Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Associazione Sportiva Roma.
Fase di gioco in un derby a Campo Testaccio (1933) e la Roma del primo scudetto (1942)

Alla fine degli anni 1920 il divario tra i club dell'Italia settentrionale e quelli del Centro-Sud era ancora molto ampio. L'idea non nuova di creare a Roma una sola squadra maggiormente competitiva si tramutò in esigenza con l'imminente creazione del campionato di massimo livello a girone unico.[1] L'Alba Roma, il Roman e la Fortitudo Pro Roma trovarono quindi l'accordo per associarsi in una sola società: il 7 giugno 1927, in via Forlì 16, grazie alla fusione delle società sopra citate, venne costituita la Roma.[N 1][2]

Il percorso che portò all'istituzione della compagine giallorossa fu intrapreso dal segretario della federazione romana del Partito Nazionale Fascista (PNF) Italo Foschi, all'epoca anche membro del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) e dirigente della Fortitudo, e dall'onorevole Ulisse Igliori, membro del direttorio nazionale del PNF. Foschi, seguendo le direttive della Carta di Viareggio, riuscì nell'intento di creare un'unica squadra potenzialmente più competitiva.[3] Nei primi anni 1930 la Magica era presieduta da Renato Sacerdoti, ex presidente del Roman che aveva garantito il capitale economico necessario all'allestimento del nuovo club; la sua prima presidenza terminò nel 1935, anno in cui, poiché ebreo, venne fatto vittima di campagne di stampa ed in seguito arrestato e mandato al confino.[2][4]

Il capitano Giacomo Losi con la Coppa delle Fiere 1960-1961
Franco Cordova solleva la Coppa Anglo-Italiana 1972

I Capitolini, sin dai primi campionati italiani, occuparono stabilmente le parti alte della classifica, esordendo già nel 1931 in Coppa dell'Europa Centrale e raggiungendo la finale di Coppa Italia 1936-1937;[2] il periodo è segnato dall'impiego del Campo Testaccio.[5] Nella stagione 1941-1942 la squadra conquistò il suo primo scudetto, vincendo per 2-0 la gara dell'ultima giornata contro il Modena.[6]

Gli anni 1940 si conclusero con due campionati travagliati, nei quali la squadra si salvò dalla retrocessione nelle ultime giornate, finendo anche al centro di polemiche per il cosiddetto "Caso Pera", dal nome dell'arbitro che aveva diretto l'incontro Roma-Novara della Serie A 1949-1950 (terminata 2-1 per i padroni di casa), nel quale il direttore di gara venne accusato di avere favorito la Lupa: a seguito delle contestazioni dei Gaudenziani, la Lega Calcio nel giugno 1950 decise dapprima di sospendere il risultato della partita, e successivamente di confermare la vittoria della Magica.[7] La discesa in Serie B venne rimandata solo di un anno: nel campionato successivo i Capitolini persero dieci partite per 1-0 e cambiarono tre allenatori, posizionandosi penultimi e retrocedendo così il 17 giugno 1951.[8] Nel 1952 Sacerdoti venne richiamato alla presidenza della società; la squadra fu affidata a Giuseppe "Gipo" Viani, che riuscì subito a farla risalire in massima serie, ottenendo la prima posizione in Serie B e aggiudicandosi così l'unico posto utile per la promozione.[9]

Durante gli anni 1950 la Roma in campionato alternò buone prestazioni, come il terzo posto nella Serie A 1954-1955, che riportò il club in Europa, ad altre negative come nel campionato 1956-1957, quando sfiorò nuovamente la retrocessione, mentre nelle restanti annate mantenne quasi costantemente il sesto posto in classifica.[10] Nella stagione 1960-1961 i Giallorossi conquistarono la Coppa delle Fiere, imponendosi nella doppia finale contro il Birmingham City: dopo aver pareggiato 2-2 in trasferta, la Lupa vinse allo stadio Olimpico per 2-0. A questo successo seguì la conquista di due Coppe Italia: l'edizione 1963-1964 contro il Torino e la Coppa Italia 1968-1969 battendo il Cagliari, futuro campione d'Italia.[8] A dispetto di ciò la compagine attraversò una grave crisi finanziaria, dovuta a campagne acquisti onerose non seguite da risultati calcistici di pari livello; nel 1964 questo non permise il pagamento degli stipendi ai giocatori.[11] Nel 1967 il presidente Franco Evangelisti, dopo alcune importanti cessioni, completò il piano di risanamento delle casse del club, trasformando la Magica in una società per azioni.[12]

Il giro di campo con il tricolore nel 1983
Francesco Totti che alza la Coppa Italia 2007-2008

Gli anni 1970 furono uno dei decenni meno gloriosi per la storia giallorossa: al capitano Giacomo Losi non venne rinnovato il contratto a causa di dissidi con l'allenatore Helenio Herrera, mentre durante la presidenza di Alvaro Marchini vennero ceduti alla Juventus i "tre gioielli" della rosa: Luciano Spinosi, Fabio Capello e Fausto Landini.[12] La Roma, ribattezzata per tali motivi "Rometta", oscillò costantemente in posizioni di media classifica, fatta eccezione per i campionati 1974-1975, quando si classificò al terzo posto, e 1978-1979, quando ottenne la salvezza solo alla penultima giornata. Nonostante i risultati non soddisfacenti, la Lupa conquistò la Coppa Anglo-Italiana 1972.[12][13]

A fine decennio il club venne rilevato da Dino Viola, che lo trasformò completamente a livello tecnico, affidando poi la guida tecnica allo svedese Nils Liedholm.[14] Liedholm ottenne immediatamente buoni risultati, vincendo due Coppe Italia consecutive dove superò, in entrambe le finali, il Torino ai tiri di rigore. A ciò seguì la vittoria del secondo scudetto della storia romanista, avvenuta nella stagione 1982-1983, sempre sotto la supervisione tecnica di Liedholm: il titolo venne conquistato l'8 maggio 1983 allo stadio Luigi Ferraris dopo un pareggio con il Genoa.[13]

L'anno successivo la Magica vinse la sua quinta Coppa Italia (battendo il Verona) e giunse in finale di Coppa dei Campioni, che nell'occasione si disputò proprio all'Olimpico di Roma. Nonostante il vantaggio di giocare in casa, la squadra non riuscì a imporsi sul Liverpool: dopo i tempi supplementari chiusi sul punteggio di 1-1, la Lupa perse il trofeo ai tiri di rigore a causa degli errori dal dischetto di Bruno Conti e Francesco Graziani che portarono il punteggio sul 4-2 per la compagine inglese.[13] In seguito Dino Viola affidò la panchina nuovamente a un allenatore svedese, Sven-Göran Eriksson, che nella stagione 1985-1986 vinse la sesta Coppa Italia della storia giallorossa battendo in finale la Sampdoria.[15]

La rosa perse gradualmente competitività, riuscendo comunque a ottenere un ultimo successo nel 1991: pochi mesi dopo la morte del presidente, i Capitolini conquistarono la loro settima Coppa Italia, battendo in finale la Sampdoria campione d'Italia, e raggiunsero la finale di Coppa UEFA, perdendo la doppia sfida contro l'Inter.[15] Nel 1993 la società venne acquistata da Franco Sensi, che rinforzò la squadra, mancando tuttavia di ottenere, nell'immediato, risultati di rilievo.[16] Nell'estate del 1999 la dirigenza affidò la panchina a Fabio Capello e l'annata successiva, dopo una campagna acquisti assai dispendiosa condotta grazie al sostegno di capitali derivati dall'ingresso del club in borsa, la Roma vinse il terzo scudetto della sua storia. Due mesi dopo la vittoria del terzo tricolore, la Lupa conquistò anche la sua prima Supercoppa italiana, superando la Fiorentina.[17][18]

Negli anni 2000 la Roma è giunta sei volte seconda in campionato, e sotto la guida di Luciano Spalletti ha vinto due Coppe Italia consecutive (2006-2007 e 2007-2008), entrambe in finale contro l'Inter, e la Supercoppa italiana 2007, sempre contro i Nerazzurri.[5][18] Al termine della stagione 2010-2011 la Magica è stata ceduta a un gruppo di imprenditori statunitensi guidato inizialmente da Thomas DiBenedetto e poi da James Pallotta, i cui migliori risultati sono tre secondi posti e una semifinale di Champions League.[5]

  1. ^ Alberto Caniggia, Di chi è la colpa?, in L'Italia Sportiva, 22 aprile 1912, p. 3.
  2. ^ a b c Romano, 1927-1942 Dalla fondazione al primo scudetto.
  3. ^ Cagnucci, Pelosi, pp. 15-19.
  4. ^ Sacerdoti, il patron epurato che fece grandi i giallorossi, in la Repubblica, 16 ottobre 2017. URL consultato il 27 marzo 2018.
  5. ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore storia
  6. ^ Cagnucci, Pelosi, p. 67.
  7. ^ Izzi, Valitutti, p. 52.
  8. ^ a b Romano, 1942-1964 Gli assi dello Stadio Torino e dell'Olimpico.
  9. ^ Cagnucci, Pelosi, p. 81.
  10. ^ Cagnucci, Pelosi, pp. 335-336.
  11. ^ Roma, morto Marini Dettina. Il presidente della colletta, in Corriere dello Sport, 16 dicembre 2011. URL consultato il 27 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016).
  12. ^ a b c Romano, 1965-1973 L'era dei maghi: da Oronzo Pugliese a Helenio Herrera.
  13. ^ a b c Romano, 1974-1982 La grande Roma di Nils Liedholm.
  14. ^ Cagnucci, Pelosi, p. 159.
  15. ^ a b Romano, 1984-1991 La Roma formato Coppa Italia.
  16. ^ Izzi, Valitutti, pp. 212-224.
  17. ^ Romano, 2000-2001 Il terzo scudetto.
  18. ^ a b Romano, 2001-2005 I Giallorossi del terzo millennio.


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