Sincronicità

concetto introdotto dallo psichiatra Carl Gustav Jung nel 1950; evento acausale dotato di significato

La sincronicità è un concetto introdotto dallo psicoanalista Carl Gustav Jung nel 1950, definito «un principio di nessi acausali»,[1] che consiste in un legame tra due eventi che avvengono in contemporanea, connessi tra loro in maniera non causale, cioè non in modo tale che l'uno influisca materialmente sull'altro, ma in quanto appartengono entrambi a un medesimo contesto o contenuto significativo, come due orologi che siano stati sincronizzati su una stessa ora.[1]

Jung, teorico della sincronicità, in una fotografia del 1909

Etimologia

La parola sincronicità deriva dalle radici greche syn ("con", che segna l'idea di riunione) e khronos ("ora"): riunione nel tempo, simultaneità.[2]

Jung la definisce così:

«Gli eventi sincronici si basano sulla simultaneità di due diversi stati mentali.»
«Ecco quindi che il concetto generale di sincronicità nel senso speciale di coincidenza temporale di due o più eventi senza nesso di causalità tra di loro e con la stesso o simile significato. Il termine si oppone al 'sincronismo', che denota la semplice simultaneità di due eventi. La sincronicità significa quindi prima della simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale del momento, e - eventualmente - viceversa.»
«Voglio dire per sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare causalmente, almeno con le nostre risorse attuali.»


Storia del concetto

Epoca antica

«Sia la concezione primitiva sia la concezione antica e medioevale della natura presuppongono l'esistenza, accanto alla causalità, di un simile principio. Fino a Leibniz la causalità non è né unica né predominante. Nel corso del diciottesimo secolo essa è poi diventata il principio esclusivo delle scienze naturali. Con l'ascesa delle scienze naturali nel diciannovesimo secolo la corrispondentia è tuttavia scomparsa dal quadro.»
 
Stormo di uccelli che concorrono in maniera sincronica a disegnare svariate forme nell'aria, come se formassero un unico organismo vivente.[5]

Pur essendo un termine coniato di recente, il concetto junghiano di sincronicità ha un'origine rintracciabile nella tradizione filosofica del neoplatonismo.[6] Già Platone sosteneva l'esistenza di una realtà intelligente, le idee, che formano e indirizzano quella materiale, in maniera tale che i fenomeni della natura risultano collegati tra loro da una legge superiore che egli denominava dialettica. La correlazione tra bianco e nero, ad esempio, va ricercata nella loro comune Idea di Colore.

La presenza del divino nelle vicende del mondo venne intesa successivamente dagli stoici come συν-παθεία (syn-pathèia), in virtù della quale essi ritenevano che qualsiasi evento, anche minimo o assai distante, si ripercuotesse su ogni altro,[7] in contrapposizione alla concezione puramente meccanicista degli epicurei. Sarà quindi con Plotino che si prefigura una spiegazione sincronica dei fenomeni naturali con la nozione di Anima del mondo, che rappresenta il principio unificante della natura, regolato da intime connessioni tra le sue parti, come un organismo da cui prendono forma i singoli esseri viventi; questi ultimi, pur articolandosi e differenziandosi ognuno secondo le proprie specificità individuali, risultano tuttavia legati tra loro da una tale comune Anima universale.[8] Secondo Plotino quindi,

«... coloro che credono che il mondo manifesto sia governato dalla fortuna o dal caso, e che dipenda da cause materiali, sono ben lontani dal divino e dalla nozione di Uno

Che esistesse una corrispondenza tra l'Uno e i molti, lo spirito e la materia, macrocosmo e microcosmo, era del resto convinzione delle arti divinatorie come l'astrologia, l'oniromanzia (interpretazione dei sogni), o quelle dell'antica Roma che ad esempio studiavano il volo degli uccelli per trarne auspicia, ovvero segni divini dedotti in una maniera non causale ma appunto sincronica, cioè basata sull'analogia simbolica con un determinato modello o archetipo. L'umanista Marsilio Ficino nel Rinascimento si preoccupò di spiegare, nella Disputatio contra iudicia astrologorum (1477), sulla base della dottrina plotiniana,[9] come l'astrologia vada intesa non come capacità degli astri di esercitare un influsso causale sugli eventi umani, bensì come una forma di consonanza tra questi e la posizione dei pianeti, i quali si limitano cioè a descrivere quel che accade, allo stesso modo in cui il volo degli uccelli presso i Romani era ritenuto portatore di un significato.[10] Per Ficino, attribuire agli astri un influsso deterministico sarebbe come affermare che gli uccelli agiscano causalmente sull'uomo.[11] Quella di Ficino è invece una concezione astrologica basata sulla corrispondenza e l'interdipendenza di ogni parte dell'universo, da leggere e interpretare secondo l'esperienza psicologica dell'anima, alla quale è attribuita dunque una centralità particolare, precorritrice delle nozioni junghiane di sincronicità e inconscio collettivo.[12]

Epoca moderna

Anche il neoplatonico Leibniz parlava di un'armonia prestabilita, grazie alla quale le diverse monadi di cui è composto l'universo, che non comunicano tra loro «non avendo porte o finestre», e neppure possono agire causalmente l'una sull'altra, sono però tutte sincronizzate come tanti orologi che segnino la stessa ora, così che il loro agire sembra essere, solo apparentemente, di tipo causale.[13]

Un importante contributo, successivamente ripreso anche da Jung, riguarda il testo Speculazione trascendente sull'apparente disegno intenzionale nel destino dell'individuo di Arthur Schopenhauer in cui il filosofo analizza la tendenza finalistica degli eventi.

«A comprendere meglio la cosa può servire la seguente considerazione generale. "Causale" accenna a un incontro nel tempo gli elementi non collegati causalmente. Non vi è nulla però di assolutamente casuale, e anche ciò che sembra massimamente tale non è altro se non qualcosa di necessario, che si realizza in modo attenuato. Delle cause determinate, per quanto lontane nella catena causale, hanno già da lungo tempo stabilito necessariamente che esso doveva verificarsi proprio ora, e contemporaneamente a quell'altra cosa. Ogni avvenimento cioè è un termine particolare di una catena di cause degli effetti, procedente nella direzione del tempo.»

Sempre nello stesso testo, il filosofo parla del legame tra gli eventi naturali e un'interpretazione individuale in cui vi sia un significato:

«La tendenza dell'uomo a prendere gli auspici, [...] il suo aprir la Bibbia, i suoi giochi di carte, le sue colate di piombo e il suo contemplare il sentimento del caffè, eccetera, testimoniano la sua convinzione, contrastante a ogni fondamento razionale, che sia in qualche modo possibile riconoscere da quanto è presente e sta dinanzi agli occhi ciò che è nascosto nello spazio o nel tempo, ossia ciò che è lontano o futuro, che si possa da quello dedurre questo, se soltanto si possiede la vera chiave del cifrario.»

Paul Kammerer, uno zoologo austriaco, è stato il primo scienziato moderno (prima di Jung) a considerare le coincidenze in una prospettiva non meccanicistica, con la "ripetizione dei casi", secondo di una legge di serialità, accanto alla causalità e alla finalità.[16] Nel 1900 e per diversi anni, ha preso nota delle coincidenze. Egli ha descritto l'universo come un "mosaico mondo, che, nonostante le iniziative e i riarrangiamenti costanti, mira a riunire le cose simili."[17] Scoprì (o inventò) la famosa "legge delle serie," che dà il titolo del suo libro Das Gesetz der Serie (1919)[18]. «Ci sono nell'universo, dice Kammerer, un principio fondamentale, una forza che tende verso l'unità. Questa forza universale agisce selettivamente al gruppo simile nello spazio e nel tempo.» Ad esempio, nel 1915, due soldati sono stati ricoverati separatamente all'ospedale militare di Katowice in Boemia. Entrambi avevano 19 anni, soffrivano di polmonite, erano nati in Slesia, erano stati volontari come personale dei treni e si chiamavano stati Franz Richter.

Il concetto di sincronicità appare per la prima volta il 18 novembre 1928 nel verbale del seminario sull'analisi dei sogni.[19] Nel 1934, uno dei suoi pazienti aveva visto in sogno un'aquila che mangiava le proprie piume, poi, qualche tempo dopo, Jung, al British Museum, aveva scoperto un manoscritto alchemico attribuito a Ripley, che rappresentava un'aquila che mangiava le proprie piume. Ciò appare in una lettera al fisico Pascual Jordan, del 10 novembre 1934.[20]

Jung approfondisce il lavoro di Kammerer, con l'aiuto del fisico Wolfgang Ernst Pauli, uno dei fondatori della meccanica quantistica tra il 1923 e il 1929, Premio Nobel per la Fisica nel 1945.[21] Pauli seguita dal 1931 al 1934, un trattamento analitico con un'allieva di Jung. Nel 1932, vide Jung ogni lunedì per discutere i suoi sogni, studiati da Jung poi in Psicologia e alchimia.

Più recentemente lo scienziato Rupert Sheldrake ha formulato la teoria del «campo morfico» per spiegare lo sviluppo e la crescita di piante e animali, descritti dalla genetica in una maniera ritenuta incompleta, e dovuti in realtà secondo Sheldrake a zone di risonanza entro cui un evento, un'informazione, o anche un semplice pensiero, ha la capacità di ripercuotersi su di un altro in maniera non meccanica o causale. Diversi esempi di sincronicità si possono trovare nel mondo animale, in particolare nel comportamento degli stormi di uccelli o di un banco di pesci, all'interno dei quali ogni singolo esemplare si muove all'unisono con gli altri, senza alcuna mediazione di tipo comunicativo, seguendo il comportamento del gruppo come se questo fosse un tutto omogeneo dotato di una propria intelligenza.[5]

Metodo d'approccio della sincronicità

Non è possibile sperimentare il campo della sincronicità con i metodi convenzionali.

Marie-Louise von Franz ha messo il dito su un problema:

«Ci sono catene causali che sembrano non avere alcun senso (come la macchina di Tinguely) e ci sono anche coincidenze casuali che non hanno senso. Dobbiamo quindi continuare - Jung ha insistito - per vedere coincidenze significative ove non ve ne sono realmente.»

Nei suoi scritti, Jung dimostra che la statistica non funziona in questo settore, perché sembra essere truccato dalla sincronicità che incorpora la soggettività e il significato dell'evento per colui che trova la coincidenza, quindi la statistica (ma senza metodi bayesiani) ragiona sulle grandi serie ma senza qualità. Il concetto di sincronicità non si può intendere se non come psicologia, in quanto fornisce una stima qualitativa difficile da quantificare.

Jung tuttavia ha tentato, prima di morire, di sviluppare un metodo sperimentale per identificare la sincronicità. Voleva mettere insieme un gruppo di studenti che hanno dovuto trovare persone in una situazione critica con il punto di vista personale (dopo un incidente, il divorzio o la morte di una persona cara), in cui si sospetta si sia attivato un archetipo. Gli studenti poi passati a queste persone una serie di mezzi tradizionali di divinazione (oroscopo di transito, I Ching, tarocchi, calendario messicano, oracolo geomantico, sogni, etc.) e avrebbero quindi esaminato se i risultati di queste tecniche convergono o meno .

Essendo legata al fondo dell'inconscio, il fenomeno sincronico è, quindi, di fatto l'obiettivo perché non agista d'astrazioni o di uno spirito religioso aprioristico. Il fenomeno è misurabile (ha un'intensità nell'osservazione) in una certa misura. Ed è stato rimproverato a Jung e ai suoi seguaci di mescolare i piani epistemologici[23], e conseguire così un sincretismo dubbio.

Jung e il principio di sincronicità

I fenomeni paranormali hanno affascinato Jung da sempre.[24] Tra questi egli prediligeva le "coincidenze significative". Già nel 1916, a pochi anni di distanza dalla defezione dal gruppo degli psicoanalisti fedeli al metodo scientifico, Jung scriveva, riflettendo sulla possibilità di affiancare al principio di causalità quello finalistico:

«La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini.»

Jung distingueva infatti la sincronicità dal "sincronismo", che riguarda eventi che accadono simultaneamente[25], senza alcun apparente significante comune, perché azioni di pura contemporaneità.

La sincronicità è invece basata sulla presenza «incombente» di un archetipo dell'inconscio collettivo,[26] secondo visioni tipiche del pensiero magico che nella vita di tutti i giorni trovano corrispondenza in eventi come il pensare a una persona e poco dopo ricevere una telefonata che ne porta notizie; nominare un numero e vedere passare una macchina con lo stesso numero impresso sulla carrozzeria; leggere una frase che ci colpisce e poco dopo sentircela ripetere da un'altra persona ecc. Fatti che talvolta dànno la netta impressione d'essere accadimenti precognitivi legati a una sorta di chiaroveggenza interiore, come se questi segnali fossero disseminati ad arte sul nostro percorso quotidiano per "comunicare qualcosa che riguarda solo noi stessi e il nostro colloquio interiore". Una sorta di risposta esterna, affermativa o negativa, oggettivamente impersonale e simbolicamente rappresentata.

Una prima teorizzazione: il tempo qualitativo

Nei primi tentativi di enunciazione del concetto di sincronicità, Jung elaborò anche il concetto di "tempo qualitativo". L'idea di tempo qualitativo nasceva dall'osservazione dei calcoli astrologici, che prevedono una sorta di schematizzazione (determinata dai cicli e dai transiti) che si riflette sulla psiche di chi riceve l'oroscopo al momento della nascita, ovvero la corrispondenza qualitativa fra tipologia caratteriale e una determinata posizione planetaria.[27]

«È come se nel nostro inconscio ci fosse una profonda consapevolezza, basata unicamente su esperienze inconsce, che determinate cose nate in un preciso momento dell'anno sono dotate di qualità specifiche, così che, grazie a quella conoscenza empirica immagazzinata nel nostro inconscio, noi siamo sempre più o meno uniformati al tempo

Jung non approfondì tuttavia il concetto astrologico del tempo perché si rese conto che le corrispondenze da lui individuate ubbidivano a regole molto complesse che esulavano dal suo campo d'indagine, pur affermando di essere «tentato, quando è il caso, di includere l'astrologia fra le scienze naturali».[28]

Fisica e psicoanalisi

«Il fenomeno della sincronicità è quindi la risultante di due fattori:
1) un'immagine inconscia si presenta direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno, idea improvvisa o presentimento;
2) un dato di fatto obiettivo coincide con questo contenuto.»

Jung non era nuovo alla tesi di un parallelismo tra fisica e psicoanalisi, due discipline apparentemente molto distanti fra loro. Nel 1928, nel suo Energetica Psichica egli aveva immaginato una stretta similitudine fra le nozione di energia nell'uno e nell'altro ramo del sapere, e le ricerche che condusse negli anni successivi rafforzarono tale intuizione.

Negli anni trenta Jung incontra Wolfgang Pauli, fisico austriaco premio Nobel nel 1945. Pauli soffriva di una sorta di dissociazione psichica probabilmente dovuta sia al fallimento del proprio matrimonio, sia all'impegno eccessivo profuso negli studi di fisica teorica che seppur molto giovane aveva condotto in quegli anni. Pauli si trasferì quindi in Svizzera proprio per diventare paziente dell'autorevole analista, ma l'incontro fra le due personalità si evolse molto rapidamente e la terapia venne presto abbandonata. I due scienziati, in un rapporto in cui «Pauli non capiva niente di psicologia e Jung non capiva nulla di fisica», ma in cui tutti e due avevano studiato le scienze d'Alchimia Ermetica, scoprirono presto di condividere parte delle idee che scatenavano il problema psichico di cui soffriva Pauli. I due divennero così amici.

 
Schema della sincronicità

Il confronto intellettuale generò quella ricerca nota come "il quarto escluso", individuato in fisica classica nel modello di triade e in alchimia nel modello sviluppato da Jung negli studi sull'alchimia[29], perché questo processo simbolicamente rappresentato completava una triade fino ad allora in attesa di un quarto elemento che sciogliesse i dubbi ancora presenti sulla validità di ciò che era stato compreso, verificato e accettato dalla scienza fino a quel momento. La sincronicità si rivelava così essere il modello ideale per sciogliere molti dei dubbi innescati anche nel modello di triade in fisica classica:

  1. tempo,
  2. spazio
  3. causalità;

al "quarto escluso" è stato appunto dato il nome di sincronicità.

In analogia alla causalità che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione fenomeni che accadono nello stesso spazio ma in istanti diversi, viene ipotizzata l'esistenza di un principio che mette in connessione fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi. Viene cioè ipotizzato che oltre lo svolgimento di un atto conforme al principio in cui in tempi diversi accadono avvenimenti provocati da una medesima causa, ne esista un altro in cui accadono avvenimenti nello stesso tempo ma in due spazi differenti perché, essendo casuali, non sono direttamente provocati da un effetto, risultando così aderenti a un principio di a-temporalità.

Nel 1952 Jung e Pauli pubblicarono due saggi nel volume Naturerklärung und Psyche. Nel proprio saggio Pauli applicava il concetto di archetipo alla costruzione delle teorie scientifiche di Keplero, mentre Jung intitolava il proprio "Sincronicità come Principio di Nessi Acausali". Dopo più di venti anni di dubbi e ripensamenti di carattere etico-intellettuale, l'analista si decise a definire il concetto per cui riteneva "d'essere scientificamente impreparato" ad enunciare. Jung, rigoroso e pragmatico scienziato, è infatti imbarazzato verso la comunità scientifica per l'evidente orientamento dei suoi studi in cui «evidenze empiriche divengono fenomenologie su cui lavorare con metodo scientifico».

Nella prefazione del saggio scrive che

«... la sincronicità è un tentativo di porre i termini del problema in modo che, se non tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino visibili e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora oscura, ma di grande importanza per quanto riguarda la nostra concezione del mondo.»

Esempi

 
Gli otto trigrammi usati nel sistema dell'I Ching, nei quali quel che sembra casuale viene letto in relazione col tutto.[30]

Nel saggio Speculazione trascendente sull'apparente disegno intenzionale nel destino dell'individuo Schopenhauer riporta un esempio di sincronicità tratto dal quotidiano The Times del 2 dicembre del 1852:

««A Newent, nel Gloucestershire, è stata eseguita dinanzi al coroner, Mr. Lovegrove, una perizia giudiziaria sul cadavere di un certo Mark Lane, Ritrovato nell'acqua. Il fratello dell'annegato, non appena gli fu annunziata la notizia della scomparsa di suo fratello Mark dichiarò: "allora è annegato: così infatti ho sognato questa notte. Ho sognato pure di essere in acqua e di sforzarmi per tirarlo fuori". La notte successiva ehi sogno di nuovo che suo fratello era annegato vicino alla chiusa di Oxenhall E che accanto al lui nuotava una trota. Il mattino seguente, accompagnato da un altro fratello si recò ad Oxenhall: con la vide una trota nell'acqua. Egli fu tosto convinto che il fratello dovesse trovarsi là, e realmente il cadavere fu scoperto in quel luogo». In tal modo possiamo vedere come un evento fuggevole quale può essere il passaggio di una trota, sia previsto con una precisione di secondi parecchie ore prima.»

Jung espose diversi esempi di sincronicità, come il caso di un signore, recatosi a comprare un vestito blu, che per uno sbaglio del negoziante si vede invece recapitare a casa un vestito di colore nero proprio nel giorno luttuoso della morte di suo fratello;[1] od il fatto di pensare a una persona, un evento, o un oggetto, che si materializza poco dopo: tale fu il caso dello stesso Jung che, discorrendo con una paziente del sogno di quest'ultima riguardante una volpe, si imbatté realmente in una volpe.[32] Può inoltre verificarsi una corrispondenza tra uno stato d'animo interiore, ed un avvenimento esterno, come quello occorso a Jung in occasione della rottura con Freud, quando provò una rabbia crescente, dovuta al modo sprezzante con cui Freud irrideva le sue teorie, alla quale seguirono due terribili schianti nella liberia dove si trovavano.[33]

Un altro esempio fornito da Jung è una correlazione tra il sogno di un paziente di un coleottero d'oro, e la contemporanea presenza, reale, di uno scarabeo. Questa correlazione gli ha permesso di riprendere la terapia, che era stagnante. L'archetipo eccitato era, secondo Jung, in relazione al tema della rinascita, lo scarabeo che significa la rinascita dell'anima in molte civiltà, tra cui l'Egitto dei Faraoni, attraverso il dio Kephrî.[34]

Jung ha ritrovato un'applicazione della sincronicità nel libro cinese I Ching, che utilizza il principio sincronico per estrapolare gli esagrammi corrispondenti al momento qualitativo in cui vengono estratti, che diventano così in grado di descrivere lo stato in cui la persona si trova; rilevando che la «sincronicità è un pregiudizio cinese», come la causalità è un «pregiudizio occidentale», Jung riconosce che «noi occidentali non riusciamo a concepire come un evento oggettivo possa essere correlato alla nostra condizione psichica soggettiva», ma che «dobbiamo ammettere l'immensa importanza del caso», spostando l'attenzione più sulla fortuna della combinazione uscente, che sulle catene causali concorrenti.[35]

In ogni caso, oltre alle circostanze oggettive della realtà, esistono situazioni puramente soggettive nelle quali il cervello umano utilizza legami associativi di tipo sincronico anziché causale.

«Anche quando nella vita quotidiana del tutto normale colleghiamo un livello a un altro, non ne consegue affatto un rapporto causale tra gli stessi. Alcuni banali esempi ne daranno più chiara riprova. I cani da caccia non determinano alcuna lepre pur inseguendo spesso quest'ultima. Non sono le ore 20:00 solo perché sta iniziando il telegiornale; né tantomeno esso inizia perché sono le 20:00.[36]»

Si tratta cioè di collegamenti appartenenti al pensiero induttivo-analogico, spesso erroneamente confusi con legami di tipo logico-causale.[37] Appartengono a questo tipo di tipo di pensiero le associazioni simboliche, nelle quali gli eventi vengono interpretati in una chiave religiosa e allegorica.[38] È stato rilevato in proposito come le circostanze fortuite dotate di significato sincronico costituirebbero il linguaggio usato dagli angeli per comunicare con gli esseri umani.[39]

Un fenomeno paradossale della fisica quantistica interpretabile alla luce della sincronicità è infine quello dell'entanglement, in virtù del quale la proprietà di una particella risulta capace di influenzare istantaneamente il corrispondente valore di un'altra particella situata anche a distanze remote.[40] Secondo Pauli, proprio la fisica quantistica impone un ritorno alla concezione filosofica di Giordano Bruno e di Leibniz, non regolata dalla causalità ma da un'armonia organica.[41]

La sincronicità e l'effetto Pauli

Sul fisico Pauli si racconta un aneddoto che le persone affascinate dalle coincidenze interpretano a sostegno del concetto di sincronicità.

Nel XX secolo la fisica si divise sempre più nettamente in due distinte branche: la fisica teorica e la fisica sperimentale. La prima branca sempre più vicina alla matematica e alla speculazione astratta, mentre la seconda a diretto contatto con i laboratori e la sperimentazione diretta delle teorie enunciate. Nei due campi sorserso inevitabili campanilismi, i fisici sperimentali iniziarono ben presto ad apostrofare i loro colleghi "più aristocratici" tacciandoli di così scarsa manualità pratica da doversi obbligatoriamente dedicare alle sole teorie, li ritenevano assolutamente inadatti al lavoro di laboratorio.

Pauli era molto stimato come fisico teorico, i colleghi e gli amici sperimentali lo consideravano però un vero problema oggettivo. Non solo non gli permettevano di toccare gli strumenti per paura che li rompesse, ma addirittura Otto Stern arrivò a proibirgli l'accesso ai laboratori durante l'esecuzione degli esperimenti. La sua semplice presenza sembrava infatti causarne l'irrimediabile fallimento.

Fra le altre cose successe anche che uno strumento particolarmente costoso e delicato si ruppe nel laboratorio di James Franck a Gottinga. Raccontando l'accaduto ai colleghi di Zurigo, egli scherzò dicendo che, almeno quella volta, la responsabilità non poteva essere attribuita a Pauli visto che non era nemmeno presente in città. I colleghi gli replicarono prontamente che dovendo Pauli recarsi a Copenaghen esattamente quello stesso giorno, intorno alla stessa ora dell'accaduto era dovuto scendere alla stazione di Gottinga per cambiare treno.

In "onore" di questa peculiarità empirica venne poi definito il famoso effetto Pauli, che non è altro quindi che una versione aggiornata del "menagramo" di napoletana memoria.

L'effetto Pauli è poi divenuto nel tempo un'espressione gergale utilizzata per indicare il presunto malfunzionamento delle apparecchiature sperimentali in presenza dei fisici teorici, e non va confuso col Principio di esclusione di Pauli che è invece un fondamentale apporto dato dallo scienziato austriaco alla fisica quantistica.

Nelle altre culture

Nella cultura cinese l'equivalente del concetto occidentale di sincronicità è chiamato yuanfen o "il destino, la fortuna come condizionamento del proprio passato," o "la naturale affinità tra amici." Proprio come nel concetto occidentale lo yuanfen è ciò che costituisce una coincidenza significativa che consente, ad esempio di incontrare la propria anima gemella in una circostanza apparentemente casuale. Tuttavia questo concetto pone un certo risalto al ruolo giocato dal proprio passato atto a determinare le condizioni dello yuanfen.

Influenza culturale

Cinema

Anche la settima arte ha recepito nella sua maniera questa sorta di movimento di pensiero che delegittima la modalità interpretativa legata alla legge di causa-effetto sinora avallata dal pensiero scientifico classico. Una riprova sono i tentativi di alcuni registi di utilizzare la sincronicità come la più euristica chiave di lettura del movimento del reale. Tra questi ultimi possiamo citare le opere del famoso regista polacco Krzysztof Kieślowski.

Musica

La teoria junghiana della sincronicità ispirò il gruppo musical britannico The Police (e in particolare, sembra, il cantante e bassista Sting), che produsse nel 1983 un album dal titolo Synchronicity.

Libri

L'argomento della sincronicità è stato affrontato da William S. Burroughs nel suo romanzo Il pasto nudo, e da Thomas Pynchon in L'arcobaleno della gravità; in Italia dal romanzo giallo Omicidi a margine di qualcosa di magico.

Ne La Certosa di Parma di Stendhal c'è un passo in cui si menziona una sincronicità (anche se all'epoca il termine non era neanche conosciuto come oggi):

«E all'improvviso, molto, molto in alto alla mia destra, ho visto un'aquila, l'uccello di Napoleone, volare verso la Svizzera, dunque verso Parigi. E allora, fulmineamente, mi sono detto: anch'io attraverserò la Svizzera rapido come quell'aquila [...] In quell'istante, vedevo ancora l'aquila in cielo e i miei occhi si sono curiosamente asciugati; e la prova che questa idea mi è stata istigata dall'alto è che in quello stesso momento, senza pensarci due volte, la mia decisione presa, e ho capito in qual modo avrei affrontato il viaggio.»

Note

  1. ^ a b c Jung 1980, op. cit..
  2. ^ Dizionario in francese Le Petit Robert, edizione 2002
  3. ^ C. G. Jung, Les Racines de la conscience (1954), p. 528
  4. ^ Trad. it. di S. Daniele, La sincronicità come principio di nessi acausali, pag. 96, Torino, Boringhieri, 1980.
  5. ^ a b Deepak Chopra, Le coincidenze, cap. 2, Sincronicità in natura, trad. di Alessandra De Vizzi, Sperling & Kupfer, 2013.
  6. ^ Giovanni Filoramo, Religione e ragione tra Ottocento e Novecento, pag. 294, Laterza, 1985.
  7. ^ Pier Angelo Gramaglia, Tertulliano. La testimonianza dell'anima, p. 98, edizioni Paoline, Roma 1982 ISBN 88-215-0393-3.
  8. ^ Come sostenuto da James Hillman, sebbene Jung si richiamasse raramente a Plotino, entrambi «condividono la stessa concezione di base, fondata sulla metafora primaria dell'anima: qualunque cosa venga detta emana l'anima, e riguarda l'anima» (cfr. Francesco Lamendola, Analogie e differenze fra Plotino e Jung nel pensiero di James Hillman, 2010, pag. 3).
  9. ^ Plotino aveva infatti sostenuto che gli astri sono come delle lettere scritte nel cielo che se correttamente intrepretate consentono di prevedere l'esito futuro degli eventi (Enneadi, II, 3, 7; III, 1, 6).
  10. ^ Cesare Vasoli, Le filosofie del Rinascimento, pp. 214-216, Pearson Italia S.p.a., 2002.
  11. ^ Paragone istituito da Ficino nell'altra sua opera, Theologia Platonica, 9, 4, e ripresa a sua volta dallo stesso Plotino (Enn., III, 1, 5).
  12. ^ Cfr. James Hillman, Plotino, Ficino e Vico, precursori della psicologia junghiana (1973), trad. di Priscilla Artom.
  13. ^ Paola Giovetti, Dizionario del mistero, pag. 149, Mediterranee, 1995.
  14. ^ Schopenhauer pp. 296 e 297
  15. ^ Schopenhauer p. 299
  16. ^ Jung, La sincronicità, p. 22.
  17. ^ ''La synchronicité selon Jung'', http://www.alliancespirite.org/dossier-4.html.
  18. ^ Jean Moisset, ''La loi des séries dans notre vie et les jeux de hasard'', JMG Éditions, 2000.
  19. ^ Jung, ''Dream Analysis'', p. 44-45
  20. ^ Deirdre Bair, ''Jung. Une biographie'', Flammarion, p. 559, 1155. Jung, ''Correspondance 1906-1940'', Albin Michel, 1992
  21. ^ W. Pauli, C. G. Jung, Correspondance 1932-1958, trad. Françoise Périgault, Albin Michel, 2000.
  22. ^ Marie-Louise von Franz, "Quelques réflexions sur la synchronicité", apud La Synchronicité, l'âme et la science (1984), Albin Michel, coll. "Espaces libres", 1995, p. 176.
  23. ^ La totalité di Christian Godin, p. 132, su Jung
  24. ^ Psicologia dei fenomeni occulti, Ediz. integrale - Jung Carl G. - Libro - Newton Compton - Grandi tascabili economici - IBS.
  25. ^ Ad esempio: ballerini che fanno lo stesso passo con la stessa cadenza simultanemaente; due orologi che segnano lo stesso orario; metronomo e musica che seguono lo stesso ritmo.
  26. ^ Paola Giovetti, Verso la Scienza dello Spirito, pag. 130, Mediterranee, 1991.
  27. ^ Jung, articolo sulla rivista «Ricerca '90», n. 35, luglio 1998.
  28. ^ Da una lettera al professor Hans Bender del 10 aprile 1958.
  29. ^ Esplorò in particolare il dogma della Immacolata concezione e l'importanza data dalla Chiesa cattolica alla figura mistica rappresentata dalla Madonna.
  30. ^ Valter Curzi, I Ching, pag. 5, Gremese Editore, 2004.
  31. ^ Schopenhauer p. 281
  32. ^ P. Giovetti, Dizionario del mistero, pag. 149, op. cit.
  33. ^ Episodio riferito da Arthur Koestler, in Le radici del caso, trad. it., Astrolabio, 1972.
  34. ^ L'esempio citato da Jung è il seguente: "Una giovane donna era in un momento critico di elaborazione di un sogno quando ha ricevuto in dono uno scarabeo d'oro. Mentre lei mi ha raccontato il sogno, mi sono seduto di nuovo alla finestra chiusa. Improvvisamente ho sentito un rumore dietro di me, come se qualcuno bussava leggermente alla finestra. Mi voltai e vidi un insetto, volare, contro la finestra esterna. Ho aperto la finestra e catturai l'insetto al volo. Egli ha offerto l'analogia più vicina che potevamo trovare alla nostra latitudine con lo scarabeo d'oro. È stato uno scarabeo, Cetonia aurata, che si era chiaramente portato, contro tutte le sue abitudini, ad entrare in una stanza buia in quel momento. Devo dire subito che un caso del genere non è mai successo a me prima o dopo, allo stesso modo del sogno della mia paziente è rimasto unico nella mia esperienza. " Jung interpreta questo fenomeno come una coincidenza significativa (il paziente parla di scarabeo, appare un coleottero) come un caso di sogno premonitore (il paziente ha sognato la notte prima di uno scarabeo d'oro, e un coleottero appare).
  35. ^ Cit. in Fabrizio Coppola, Ipotesi ulla realtà, pp. 299-300, Lalli, 1991.
  36. ^ Rüdiger Dahlke, Le leggi del destino, pag. 257, trad. it. di Alessia Luretti, Roma, Mediterranee, 2012.
  37. ^ R. Dahlke, ivi.
  38. ^ Karl-Otto Apel, Filosofia, pag. 344, Jaca Book, 1992. Anche Mircea Eliade ha sostenuto che «la struttura del sacro nella coscienza umana è costruita sulle strutture della sincronicità, opposte alla struttura diacronica dello storicismo radicale» (cit. in Leonardo Ambasciano, Sciamanesimo senza sciamanesimo: le radici intellettuali del modello sciamanico di Mircea Eliade, pag. 134, Edizioni Nuova Cultura, 2014.
  39. ^ Terry Linn Taylor, Messaggeri di luce, Torino, Amrita, 1994. Sull'argomento cfr. anche Paola Giovetti, Angeli, Mediterranee, 1989.
  40. ^ Francesco Facchini, Fisica dello spirito. Struttura, connessioni, funzione, pag. 35, Armando Editore, 2013.
  41. ^ Vincenzo Fano, Gino Tarozzi, Massimo Stanzione, Prospettive della logica e della filosofia della scienza: atti del Convegno triennale della Società italiana di logica e filosofia delle scienze, Cesena e Urbino, 15-19 febbraio 1999, pag. 194, Rubbettino Editore, 2001.
  42. ^ Edizione La biblioteca di Repubblica, ISBN 88-89145-04-8 pag.36

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