Storia di Pescara

vicende storiche della città di Pescara
Voce principale: Pescara.

La storia di Pescara è poco conosciuta ed alcuni momenti del passato sono ancora avvolti nell'oscurità. Non di meno, le origini della città sono antiche e legate alla posizione geograficamente favorevole come raccordo delle vie di comunicazione tra l'antica Roma e l'area dell'Adriatico. Infatti esisteva già un villaggio marino lungo la foce del fiume Aterno, nel II secolo a.C, chiamato Ostia Aterni. Nei secoli successivi, l'importanza della posizione strategica di Pescara ha sempre connotato lo sviluppo della sua vita economica e sociale, prima limitata alla funzione di baluardo di difesa militare e poi, dalla seconda metà del XIX secolo, caratterizzata da una fiorente attitudine al commercio e di località di villeggiatura. Il borgo storico di Pescara (oggi Pescara Vecchia) sorge sui resti dell'antica Aterno, e fino all'unità d'Italia si trovava all'interno della fortezza borbonica voluta da Carlo V nel XVI secolo a protezione dei confini settentrionali del Regno, mentre presso la foce dal XVIII secolo si andava formando il borgo di pescatori di Borgata Marina. Agli inizi del XIX secolo, durante la breve parentesi napoleonica del Regno di Napoli, Pescara fu divisa in due comuni distinti ed inscritti in diverse province; l'artificiosa creazione del nuovo comune di Castellammare Adriatico, a nord della foce, generò rivalità fra le due località già minacciate dal colera e da altre malattie per le aree malariche paludose circostanti e per la mancanza di infrastrutture essenziali come fognature ed acquedotti.

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Real Piazza di Pescara

Grazie all'interessamento di Gabriele D'Annunzio, Giacomo Acerbo e Benito Mussolini, nel 1927 fu ricostituito il comune di Pescara con la riunificazione dei due centri, diventando inoltre capoluogo dell'omonima provincia. Dopo i bombardamenti del 1943, che distrussero gran parte del centro abitato con una stima di 3000 caduti, Pescara seppe rialzarsi dalla catastrofe, ponendosi come nuovo centro moderno della regione godendo di un notevole sviluppo economico, industriale e turistico per la felice posizione geografica di cerniera fra nord e sud e diventando in pochi anni il baricentro non solo della regione abruzzese, ma di tutta l'area del medio adriatico.

Il primo insediamento

Probabilmente il primo insediamento avvenne nella zona collinare: dai recenti scavi sul Colle del Telegrafo nell'area nord della città, sono stati riportati alla luce reperti risalenti a circa seimila anni fa. Risalgono invece a circa cinquemila anni fa i resti di un villaggio di agricoltori ritrovati in Fontanelle Alta, a sud del fiume Pescara.

Pescara in epoca romana

 
Ricostruzione artistica di Restituto Ciglia di Ostia Aterni

Secondo alcuni studiosi i primi abitanti di Pescara, attribuiti al popolo dei Vestini, fondarono un villaggio sulle rive del fiume che in epoca romana fu chiamato Vicus Aterni e, successivamente, prese il nome dell'omonimo fiume, Aternum; nell'epoca imperiale, si usava indicare Pescara anche con il nome di Ostia Aterni (così riportata sulla Tabula Peutingeriana), proprio per via del ruolo di centro nevralgico delle vie di comunicazione. Infatti, con il nome Ostia Aterni si indicava la foce di un fiume e, nella fattispecie, "foce del fiume Aterno". Essa era importante per lo sbocco della strada Consolare n.5, Tiburtina Valeria, che collegava Aternum a Roma, oltre che per il porto interno che era importante per i collegamenti con Salona. Altri ritengono che il nome di Ostia Aterni si riferisse, invece, ad un piccolo insediamento situato su un'isoletta alla foce del fiume, che si presume fosse a delta. La teoria, però, non trova consensi in quanto se è vero che nel letto del fiume esisteva una piccola isola (chiamata isola dei Cannizzi), è anche vero che l'isola, date le sue piccole dimensioni, sparì con la forza delle acque del fiume.

In epoca augustea Ostia Aterni faceva parte della regio IV Samnium che era una delle regioni italiane dell'epoca.

Nella città furono costruiti alcuni importanti edifici pubblici e privati. Si sa che nel centro abitato erano stati edificati diversi templi tra cui quello dedicato a Giove Aternio. Alcune testimonianze, ci informano poi dell'esistenza, in Aternum, del culto della dea Iside. Nel libro di Giuseppe Quieti "Pescara antica città", si dà conto della esistenza di un ponte monumentale costruito per volontà dell'imperatore Tiberio che volle anche rimodernare l'importante porto, per gli scambi commerciali con l'oriente e, probabilmente, per scopi militari. Nonostante la discreta rilevanza dell'insediamento, Aternum non raggiunse mai lo status di municipium, difatti non sono stati rinvenuti resti archeologici tipici dei centri romani maggiori come anfiteatri, terme e teatri.

Dalla caduta dell'Impero romano all'anno 1000

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, anche la storia di Aternum diventa oscura. Fu duramente provata dalle Invasioni barbariche, dalla sanguinosa Guerra gotica ed infine dall'invasione longobarda; il dominio dei barbari fu molto duro, animato da spirito di conquista e saccheggio, come narra la Passio (cioè la leggenda del martirio) di San Cetteo: la città fu affidata al governo di due soldati longobardi, Alais (o Alagiso) e Umblo (o Umblone), che la vessarono con soprusi ed omicidi; a loro, infatti, è addebitato l'assassinio di Cetteo, attuale patrono di Pescara e vescovo della città: accusato dai Longobardi, di fede ariana, di essere complice di un complotto dei Bizantini niceni volto alla riconquista di Aterno, egli fu fatto precipitare dal ponte marmoreo con una pietra legata al collo (13 giugno 597).[1]. Si hanno scarsissime notizie dei secoli successivi.

1001-1100: origini del nome

Intorno all'anno 1000 il fiume Aternum viene chiamato Piscarius e il borgo cambia il suo nome e diviene Piscaria e risulta tra le pertinenze dell'Abbazia di Montecassino. L'insediamento, pur distrutto e ricostruito più volte, riveste sempre grande rilievo per la sua posizione strategica e per le sue robuste difese militari. Nel 1059 la Pieve dei Santi Legonziano e Domiziano insieme con una porzione della città di Aterno con il suo porto risultano possedimenti della Diocesi di Chieti, come si legge in una Bolla di conferma dei privilegi vescovili inviata da Papa Niccolò II al nuovo Vescovo Teatino Attone[2], succeduto ad Arnolfo al quale in questo stesso anno il Papa aveva già confermato una porzione dei proventi del porto, che era stata donata alla Diocesi Teatina nel 1045 dal Conte di Chieti Roberto. Nel 1090 vi risiede (e vi muore il 18 di Agosto) il conte normanno Drogone (detto Tasso, Tassio, Tassone o Tascione), fratello del conte Roberto I di Loritello con il quale dopo il 1060 aveva avviato la conquista normanna dell'Abruzzo adriatico[3]: ciò farebbe pensare che la città fosse sede della contea insieme con Loreto Aprutino. Nel 1095 il Conte dei Conti normanni, cioè Roberto I di Loritello che risiedeva a Lanciano, concede al vescovo teatino Rainolfo una serie di possedimenti che lui stesso gli aveva sottratto e nel Documento Piscaria appare ricca di chiese[4]: San Salvatore, la Pieve dei Santi Legonziano e Domiziano (ubicata ai piedi della città e presso la porta che si affaccia sul mare, nell'odierna piazza Unione), San Tommaso Apostolo (da cui la pieve precedente dipendeva), San Nicola e Santa Gerusalemme, i cui basamenti sono stati recentemente riportati alla luce di fronte all'attuale cattedrale di San Cetteo.

Secondo un'altra teoria, la città avrebbe preso il nome dal fiume Pescara, il quale, sgorgando dal cuore della montagna in corrispondenza delle Gole di Popoli, trarrebbe la sua denominazione dall'antico termine osco-umbro "pesco", il cui significato è quello di "roccia".

 
Centro storico

1101-1400

Nell'anno 1140 Pescara fu conquistata, insieme al resto della regione al tempo divisa fra i due ducati longobardi di Spoleto e Benevento, da Ruggero II re normanno di Napoli, che fece eseguire diverse opere in città, tra le quali il restauro del porto. Gli anni successivi furono caratterizzati da molteplici devastazioni della città, colpita sia da eventi naturali come terremoti e frequenti inondazioni del fiume che da attacchi da parte di eserciti dei signorotti locali o delle grandi potenze del tempo, come accadde nel 1209 durante la campagna in Italia dell'imperatore Ottone IV. Si tratta di un periodo molto difficile nel quale le sorti della cittadina furono legate al continuo succedersi di nuovi padroni del territorio. Nel frattempo nel 1273 il Re di Sicilia Carlo I d'Angiò decise di dividere il Giustizierato d'Abruzzo, ritenuto troppo esteso per essere ben governato, nelle due province di Aprutium citra (flumen Piscariae) e Aprutium ultra (flumen Piscariae), con Piscaria ricadente nella prima; molte delle città sveve, come l'antica capitale del giustizierato Sulmona, persero il loro ruolo centrale nel regno in favore di città minori o antichi capoluoghi decaduti come Chieti e L'Aquila, che restarono in quel periodo gli unici centri abitati dotati di peso politico o attività finanziarie, economiche e culturali. Il Quieti riferisce di diversi signori di Pescara, tra cui Rainaldo Orsini, Luigi di Savoia e quel Francesco del Borgo, detto Cecco del Cozzo, vicario di Ladislao I di Napoli, che nel 1409 fece ricostruire la cittadella e la torre della piazzaforte e che fu ricordato come uomo saggio e virtuoso.

1401-1500: marchesato di Pescara

 
Stemma della casata D'Avalos-D'Aquino

Il XV secolo è caratterizzato dal dominio del territorio dei D'Avalos-D'Aquino che terranno quello che poi divenne il marchesato di Pescara per diversi decenni, pur se con diverse interruzioni.

Nel 1435 e nel 1439 la città, schieratasi in orbita aragonese, fu conquistata dal capitano di ventura napoletano Giacomo Caldora durante la guerra di successione fra Alfonso V d'Aragona e Renato d'Angiò scoppiata in seguito alla morte senza eredi della Regina Giovanna II di Napoli. Subì poi gli attacchi e le razzie dei veneziani una prima volta nel 1447 e successivamente nel 1482 durante gli eventi della Guerra di Ferrara. Nel 1453, dopo essere stata per molti anni feudo esclusivo dei d'Aquino (quello di Pescara è il più antico Marchesato del Regno di Napoli), fu infeudata ad Innico I d'Avalos, in virtù del matrimonio con Antonella d'Aquino. Non disponendo il territorio pescarese delle allodialità per la battitura della moneta, i due coniugi coniarono monete in oro, argento e rame a Rocca San Giovanni, col titolo di marchesi di Pescara. La crescente importanza del porto di Pescara a dispetto di quello di San Vito chietino, celebre viatico della fiera di Lanciano, dirottò gli interessi della Corte a Pescara, consentendo ai Lercaro e agli Spinola di estrarre olio dal porto pescarese[5].

Nel 1509, Vittoria Colonna acquisisce il titolo di marchesa di Pescara, sposando Fernando Francesco d'Avalos. Nel 1528, nel contesto della Guerra della Lega di Cognac, Pescara fu espugnata da Odet de Foix, visconte di Lautrec e maresciallo di Francia durante la sua avanzata verso Napoli. Ma la reazione del re di Spagna ed imperatore del Sacro romano impero Carlo V non tardò ad arrivare e con la seguente Pace di Cambrai i D'Avalos si riappropriarono infine del marchesato di Pescara, mentre nel contesto italiano la Spagna ribadiva definitivamente il suo dominio sull'Italia, delle cui sorti Carlo V diviene unico e incontrastato arbitro.

1501-1700: la nascita della fortezza

 
Fortezza di Pescara

Con la stabilizzazione del potere politico nel Regno di Napoli, comincia un nuovo e fiorente periodo della storia della città, soprattutto per la sua posizione strategica. Il duca d'Alba Fernando Álvarez de Toledo, viceré di Filippo II di Napoli, decise di accrescere le difese marittime e terrestri della cittadina attraverso la realizzazione della grande fortezza, di una torre e di un castello.

Per volere di Carlo V d'Asburgo tra il 1510 e 1557 fu eretta a cavallo tra le due sponde del fiume Pescara una fortezza su progetto di Erardo Barleduc, a forma di pentagono irregolare con 7 bastioni ai vertici[6]. Oggi, di questa imponente struttura, resta in piedi solamente la caserma borbonica col Bagno Penale-attualmente sede del Museo delle genti d'Abruzzo dedicato alle testimonianze storiche della presenza dell'uomo nella regione a partire dal Paleolitico, nonché il registro contabile del portulanoto di Pescara, tal Bonfiglio, che contabilizzava le merci nell'ambito della fortezza. L'inedita fonte non ha precedenti nella storia pescarese [7]. Nel 1566, la fortezza fu oggetto di un terribile assalto portato dalle 105 galee dell'ammiraglio ottomano Piyale Pascià, che aveva già saccheggiato Napoli stessa tre anni prima. Ma la fortezza non fu presa, anche per il decisivo contributo del valoroso condottiero, Giovan Girolamo Acquaviva duca di Atri, il quale organizzò la resistenza del bastione e respinse gli attacchi costringendo gli aggressori alla fuga. Questi si accanirono, allora, contro Francavilla, Ripa Teatina, Ortona, San Vito Chietino, Vasto, Casalbordino e Termoli, che subirono distruzioni e saccheggi[8].

1701-1797

Agli inizi del Settecento Pescara contava circa tremila abitanti. Era stata istituita la Universitas di Pescara che comprendeva anche "Villa del Fuoco", Fontanelle, Villa Castellamare (che al tempo consisteva solo di pochi e piccolissimi agglomerati sparsi fra i colli cittadini) e altre zone che corrispondevano all'attuale territorio comunale. L'Università era governata da un Camerlengo: tale assetto amministrativo durò per tutto il Settecento.

 
Basilica della Madonna dei sette dolori costruita nel 1757

La fortezza fu ancora oggetto di tentativi di conquista: in seguito alla morte senza eredi del Re Carlo II di Spagna nell'anno 1700, scoppiò una nuova guerra di successione alla corona di Napoli fra Filippo V di Spagna e Leopoldo I d'Asburgo, e la città fu attaccata ed occupata dagli austriaci del conte Wallis nel 1707; a difenderla c'era un altro Acquaviva duca di Atri, Giovanni Girolamo II, che resistette eroicamente per due mesi prima di capitolare. Il Regno di Napoli e la cittadina di Pescara passarono quindi agli austriaci, ma già nel 1734, la fortezza viene nuovamente assediata dagli spagnoli di Carlo di Borbone e, dopo una cruenta battaglia, cede alle truppe comandate dal duca di Castropignano.

1798-1807: le guerre napoleoniche

Con l'avvento della Prima Repubblica francese e la seguente Guerra della Prima coalizione la fortezza di Pescara è conquistata nel dicembre del 1798 alla fine della Campagna d'Italia (1796-1797) di Napoleone Bonaparte senza spargimento di sangue dal Generale Duhesme, ed inizia così la breve stagione della Repubblica Napoletana (1799). Al suo arrivo a Pescara, il generale Duhesme aveva organizzato la sua legione nominandone a capo il cittadino Ettore Carafa conte di Ruvo, protagonista della Repubblica Napoletana assieme al pescarese Gabriele Manthoné, il quale organizzò la resistenza alla reazione borbonica del 1799. L'ennesimo assedio alla fortezza fu vittoriosamente portato a termine da Giuseppe Pronio detto il Fra Diavolo abruzzese, agli ordini del cardinale Fabrizio Ruffo fedele ai Borbone. Nei primi anni del 1800, durante la Guerra della Seconda coalizione Pescara venne occupata nuovamente dai francesi nella seconda Campagna d'Italia (1800) e costituì un importante bastione militare del regno di Giuseppe Bonaparte.

1807: la divisione del borgo

 
Il porto fluviale sul Pescara

Intanto nel 1807 Castellammare, sulla sponda nord del fiume (che allora contava circa 1500 abitanti), diventa comune autonomo aggregato al Circondario di Città Sant'Angelo. La scelta della separazione fu conseguenza di una discordia storica tra le due sponde del fiume e rispondeva alla riforma amministrativa del Regno voluta da Giuseppe Bonaparte, che dopo la legge 132 dell'8 agosto 1806 "sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno", con la successiva legge 211 del 18 ottobre 1806 ordinava la formazione dei decurionati e consigli provinciali e distrettuali e la sostituzione della figura del Camerlengo con quella del Sindaco. La divisione fu problematica, soprattutto perché il nuovo comune di Castellammare (sponda settentrionale del fiume) non intendeva farsi carico di nessuno dei debiti della vecchia amministrazione dell'Universitas di Pescara; inoltre, si creò un problema di immagine per il comune di Pescara (sponda meridionale del fiume), che ospitava una intera guarnigione dell'esercito e che, allo stesso tempo, si vedeva comprimere il proprio ruolo a livello locale: per questi motivi il comune di Pescara spingeva per la riunificazione dei due comuni. Una comunicazione del Ministero dell'Interno del Regno del 17 gennaio 1810, negò tale possibilità e ciò costrinse i due comuni a trovare un accordo sulla ripartizione dei debiti (1811). Ma la rivalità rimase molto accesa, tanto che ci sono testimonianze di interventi della guarnigione militare per evitare la degenerazione delle scaramucce in vere e proprie battaglie.

1811-1899: il Risorgimento

 
L'attuale Via D'annunzio a fine 800. In primo piano il campanile della vecchia chiesa di San Cetteo, abbattuta negli anni 30 per far posto all'odierna Cattedrale di San Cetteo

Nel 1814 Pescara fu tra le città protagoniste dei moti carbonari contro Gioacchino Murat, re di Napoli. La scelta di dare luogo all'insurrezione proprio a Pescara era dovuta all'intenzione dei rivoltosi sia di conquistare la fortezza, che aveva una grande importanza strategica, sia di conquistare il bagno penale per poter liberare i tanti patrioti ivi rinchiusi. Il Quieti, nel suo "Pescara antica città", afferma che fu a Pescara e non a Rimini che Murat firmò, il 12 maggio del 1815, la prima delle costituzioni italiane del Risorgimento.

A seguito della caduta di Murat, alla rivolta dei carbonari seguì la durissima repressione borbonica: infatti, l'esercito borbonico intervenne con un imponente schieramento di forze contro cui i carbonari abruzzesi nulla poterono. Da allora, la repressione fu simboleggiata dal bagno penale di Pescara. Si trattava di un carcere tristemente famoso per le condizioni disumane con cui venivano trattati i detenuti, in buona parte patrioti abruzzesi: drammatica fu l'alluvione dell'ottobre del 1853 che investì il carcere causando la morte per annegamento degli internati del bagno penale. Tra coloro che furono rinchiusi in quello che veniva chiamato il "sepolcro dei vivi" fu anche e Clemente De Caesaris, una figura centrale del risorgimento meridionale, che, liberato per ordine di Giuseppe Garibaldi, prese possesso, nel 1860, della città e della fortezza.

Nello stesso anno, Vittorio Emanuele II, in viaggio per l'incontro di Teano con Giuseppe Garibaldi, giunse a Castellamare e fu ospitato nel villino Coppa. Il giorno dopo entrò a cavallo a Pescara per osservare la Piazza, circondato dalla popolazione festante. Vide gli armamenti, salì e si fermò sul Bastione "Bandiera" che era il più esposto (oggi Piazza Unione), da cui si dominava il territorio dell'attuale città, e rivoltosi all'abate De Marinis che gli stava a fianco disse queste precise parole: "Oh che bel sito per una grande città...", come testimoniato dal Marchese Francesco Farina il 26 dicembre 1906[9][10].

 
Visuale della struttura dell'ex carcere borbonico

Castellammare Adriatico e Pescara appartenevano, rispettivamente, alla provincia di Teramo e a quella di Chieti.

 
Palazzo della Provincia

La fine del secolo fu fortemente caratterizzata dalla presenza politica e culturale di Leopoldo Muzii, personaggio controverso ma di grande carisma e peso decisionale, il quale, da sindaco della città di Castellammare Adriatico, fece approvare nel 1882 il primo piano regolatore. Fu un momento molto importante per l'evoluzione urbanistica e culturale di Castellammare, in quanto fu il primo forte tentativo di attenuare il disordine urbanistico e, soprattutto, di limitare le ambizioni dei privati rispetto agli interessi pubblici. Il risultato concreto della politica di Muzii fu la costruzione di un nuovo acquedotto, di nuove strade alberate, la creazione delle prime linee di illuminazione pubblica e la sistemazione, spesso in strutture precarie ed inadeguate, dei primi edifici scolastici.

A Pescara nel frattempo si muovevano i primi passi per l'abbattimento delle mura della fortezza e per l'espansione della città verso la pineta ed i suoi lidi, area progettata come "città giardino" secondo una classica impostazione urbanistica ottocentesca a cardi e decumani, che però troverà solo parziale realizzazione.

Nello stesso periodo,con grande sforzo di concertazione fra i due centri, fu completato e potenziato il porto canale. In questa fase le cittadine crebbero vivendo di commercio e di turismo, facilitati dalla presenza della stazione ferroviaria di Castellammare e dal ridente e scanzonato aspetto e tenore di vita delle due cittadine, divenute nel frattempo famose colonie balneari. Al di la di queste attività, erano poche le iniziative economiche di altro genere.

I primi anni del '900

 
Gabriele D'Annunzio (nato nel 1863)

Agli albori del XX secolo, la popolazione dei due comuni che componevano l'attuale Pescara (ovvero il territorio precedente la divisione del 1807) ammontava a circa 8.923 abitanti (censimento del 1903). La propensione al turismo balneare si consolidò e nel 1905 gli alberghi di Castellammare Adriatico ospitavano circa 4.000 turisti. Nella città iniziavano a trovare spazio diverse aree per mercati di tessuti e di generi alimentari. Inoltre il comune della sponda destra del fiume viveva un momento di grande trasformazione urbanistica, soprattutto in seguito al lento ma continuo recupero ad uso civile delle aree dell'ex fortezza, i cui materiali di risulta vennero utilizzati per la costruzione di nuovi edifici pubblici o venduti.

Inoltre, la rivalità tra le due sponde del fiume scemò, mentre aumentavano la concordia e la comunione di intenti per promuovere iniziative di sviluppo: soprattutto il potenziamento del porto canale fu motivo di collaborazione delle due amministrazioni. Quando l'On. Carlo Mezzanotte, deputato di Chieti, nell'estate del 1908 presentò alla camera una proposta di legge per la fusione dei due comuni di Pescara e Castellamare Adriatico, si levarono forti proteste: tali proteste, però, non furono sollevate per la contrarietà all'idea di fusione quanto perché la proposta prevedeva l'annessione di Castellammare Adriatico nella Provincia di Chieti.

Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, Castellammare Adriatico fu bombardata da aerei austriaci che tentavano di colpire la linea ferroviaria. Le vittime di tale tragico evento sono ricordate ancora oggi da una piccola lapide, apposta in Corso Vittorio Emanuele II 253, a Pescara. Per prevenire altri attacchi il Ministero della Guerra fece allora approntare un campo di aviazione lungo la Via Tiburtina provvisto di due aerei da combattimento. Nacque così quello che poi diventerà l'aeroporto di Pescara.

 
Cortile retro Casa natale D'Annunzio

1918-1926: il primo dopoguerra

Subito dopo il primo conflitto mondiale si verificò un evento molto importante in favore della unificazione dei due comuni: il 30 novembre del 1918 i due consigli comunali si riunirono nello stesso momento e votarono lo stesso ordine del giorno e si impegnarono ad adoperarsi per chiedere al Governo di decretare la fusione dei comuni e di adoperarsi affinché la nuova città fosse chiamata "Aterno". Negli anni seguenti le due amministrazioni collaborarono per perorare la causa della fusione: ma decisivo fu l'impegno di Gabriele d'Annunzio che il 16 maggio del 1924 scrisse a Mussolini una lettera nella quale chiedeva la fusione delle due città e l'elevazione a capoluogo di provincia. Con lo stesso intento operava l'allora ministro abruzzese Giacomo Acerbo.

Dal punto di vista economico la città presentava delle nuove linee di sviluppo. Infatti, il turismo continuava a fiorire e i bagni di Castellammare Adriatico erano una meta turistica nota in tutta Italia. A rafforzare questo ruolo di centro del turismo nazionale, nel 1924, sotto la spinta politica del ministro Giacomo Acerbo, a Castellammare Adriatico venne organizzata la Coppa Acerbo, che divenne subito una delle gare automobilistiche più importanti del tempo ed un evento capace di portare in città decine di migliaia di visitatori. Sempre in quel periodo iniziarono a vedersi i primi opifici e le prime attività di tipo industriale in città, come il noto pastificio Puritas di Angelo Delfino. Inoltre, il porto stava incominciando ad acquisire maggiore importanza ed i volumi di traffico commerciale si facevano sempre più ingenti, complice la navigabilità del fiume, al tempo mezzo ampiamente utilizzato anche per i trasporti di materiali da e verso l'entroterra cittadino. Nel 1923 venne completato l'acquedotto per portare l'acqua potabile in tutte le aree dell'attuale città.


1927: Pescara capoluogo di provincia

 
Cattedrale di San Cetteo, ricostruita nel 1938 su una precedente chiesa in condizioni fatiscenti per volere di Mussolini e d'Annunzio

Dopo 120 anni di divisione, il 2 gennaio del 1927, venne finalmente firmato il decreto di istituzione della provincia di Pescara e seguiva l'elenco dei Comuni da amministrare, tra i quali quello di Castellammare[11]. Al successivo articolo 4 il Decreto stesso stabiliva: "Il Comune di Castellamare Adriatico è unito a quello di Pescara"[12]. A favore del provvedimento, inserito in una più ampia azione di riorganizzazione del territorio operata dal regime, sono state decisive la forte spinta popolare e, soprattutto, l'autorità politica del ministro abruzzese Giacomo Acerbo e il prestigio di Gabriele D'Annunzio.

1928-1940: il periodo fascista

 
Il Palazzo di città, completato nel 1935 su progetto dell'architetto Vincenzo Pilotti

Dopo l'unificazione e l'elevazione a capoluogo di Provincia, la città è protagonista di un forte sviluppo edilizio con la costruzione delle nuove sedi di tutte le pubbliche amministrazioni, di scuole e mercati. A tutt'oggi, diversi sono i palazzi ad uso pubblico costruiti in quel periodo, tra i quali il Palazzo di Città, il Palazzo della Provincia, l'allora Palazzo della Prefettura (distrutto durante i bombardamenti di Pescara della seconda guerra mondiale, si trovava all'incrocio fra Viale D'Annunzio e Viale Vittoria Colonna) e diverse scuole della città come il liceo classico Gabriele D'Annunzio.

 
Camera di Commercio di Pescara, costruita negli anni 30 in stile fascista

L'allora aeroporto della città, il "Campo di Fortuna di Pescara", cambiò nome con decreto ministeriale 25 giugno 1928 e venne denominato, per volontà del d'Annunzio, «Pasquale Liberi», un aviatore abruzzese premiato con la medaglia di bronzo caduto durante la prima guerra mondiale a 25 anni. Sulla sua tomba, nel cimitero di San Silvestro di Pescara, l'epigrafe scritta dallo stesso D'Annunzio recita “… era un piccolo eroe ridente e franco, un gioioso amico del pericolo, un giovane amante della morte che sembrava portare sempre all’orecchio il garofano rosso dell’amata…” .

1940-1945: la Seconda guerra mondiale

  Lo stesso argomento in dettaglio: Bombardamento di Pescara.
 
Inaugurazione del ponte Littorio nel 1933. Il ponte verrà minato e distrutto dai tedeschi in ritirata nel 1943 durante la seconda guerra mondiale

Il 31 agosto ed il 14, 17 e 20 settembre del 1943 nel pieno della seconda guerra mondiale, Pescara è stata oggetto di pesanti bombardamenti da parte delle forze alleate che hanno causato la morte di almeno 3000 persone (varie fonti indicano anche un numero di 6000 caduti) e tutta la parte della città a nord del fiume fu rasa al suolo quasi totalmente. Inoltre, Pescara dovette subire le razzie e la distruzione delle strutture portuali, fabbricati, strade, ponti e uffici pubblici da parte dell'esercito tedesco in ritirata. Per questi motivi l'8 febbraio del 2001, il Presidente della repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ha conferito alla città la medaglia d'oro al merito civile.

Durante la guerra, diversi gruppi di antifascisti operarono nella città. Nel 1940, rientrato dall'esilio francese vi si stabilì l'ex deputato comunista Ettore Croce. Questi, malgrado la sorveglianza della polizia fascista riuscì a raggruppare attorno a sé un piccolo gruppo di discepoli, tra cui il tregliese Mario Bellisario, che costituirono a loro volta piccoli nuclei antifascisti nei loro paesi d'origine e nella stessa Pescara.

Il 10 giugno 1944, gli Alleati e le forze del CIL liberarono Pescara, coadiuvate dalla divisione Nembo del Battaglione S. Marco e da truppe indiane.

1946-2000

 
Stazione Centrale di Pescara, completata nel 1988

Nel dopoguerra, Pescara ha conosciuto un notevole sviluppo. Già nel 1951 la città, ritrovatasi al centro di un poderoso fenomeno di immigrazione interna abruzzese che non si è ancora del tutto arrestato, divenne il centro maggiore della regione raggiungendo il numero di 65 mila abitanti dilatando l'area urbanizzata ed occupando massicciamente lo spazio tra la ferrovia e la linea del mare. La vocazione automobilistica di Pescara, già nobilitata dalla Coppa Acerbo, ebbe modo di concretizzarsi ulteriormente quando si decise che la "1000 miglia" dovesse includere nel suo percorso la città adriatica. . In meno di vent'anni, dal '51 al '71, Pescara raddoppiò il numero degli abitanti raggiungendo i 122 mila residenti, consolidando il ruolo di città universitaria e conoscendo un boom edilizio di grandi proporzioni.

Importante evento per lo sviluppo della città è stata la realizzazione della nuova Stazione di Pescara, inaugurata nel 1988. L'apertura della nuova stazione ha significato molto dal punto di vista urbanistico poiché l'intera linea ferroviaria è stata trasferita su una sede sopraelevata più arretrata verso le colline e priva di intersezioni con le strade della città, così liberandola dai passaggi a livello.

Dal punto di vista politico, dopo una prima fase di efficienti amministrazioni di sinistra, guidate da Italo Giovannucci e Vincenzo Chiola (espressioni di maggioranze PCI-PSI), a partire dal 1956 la città è stata governata ininterrottamente dalla Democrazia Cristiana e dai suoi alleati fino al 1992. Ma queste amministrazioni non suscitarono molto gradimento soprattutto a causa di dissennate azioni urbanistiche, fra le quali la demolizione del glorioso Teatro Pomponi sul lungomare, sacrificato per non affrontare costosi interventi di recupero e sostituito da un parcheggio. In tempi più recenti una coalizione di Progressisti, guidata dall'indipendente di sinistra Mario Collevecchio, batté una lista civica di ispirazione Dc-Psi. Ma dopo una esperienza di governo di appena otto mesi, le elezioni furono annullate e nella tornata elettorale successiva vinse la coalizione di centro-destra, capeggiata dal sindaco Carlo Pace che governò la città per due mandati, fino al 2003. In questo periodo la Città' iniziò' un periodo di trasformazione urbanistica-culturale, approvando il nuovo PRG e realizzando nuovi spazi museali ed un parco culturale in Pineta D'Annunziana.

Dal 2001 in poi

 
Via Firenze, cardo del centro città, dopo la riqualificazione del 2011
 
Ponte Flaiano, costruito nel 2017

L'amministrazione di centro-sinistra eletta nelle elezioni del 2003, ha avviato l'opera di rilancio dell'impianto urbanistico della città, ripristinando l'uso di zone ed edifici storici abbandonati come l'ex caserma Cocco, oggi parco pubblico e l'ex fabbrica dell'Aurum, realizzando molti progetti come la pedonalizzazione delle aree centrali e la creazione di una rete di piste ciclabili, e dotando la città di grandi opere come il ponte del mare ed il Ponte Flaiano, che hanno inciso sull'aspetto della città e sulla sua qualità della vita.

Area metropolitana

Già a partire dagli anni 80, Pescara insieme a Chieti è al centro di una vasta area metropolitana sempre più integrata ed interdipendente. Le amministrazioni degli ultimi anni hanno cercato di assecondare questo ruolo sia dal punto di vista urbanistico, cercando di costruire le infrastrutture di mobilità opportune, sia dal punto di vista della pianificazione dei servizi che vengono offerti a ridosso dei confini del comune ma al centro della conurbazione, come centri commerciali, zone industriali, e, soprattutto, il trasporto pubblico locale.

La suddetta area vista dall'alto offre l'immagine di una T; dalla vallata che parte ai piedi di Chieti, punta sul mare e si allarga con le ali sulla riviera, a nord verso Montesilvano ed a sud verso Francavilla al Mare. Essa comprende anche i Comuni di Montesilvano, Francavilla al Mare, Silvi, Città Sant'Angelo, Spoltore, Cappelle sul Tavo e San Giovanni Teatino e conta circa 350.000 abitanti.

 
Ponte del Mare, inaugurato nel 2009

Nuova Pescara

In data 25 maggio 2014 i residenti dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore si sono espressi in un referendum a favore dell'istituzione di un unico comune. Partecipò al voto il 69,46% degli aventi diritto e di questi il 64% si espresse a favore della fusione (A Montesilvano ha risposto Sì il 52,23% dei votanti. Ha prevalso il Sì anche a Pescara con il 70,32% e a Spoltore con il 51,15%.). La relativa legge regionale è stata approvata in data 8 agosto 2018, fissando il 1º gennaio 2022 come data di nascita del nuovo comune[13].

Comuni interessati Residenti al

censim. 2011

(pop. legale)

Residenti al

31/12/2015

Superficie

km²

Densità al

31/12/2015

ab./km²

Montesilvano 50.413 53.738 23,5746 2.279
Pescara 117.166 121.014 34,3630 3.522
Spoltore 18.566 19.366 37,0144 523
Nuova Pescara 186.145 194.118 94,9520 2.044

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[14]

Note

  1. ^ A.L. Antinori, Annali degli Abruzzi, Vol. IV, Bologna, Forni, 1972, p. sub anno 595.
  2. ^ A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, VI, Bologna, Forni Editore, 1971, p. sub anno 1059.
  3. ^ A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, VI, Bologna, Forni Editore, 1971, pp. sub anno 1090 sub voce "Carpineto".
  4. ^ A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, VI, Bologna, Forni Editore, 1971, pp. sub anno 1095 sub voce "Chieti".
  5. ^ Simonluca Perfetto e Achille Giuliani, Politica feudale e monetaria di Alfonso d'Aragona. Il Marchesato di Pescara in potere degli Avalos-Aquino e la sconosciuta zecca aragonese di Rocca San Giovanni, Cassino, Libreria Classica Editrice Diana, 2013.
  6. ^ Storia di Pescara: ecco cosa rimane della Fortezza Borbonica. - IlPescara.it, su ilpescara.it, aprile 2016.
  7. ^ Simonluca Perfetto, Il commercio dell'olio attraverso la via portuale della Pescara spagnola (1554-1557), Museo delle Genti d'Abruzzo, 2014.
  8. ^ Quando i turchi terrorizzavano gli abruzzesi. Il Centro, su ricerca.gelocal.it, febbraio 2017.
  9. ^ F.lli la Galla Francesco Farina, Ricordi di Pescara nell'anno 1860: nella ricorrenza del cinquantenario, 1910.
  10. ^ Re Vittorio Emanuele II profetizzò: Pescara grande città commerciale. Il Centro, su ilcentro.gelocal.it, febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2017).
  11. ^ R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1, art. 1
  12. ^ R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1, art. 4
  13. ^ Vito de Luca, C’è una prima data: Nuova Pescara dal 2019, in Il Centro, 6 febbraio 2016.
  14. ^ Dati tratti da:

Bibliografia

  • Luigi Battaglini, La provincia dannunziana, la provincia, il comune e la città di Pescara, i comuni minori, Milano, Arti grafiche Alfieri & Lacroix, 1936.
  • Paolo Avarello, Aldo Cuzzer e Francesco Strobbe, Pescara, contributo per un'analisi urbana, Roma, Bulzoni, 1976.
  • Raffaele Colapietra, Pescara, 1860-1927, Pescara, Costantini, 1980.
  • A. Carnemolla e C. Pozzi (a cura di), La città, le idee : Pescara nelle interviste a cinque architetti, L'Aquila, Marcello Ferri, 1981.
  • Luigi Lopez, Pescara: dalla Vestina Aterno al 1815, L'Aquila, Deputazione Abruzzese di Storia Patria, 1985.
  • Luigi Lopez, Pescara, dalla restaurazione al 1860, L'Aquila, Deputazione Abruzzese di Storia Patria, 1990.
  • Era Pescara, immagini di storia della città, Pescara, Soprintendenza archivistica per l'Abruzzo, 1993.
  • Orlando Serra, Storia di Pescara e cultura universale, dal 1500 a.C. al 1995 d.C., Pescara, Landoor Harres, 1995.
  • Cristina Bianchetti, Le città nella storia d'Italia. Pescara, Bari, Laterza, 1997.
  • Pescara: città, provincia, documenti e curiosità d'archivio sulle origini di una nuova istituzione, 1901-1927, Pescara, Soprintendenza archivistica per l'Abruzzo e il Molise, 1997.
  • Federico Valeriani, Racconti della memoria di una Pescara dannunziana, Pescara, 1997.
  • Licio Di Biase, Castellamare nel tempo, Pescara, Scep/Tracce, 1998.
  • Licio Di Biase, I giorni della Pescara - Come nacquero il nuovo comune e la nuova provincia, Pescara, Scep, 2006.
  • Licio Di Biase, Prima Kursall, poi distilleria...oggi è l'Aurum, Pescara, Tracce/Scep, 2007.
  • Licio Di Biase, La Madonna dei Sette Dolori tra storia e leggenda, Pescara, Tracce/Scep, 2008.
  • Licio Di Biase, La Madonna dei Sette Dolori tra storia e leggenda, Pescara, Tracce, 2008.
  • Simonluca Perfetto, Il commercio dell'olio attraverso la via portuale della Pescara spagnola (1554-1557), Pescara, Museo delle Genti d'Abruzzo, 2014.

Voci correlate

Collegamenti esterni