche (forse episodi della vita di Cleopatra).
Lungo lo scalone d'accesso al piano superiore si può ammirare il grande affresco "Arti e mestieri" di Max Squillace, Franco Ghezzi e Gian Mario Mariani. Nel murales vengono rappresentati la cultura, la famiglia, il lavoro dei campi e della fabbrica, l'aggressività dell'uomo. Il lavoro agricolo viene raffigurato dall'uomo con l'aratro e i buoi. Il lavoro nei campi è statola prima fonte di ricchezza economica dell'uomo che in seguito è stato soppiantato dalla fabbrica, dalla tecnologia e dalla meccanicizzazione dell'industria. La famiglia, inserita in un contesto sociale, viene rappresentata da un uomo che offre alla donna, adagiata nella grande mano della madre terra, il seme di grano simbolo di fertilità. Figure umane racchiuse in un globo rappresentano la cultura. Questi corpi, raffigurati in tutta la loro bellezza, fortemente plastici, si agitano, uscendo dalla struttura nella quale sono inseriti, quasi a dimostrare che la cultura non è prerogativa di pochi eletti dentro un ghetto d'oro, ma che, invece, un patrimonio interscambiabile. Ed infine l'uomo che simboleggia l'aggressività che è dentro di noi e che dobbiamo "tirar fuori" per costruire cose nuove e forse addirittura un mondo nuovo. Al centro dell'opera, come a rappresentare graficamente il legame di tutto ciò con la città, lo stemma comunale. [4]
Parco di Villa Fiorita
Dietro all’edificio di Villa Fiorita, nel cuore di Brugherio, si trova un parco romantico all'inglese che occupa una superficie di circa 7.000 mq.
Le prime notizie storiche del parco di Villa Fiorita risalgono agli inizi del Settecento, quand’era solo un piccolo giardino annesso alla casa del conte Ottaviano Scotti.
Nella seconda metà dell’Ottocento venne ampliato e trasformato in un classico giardino romantico. Possiamo ancora intravedere i connotati tipici del parco paesistico informale: colline artificiali, percorsi sinuosi, l’impianto arboreo irregolare, le rocailles per delimitare aiuole e vialetti, il muro di recinzione.
Il patrimonio arboreo del parco conta più di 600 esemplari composto soprattutto da bagolari e tassi, ma sono presenti anche cedri, ippocastani, faggi, ginko, aceri, olmi e robinie.
Degni di nota il bagolaro monumentale di fronte alla serra De Pisis, la superba Sophora japonica e lo storico canneto di Bambusa.
Il parco è dotato di un’area giochi per bambini nonchè di un piccolo chiosco con una piccola area di ristoro. Il parco ospita anche manifestazioni culturali e musicali e, nelle sere estive, vengono proiettati film all’aperto.
Serra De Pisis
All'interno del Parco di Villa Fiorita si trova un edificio, di pertinenza della villa, un tempo destinato a serra botanica. Villa Fiorita venne destinata a casa di cura per malattie nervose, e dal 1949 al 1956 ospitò il pittore ferrarese Filippo de Pisis (1896-1956) che utilizzò come studio la serra del palazzo scegliendola perchè immersa nel verde del parco e per l’ottimale esposizione alla luce del sole.
Note
- ^ Manuela Mancini Brugherio presente e passato, Swan Edizioni, 1996, p. 17)
- ^ Cooperativa Agricola di Consumo, Calendario BRUGHERIO ierioggi 1994, Brugherio.
- ^ Brugherio: i suoi luoghi, la sua storia: 225. anniversario del primo volo italiano in mongolfiera con uomini a bordo - 2009 - p. 32
- ^ Brugherio - Notiziario Comunale - gennaio 1979
Bibliografia
- Brugherio: i suoi luoghi, la sua storia: 225. anniversario del primo volo italiano in mongolfiera con uomini a bordo, Brugherio, Comune di Brugherio, 2009.
- Luciana Tribuzio Zotti, Brugherio nei documenti, Brugherio, Musicografica Lombarda, stampa 1986.
- Luciana Tribuzio Zotti, Brugherio: luoghi memorabili, Brugherio, Parole Nuove, 1987.
- Manuela Mancini, BRUGHERIO Presente e Passato, Milano, Swan Edizioni, 1996.
Collegamenti esterni
- Comune di Brugherio. Home Page, su comune.brugherio.mb.it. URL consultato il 18 marzo 2015.
- Comune di Brugherio. Parco di Villa Fiorita, su comune.brugherio.mb.it. URL consultato il 18 marzo 2015.
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Danyy29/Sandbox
Template:Ville Storiche di Lombardia
COPIATO DAI LIBRI
Lungo lo scalone d'accesso al piano superiore, il grande affresco "Arti e mestieri" di Max Squillace, Franco Ghezzi e Gian Mario Mariani. Il murales rappresenta la cultura, la famiglia, il lavoro dei campi e della fabbrica, l'aggressività dell'uomo. L'uomo con l'aratro e i buoi simboleggia la fatica del lavoro agricolo, prima fonte di ricchezza economica dell'uomo che ha lasciato posto alla nascita della fabbrica, alla ecnologia e alla meccanicizzazione dell'industria. Luomo che offre alla donna, adagiata nella grande mano della madre terra, il seme di grano simbolo di fertilità, raffigura la famiglia inserita però nel tessuto sociale. Racchiuse in un globo la cultura è rappresentata da figure umane in tutta la loro bellezza; questi corpi, fortemente plastici, si agitano, uscendo dalla struttura nella quale sono inseriti, quasi volessero dimostrare come la cultura non sia un bene per pochi eletti dentro un ghetto d'oro, ma, anzi, debba essere un patrimonio interscambiabile. Ed infine l'uomo che simboleggia l'aggressività che è dentro di noi e che dobbiamo "tirar fuori" per costruire cose nuove e forse addirittura un mondo nuovo. Al centro dell'opera, come a rappresentare graficamente il legame di tutto ciò con la città, lo stemma comunale.
Nel secolo scorso la villa diventò sede di una casa di cura per malattie nervose che, dal 1949 al 1954 ospitò il pittore ferrarese Filippo de Pisis (1896-1956) il quale amava dipingere nella serra del palazzo che aveva per l’ottimale esposizione alla luce solare e perchè si affacciava sul parco all'inglese.
Villa Fiorita, che presenta pianta ad L, si affaccia sull'abitato con una grande cancellata tardo-barocca in ferro battuto scandita da pilastri dallo stile formale tipicamente settecentesco. Era questa l'entrata principale del palazzo, alla quale se ne aggiunge un'altra sul retro, che affacciava su un elegante giardino di rappresentanza a sua volta aperto su un ampio parco, ora pubblico, dal quale si aveva accesso direttamente alla piazza della chiesa, con la cui antica struttura di San Bartolomeo la costruzione della villa risulta probabilmente complementare. L’edificazione è tardo settecentesca e avviene laddove esisteva, già nel 1721, una “casa da nobile” con rustici e giardino di proprietà dei conti Scotti, presenti sul nostro territorio almeno dal 1537. Le mappe teresiane dell’inizio del XVIII secolo segnalano la presenza, in prossimità della residenza, di un giardino, più piccolo dell’attuale parco, consistente in due grosse aiuole. Nel 1778 la villa venne venduta da Giambattista Gallarati Scotti, conte di Vedano, a Gaspare Ghirlanda, al quale, probabilmente, si devono la riedificazione e decorazione dell’edificio di cui ora rimangono le tracce maggiori. Successivamente la villa passò ai Noseda e poi ai Bertani, un’antica famiglia di tessitori. Nel secolo scorso gli ampi spazi vennero usati come sede di casa di cura per malattie nervose che, dal 1949 al 1954 ospitò il pittore ferrarese Filippo de Pisis (1896-1956) che utilizzò come studio la serra del palazzo scegliendola per lo stretto legame col verde del parco e per l’ottimale esposizione alla luce solare. Il pittore amante dei fiori, ospite a Villa Fiorita, amava molto lo stile romantico del parco all’inglese che ancora oggi conserva gran parte delle essenze erboree scelte nell’ottocento: una palma, due cedri del Libano, gelsi e bambù. Vi sono inoltre specie arboree introdotte in Italia verso la metà del settecento, provenienti dall’Asia e dall’Australia come la sofora e la lagerstroemia. La costruzione nobiliare, per la successione dei proprietari ed il più recente adattamento dei locali a casa di cura, ha subito profonde modifiche e nel 1963, per motivi funzionali ed igienici, sono stati demoliti due rustici e un’ala della villa. Per gli stessi motivi sono andate perdute tutte le decorazioni a fresco che ingentilivano la facciata e che ora si intravedono solo sul retro verso il parco. Si tratta di belle raffigurazioni monocrome, fatte scegliendo le tonalità pastello delle terre, rappresentanti cariatidi che sembrano sorreggere l’architrave tra il primo e il secondo piano o quei balconi che, in realtà, sono un’aggiunta novecentesca. Inoltre si riconoscono dettagli di finte architetture che incorniciavano le finestre nonchè particolari di bassorilievi e medaglioni in cotto resi illusionisticamente. Tra il 1979 e il 1980 un’ulteriore ristrutturazione dell’edificio lo rese sede municipale, tuttavia quest’ultima azione non modificò sostanzialmente la struttura dell’edificio che derivava dai precedenti interventi.
Edificio del tardo Settecento con pianta a L, si apre –all’interno dell’abitato- con una grande cancellata barocca in ferro battuto scandita da pilastrini tardo barocchi. Era questa l’entrata principale alla quale se ne aggiunge un‘altra che immetteva direttamente nel parco e sul retro della villa, dalla piazza della chiesa. La costruzione nobiliare, per la successione dei proprietari e il recente adattamento dei locali a casa di cura, ha subito profonde modifiche e nel 1963 (per motivi funzionali ed igienici) sono stati demoliti i due rustici con corpo ad L e parte di un’ala della villa. Sono andate così perdute tutte le decorazioni a fresco che ingentilivano la facciata e che ora si intravvedono solo sul retro: si tratta di raffigurazioni monocrome di cariatidi, incorniciature alle finestre e dipinti che ricordano bassorilievi e medaglioni in cotto. Circa quarant’anni fa sonos tati aggiunti i balconcini: mentre il parco ha mantenuto la sua caratteristica romantica originaria. La villa, costruita dai Ghirlanda, passò ai Noseda e poi ai Bertani, antica famiglia di tessitori; ha ospitato una casa di cura per malattie nervose, nella quale soggiornò lo stesso Filippo De Pisis. Attualmente è sede del Comune.
Villa nobiliare storica urbana con pianta a L: un'ala si allunga verso il centro cittadino, creando una corte aperta sulla piazza. Ingresso monumentale con cancellata in ferro battuto, giardino e parco ora pubblico. Il prospetto principale è caratterizzato, al piano terra, da una serie di arcate a tutto sesto che evidenziano il disegno della facciata. Ha due piani fuori terra e le coperture sono a padiglione. Sul retro della villa si intravedono degli affreschi monocromi, in cui si riconoscono delle cariatidi, che sembrano sorreggere i balconi del piano nobile, aggiunti negli anni Trenta del Novecento e lacerti di sfondati prospettici, quadrature, bassorilievi e medaglioni. Al pianterreno, nell’ufficio del sindaco, al soffitto si possono ammirare decorazioni ad affresco mentre, nell'androne d'ingresso e nel salone centrale che affaccia sul giardino, si trovano dei residui di fregi di affreschi settecenteschi, che rappresentano scene mitologiche (forse episodi della vita di Cleopatra). Lungo lo scalone d’accesso al piano superiore, il grande affresco “Arti e mestieri” di Max Squillace, Franco Ghezzi, Gian Mario Mariani.
Dal 1980 sede del Comune di Brugherio. (Inserire nel cartello o è cosa ovvia?)
La villa ha subito numerose modifiche strutturali: demoliti i rustici nel 1963, anche la villa subì modificazioni profonde prima della recente ristrutturazione, nel 1979-80, per diventare sede del Comune, che l'aveva precedentemente acquisita da privati. Già sede di una casa di cura per malattie nervose (Villa Fiorita), ha ospitato dal 1949 al 1956 il pittore De Pisis, il quale utilizzò come studio la serra del parco, e dove nel 1980 si è tenuta la mostra antologica “Omaggio a De Pisis”. Appena insediatosi nella nuova sede, dal 14 marzo al 12 aprile 1981, il Comune di Brugherio ha ospitato una mostra antologica del pittore milanese Ernesto Treccani.
La villa è stata costruita laddove esisteva già nel 1721 una “casa da nobile” con rustici e giardino, di proprietà dei conti Scotti, presenti sul nostro territorio già prima del 1508. Vi abitarono i fratelli Gerolamo e Ottaviano Scotti prima di ereditare dal cugino Ottavio l’altra villa Scotti (ora biblioteca). Nel 1728 Gio Batta, erede di Ottaviano, vendeva la villa Scotti (oggi Comune) a Gio Batta Bolli; questi la cedette nel 1770 al marchese Antonio Molinari, il quale subito, l’anno dopo, la rivendeva al dottor Pietro Cornaglia, appartenente ad un’antica e nobile famiglia, originaria di Corna, nel Bergamasco. Quest’ultimo, nel 1781, ampliò il fabbricato, aggiungendo ad ovest un braccio, dove c’erano, a pianterreno, una cucina e molti luoghi di servizio; al piano superiore cinque camere con sala e corridoio di raccordo al vecchio fabbricato, dove si trovavano pure un torchio e una tinara. Nel 1772 fece aggiungere i rustici con la scuderia, il fienile, il solaio e l’abitazione del fattore. La facciata dell’abitazione nobile comprendeva un portico con tre archi, alla destra del quale si trovava lo scalone principale, a sinistra un’anticamera, da cui si passava a cinque sale che si affacciavano sul giardino, in una delle quali si trovava il biliardo. Il giardino era attraversato da una stradella comunale che portava alla chiesa e che era stata poi, non si sa da chi, chiusa. Nel 1810 Francesco Cornaglia ipotecava i suoi beni per sposare Luigia Kramer, appartenente ad una famiglia protestante tedesca che a Monza aveva impiantato una Stamperia e Tessitura di cotone. Nel 1846 gli eredi del barone Francesco Cornaglia, che avevano già venduto i loro beni di Baraggia ai Veladini, cedettero le loro proprietà in Brugherio sotto Monza, tra cui il palazzo signorile con giardino, a Giovanni Noseda. I successivi proprietari furono la famiglia Bertani e dagli anni Trenta del ‘900, la casa di cura per malattie mentali, denominata “Villa Fiorita”.
Brugherio è un comune[1] della Provincia di Monza e Brianza[1] Paolo Rossi
Storia
Bibliografia
- Sophie Kinsella, I love Brugherio, Brugherio, La Litostampa, 2015.
Collegamenti esterni