Corbetta

comune italiano

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«Essere corbettesi è la più grave delle malattie, la più bella ed inesorabile. Che ha in più la tremenda, simpatica aggravante di non concedere convalescenze.[1]»
«[...] Quando nella campagna di Corbetta avviene qualche disgrazia (per es. una grandinata) i villani dicono che “l'è per i peccaa di sciori”.[2]»
«Curbéta, Curbéta l'è bela, l'è bela da tuti i cantoni, arance e limoni, arance e limoni.[3]»

Corbetta (Curbéta nel dialetto locale) è un comune di 16.300 abitanti (2008) della provincia di Milano.


Geografia

Geografia fisica

La città di Corbetta è caratterizzata dall'ambiente pianeggiante tipico della Pianura padana, prevalentemente adatto a boschi o coltivazioni, che occupano quasi i 3/4 del territorio comunale, molto compatto per la sua forma richiamante un quadrilatero. L'aspetto orografico del luogo non è molto rilevante dato che nel suo punto più basso l'altitudine raggiunge 127 metri mentre in quello più alto i 147.
Idrograficamente è notevole la presenza in gran quantità di fontanili e risorgive costituenti uno degli aspetti principali di Corbetta; questi, che avevano un tempo ampia rilevanza economica per l'agricoltura, costituiscono oggi una delle attrazioni principali del Parco Agricolo Sud Milano.

Corbetta fa inoltre parte, per la sua vicinanza al Naviglio Grande, del Polo dei Navigli istituito dalla Provincia di Milano.

Clima

Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno
Temperatura max. media (°C) 5.4 8.1 13.0 17.6 21.8 26.3 29.2 27.6 23.9 17.4 10.6 6.4 17.3
Temperatura min. media (°C) 0.8 2.7 6.1 9.6 13.3 17.1 19.9 19.0 16.2 11.2 6.0 1.6 10.3
Piogge (mm) 79 73 77 47 34 20 7 35 76 83 127 109 64
Umidità relativa (%) - - - - - - - - - - - - -
Eliofania assoluta (ore) 2.9 3.7 4.6 5.6 6.9 7.1 8.1 7.3 5.2 4.1 2.4 2.3 5
Venti (dir.-nodi) NW 2.3 SE 2.4 SE 2.6 SE 2.8 SW 2.7 SW 2.6 SW 2.5 SE 2.4 E 2.3 E 2.3 SE 2.3 NW 2.2 2.4

Corbetta ha il clima caratteristico delle pianure settentrionali italiane con inverni freddi e abbastanza rigidi ed estati che risentono di elevate temperature; la piovosità si concentra principalmente in autunno e in primavera. Il paese appartiene alla zona climatica E.
Fenomeni estremi si sono verificati durante la famosa nevicata del 1956 che investì la Pianura padana ma anche in occasione delle ondate di caldo degli ultimi anni.

Geografia politica

Il territorio di Corbetta confina ad ovest e a sud-ovest rispettivamente con Magenta e Robecco sul Naviglio, a sud con Cassinetta di Lugagnano ed Albairate, a sud-est con Cisliano, a est–nord-est con Vittuone e infine a nord con Santo Stefano Ticino e Arluno.

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All'interno dei suoi confini si trovano diverse località e quattro frazioni: Soriano, Castellazzo de' Stampi (la quale anticamente era un comune a sé stante), Cerello e Battuello; queste ultime due a volte sono indicate come un'unica frazione che prende il nome di Cerello con Battuello o Cerello-Battuello (probabilmente l'abbinamento nasce dal fatto che sono due aree contigue).
Milano, il capoluogo, dista una ventina di chilometri; per importanza e disponibilità di servizi il centro più significativo può essere considerato la confinante Magenta.

Storia

Le epoche pre-romana e romana

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Moneta romana raffigurante l'Imperatore Claudio, ritrovata nel 1971 durante gli scavi nella pavimentazione della chiesa prepositurale di Corbetta

È pressoché certo, a giudicare anche dal vasellame in vetro ritrovato nei vecchi pozzi del Castello, che qui aveva sede, nel VII-VI sec. a.C., un piccolo nucleo di tribù celto-liguri. Nel IV sec. a.C. in questa plaga sorsero un primo insediamento (pagus) gallo-celtico (Insubri) e, probabilmente dopo le battaglie di Talamone (225 a.C.) e Casteggio (222 a.C.), o comunque attorno al II sec. a.C., una colonia romana con l'evidente scopo di proteggere Milano ed i territori ad est del Ticino dalle incursioni razziatorie dei galli burgundi.

A tale proposito, già la stessa configurazione delle mura che circondano per un terzo il Castello, ed il corso d'acqua, ora in parte coperto, che va ad inserirsi nelle stesse mura formando un perimetro ogivale, delineano le caratteristiche difensive di base del campo trincerato romano. A testimonianza dell'impronta romana rimangono resti di are votive dedicate a Giove, agli dei Mani ed alle sacre matrone (già venerate dai Celti), divinità tutelari della famiglia (reperti inglobati nelle fiancate esterne della Chiesa Prepositurale di San Vittore Martire), e svariate monete con l'effigie di Giulio Cesare, Claudio e Traiano.

La vicinanza di Milano, divenuta poi sede imperiale, e l'ubicazione su vie romane (come la vetustissima strada, battuta già da Celti ed Etruschi, che da Corbetta porta a Castellazzo de' Stampi e di lì al capoluogo) non potevano certo non favorire lo sviluppo civile di Curia Picta, nella quale risiedeva forse anche un pubblico magistrato (curia = senato).[4]

Il Medioevo

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Resti di decorazioni romaniche rinvenute durante gli scavi della chiesa parrocchiale di Corbetta (oggi affissi lungo le pareti esterne della stessa)

A seguito del crollo dell'impero romano e l'assedio di Milano ad opera di Uraia, nipote di Vitige, capo dei Goti, nel 539 d.C., la città si popolò maggiormente, accogliendo gli esuli provenienti dal capoluogo.

È di questo periodo la diffusione nel nord Italia del cristianesimo che raggiunge anche Corbetta, com'è dimostrato dal ritrovamento nel 1971 della basilica paleocristiana sotto il pavimento della chiesa di San Vittore.
Nel 569 d.C. l'arrivo dei Longobardi fu segnato da una migliore legislazione e dalla comparsa delle prime testimonianze che citano espressamente la presenza del borgo.[5]

Nel IX secolo la borgata ed il castello di Corbetta passarono sotto la signoria dell'Arcivescovo di Milano. Nel 1037 iniziano le ostilità tra l'Arcivescovo Ariberto d'Intimiano e l'imperatore Corrado II il Salico che, vedendo inutile l'assedio di Milano per la moltitudine dei difensori, il 28 maggio si dirige verso Corbetta e ne occupa il castello con le proprie truppe. Mentre nella domenica di Pentecoste Corrado ascoltava la messa in una chiesa del borgo, d'improvviso a ciel sereno scoppiarono tuoni e fulmini così violenti da gettare nell'esercito uno scompiglio ed un panico indescrivibili: chi perì, chi si diede alla fuga, e parecchi per lo spavento smarrirono l'uso della ragione. Il fatto, così come si narra, deve essere stato locale, cioé avvenuto solo negli accampamenti del Castello, perché coloro che venivano dal di fuori asserivano di non aver visto nulla. La notizia è certamente storica, così infatti ne riferiscono il Cronografo Sassone, Sigeberto, Arnolfo e Vincenzo Bellovacense. Wippone scrive: "Eodem tempore dum imperator quoddam castrum S. Ambrosii quod Curbitum dicitur iuxta Mediolanum obsiderat accidit ibi quod plures pro Miraculo habuerunt. In dominica sancta Pentecostes ante horam tertiam de magna serenitate coeli subito fulmina cum tonitruis eruperunt tantae fortitudinis ut multa pars hominum et equorum periret in castris. Quidam prae tanto terrore in excessum mentis venerunt ita ut post aliquos menses rex illis sensus redierit. Venientes autem qui extra castra fuerant nec vidisse, nec audivisse aliquid tale dicebant". Ma Landolfo il Vecchio (Seniore) per primo introduce una sfumatura nuova e straordinaria all'avvenimento: dice che all'imperatore sia apparso S. Ambrogio in atto di minaccia - "Die vero Pentecostes dum imperator in parva ecclesia secus urbem coronaretur ad missam tam gravia fuerunt tonitrua et fulguris ut aliqui mente excederent aliqui exhalarent. Bruno vero episcopus cui missam canebat et secretarius imperatoris cum aliis tribus dixerunt se inter missarum solemnia vidisse sanctum Ambrosium imperatori indignando comminantem". (entrambe le epigrafi sono murate nel porticato lato nord del Castello).

 
Enrico il Leone si sottomette a Federico Barbarossa, 1181.

Corbetta rimane nel tempo fedele ai Milanesi contro gli imperatori e nel 1100 la borgata assume nuova importanza come luogo principale della Burgaria, uno dei quattro contadi del milanese, la quale si dice divisa in due parti con capoluogo rispettivamente Rosate e Corbetta.

Un secolo dopo la visita di Corrado, nel 1154, un altro imperatore appare a Corbetta: è Federico Barbarossa che, in lotta con i coalizzati comuni lombardi, mette a ferro e fuoco la borgata. Una sorte similare toccò pure a Rosate, ad Abbiategrasso, a Magenta e a buona parte del milanese.

In un documento del 1162 - actum in loco Corbetta, Frederico imperatore regnante - col quale Passavino detto Burro, antenato della famiglia Borri, professava di vivere secondo la legge, Curia Picta viene per la prima volta ufficialmente indicata con il nome di Corbetta, anche se in una bolla del medesimo anno, con la quale papa Alessandro III conferma all'arcivescovo Umberto I da Pirovano ed alla sua chiesa tutti i diritti e possessi, non si fa menzione del luogo e del castello, che si suppone fossero già stati perduti a favore dell'Impero. E' bene ricordare che nei secoli precedenti Corbetta è chiamata Curbitum dallo storico Wippone,[6] Corio-Picta dallo storico Landolfo il Vecchio[7], altrove Curia-picta (o Curia pincta) Sancti Ambrosii e Castrum Sancti Ambrosii.

Un'ipotesi relativamente recente, affascinante e non priva di fondamento storico, propende a spiegare il nome della città con i due termini celto-liguri di cur (anello) e betda (casa di legno): una fortificazione circondata da un fossato.

I Corbettesi combattono nelle file dell'esercito milanese nel 1239 contro Federico II che, sconfitto a Rosate, si riversa nuovamente con le sue truppe su Corbetta, oltrepassando poi il Po e raggiungendo in seguito la Toscana.

L'epoca viscontea

 
Galeazzo Visconti

Seguendo le sorti di Milano, Corbetta nel 1270 passò sotto la dominazione viscontea, che fu un ritorno quasi alla signoria arcivescovile, perché Ottone Visconti eletto arcivescovo nel 1262, con la famosa battaglia di Desio nel 1277, diventò effettivamente arbitro di Milano, sebbene fossero mantenute le prerogative comunali.

Scarsino (o Scarsio o Squarcino) di Lanfranco dei Borri, capitano generale dei nobili esuli milanesi, per i servigi resi ad Ottone e a Matteo Visconti (appoggiò infatti i Visconti contro i Torriani), ottiene nel 1275 a ricompensa molti feudi nel borgo di Corbetta, così che i Borri, originari di Santo Stefano Ticino, ne diventano i principali proprietari. Nel luglio 1289 a Corbetta convengono i rappresentanti della Repubblica Milanese e il Marchese Guglielmo VII del Monferrato al fine di concludere un'alleanza in funzione anti-viscontea. Nel 1292, ripreso il potere a Milano, Matteo Visconti, morto Guglielmo di Monferrato e trovandosi il figlio quindicenne alla corte di Carlo II di Napoli, facendosi precedere dal Podestà di Milano a Bernate Ticino, raccolse a Corbetta il grosso dell'esercito per poi dirigersi a Novara al fine di conquistarla. Con il successo dell'impresa il figlio del Visconti, Galeazzo, venne costituito dal padre podestà o vicario a Novara. Qui nel 1299 si ordì la congiura dei sostenitori del Monferrato che conquistano la città: Galeazzo Visconti ha appena il tempo di fuggire e di rifugiarsi presso il castello di Corbetta.

Occorre ricordare che sul finire del sec. XIII si distinse il pittore Simone da Corbetta, delicato esponente della scuola lombarda: ci rimangono alcuni affreschi da lui eseguiti nella chiesa e nel chiostro di Santa Maria dei Servi a Milano ed ora conservati nella Pinacoteca di Brera. Il 4 gennaio 1363 Magenta e Corbetta vennero conquistate da una compagnia di Inglesi al soldo del Marchese del Monferrato ma solo al fine di compiere delle razzie: per questo motivo, Gian Galeazzo Visconti, Conte di Virtù, è mandato dal padre Galeazzo II nel 1376 contro l'esercito del Monferrato in una sfortunata campagna che costringe il Visconti a ritirarsi come il proprio avo a Corbetta ove sostiene un fiero assedio. Gian Galeazzo, divenuto primo Duca di Milano nel 1385 tolse il paese dalla giurisdizione della Burgaria, ponendolo sotto quella del Podestà di Milano assieme a Cisliano, Sedriano, Bareggio, San Vito, Bestazzo e San Pietro di Bestazzo.

L'immenso edificio politico costruito da Gian Galeazzo minacciò di crollare invece sotto il rovinoso governo del figlio Giovanni Maria che finì ucciso da congiurati sulla soglia della chiesa di San Gottardo a Milano, il 16 maggio 1412; egli aveva assoldato nel 1407 alcuni avventurieri spagnoli per la difesa del Ticino e li aveva stanziati nel castello di Corbetta. Nel XIV secolo di 4 contadi se ne erano formati due soli a nome abbinato: Seprio-Burgaria e Martesana-Barzana, divenendo poi (sotto il governo di Carlo V) semplicemente Seprio e Martesana.

Il governo degli Sforza

 
Ludovico il Moro

Con la salita al potere di Francesco Sforza, Corbetta cambiò la signoria e fu fedele anche ai nuovi principi. La politica estera di Ludovico il Moro non fu felice quanto quella interna: nel 1499 le truppe francesi di Luigi XII invasero il territorio milanese ed il territorio di Corbetta, trovando debole difesa nei mercenari svizzeri assoldati dal Moro per la difesa del ducato. Per questo lo Sforza si rifugiò dapprima in Germania da dove, un anno dopo nel febbraio 1500, con l'aiuto degli imperiali, riuscì a riprendere il governo del ducato tenendolo però per soli due mesi: quando i Francesi sconfissero le truppe milanesi a Novara lo mandarono prigioniero in Francia dove morì. Luigi XII tornò padrone di Milano ma per breve tempo.

Nel 1513 il comandante delle truppe svizzere Matteo Schiner, vescovo di Sion e cardinale, assoldato da Massimiliano Sforza, primo figlio di Ludovico il Moro, riconquistò il ducato e lo cedette agli Sforzeschi. Due anni dopo, Francesco I di Francia riprendeva Milano, passando il governo da Carlo di Borbone a Odet de Foix, Conte di Lautrec. Per l'ultima volta Milano viene restituita per opera di Carlo V e di Leone X ad un altro figlio del Moro, Francesco II, alla morte del quale, il 19 novembre 1535, i territori del ducato milanese passarono definitivamente sotto il dominio imperiale.

Il dominio spagnolo

 
San Carlo Borromeo in gloria

Carlo V annetté il milanese ai domini spagnoli inaugurando uno dei periodi più nefasti della città di Milano. Sebbene gli Spagnoli fossero cattivi governanti e pessimi amministratori, ad arginare l'influenza deleteria dei nuovi dominatori diedero il maggior impulso due grandi arcivescovi, Carlo e Federico Borromeo. Al 17 aprile 1555 risale il famoso evento del primo miracolo (cfr. Il Santuario Arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli). Il 22 novembre 1577 Carlo Borromeo, in occasione di una sua visita, consacrò solennemente la nuova campana maggiore della chiesa ed amministrò la cresima sul sagrato. Quattro anni dopo, nel 1581, il 17 giugno, si ricorda un'altra visita del cardinale. Nel 1582 la popolazione corbettese si rivoltò al dominio degli Spagnoli assalendoli nei loro quartieri e saccheggiando anche la chiesa che fu riconsacrata il 29 luglio dello stesso anno.

Dopo la peste del 1630, nel 1631 le milizie tedesche, di ritorno dall'assedio di Mantova, sfogarono la propria ingordigia col saccheggio del paese e nel 1650 il castello, già in parte rovinato dagli assalti sostenuti, venne quasi interamente smantellato e i pochi avanzi adibiti ad abitazione signorile. A questo periodo risale la costruzione di alcuni edifici storici dell'attuale corso Garibaldi, definiti "Quartiere Spagnolo" o "degli Umiliati" in quanto risultavano di proprietà della compagnia dei frati Umiliati di Brera.[8]

All'inizio del Settecento si dovette assistere anche a Corbetta alla crisi del Regno di Spagna ed essa, già a partire dal 1706, venne occupata assieme a tutto il milanese ad opera di Eugenio di Savoia, il quale attualizzò il passaggio di dominio agli austriaci, formalizzando la Pace di Rastadt del 1714.

Dal periodo austriaco alla conquista napoleonica

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Maria Teresa d'Asburgo

Il primo periodo della dominazione austriaca sotto Giuseppe I (1711) e Carlo VI non fu molto più felice del precedente e nemmeno più pacifico. Per le mire espansionistiche di Filippo V di Spagna e dell'alleato Carlo Emanuele III di Savoia, il ducato di Milano venne occupato nuovamente dagli Spagnoli ma, con la pace di Vienna (1736), lo stato di Milano tornava all'Austria di Maria Teresa d'Asburgo. E' questo inoltre il periodo in cui il territorio corbettese viene per la prima volta ufficialmente mappato con l'opera monumentale del Catasto Teresiano.

In questo periodo Corbetta si abbellisce delle sue più sontuose ville gentilizie e ritrova il perduto splendore. Nel 15 maggio 1796, però, il Generale Napoleone Bonaparte entrò a Milano, vincitore degli Austriaci, succedendosi al governo della I^ e della II^ Repubblica Cisalpina, della Repubblica Italiana e infine del Regno d'Italia con il quale Milano ha un nuovo periodo di preminenza politica e civile. A Corbetta viene soppresso il Capitolo e viene eretta l'attuale chiesa parrocchiale.[9]

Dalla battaglia di Magenta all'Unità d'Italia

Il 3 giugno 1859, alla vigilia della battaglia di Magenta, la Villa Massari a Corbetta divenne uno dei quartieri generali del Feldmaresciallo austriaco Ferencz Gyulaj, arretrato poi ad Abbiategrasso il 5 giugno dopo che i soldati francesi (46.883 uomini) con uno sparuto gruppo di bersaglieri piemontesi (634 uomini) avevano sconfitto la seconda armata austriaca (55.792 uomini) permettendo a Vittorio Emanuele II ed a Napoleone III di entrare trionfanti a Milano l'8 giugno dello stesso anno.[10] La 2° divisione di cavalleria austro-ungarica del 7° corpo d'armata al comando del Feldmaresciallo Luogotenente von Lilia, comprendente le brigate von Weigl e von Dondorf, era acquartierata nei giardini e nelle scuderie del Castello, mentre nella frazione di Cerello sostava il reggimento di cavalleria di riserva agli ordini del conte Alexander von Mensdorff ed a Castellazzo de' Stampi la brigata conte Palffy: tutte queste forze non vennero impegnate in maniera diretta nelle operazioni militari. La memoria popolare narra che all'imbrunire, sul finire della battaglia di Magenta, numerosi fanti austro-ungarici sbandati in rotta verso Corbetta vennero raggiunti da "zuav frances cont la faccia da demòni" (in realtà si trattava del 9° Battaglione Bersaglieri e di alcuni reparti di Cacciatori della Guardia) all'altezza dell'attuale Piazza del Popolo ed ivi passati per le armi o fatti prigionieri.

Dalla fine del XIX secolo ad oggi

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Fotografia scattata il 3 giugno 1902 all'indomani della caduta del campanile di Corbetta. Si notino i danni alla chiesa provocati dal crollo.

Nel 1866, con la nascita della Guardia Nazionale, anche Corbetta ebbe un suo distaccamento con sede nel Castello: era composto di centocinquanta uomini divisi in quattro squadre al comando del capitano Dario Chierichetti. Tra il 1885 ed il 1889 in diversi paesi del milanese si registrarono numerosissimi scioperi agrari. I contadini, ridotti alla fame dai "pendizzi" (debiti ma anche vergognose "appendici" nei contratti d'affitto) e da paghe miserevoli, oltre che esasperati a causa di annate sfortunate ed improvvise morie di "cavaler" (bachi da seta), spesso l'unica fonte di sostentamento per le famiglie degli "obbligàa" (salariati), scesero in piazza contro i padroni. In particolare nel 1889, dopo Casorezzo, si mossero i braccianti di Ossona, Arluno, Santo Stefano Ticino, Vittuone, Sedriano, Bareggio ecc. Domenica 19 maggio, davanti al Municipio di Corbetta (allora sito in Via Cavour), una trentina tra reali carabinieri e agenti di pubblica sicurezza sparò sulla folla uccidendo il diciottenne Enrico Lovati, ferendo in maniera grave almeno sette persone ed arrestando ventuno manifestanti.

Nel 1891 venne inaugurata la nuova chiesa, ma il rovinoso crollo del campanile (2 giugno 1902), dovuto all'altezza di 81 metri e al peso delle nove campane, ne ritardò il completamento sino al 1908.

Durante la Grande Guerra Corbetta ebbe 158 caduti.

Nel 1921 il comune ha 7.689 abitanti e in quel periodo la struttura urbanistica del paese subisce radicali cambiamenti. La forza lavoro è principalmente occupata nelle industrie sparse sul territorio ma una buona parte di lavoratori rimane comunque dedita all'agricoltura.

Ad Abbiategrasso nell'agosto del 1944 furono arrestati, per ordine del capitano tedesco Theodor Saevecke, responsabile della Strage di Piazzale Loreto a Milano, otto civili tra cui il partigiano corbettese Pierino Beretta, poi torturato e barbaramente trucidato presso Torriano di Pavia perché ritenuto responsabile assieme ai compagni di due attacchi a truppe tedesche.[11]

Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il paese vive uno stato di benessere come tutte le città italiane a causa del boom economico e della conseguente introduzione di nuove tecnologie. Col passare degli anni vede svilupparsi sempre di più la propria importanza divenendo uno dei maggiori poli naturalistici e culturali della provincia di Milano, specie negli anni 80. A dimostrazione di questo nel 1981 Corbetta si apre all'Europa gemellandosi con il comune francese di Corbas nel lionese: per celebrare l'evento una via della città è stata intitolata alla cittadina gemellata. Finalmente il 5 febbraio 1988 a Corbetta viene conferito il titolo di città dal presidente della repubblica italiana Francesco Cossiga. Nel 2002 ecco un nuovo gemellaggio, questa volta con Târgovişte, città rumena di novantamila abitanti, nonché importante centro economico e industriale. Oggi Corbetta si sta consolidando sempre più come polo culturale e naturalistico, e per rendere ancora più realistiche queste prerogative nel 2007 ha preso il via il progetto "ecosostenibilità", che si propone lo scopo di rendere il comune ecosostenibile a basso impatto ambientale.

Evoluzione demografica

Durante l'ultimo censimento del 2001 Corbetta aveva 13.735 abitanti suddivisi in 6.664 maschi e 7.071 femmine.

Nella sua storia la città ha sempre avuto un'evoluzione demografica mediamente in crescita: un picco iniziale, dal 1881 al 1911, per via dell'industrializzazione locale che portò nuovi cittadini e nuovi posti di lavoro, un periodo di stasi durante le due guerre mondiali, una consistente ripresa grazie anche al boom economico (dal 1951 al 1971), anni in cui la popolazione sale di quasi tremila unità. Gli ultimi due censimenti hanno registrato un lieve aumento di 500 residenti circa, mentre dal 2001 ad oggi gli abitanti sono diventati ben 16.500, dato giustificato anche dalla costruzione di nuovi complessi residenziali in città e nelle frazioni.


Abitanti censiti[12]

Cittadini stranieri a Corbetta

Corbetta accoglie nel suo territorio una piccola comunità di rumeni che è dislocata in varie zone del paese, con alcune costruzioni riservate esclusivamente a coloro che a tutti gli effetti sono cittadini dell'Unione Europea. Questa comunità è stata la causa principale del gemellaggio con la città di Tărgovište.

Su 878 cittadini stranieri le nazioni maggiormente presenti sul territorio corbettese sono:[13]

Edifici notevoli

Le Chiese

Chiesa Prepositurale di San Vittore Martire

 
Chiesa di San Vittore Martire - interno. Si noti la superficie dell'altare sopralzato nel rispetto della cripta sottostante.

Il primo nucleo del tempio nacque probabilmente nel III secolo ad opera di san Mona che lo edificò sopra una precedente ara pagana. Dopo numerosi ampliamenti la chiesa venne completamente ristrutturata in epoca longobarda, acquisendo le forme romaniche nel 1037 quando venne completata con l'aggiunta di una cripta dedicata a san Materno. Con il passare dei secoli la chiesa si deteriorò notevolmente al punto che nel 1535 il tetto crollò distruggendo l'altare maggiore, consentendo però il ritrovamento di alcune reliquie donate al capitolo da Arnolfo di Donnino nel XIII secolo. La notizia si deve allo storico Giorgio Giulini che cita quale fonte Bonaventura Castiglioni: "Volgendo un poco a destra verso il meriggio, troverai un luogo detto anticamente Curiapicta, ed ora Corbetta, borgo senza dubbio antichissimo, dove si vede un tempio di architettura longobarda. Essendo questo rovinato negli anni scorsi, si scoprirono molte sante reliquie delle quali non si aveva cognizione e con esse si trovò una picciola memoria in cui si tratta d'esse e di chi le collocò in quel sito, e del nome antico del luogo che pure prima ignoravasi". Nell'originale di Bonaventura Castiglioni si legge: "Ad dexteram paululum si deflexeris Meridiem versus Curiae Pictae occurres, Corbettam Nostrates appellant, Oppidum dubio procul vetustissimum, Longobardica symmetria constructum habens Templum. Cujus ruina, quae facta est annis superioribus, multas Sanctorum Reliquias, quae ignorabantur, et cum eis memoriolam, in qua mentior habetur, et qui eas reliquias illuc locorum portari curcuit, et nominis eius Oppidi, quod in hunc usque diem ignorabatur aperuit".

Nel 1570 San Carlo Borromeo amministrò la cresima sul piazzale, incoraggiando nuovi lavori di restauro che si compirono tra il 1588 ed il 1592, mentre il nuovo campanile, adattato sul basamento di una vecchia torre medioevale, venne

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Chiesa di San Vittore illuminata di notte (autore: klausbergheimer)

completato nel 1612 e di nuovo innalzato tra il 1697 ed il 1699.[14] La chiesa venne completamente ristrutturata nel 1725 ed in quell'occasione andarono purtroppo distrutti alcuni affreschi provenienti dal preesistente luogo di culto. Nel 1727 si costruì l'attuale sacrestia, ornata di stucchi e dipinti ad affresco. Nel 1750 la chiesa cadde definitivamente in rovina e se ne decise l'ampliamento grazie ad un progetto dell'architetto Pietro Taglioretti che poté concretizzarsi solo nel 1792. Dopo che il governo rivoluzionario ne ebbe soppresso il capitolo, i lavori per la costruzione dell'edificio ripresero nel 1806 e terminarono nel 1809, mentre tra il 1845 ed il 1848 venne costruita la facciata ad opera dell'architetto Luigi Cerasoli.

Nell'ottobre del 1891 la canonica venne ufficialmente consacrata ad opera di Paolo Angelo Ballerini, Patriarca di Alessandria d'Egitto. I lavori ripresero nel 1898 quando si alzò a 81 metri il campanile, che crollò poi rovinosamente il 2 giugno 1902 (ironia della sorte pochi giorni dopo sarebbe crollato anche il campanile della chiesa di San Marco a Venezia).[16] Nel 1908 il campanile venne ricostruito a 71 metri. Nel 1921 vennero eseguiti degli affreschi ai lati del presbitero raffiguranti la "Decollazione di San Vittore" e il "Ritrovamento del corpo di San Vittore ad opera di San Materno" eseguiti ad opera del pittore Carlo Rivetta, di concerto con il grande affresco della cupola presbiteriale che rappresenta la "Gloria di San Vittore". Durante i lavori di rifacimento della pavimentazione nel 1971 furono ritrovati, sotto l'altare maggiore, i resti delle precedenti costruzioni ed un cimitero pagano. Curiosamente il precedente scavo effettuato nel 1906 da Carlo Dossi non aveva registrato alcun reperto, complice anche la repentina scomparsa del prevosto di quegli anni che aveva fatto interrompere i lavori di ristrutturazione: il parroco infatti aveva senza meno autorizzato gli scavi e il Dossi era comunque riuscito ad arrivare fino a poco prima della cripta di san Materno.[17]

 
L'Organo Edoardo Rossi (1921)


L'organo
Al 22 luglio del 1590 risale la notizia di un primo organo presente nella Collegiata, strumento che viene poi restaurato molte volte nei secoli XVII e XVIII dai fratelli Prestinari di Corbetta (imparentati con i ben più famosi organari della vicina Magenta), sin quando non viene definitivamente sostituito con l'inaugurazione della nuova chiesa sul finire del del XIX secolo. Tra il 1907 ed il 1910 infatti il Capitolo della Collegiata acquista un organo costruito dal Bernasconi (1895) dopo una disdetta del Santuario di Rho, smantellando il precedente strumento considerato obsoleto e rovinato. Lo strumento viene completamente restaurato, modificato ed ampliato nel 1921 dal milanese Edoardo Rossi, il quale apportò anche le fondamentali modifiche che ancora oggi si possono ammirare sullo strumento e che hanno consentito una meccanizzazione della trasmissione acustica attraverso l'utilizzo di mantici a turbina elettrica. L'organo è stato infine restaurato nuovamente nel 1985 dalla ditta Comm. Arturo Pedrini di Binanuova (Cremona), secondo i criteri stabiliti dalla Commissione per la Tutela degli Organi in Italia.[18]

Alla chiesa di San Vittore è legata la Confraternita del SS. Sacramento. Template:Centro storico di Corbetta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Pieve di Corbetta.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Le Confraternite di Corbetta.

Capitolo della Parrocchia Prepositurale di Corbetta

Per tradizione, la chiesa di Corbetta, come molte altre parrocchie prepositurali d'Italia, raccoglie un proprio capitolo di canonici, sacerdoti non solo appartenenti fisicamente all'area pastorale del comune, ma anche provenienti dalla pieve. I membri del capitolo prepositurale di Corbetta godono, in base ad un decreto della Curia Romana del 1742 [19], il diritto di portare i distintivi corali della canonica, ovvero al Prevosto è riservata una cappa violacea con l'ormesino di cremisi, mentre ai canonici è riservata l'almuzia. Il capitolo dipende direttamente dal Decanato di Magenta.

L'elenco è aggiornato al 2008:

Prefetto

  • Can. Giuseppe Angiari, Prevosto e Rettore del Santuario, Corbetta - del. Maestro delle Cerimonie

Canonici effettivi

  • Can. Gianni Giudici - Teologo, Vicario parrocchiale, Corbetta
  • Can. Mario Motta - Penitenziere, residente (Santuario)
  • Can. Bruno Pegoraro, residente
  • Can. Marco Cozzi, Parroco di Cerello, Corbetta
  • Can. Maurizio Rivolta, Cappellano dell'Ospedale, Magenta

Canonici Aggregati

Canonici Onorari

  • Can. Pietro Bassanini, residente (Santo Stefano Ticino)
  • Can. Enzo Caletti, residente (Vittuone)
  • Can. Anacleto Porta, residente (Cerello, Corbetta)
  • Can. Desiderio Vajani, residente (Cerello, Corbetta)
  • Can. Luigi Verga, Parroco di Santo Stefano Ticino
  • Can. Giuseppe Colombo, Parroco di Mesero

Santuario Arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli

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La facciata eclettica del santuario
 
Immagine miracolosa della Madonna di Corbetta

La storia e l'evoluzione artistica del santuario della Madonna dei Miracoli, il più importante edificio di culto corbettese, sono legate indissolubilmente all'apparizione miracolosa del 17 aprile 1555. In quel giorno infatti, primo giovedì dopo la Pasqua di Risurrezione, nella piazzetta antistante la piccola chiesa di San Nicolao (oggi parte inferiore del Santuario) tre fanciulli, Cesare Dello Stampino, Antonio Della Torre ed il fratello di quest'ultimo Giovanni Angelo (detto Navello), sordomuto dalla nascita, giocavano alle bocce sotto il ritratto della Madonna con il Bambino affrescato sulla facciata della chiesa. All'improvviso il piccolo Giovanni, riacquistando udito e parola, indicava ai compagni la celeste visione del Bambino che, staccatosi dal dipinto, discese tra loro per unirsi al gioco. La Madonna scese per riprendersi il Pargoletto e tornò al dipinto.[20]

A quel primo miracolo ne sono seguiti altri; le numerose grazie ricevute infatti, oltre ad essere documentate e conservate presso gli archivi del Santuario, sono esposte all'interno della Cappella delle Benedizioni, luogo ove si possono ammirare oltre duecento ex voto, tradizionale forma di riconoscenza e devozione popolare. A seguito dell'apparizione e per contenere i continui pellegrinaggi, la chiesetta venne ampliata ed abbellita da brillanti nomi della pittura e dell'architettura italiana quali Francesco Croce, Fabio Mangone, Vincenzo Seregni, Francesco Pessina, Carlo Francesco Nuvolone, Giulio Cesare Procaccini, Giovan Battista Discepoli, Mosè Bianchi, il Perugino.[21]

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La trionfante cupola barocca del santuario superiore

L'immagine miracolosa si trova oggi nel santuario superiore, eccellentissimo esempio di barocco lombardo, racchiuso in una teca di cristallo, ancora sulla parete originaria dove fu dipinto da Gregorio Zavattari nel 1475. Ad esso è legata la Confraternita del SS. Rosario, che ha sede presso il Santuario.

Nel 1824, ad opera del Rettore Francesco Porroni, vi venne installato uno splendido Organo Prestinari, restaurato tra il 1874 ed il 1875 da Giuseppe Prestinari, secondo i suggerimenti del noto organista Giuseppe Della Valle. L'organo venne rimosso durante i restauri della chiesa negli anni '50 del XX secolo.[23]

Dal 1913 il santuario è stato riconosciuto "Edificio d'interesse monumentale nazionale".[24]
Subito dopo i gia citati lavori di restauro avvenuti tra il 1948 e il 1955, durante i quali sono state riportate alla luce antiche decorazioni e affreschi del cinquecento, venne riproposta l'idea di dedicare il santuario al culto di Dio e della Vergine, avanzata precedentemente dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster ma temporaneamente messa in attesa in seguito al decesso di quest'ultimo nel 1954. Quando venne nominato il nuovo arcivescovo di Milano si ripresero le preparazioni e finalmente il 17 aprile 1955, nel IV centenario del primo miracolo, Giovanni Battista Montini incoronò l'immagine della Madonna proclamandola "Beata Vergine dei miracoli venerata nel Santuario di Corbetta, Patrona della zona".[25]

Di rilievo è anche il museo del santuario, ubicato nelle camere superiori del chiostro adiacente la chiesa, che ospita numerose opere d'arte di gran pregio, altre alla camera detta "di San Carlo" dove appunto soggiornò il Borromeo in visita a Corbetta sul finire del Cinquecento. La sala, costituita da un letto a baldacchino, da alcuni mobili e da vestiari appartenuti all'arcivescovo, si trovava un tempo nella Villa Frisiani Mereghetti dove ancora oggi è affissa una lapide commemorativa. All'epoca della visita del Cardinal Borromeo ricordano le cronache, "...non vi era un palazzo adatto ad ospitare una così grande personalità e come tale l'unico s'era trovato nella casa dell'Ecc.mo Sig. Dom. Frisiani..."[26]

Al Santuario Arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli è legata la Confraternita del Santo Rosario.

Chiesa di Sant'Ambrogio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Isola Bellaria.
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Chiesa di Sant'Ambrogio

L’oratorio della Beata Vergine di Sant’Ambrogio è parte di un consistente numero di edifici religiosi edificati nel XVII secolo nella Pieve di Corbetta. L’attuale costruzione fu eretta su un’area già occupata nella seconda metà del cinquecento da un piccolo e fatiscente edificio religioso. Una visita pastorale lo descrive come segue "...non vi era il pavimento, il tetto era rotto, l’altare distrutto e di conseguenza non vi si celebrava la messa..." [27]. L'’edificio venne completamente ricostruito a partire dal 1667 e venne inaugurato nel 1680 dal prevosto di allora, Pietro Antonio Vigorè. Nel 1732 i deputati di questo oratorio decisero di erigere il campanile che venne poi distrutto nel 1938 perché pericolante. Dal 1835 sino alla fine del XIX secolo, la sacrestia della chiesa fu destinata a lavatoio e lazzaretto per l’epidemia di colera. Attualmente la chiesa di Sant'Ambrogio, svolge la funzione di chiesa ufficiale del quartiere "Isola" nella quale si trova inserita ed è definita simpaticamente ed affettuosamente dai residenti locali Gesa da Sant'Ambrusin.

L'esterno è costituito da una struttura semplice, mossa semplicemente dalla soluzione ideata dal Richini, progettista della cappella, consistente in un pronao sostenuto da colonne e lesene granitiche. [28]. Il portale ligneo, è sovrastato da una targa in marmo nero e lettere dorate intitolata a San Carlo Borromeo, riformatore del tempio, mentre ai lati dell'ingresso si trovano ancora oggi due piccoli sedili in pietra, che un tempo erano sovrastati da piccole finestrelle che davano sull'interno della chiesa, come voleva la tradizione del post-Concilio di Trento, per permettere di seguire la funzione anche ai peccatori non comunicati. Le facciate laterali sono completate da finti finestroni dipinti, recentemente restaurati, e gittante verso l'esterno è la sacrestia, divisa dalla strada da una pesante porta lignea a catenaccio d'epoca.

L'interno, abbastanza ampio, si apre su un'unica navata sino al presbiterio, ottagonale, dando ampio spazio all'altare ed a due navatelle centrali che si ricongiungono con l'area del coro, ove è sito anche l'organo, di fattura moderna. La parete sovrastante l'ingresso è decorata con un affresco rappresentante Sant'Ambrogio ed alle pareti due quadroni affrescati raccontano le gesta del vescovo milanese. Il soffitto è completamente decorato con aggiunte a stucco settecentesche bianche e oro (di cui peraltro è visibilissimo il contrasto con la semplicità dello stile della cappella). L'altare maggiore è di gusto tipicamente barocco ed accoglie, in una nicchia lavorata, una croce lignea con sudario in lino, simboli della passione.

Chiesa di San Sebastiano

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La chiesetta di San Sebastiano

Si possono far risalire le origini della chiesa di San Sebastiano al 1609, quando il Conte Carlo Borri e Giovanni Battista Lampugnano posarono rispettivamente la prima e la seconda pietra dell'oratorio. [29] Notevoli donazioni provengono al capitolo dal testamento del prevosto Orsino Spadense da Urbino deceduto il 28 marzo 1620. Nel 1635 l'edificio è una chiesa sussidiaria e come tale non dispone di alcun prete; rimane in questo stato sino al 1787 quando viene definitivamente profanata. Nel 1880 la chiesetta viene abbellita e ristrutturata negli interni, per poi essere venduta al capitolo della parrocchia nel 1921, inaugurandone un nuovo altare nel 1927. Il 9 luglio 1933, grazie al personale interessamento del prevosto Mons. Pasquale Carnaghi, San Sebastiano viene riconsacrata e restituita al pubblico culto.[30]

L'esterno, costituito da una struttura estremamente semplice, è preceduto da un piccolo cortile con cancello, mentre la facciata della chiesetta è realizzata con la classica struttura terminante a timpano, sovrastato da una croce in pietra. Uniche decorazioni presenti, oltre alle alte lesene, sono due statue poste in due nicchie nella parte superiore della facciata, rappresentanti San Rocco e San Fermo. Apprendiamo da un progetto del XVIII secolo [31] che questa facciata doveva essere originariamente decorata in più grandiose forme barocche con l'aggiunta di lesene ioniche sulla facciata e un grande finestrone centrale, oltre a decorazioni di fiamme in pietra e timpano a barbacani sporgenti. Si ha ragione di supporre che tale progetto non fu mai realizzato per mancanza di fondi.

L'interno, strutturato su una sola navata che conduce sino al presbiterio, è interamente decorato ad affreschi: sul soffitto della chiesa sono rappresentati quattro scene della vita di San Sebastiano. Sulla controfacciata si trovano due grandi affreschi: il primo, sovrastante la porta d'ingresso, rappresenta San Pietro e sopra di lui, in gloria, spicca l'immagine di San Fermo (ai lati si trovano due targhe commemorative dei restauri subiti in precedenza). Le pareti accolgono anche due cappelle devozionali decorate a finte strutture in gusto barocco, una delle quali è dedicata alla Madonna. Il presbiterio è distinto dalla navata da una stupenda balaustra in marmo rosa e da un arco trasversale decorato a vista con piccoli medaglioni rappresentanti San Carlo Borromeo (a sinistra), Sant'Attilio (in centro) e Sant'Ambrogio (a destra). Più in basso, ai lati di questo arco introduttivo, due nicchie accolgono le statue di San Sebastiano (a sinsitra) e Sant'Antonio da Padova (a destra). L'area dell'altare è decorata sulla volta a crociera del soffitto con quattro grandi affreschi rappresentanti i quattro evangelisti, mentre le pareti laterali sono completate da due quadroni rappresentanti i momenti culminanti della vita di San Sebastiano, "San Sebastiano si reca dall'Imperatore Diocleziano" e "Il martirio di San Sebastiano", realizzati dal pittore corbettese Natale Penati tra il 1948 ed il 1949. L'altare, di forme sobrie, è integralmente ligneo e dipinto a simulare il marmo. Dietro l'altare si scorge una piccola immagine dipinta dedicata a San Guido sacrestano, realizzata per conto di Guido Olgiati, ricco possidente, che donò ingenti somme per la ristrutturazione della cappella.

Le chiese delle frazioni

Chiesa di San Vincenzo (Cerello)

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cerello.
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Chiesa di San Vincenzo a Cerello

La chiesa di San Vincenzo, posta nella frazione di Cerello, inizia la sua storia ai primi dell'Ottocento, quando venne costruita dai nobili Casnati per adoperarla come cappella di famiglia: solo successivamente viene aperta anche agli abitanti di Cerello e della confinante Battuello. Nel 1939 la struttura venne ampliata con la costruzione della sacrestia e del campanile.
Il 15 ottobre 1956 venne inaugurata dall'allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini la parrocchia di Cerello e Battuello. Come primo parroco ha don Angelo Bragonzi, il quale guiderà la comunità sino al 1969. Tuttavia già nel 1953 nella chiesa venne istituita la vicaria curata, per sopperire alle esigenze religiose degli abitanti della frazione, che risulta ancora oggi situata piuttosto lontano dal centro di Corbetta.[32]

La chiesa, viene aiutata economicamente nelle sue iniziative dalle molte offerte che riceve regolarmente durante le varie festività dalla popolazione locale.
Esternamente si presenta in forme moderne e semplici, con il campanile che è quasi a riprendere le forme della torre campanaria di Corbetta.
Nel 2006, per il cinquantenario della parrocchia, é stata effettuata una ristrutturazione completa grazie ancora una volta alle offerte dei parrocchiani. In quella occasione le Poste Italiane hanno emesso un annullo su cui è raffigurato San Vincenzo Martire.

Oratorio di San Bernardo (Soriano)

  Lo stesso argomento in dettaglio: Soriano (Corbetta).
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L'oratorio di San Bernardo a Soriano

L'Oratorio di San Bernardo è l'unico edificio di culto presente nella frazione di Soriano (un tempo Cassina Soriana). Di origini molto antiche esso era probabilmente un oratorio campestre quando venne completamente ricostruito nel Seicento sulla base di un progetto che è stato attribuito al Richini [33].

L'edificio, di forma semicircolare nel presbiterio, è dedicato a San Bernardo e si trova lungo la via principale della frazione, Via Fogazzaro. L'esterno, di forme molto semplici, è configurato da una facciata terminante in un timpano decorato da un cornicione che segue il perimetro del tetto.

L'interno è decorato con alcuni affreschi di autori sconosciuti, oggi in gran parte danneggiati dall'usura del tempo. Quasi completamente intatto è invece rimasto l'affresco della facciata, inserito in una nicchia barocca protetta oggi da un vetro e raffigurante il Santo patrono dell'oratorio (quasi certamente un'immagine devozionale di origine popolare) di epoca posteriore.

Chiesa dei Santi Giuseppe e Alfonso (Castellazzo de' Stampi)

  Lo stesso argomento in dettaglio: Castellazzo de' Stampi.
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Chiesa dei Santi Giuseppe e Alfonso a Castellazzo de'Stampi

La chiesetta dei Santi Giuseppe e Alfonso (detta semplicemente di San Giuseppe) nella frazione di Castellazzo de' Stampi venne costruita tra il 1955 ed il 1957 per soddisfare le esigenze della frazione, che nell'ultima metà del secolo si è espansa notevolmente. Il culto di San Giuseppe nella frazione si era sviluppato infatti in epoche remote e la visita del Cardinale Pozzobonelli nel XVIII secolo testimoniò già l'esistenza di un'immagine votiva nella cascina principale della frazione, detta Curta Granda.[34] La dedicazione anche a Sant' Alfonso si deve invece alla donazione del terreno, eseguita per conto di Alfonso Marmonti, benemerito contadino locale. La costruzione di questa chiesa sopperì all'abbattimento di un altro luogo di culto dell'area, un tempo rappresentato dalla chiesa della Cascina Nuova, dedicata al Sacro Cuore, risalente al Settecento e demolita negli anni '70 con la cascina stessa.

L'esterno, in forme semplici, presenta una struttura a capanna (che andò a sostituire la precedente con tetto a botte) ed è decorato unicamente dalla presenza di una piccola tettoia in legno e tegole sovrastante l'ingresso.

L'interno è abbellito da alcuni affreschi alle pareti raffiguranti colonne di malachite che fingono di sostenere la struttura, e dalle statue di San Giuseppe e di Sant'Antonio.[35] La volta a botte introduce dall'ingresso sino all'area dell'altare, che è distinto dal resto della cappella da un'elegante balaustra di marmo rosa e da un ulteriore arco a tutto sesto in senso trasversale, che introduce al presbiterio. L'altare per le celebrazioni, in marmo nero, è stato costruito in forme moderne e si trova sopraelevato rispetto al pubblico, mentre quello preconciliare, addossato alla parete, è sovrastato da un crocifisso ligneo, affiancato da quattro ampie monofore a vetrate azzurre che danno luce all'interno della cappella. La chiesetta dispone anche di una piccola sacrestia e di piccolo appezzamento di terra in funzione di giardino, retrostante l'edificio, e si trova nei pressi dell'unica piazza della frazione, Piazza San Carlo.

Altri edifici religiosi

Cappella di San Luigi Gonzaga (Oratorio di San Luigi)

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La Cappella di San Luigi Gonzaga

L'Oratorio di San Luigi Gonzaga è una cappella costruita nel complesso dell'Oratorio parrocchiale. L'attuale struttura, ricavata in seguito alle ristrutturazioni realizzate a partire dal 1993, è andata a sostituire una precedente grande cappella con una caratteristica forma "a botte" (su progetto di Luciano Prada) che un tempo si trovava dove ora è il cortile asfaltato e che era stata costruita negli anni '70 del XX secolo. La struttura attuale, a pianta quadrangolare, è costituita da un unico altare decorato con semplici affreschi sfumati a rappresentare l'ultima cena di Cristo e sormontato da un controsoffitto a lunetta. Dalla vecchia chiesa è stata tratta la statua votiva in gesso dedicata al santo patrono dell'attività oratoriana, San Luigi Gonzaga.

Cappella di Sant'Agnese (Scuola Materna Parrocchiale)

La Cappella, eretta negli anni '40, apparteneva un tempo all'oratorio parrocchiale femminile ed è attualmente utilizzata dalla comunità di suore benedettine, che ivi risiedono, per le funzioni religiose dell'asilo parrocchiale con sede nell'ex oratorio.

Cappella della Risurrezione (Cimitero)

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La Cappella della Risurrezione nel cimitero di Corbetta

La Cappella della Risurrezione è una costruzione ad uso religioso presente all'interno del vasto complesso del cimitero di Corbetta. Il cimitero del paese venne costruito nella posizione attuale probabilmente già a partire dal 1804, cioè quando l'Editto di Saint-Claude, emanato da Napoleone Bonaparte, aveva previsto le sepolture fuori dai centri abitati per evitare l'insorgere di malattie ed infezioni. Stranamente però, per quasi due secoli, tale luogo è rimasto sprovvisto di una cappella ove fosse possibile officiare in prevalenza i riti funebri. La costruzione attuale infatti è stata eretta nel 2004 nell'ambito dei lavori di ampliamento del cimitero stesso ed ha ripreso per stile e decorazioni interne ed esterne il lungo colonnato che circonda tutto il camposanto. La struttura della cappella è semicircolare, con un tetto interno in legno esternamente rivestito in rame, preceduta da un porticato stondato ad archi e visibile anche al suo interno attraverso una serie di ampie vetrate che danno luce al complesso. Al suo interno sono stati inumati alcuni sacerdoti corbettesi che precedentemente avevano trovato sepoltura in tombe singole sparse nel cimitero. Tra i prevosti della collegiata ivi sepolti vi sono le salme di Giacomo Zaccheo, Pasquale Carnaghi, Attilio Barera, Italo Zat ed Edoardo Sacchi. Attualmente la chiesa è utilizzata per la celebrazione della Messa ogni secondo mercoledì del mese.

Cappella di Santa Maria Mediatrice (Palazzo Brentano - Istituto "San Girolamo Emiliani")

La Cappella di Santa Maria Mediatrice è inserita all'interno del complesso di Palazzo Brentano, oggi sede dell'Istituto "San Girolamo Emiliani", gestito dai padri somaschi. La struttura della chiesa è stata singolarmente ricavata dalle antiche scuderie del palazzo, che costituivano all'epoca della sua realizzazione un'area non più utilizzata. Il progetto della chiesa venne abbozzato nel 1900, ma venne posto in essere ufficialmente solo a partire dal 1937, quando i somaschi presero possesso dell'istituto adibendolo a seminario. L'interno è contraddistinto da una semplice struttura a volte a crocera, su tre navate, sostenute da colonne di granito di Baveno. L'altare è in marmo, di forme barocche, realizzato nel medesimo stile di tutto quanto il palazzo, ed accoglie una celebre opera raffigurante "La Madonna del Rosario col Bambino e San Girolamo Emiliani" di un pittore sconosciuto. Qui ha celebrato la messa anche l'allora arcivescovo milanese Giovanni Battista Montini in occasione della sua visita a Corbetta nel 1955 in occasione del IV centenario del primo miracolo del Santuario. La chiesa è accessibile dal complesso del palazzo, ma anche da una porta antistante la vicina via San Sebastiano. La struttura accoglie settimanalmente la messa domenicale.

Cappella Brentano (Palazzo Brentano - Istituto "San Girolamo Emiliani")

La Cappella Brentano era l'antica cappella privata utilizzata dai conti Brentano all'epoca della loro residenza a palazzo. La struttura è stata ricavata da una sala al piano terreno, in prossimità dello scalone d'onore che conduce al piano nobile. La stanza, a pianta rettangolare, dispone di un piccolo ingresso diviso da porte settecentesche e da un tendaggio di raso rosso frangiato d'oro che introduce al complesso della cappella, la quale è costituita da un'unica navata divisa nel centro da un percorso marmoreo intarsiato che mette in comunicazione la sala con il vicino Salone da Pranzo. Il soffitto è forse la parte più importante dell'intera sala: esso è costituito da un tripudio di stucchi di stile rococò bianchi ed oro, che vanno a formare una grande croce greca nel mezzo. L'altare è di forme barocche, in marmo nero, sopraelevato, ed accoglie un'opera raffigurante "Le anime dei giusti e degli empi con Pio XII" aggiunta negli anni Cinquanta con un prezioso sistema ad incastro di legno intagliato nell'altare originale. Alle pareti laterali sono presenti due quadroni raffiguranti San Carlo Borromeo (di autore ignoto del XVII secolo) e San Giuseppe col Bambino (del pittore genovese Mattia Traverso), accompagnati da due candelabri pendenti in ferro battuto settecenteschi. La sala è illuminata da due grandi finestroni che consentono tra l'altro una stupenda veduta del boschetto del parco posto sul retro del palazzo. La cappella dispone anche di una piccola sacrestia ricavata nel sottoscala dello Scalone d'Onore. Attualmente la chiesetta è utilizzata unicamente dall'Istituto dei Padri Somaschi e come tale non è aperta al pubblico culto, ma viene mantenuta viva con l'officiatura dei ritiri spirituali e delle messe per le classi dell'istituto.

Cappella di San Giuseppe (Palazzo Brentano - Istituto "San Girolamo Emiliani")

La Cappella di San Giuseppe è una delle tre chiese che rientrano nel complesso dell'Istituto "San Girolamo Emiliani". La storia della sua realizzazione è legata ad un voto solenne. Durante il Secondo conflitto mondiale i padri somaschi di Corbetta promisero di erigere una cappella dedicata a San Giuseppe qualora il palazzo fosse uscito indenne dalle vicende belliche. Il complesso rimase integro e nel 1947 si iniziò la costruzione che venne addossata al muro di cinta dell'immenso parco e ricavata da un ampio spazio un tempo adibito a cancello di cui ancora si possono notare i pilastri decorati in stile barocco. La cappella riprende la struttura delle torrette belvedere di Palazzo Brentano e venne completata nel giro di un anno. Internamente si presenta in modo molto semplice: un solo altare di granito di Baveno, sottostante una copia del grande quadro raffigurante "San Giuseppe col Bambino", dipinto dal pittore genovese Mattia Traverso (1885-1956), il cui originale si trova all'interno della cappella del palazzo. La costruzione venne in seguito sempre meno utilizzata, data anche la sua posizione decentrata rispetto al resto dell'istituto, sì da cadere pressoché in disuso; nel 1987 si decise di restaurarla col rifacimento del pavimento e l'imbiancatura delle pareti. Attualmente la chiesa non è aperta al pubblico, ma il suo culto è riservato agli alunni dell'istituto che sono invitati a pregarvi in occasione della festa del Santo (19 marzo). [36]

Cappella della Casa di Riposo "Don Cozzi" (Casa di Riposo "Don Cozzi")

La Cappella della Casa di Riposo venne edificata nel 1957 assieme al complesso di accoglienza per anziani "Don Cozzi" istituito proprio in quell'anno per consentire lo svolgersi delle officiature liturgiche in loco per gli ammalati e gli abitanti del quartiere.

Cappelle votive ed immagini sacre

Cappella della Madonnina

Detta anche dialettalmente Madunìna, la piccola cappella votiva (ubicata in prossimità dell'attuale via Monte Bianco) venne costruita con tutta probabilità nel XVII secolo. La struttura è di ridotte dimensioni, con tetto a capanna, decorata con cornici a stucco nella parte esterna e ad affresco nella parte interna, protetta da un cancello in ferro battuto settecentesco. L'esterno della cappella è corredato da un piccolo spiazzo piastrellato in serizzo con tre panchine del medesimo materiale, anch'esse risalenti al Seicento. Durante il mese mariano la cappella, assieme al santuario cittadino, è una delle mete principali dei pellegrinaggi dei devoti corbettesi.

Santella di Sant'Antonio da Padova

La santella di Sant'Antonio da Padova si trova su Corso Garibaldi ed è costituita da un'immagine votiva ad affresco, dipinta su un edificio di matrice seicentesca all'angolo con via Matteotti. Il dipinto, di un anonimo autore del XVII secolo, rappresenta la Madonna in trono col Bambino e Sant'Antonio da Padova in preghiera con un'altra santa forse riconducibile a Maria Maddalena. L'immagine, inquadrata all'interno di una cornice in muratura ricavata sulla facciata della casa stessa, si trova però oggi in stato di quasi abbandono, malgrado il restauro a cui è stata sottoposta negli anni passati.

Santella della Pietà

La santella della Pietà è un affresco risalente al XVII secolo presente nella parte terminale di via IV Novembre, al bivio tra via San Vittore e via Brera. Il dipinto rappresenta la scena evangelica del compianto di Maria sul corpo del Cristo morto, dipinto da un autore anonimo. La caratteristica stupefacente di questa immagine però è costituita da un'elaboratissima cornice in cotto di chiarissimo gusto barocco che circoda l'intero dipinto: essa raffigura un intreccio di frutti e fiori che si avvolge tutto attorno alla superficie di contorno della modanatura del cotto. Recentemente sottoposta a restauro, l'immagine ha finalmente ritrovato il proprio originario splendore dopo anni di abbandono.

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La Santella della Deposizione in via Crocifisso

Santella della Deposizione

La santella della Deposizione è forse una delle più importanti immagini votive presenti in Corbetta. Essa si trova in via Crocifisso, all'angolo con via Mussi, in una delle aree più antiche e meno contaminate dall'edilizia urbana del paese (l'assetto di quest'area risale addirittura al Medioevo). L'affresco, di autore anonimo e databile al Settecento, rappresenta Maria nell'atto di compiangere il Figlio deposto dalla croce: l'immagine, posta in primo piano, è inserita in un contesto naturalistico sul cui sfondo si nota anche la Santa Croce. Ad affiancare la Madonna troviamo una santa, probabilmente identificabile con Maria Maddalena, nell'atto di baciare la mano del Cristo in segno di estrema venerazione.

L'intero dipinto è realizzato in una prospettiva estremamente particolare: l'affresco è inquadrato in una cornice anch'essa risalente al XVIII secolo e dipinta illusoriamente come una cornice di stucco con tanto di cartiglio centrale e cherubini ai lati. Sempre settecentesco è anche il baldacchino di ferro battuto che sovrasta l'immagine e il piccolo altare sottostante, costituito da un balconcino di marmo, sul quale ancora oggi i devoti del rione appongono una tovaglia d'altare coi colori liturgici del periodo e fiori freschi. Data anche la vicinanza con la chiesa parrocchiale, si ritiene che tale immagine costituisse una tappa fondamentale della Via Crucis cittadina della settimana santa. Va inoltre precisato che la stessa via in cui l'immagine si trova ha derivato il nome da questo dipinto, prendendo la colorita denominazione di via Crocifisso, appunto. Recentemente il luogo sacro è stato sottoposto ad attenti restauri che hanno riportato la pittura al suo antico splendore. [37]


Ville e palazzi

Villa Pisani Dossi

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Villa Pisani Dossi (autore: klausbergheimer)

La villa, situata in via Mussi, fu costruita verso la metà del Quattrocento dal Conte Ambrogio Varese da Rosate. La dimora venne poi venduta dagli stessi conti Varese nel 1811 al commendatore Francesco Mussi (fratello di Giuseppe Mussi) che, alla propria morte, lasciò la palazzina alla nipote Carlotta Borsani la quale, nel 1892, sposò il Conte Carlo Alberto Pisani Dossi (Carlo Dossi). Il nobile diplomatico frequentava architetti, pittori e letterati aderenti al movimento milanese della Scapigliatura, di cui egli stesso entrò a farne parte. Nel 1898 il Dossi scopre, sotto l'intonaco della casa, i resti della dimora quattrocentesca ed inizia subito ad occuparsi del restauro ancora oggi ben visibile: vengono riaperte le finestre originarie, ricostruiti il portone borchiato e il camino con la canna fumaria sporgente dal fronte, completando i lavori con l'affresco della facciata decorato, per quanto possibile, con i motivi ornamentali rinvenuti. Gli interni, eleganti e raffinati, ospitano un museo privato con reperti archeologici di notevole valore (alcuni rinvenuti dallo stesso conte attraverso scavi nel territorio di Corbetta, Albairate, Cisliano e Santo Stefano Ticino) e la biblioteca costituita da volumi e da documenti di varie epoche, raccolte storiche curate dallo stesso Pisani Dossi. È attualmente proprietà della famiglia Pisani Dossi - Macchi di Cellere.

Villa Borri Manzoli

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Villa Borri-Manzoli(autore: klausbergheimer)

La nobile famiglia Borri assunse, sin dalla seconda metà del Duecento, un ruolo di primo piano tra i possidenti gentilizi di Corbetta. I Borri fecero costruire la loro villa durante il XVIII secolo, per poi completare ed ampliare nell'Ottocento la dimora, che presenta quindi due stili architettonici ed artistici differenti; la facciata verso Piazza del Popolo è infatti in stile barocchetto ed è caratterizzata da un doppio porticato centrale mentre quella rivolta verso il parco è invece di gusto neoclassico, più sobria ed ornata da un piccolo pronao retto da due colonne che protegge l'ingresso al giardino. Il materiale in parte utilizzato per la costruzione della villa proviene dalla demolizione, avvenuta nel 1650, del vicino Castello di S. Ambrogio. Gli interni, riccamente decorati ed arredati, presentano ampi saloni, quasi tutti in stile neoclassico, con volte, affreschi, stucchi e bassorilievi mentre il parco della villa, molto vasto, arriva sino alla via 2 giugno. Situata in Piazza del Popolo, la villa è di proprietà della famiglia Manzoli.

Villa Frisiani Mereghetti

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Villa Frisiani Mereghetti

Collocata tra il Castelletto e la villa Borri Manzoli presso l'attuale Piazza del Popolo, la villa Frisiani Mereghetti è la dimora più antica di Corbetta: alcune parti della costruzione risalgono infatti al '300. Anticamente la villa era annessa al Castello di S. Ambrogio; venne poi adibita ad abitazione privata, decorata nel Cinquecento con vari dipinti e successivamente ristrutturata nel '600 ad opera dell'architetto Francesco Maria Richini, assumendo l'aspetto attuale. La dimora venne allora accorpata ad un edificio esistente, risalente al Quattrocento, le cui pareti erano state allora affrescate. Gli interni, ben conservati, sono decorati con soffitti a cassettoni lignei ed eleganti porte. Nella volta sopra lo scalone monumentale a doppie rampe è possibile ammirare alcuni dipinti del Seicento di Carlo Francesco Nuvolone e Giovanni Stefano Danedi detto "il Montalto" (recenti studi hanno dimostrato essere errato il paragone che si sollevava da tempo con opere di Giovan Battista Tiepolo), mentre il parco si presenta agli occhi del visitatore ampio e ben tenuto. Nel 1996 l'ala del quattrocento è stata acquistata dalla famiglia Trifone e sottoposta ad un complesso restauro ultimato nel 2002. La villa è di proprietà delle famiglie Maggi e Trifone, ma continua a mantenere il nome tradizionale di Frisiani Mereghetti per commemorare le glorie dei suoi passati possessori.

Villa Frisiani Olivares Ferrario

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Villa Frisiani Olivares Ferrario

La villa

La villa, situata in via Cattaneo ed attuale sede municipale, risale al XVIII secolo. La dimora venne eretta dai conti Frisiani e nel 1721 già appare nelle piantine del Catasto Teresiano anche se la struttura architettonica la distingue rispetto alle dimore gentilizie del medesimo periodo. La tradizionale pianta a U presenta infatti ali laterali molto distanziate e di altezza eguale a quella del corpo centrale, mentre la facciata è ripartita su due piani, terreno e loggiato, con due ordini di porticati, ciascuno dotato di sette archi a tutto sesto, retti da colonne di granito alte e sottili. Numerosi elementi dell'edificio farebbero supporre che esso sia stato edificato sopra un convento degli Umiliati del '500. Attraverso il portico si accede allo splendido parco "all'inglese" voluto da Alessandro Olivares, la cui casata divenne proprietaria della villa nell'Ottocento. Dopo essere passato nel dopoguerra alla famiglia Ferrario, il palazzo ospita dagli anni Ottanta gli uffici comunali ed il parco è adibito a spazio pubblico, uno dei migliori dell'hinterland milanese.

Il parco

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Il Parco della Villa Frisiani Olivares Ferrario, sullo sfondo la statua di Nettuno e le grotte delle barche

Il parco della villa ospita numerose varietà di essenze arboree ed è abbellito da un romantico laghetto alimentato dal Fontanile Madonna, al cui centro si erge una finta grotta retta da colonne per il ricovero delle barche. Al centro del bacino è situata una splendida statua in pietra di Nettuno (forse di origine settecentesca) con tridente in ferro, poggiante su un basamento barocco. Gran parte delle statue che adornavano il complesso naturale del parco sono oggi in stato di degrado o andate distrutte: presso l'isoletta dell'imbarcadero si possono ancora notare i basamenti in pietra di due putti che facevano corona alla discesa decorati con motivi floreali e frutti. Di gusto romantico è anche il piccolo ponticello in mattoni che conduce all'isola costeggiando una delle due grandi colline in terriccio realizzate durante lo scavo del laghetto. Presso la villa, nella scala che conduce al lavatoio del fontanile, si trova una statua di Atlante che sorregge la scalinata. Il fontanile Madonna scorre parallelamente al laghetto e vi si innesta con delle chiuse.

Palazzo Brentano

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Palazzo Brentano
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Appartamento di Maria Teresa: "Giove che benedice le quattro parti del mondo" di Giovanni Angelo Borroni

Il Conte Carlo Giuseppe Brentano, tesoriere generale del ducato di Milano, acquistò il terreno nel 1730 dal Marchese Ferrante Villani Novati e affidò il progetto di edificazione di una villa di campagna a Francesco Croce, architetto del Duomo di Milano, il quale curò la costruzione tra il 1732 ed il 1737, realizzando così la dimora gentilizia più importante di Corbetta, situata nell'attuale via S.Sebastiano. L'ampio cortile d'onore, a cui si accede dopo aver oltrepassato un grandioso cancello a pilastri, apre alla vista la facciata dell'elegante palazzo, completata da una gradinata di granito rosa; l'imponente impianto prospettico è completato da due torrette belvedere. Attraversando il portico ed il salone centrale si giunge al giardino, come documenta Marc'Antonio Dal Re nel suo "Ville di delizia" datato 1740. Gli ampi saloni interni sono riccamente decorati con stucchi ed affreschi settecenteschi di Giovanni Antonio Cucchi, Giovanni Angelo Borroni, Mattia Bortoloni, Giuseppe Pellegrini, Ferdinando Porta e Giovan Battista Sassi. La famiglia Brentano ne fu proprietaria sino al 1837 quando l'erede, Pompeo Litta Biumi la vendette ai Carones; dopo essere passata al Prof. Italo Tonta, venne acquistata dal Comm. Pagani che la cedette alla congregazione dei Padri Somaschi i quali la adibirono a seminario con indirizzo filosofico-teologico. Dal 1972 è sede dell'istituto di scuola media dedicato a San Girolamo Emiliani, fondatore dell'ordine dei Padri Somaschi.

Il giardino
Il giardino di Palazzo Brentano costituisce oggi una degna attrattiva che ben si armonizza con la struttura stessa della casa padronale. Attualmente, dell'ingegnosissimo progetto originario, ci rimane ben poco, se non un'incisione realizzata dal Dal Re su come il parco avrebbe dovuto essere realizzato. Esso si estende per una lunghezza prospettica di quasi 600 metri ed è in gran parte adibito oggi a semplice prato con campi sportivi: un tempo doveva comunque essere decorato con numerose aiuole e sentieri fioriti. Dell'originario progetto, venne però solo compiuto il piccolo boschetto all'inglese presso la facciata retrostante il palazzo, dove sono oggi conservate moltissime specie di piante rare ed esotiche, alcune delle quali addirittura plurisecolari. All'interno si trovano anche statue d'epoca e di aggiunte successive, il tutto sviluppato su una superficie non piana che consente lo svilupparsi di sentieri attraverso la natura.

Villa Massari

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Villa Massari, la facciata sul giardino

La villa, il cui ingresso principale si trova in via Madonna, è stata edificata nel 1730 su progetto di Francesco Croce e divenne proprietà della famiglia Carones. La dimora, articolata sul classico schema a U, presenta due ali laterali con varie decorazioni, mentre il corpo centrale offre la vista di un porticato a colonne binate. Presso il portico ed all'interno della villa si possono ammirare splendidi stemmi araldici affrescati appartenuti al Feldmaresciallo Ferencz Gyulaj che la abitò dal 1857 al 1859 sino ai giorni della battaglia di Magenta, stabilendovi il quartier generale austriaco. Nel medesimo periodo l'abitazione fu anche luogo di soggiorno dell'Arciduca Massimiliano d'Asburgo-Lorena, fratello dell'Imperatore Francesco Giuseppe. Il maestoso retro con il parco di gusto romantico si affaccia sulla piazza I Maggio. [38] La villa rimase di proprietà della famiglia Carones sino al 1839 quando venne venduta al Conte Gerolamo Radice, in seguito all'acquisto da parte dei Carones del ben più grande Palazzo Brentano. Nel 1860, con il matrimonio dell'ultima erede dei conti Radice, Teodolinda, la villa venne portata in dote al Dottor Emilio Gabuzzi. All'estinzione della famiglia Gabuzzi, nel 1929, la costruzione venne venduta a Elena Pisani-Dossi (figlia di Carlo Dossi) che a sua volta la portò in dote al marito, il Cavalier Giuseppe Massari. Attualmente la villa è di proprietà della famiglia Massari che l'ha recentemente sottoposta ad una eccellente opera di restauro riportandola al suo antico splendore.

Villa Favorita

Villa Favorita, ricavata ristrutturando alcuni fabbricati rurali preesistenti (un tempo parte delle proprietà Brentano), presenta una disposizione architettonica articolata con vari corpi edificati, ampi porticati e colonne, delimitanti i cortili interni. Attualmente la dimora ospita la scuola elementare omonima e la biblioteca comunale. Curioso è il vicino Vicolo del Ghiaccio, dove un tempo si trovava una ghiacciaia in cui venivano portati enormi lastroni di ghiaccio, formatisi nei laghetti dei giardini della zona, per conservare i cibi durante l'estate.

Villa Archinto Pisani Dossi

Adiacente alla villa Pisani Dossi, risale al Settecento. L'aspetto attuale è dovuto anche al fatto che Carlo Archinto, Conte di Tainate, che la fece edificare, non terminò mai il progetto per mancanza di fondi e la struttura rimase incompleta di alcune sue parti [39]. Sulla facciata si possono ammirare ancora il porticato ed alcune finestre a cornicione. Acquistata nell'Ottocento dalla famiglia Pisani Dossi, attuale proprietaria, giace oggi in stato di semiabbandono.

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Villa Pagani Della Torre

Villa Pagani Della Torre

La villa, situata in Piazza XXV Aprile, risale ai primi anni del Novecento. La costruzione presenta all'esterno decorazioni ad affresco ed incisioni che si riallacciano ai motivi tipici del villino borghese, seguendo la moda liberty dell'epoca. La casa sorge su quanto rimane del giardino dell'antica Ca' Erba che si estendeva dall'attuale via Verdi a via Battisti. Iniziata la costruzione nel 1925, dal 1929 al 1934 divenne la residenza del podestà Enrico Pagani. Nel 1971 venne acquistata dal comune ed intitolata ad Angelo Della Torre, il bambino miracolato dalla Madonna del santuario. Da allora fu sede prima dell'ufficio tecnico, poi del magazzino comunale; attualmente ospita la Pro Loco. Il portico d'ingresso, retto da colonne binate in cemento decorativo, è ornato da due grandi graffiti a tratto nero su sfondo ocra, che riproducono un duello fra cavalieri e una figura in armatura con valletti, inquadrati in una prospettiva architettonica.

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Villa Olivares Zari Mereghetti

Villa Olivares Zari Mereghetti

Risalente al Settecento, la dimora svolgeva la funzione di foresteria dell'adiacente villa Frisiani Olivares Ferrario per l'alloggio degli ospiti. La facciata è ancora oggi decorata con affreschi riproducenti nicchie e statue, mentre l'interno è prevalentemente neoclassico. Di rilevanza artistica è anche il prezioso cancello in ferro battuto risalente ancora al XVIII secolo e che probabilmente doveva ricalcare lo stile di quello della vicina Villa Frisiani Olivares Ferrario. Il piccolo giardino sul retro, si affaccia con una curiosa veduta artistica sul fontanile Madonna che alimenta il laghetto di Villa Frisiani Olivares Ferrario. Villa Olivares Zari Mereghetti è situata in via Cattaneo, ed attualmente è di proprietà della famiglia Mereghetti.

Villa Pagani

Situata sull'asse di via Volta, al fianco sinistro di villa Zari, Villa Pagani venne eretta per volere di Enrico Pagani, podestà negli anni Venti e, come la maggior parte delle abitazioni dell'area, appartiene all'espansione residenziale del quartiere Isola Bellaria. In essa è conservata l'antica fontana un tempo presente in Piazza del Popolo e rimossa recentemente per far spazio ad una nuova fontana inserita nel contesto del sagrato della chiesa.

Villa Zari

Risalente agli anni Venti, Villa Zari si trova in via Volta, incastonata tra Villa Pagani e Villa Capsoni. Contraddistinta da un bellissimo cancello in ferro battuto bianco finemente lavorato, essa venne costruita per volere dell'Ing. Carlo Zari.

Villa Capsoni

Anch'essa risalente agli anni Venti, Villa Capsoni venne costruita per volere di Tomaso Capsoni, sindaco durante il periodo regio e repubblicano, grande amante d'arte e studioso di architettura. La villa, dall'aspetto oggi tetro e cadente, era un tempo uno dei più ferventi centri culturali della belle epoque corbettese. Durante la Seconda Guerra Mondiale l'abitazione divenne sede del locale comando delle truppe occupanti tedesche.

Villa Meroni

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Il villino Serati Galeazzi De Vecchi

Di stile tardo liberty, Villa Meroni si trova ai confini col quartiere Isola Bellaria, ed è contradistinta da una struttura con orientamento diagonale, imponente, impreziosita da verante e ingresso in ferro battuto con decorazioni floreali tipiche dell'epoca. Interessanti possono essere considerate le arnie per la produzione del miele che ancora vengono conservate nell'abitazione. La struttura venne realizzata per conto di Giuseppe Meroni, sindaco di Corbetta dal 1911 al 1920.

Villa Castiglioni

Risalente ai primi decenni del Novecento, Villa Castiglioni è una grande dimora quasi dirimpetto alla chiesa di Sant'Ambrogio, nel quartiere Isola Bellaria, composta da una vasta proprietà con giardino privato cintato e con un grande prato esterno che occupa tutta l'area sinistra del fabbricato. Riprendendo lo stile neorinascimentale, le pareti esterne della villa sono decorate a graffito e con medaglioni a motivi floreali. Di rilievo è anche la presenza di una particolare voliera in ferro battuto presente nel giardino della villa.

Villino Serati Galeazzi De Vecchi

Il villino venne fatto costruire da Carlo Serati, che poi lo vendette al maestro elementare Galeazzi. L'anno d'inizio della costruzione è datato in facciata "1909", anche se si ha ragione di credere che la struttura sia stata ultimata solo nel 1911.
La villa si presenta oggi in stile eclettico con una gustosa torretta belvedere, mentre le pareti esterne sono decorate a graffito con motivi neorinascimentali, con medaglioni raffiguranti i volti di personaggi famosi o con decorazioni floreali. Di rilievo è anche il giardino a boschetto con grandi abeti e la presenza di alcune piante particolari ed esotiche quali palme e camelie. Di recente fattura (1993-1994) è invece il monogramma della famiglia De Vecchi, attuale proprietaria, eseguito nell'ambito dei lavori di restauro subiti dalla struttura, che hanno riportato alla luce anche le decorazioni della vicina casa del gastaldo Zucchi.


Altre strutture

Torre Medioevale

Situata nei pressi di Villa Archinto Pisani Dossi, questa costruzione è ciò che resta delle antiche mura perimetrali della città di Corbetta. La torre, risalente al XIII secolo, è caratterizzata da una pianta quadrangolare, chiusa alla sommità da un tetto in tegole e decorata con un fascione di mattoni sporgenti a losanga. Nella parte immediatamente sottostante sono ancora ravvisabili tracce di una fascia rossa affrescata che si stagliava lungo tutto il perimetro dell'edificio e nella struttura tracce di finestre ad arco acuto in cotto risalenti probabilmente al XVI secolo. La torre, utilizzata per anni come magazzino rurale, è stata acquistata dall'amministrazione comunale nel 1998 ed è stata oggetto di restauri che hanno consentito una riqualificazione dell'edificio e del vicino largo Cellere.

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Il Castelletto oggi

Castelletto

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L'edificio liberty fatto costruire dall'Ing. Zari

Il Castello di S.Ambrogio - o Castello del Crociato - rappresenta l'ultimo frammento murario di una costruzione risalente al IX secolo. (v. La Storia)[40]. Il complesso odierno, situato in piazza Corbas, presenta solo alcune parti originarie ed è il frutto di un'intelligente opera di restauro dell'architetto Piero Portaluppi negli anni 1941-1942, alla quale si è aggiunta un'ulteriore serie di ampliamenti negli anni dal 1959 al 1963. Il colonnato interno al giardino e l'abside di una porta (lato est), provenienti da un monastero degli Stigmativi di Verona e risalenti al 1500, sono stati donati dalle Cartiere di Fabriano. Il parco conserva ancora le vestigia delle antiche mura perimetrali del castrum romano di Curia Picta, nonché altri reperti dell'epoca (tra cui la tomba di un centurione) e di epoche successive (per esempio un angelo, oggetto di leggende, collocato un tempo sulla torre campanaria) (v. Curiosità).

Edificio liberty ex "O.N.M.I."

La struttura che oggi accoglie gli uffici catastali del comune è in realtà uno dei pochi esempi di puro stile liberty presenti ancora in città. La palazzina, di ridotte dimensioni, venne fatta costruire dall'Ing. Carlo Zari che la progettò nel 1910 e la fece decorare con temi a carattere naturalistico: intrecci di limoni e grappoli d'uva che inquadrano le campiture in finti mattoni. La villa passò successivamente alla famiglia Corbellini che la donò nel 1938 al comune nelle persone di Guido, Giannino e Giampiero Corbellini, affinché diventasse un asilo nido a memoria della madre, Maria Falciola. In seguito la gestione della struttura venne affidata all'ONMI (Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e Infanzia) per tornare di competenza comunale alla fine del Secondo conflitto mondiale. Dopo essere stato sede di alcune associazioni, oggi lo stabile è divenuto il distaccamento corbettese del catasto comunale.

Lo Stemma

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La descrizione araldica dello stemma è la seguente:[41]

«Partito: al primo fasciato d'argento e d'azzurro;

al secondo palato d'azzurro e d'argento.
Capo d'oro carico di un'aquila di nero.»


Sulla base di un antico documento è stato accertato che l'attuale stemma del comune veniva già utilizzato sin dal 15 gennaio 1892. La sua più attendibile origine, secondo autorevoli studiosi locali, parrebbe riferirsi in particolare a considerazioni di carattere storico e descrittivo del territorio. Infatti l'aquila di nero, sul capo d'oro, sembra possa fare riferimento al periodo in cui la città era soggetta al dominio dell'Impero austriaco; il fasciato d'argento e d'azzurro ed il palato d'azzurro e d'argento alluderebbero invece ai trentatre fontanili che si intersecano sul territorio comunale. Notevoli somiglianze sono anche state ravvisate con lo stemma della famiglia Frisiani, residente a Corbetta già dal XVI secolo.

 
La Madonna col Bambino, santa Caterina, sant'Orsola, san Giorgio ed il devoto Teodorico da Coira di Simone da Corbetta, fine del XIII secolo, oggi all'Accademia di Brera di Milano

Personaggi di rilievo nati a Corbetta

Personaggi di rilievo legati a Corbetta

Personaggi che non hanno avuto i natali nella città, ma che qui sono morti o hanno vissuto a lungo o vi si sono distinti per meriti particolari di vanto locale, nazionale o internazionale:

Gemellaggi

La città di Corbetta è gemellata con:

Il territorio e l'ambiente

L'ambiente corbettese è caratterizzato da una flora tipica dell'area della Lombardia. Il comune, parte del Parco Agricolo Sud di Milano, possiede numerose aree verdi situate nelle zone periferiche con fitti boschi caratterizzati dalla presenza della robinia, dell'ontano, della betulla e dell'acero. Notevole è anche la presenza del gelso, retaggio delle antiche coltivazioni per la produzione del baco da seta.
La campagna è ricca di luoghi e di edifici di notevole interesse, meta di gite durante la bella stagione, a piedi e in bicicletta. In particolare numerose e caratteristiche sono le cascine, pregevoli anche dal punto di vista architettonico. La grande attrazione del territorio sono le risorgive, ricchi di acqua limpida e vegetazione lussureggiante. Sparsi nella campagna troviamo lazzaretti e piccole cappelle come quella della "Madonnina" situata in via Montebianco o il lazzaretto presso la cascina Cantona famoso perché luogo di sofferenza visitato da san Carlo Borromeo durante la peste del 1630.
Rilevante è anche la presenza di frutteti e boschi come quello presso la cascina Cantalupa e quello denominato "Eremo Locatelli". Nel cuore della città fioriscono numerose aree verdi oltre al parco di villa Ferrario e quello, aperto al pubblico in occasione di manifestazioni culturali e ricreative, di villa Pagani. Di recente realizzazione anche un bosco urbano composto da oltre 1300 essenze arboree e dotato di piste ciclopedonali.

Gli antichi comuni del territorio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Pobbia.

Comune di Cassina Pobbia

L'attuale località della Pobbia (Cassina Pobbia) era anticamente un comune indipendente da Corbetta che contava poco più di ottocento abitanti e che venne inglobato al territorio comunale nel 1880. Nei registri comunali, ancora oggi conservati, venivano accuratamente segnalati di anno in anno i residenti, i deceduti, gli emigrati e gli immigrati.

Comune di Castellazzo de' Stampi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Castellazzo de' Stampi.
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Uno scorcio di Castellazzo de' Stampi con l'antica Curta Granda (a sinistra)

Nei registri di censimento del Ducato di Milano, nel 1558 (il cosiddetto "Catasto Carlo V") Castellazzo de' Stampi risulta compreso nella pieve di Corbetta ed era un piccolo comune prevalentemente agricolo. Nel 1751 già emerge che il comune contava una popolazione di 45 individui nel territorio, a cui venivano aggiunti gli abitanti della frazione di Cascina Pobbia, unita sotto l'aspetto fiscale.
Il comune era fisicamente retto da un console comunale con le funzioni di regolare l'ordine pubblico e la gestione degli affari della comunità, aiutato in questo da un incaricato del Ducato che si preoccupava di registrare le spese annuali e procedere poi alla riscossione delle tasse (era chiamato "ragionatto milanese"). In questo periodo il comune ricadeva sotto la giurisdizione del vicario del governatore generale che si trovava nella regione del Seprio con sede a Gallarate ed ovviamente ricadeva anche sotto la giurisdizione del Podestà di Milano, presso il quale il console, ogni anno, doveva fare giuramento. Nel "Compartimento territoriale specificante le cassine" del 1751, Castellazzo de' Stampi era indicato come un comune autonomo ed indipendente, mentre nell' "Indice delle Pievi e Comunità dello Stato di Milano" del 1753 si trovava compreso nei territori di un certo comune di Bugo di cui però tutt'oggi non si hanno tracce.
Nel 1757, grazie al Catasto Teresiano del territorio di Milano, Castellazzo de' Stampi venne aggregato definitivamente al comune di Cascina Pobbia, a sua volta compreso nel territorio della Pieve di Corbetta (10 giugno 1757).[42]


Le Cascine

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cascina a corte.

Sul territorio sono presenti numerose cascine che costituiscono il principale patrimonio dell'architettura rurale del paese, rimasto prevalentemente agricolo sino alla fine dell'Ottocento. La maggior parte di esse è già compresa nel catasto teresiano 1760, ma la loro edificazione risale ad un periodo di poco precedente. Le principali cascine del territorio sono: Americana, Brambilla, Buscaglia, Cantalupa, Chiappana, Cucca, Leone Santi, Magentola, Malpaga, Malpiazza, Nuova, Pobbietta, Preloreto e Sacra Famiglia.

I Fontanili

Patrimonio naturale di inestimabile valore sul territorio comunale sono i numerosi fontanili (alcuni dei quali versano in cattive condizioni) che sono all'origine dello stemma comunale e che per diversi secoli hanno alimentato e continuano ad alimentare le principali coltivazioni del paese.

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Il fontanile "Madonna" che costeggia e rifornisce d'acqua il laghetto di Villa Frisiani-Olivares-Ferrario

Leggenda vuole che sul territorio corbettese sin dalle epoche più remote fiorissero ben 33 fontanili che ancora oggi si possono ammirare: Boldirone, Borra, Borretta, Bosera, Broeus, Castellazzo, Cavo d'Adda, Delle Monache, Fasolo, Fiandrina, Frati, Gadera, Grande, Guasta, Luna, Lungo, Madonna o Manzoli, Magistroni, Malpaga, Marcione, Margherita, Negri o Garavaglia, Nuovo, Pietrasanta, Pobbietta o Cucca, Pontirolo, Regè o Regiò, Resta, Rinzo, Tre Teste (una a Corbetta e due a Vittuone), Uccello, Uccello Nuovo, Varesino (solo una testa in Corbetta). Ultimamente, notevoli abbellimenti sono stati apportati al fontanile di Castellazzo de' Stampi, che è considerato oggi uno dei meglio conservati.

Il Lazzaretto

Il lazzaretto, luogo di antiche sofferenze, si trova a Corbetta situato in prossimità delle cascine Fiandrina e Cantona, contraddistinto da una radura boschiva in cui è collocata una semplice colonna in pietra e una croce soprastante di ferro. Qui vennero sepolti gli appestati del comune tra gli anni 1576 e 1577. Durante l'epidemia era venuto a Corbetta il Card. Carlo Borromeo (22 novembre 1577)[43]; la leggenda vuole che, visitando il lazzaretto, da sotto i suoi piedi sgorgasse il vicino fontanile che ancora oggi porta il suo nome in ricordo del fatto miracoloso. Qui riposano anche le vittime della terza pestilenza, quella del 1630, descritta da Alessandro Manzoni. La prima condotta medica era già stata istituita a Corbetta (1612), ma i malati, raccolti nelle sale del palazzo Frisiani, venivano curati con terapie improvvisate a base d'incenso e di aceto. Nel 1685, per volere del cardinale Federico Visconti, i Corbettesi issarono la colonna votiva sulla piana del lazzaretto.

Economia

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Il logo della Magneti Marelli, la cui sede principale è a Corbetta

La città gode di un certo apparato industriale, in particolare nella zona ovest dove, tra il finire dell'Ottocento ed i primi del Novecento trovarono sede molte aziende quali la ditta Castiglioni (fiori di celluloide), Magugliani (lavorazione del legname), Sacconaghi (lavorazione della tolla), Capsoni-Francioli (tessitura), Messa (fabbrica pile), Cozzi-Pagani (lavorazione della tolla). Altre ditte, molto spesso con caratteristiche spiccatamente artigiane, si occupavano della produzione del legno da ardere, di salumi, di bibite gassate, oltre che di vino, un tempo molto rinomato.

Numerose furono anche le filiali di aziende milanesi tra cui la più famosa è sicuramente la Magneti Marelli, la cui sede è stata recentemente impiantata a Corbetta.[44]

Le principali attività economiche sono:

  • Agricoltura: frumento e mais
  • Industria metallurgica
  • Industria tessile, sartoria e confezioni
  • Industria metalmeccanica
  • Industria elettromeccanica ed elettronica

Corbetta è uno dei comuni convenzionati con il Parco Agricolo Sud Milano e con il Consorzio dei Navigli ed è sede storica del consorzio agrario della zona, oggi trasferito in località Cerello.


Curiosità e aneddoti

La leggenda di Sant'Ambrogio

L'etimologia del nome della città, come vuole la tradizione popolare, è da riferirsi ad un episodio riguardante la vita di Sant'Ambrogio: egli, fuggendo da Milano rincorso dalla popolazione che voleva proclamarlo vescovo, sostò in questo luogo. Braccato dalla folla incalzante, spronò la propria mula al grido dialettale di “Cor Betta! Cor Betta!” (pron. "Cur Beta"). A memoria del leggendario accaduto, in località Isola, si erge oggi la Chiesa di Sant'Ambrogio.

Il crollo del campanile e l'angelo

 
Il campanile di Corbetta ripreso da Piazza del Popolo

Il tragico crollo del campanile della collegiata nel 1902 fu, secondo la tradizione popolare, guidato dalla Madonna dei Miracoli: Ella infatti, con il proprio manto, avrebbe fatto in modo che il campanile cadesse su se stesso senza danneggiare le case circostanti. Si narra anche che, al momento della catastrofe, uno degli angeli presenti sulla torre campanaria si sia staccato dalla sua sede e sia volato miracolosamente nel vicino parco del Castello dove ancora oggi si può vedere. Il crollo avvenne nelle ore notturne e fortunatamente non fece vittime tranne il cane del locale fornaio Evardi.

« Nella notte dall'1 al 2 giugno 1902, dopo che l'orologio del campanile di Corbetta aveva sonato le 3 e 1/4 il campanile (stato recentemente sopralzato a straordinaria altezza) si sfasciò alla altezza della parte vecchia, cedendo, sedendo su sè stesso. Fece come un canocchiale che si ritira dentro sè. Fu un rumore come di cento carri rovesciati, al quale ne successe un altro quasi eguale, per una parte della chiesa che parimenti si sfasciò. Nessuna disgrazia di persone. Notte limpida e chiaro di luna (I° quarto). Alla mattina del 2 giunsero i costruttori, architetto Perrone e capomastro Gadola. Nel momento stesso in cui il campanile cadeva, Perrone a Milano in casa e nel letto suo si svegliò di soprasalto, mentalmente pensando «cadde il campanile di Corbetta», poi riaddormentossi, e quando la mattina appresso fu svegliato, perché [lacuna] era venuto da Corbetta per annunciargli il fatto, disse a questo prima che parlasse, so che cosa veniste per dirmi. Caso di telepatia. - L'idea che il campanile stesse per cadere, era pur fissa in me, e coricandomi la sera dell'1, aspettavo, non so perché, il fragore della rovina ».[45] |Carlo Dossi}}

Le lancette del campanile

Un altro particolare che accompagnò la tragica storia del campanile risale al periodo della Seconda Guerra Mondiale quando una lancetta dell'orologio si staccò in pieno giorno e precipitò sul capo di un passante, Enrico Trezzi.

Il tesoro

« In molte località di origine antica, dura la tradizione di tesori nascosti. Anche in Corbetta (Cellae concannianae e poi Curia picta) un tesoro si troverebbe presso il Pozzo vecchio ‹o pozzo bianco› (dove?) e Giuseppe Mussi, già deputato e senatore, sindaco di Milano, uomo che possedeva molti libri e aveva letto molti frontispizi, "bottega de pattee", come lo chiamava il cugino suo Francesco, citava il seguente passo latino, tolto secondo il Mussi dal cronista Prato: thesaurum apud Puteum blancum seu campanam argenteam, auro repletam. Si noti però che il Prato è scritto in italiano e non in latino e che non vi si trova cenno neppure lontano di tesoro in Corbetta ».[46] |Carlo Dossi}}.

Secondo una leggenda popolare, per conoscere esattamente il posto dove è sepolto il tesoro (tre campane d'argento ricolme d'oro) occorre interpretare le indicazioni contenute nelle tre lapidi murate sulla facciata esterna, rivolta a meridione, della Chiesa Prepositurale di San Vittore Martire.

Il vino

Un tempo il territorio corbettese era rinomato soprattutto per la produzione di vino, di ottima qualità. Famosissimo era il "Bianco di Cerello", prodotto nel Seicento nell'omonima località del comune. Tracce di una cantina per il deposito del vino sono state trovate anche nel cortile della Chiesa di Sant'Ambrogio in località Isola. Le prime coltivazioni sembrano risalire all'epoca romana.[47]

Le osterie, i letterati e gli artisti

 
Il diplomatico e scrittore scapigliato Carlo Dossi (che abitò a Corbetta, nell'omonima villa storica, dal 1892 alla propria morte nel 1910), era uno dei più accaniti ed estroversi avventori delle osterie corbettesi del buon vino

A Corbetta è attiva a tutt'oggi una delle più antiche osterie del paese, detta Croce di Malta (fondata nel 1853), dove Alessandro Manzoni era solito trovarsi con altri letterati del tempo come il Grossi, il Pestalozzi e il Rossari; li accomunava una personale amicizia col prevosto Nazaro Vitali che nel Liber Chronicus parrocchiale ci ha lasciato traccia di questi incontri. Non ultimo, lo stesso Carlo Dossi era solito ritrovarsi con i propri amici in questa osteria del centro. Corbetta era all'epoca molto famosa per le osterie e se ne contava un numero elevato, alcune delle quali sono giunte sino ai nostri giorni:[48]

Scomparse

  • Osteria Bellaria (Isola Bellaria)
  • Locanda con alloggio "Grassi" (via Trieste, Isola Bellaria)
  • Bar Rosetta (via Volta), ritrovo abituale di Giovanni Francesco Malagodi
  • Osteria Tre Re (via Volta)
  • Osteria curér (via Volta)
  • Bar Gamba de Legn (p.zza Beretta)
  • Albergo Croce Bianca (via Mazzini), citato già alla fine dell'Ottocento dal Touring Club Italiano
  • Bar Centrale (via Mazzini, angolo via Verdi)
  • Osteria Croce di Malta) (c.so Garibaldi), citata nel paragrafo sopra
  • Caffé pasticceria Montorfano (c.so Garibaldi)
  • Trattoria dell'angelo (c.so Garibaldi)
  • Trattoria dell'Adriatico (c.so Garibaldi, 30), ritrovo di Gino Latilla, Carla Boni e Renato Longo
  • Circulòn (c.so Garibaldi)
  • Osteria San Luigi (p.zza del Popolo)
  • Osteria Cinghej (via Mussi)
  • Trattoria Leon d'Oro (via Villoresi)
  • Osteria della Gatta (via Crocefisso, 32)
  • Osteria del Moro (via San Sebastiano)
  • Osteria della Pace (via Cavour)
  • Osteria della Grotta (via Trento), chiamato anche Delizia
  • Trattoria del Gallo (via Crocefisso), ritrovo abituale del pittore locale Boemo
  • Bar Lattuada (via Simone da Corbetta - Isola Bellaria)
  • La Sportiva (via Verdi)
  • Bar Tripoli (via Verdi), frequentato da molti zelanti fascisti nel periodo della Seconda Guerra Mondiale
  • Osteria Giuseppe Verdi (via Madonna), di comprovata esistenza dal 1799 e luogo di sosta di Alessandro Manzoni [49] e abituale luogo di ritrovo della Confraternita del Santo Rosario
  • Bar Dino (via Pisani Dossi)
  • Osteria del Martello (via Crocifisso), frequentata in particolare da compagnie di Preloreto
  • Cooperativa Agricola di Consumo "Avvenire" (p.zza del Popolo), sede storica della banda comunale
  • Trattoria Primavera (via Matteotti, 12), conosciuta anche come Lèsi (dal nome del proprietario, Alessio Balzarotti), ritrovo abituale della squadra dell'Inter.
  • Osteria della Rosa (via San Sebastiano), detta anche Sigagn
  • Osteria "Barbaglia" (via Cattaneo), detta anche Ma-che-uga
  • Osteria San Giuseppe (via Brera), detta anche Pin da Cèca
  • Circolo ENAL (loc. Soriano)
  • Circolo di Battuello (loc. Battuello)
  • Osteria del Palìna (loc. Battuello)
  • Osteria Beretta (loc. Cerello), nata il 17 dicembre 1937
  • Osteria dela Pierina e Giulaj (loc. Preloreto), dedicata al famoso Feldmaresciallo austriaco Ferencz Giulaj, comandante delle forze austro-ungariche alla Battaglia di Magenta
  • Circolo "Avvenire" (via Villoresi)
  • Trattoria "Bugina" (via Verdi)
  • Bar San Vittore (via Mussi)
  • Osteria della Noce (via Matteotti)
  • Osteria "La Bettola" (via Pio X, loc. Malpaga)
  • Osteria Sant'Anna (via Brera), detta anche Basòla
  • Circolo Castellazzo (loc. Castellazzo de' Stampi)
  • Osteria Magistrelli (loc. Castellazzo de' Stampi), detta anche Lignamée
  • Osteria Belvedere (via Adamello), detta anche Ustaria dal Vincens Balsaròtt
  • Circolo ENAL (loc. Castellazzo de' Stampi), ritrovo dei guardiacaccia del corbettese
  • Bar Bice (via Verdi)
  • Osteria dei Partigiani (via Crocifisso)
  • Osteria "Gianduja" (via Filzi)
  • Fiaschetteria "Enrico Magistroni" (via Petrarca)
  • Fiaschetteria Argenta (via Barera), detta anche Mungardìn
  • Fiaschetteria Scazzosi (via Piave), detta anche Gin Pulènta
  • Drogheria Calati (via Volta)
  • Fiaschetteria "Arsenio Marmonti" (via Roma)
  • Fiaschetteria "De Bernardi" (c.so Garibaldi)
  • Trattoria dell'Uva (via Brera), detta anche La Rusa

Esistenti

  • Osteria Madonna (via Simone da Corbetta, angolo via Volta - Isola Bellaria)
  • Bar "Colombo" (p.zza Beretta), precedentemente Osteria da la Lèna
  • Bar tabaccheria "Maria (p.zza del Popolo), chiamato anche Cafirìn da la Maria
  • Circolo ACLI (piazzetta Canonica), luogo di ritrovo della "Schola Cantorum" della parrocchiale
  • Trattoria Bar "Baroli" (via Milano, località Pobbia), detta anche Zichepà
  • Bar trattoria Airaghi-Bosetti (loc. Soriano), detta anche Furmaj
  • Osteria del Guerra (loc. Battuello)
  • Osteria dal Carlòn (loc. Battuello)
  • Trattoria "da Onorina" (via Manzoni)
  • Circolo Sant'Antonio (loc. Cerello)
  • Trattoria Annovazzi (loc. Cerello), detta anche Tabachée
  • Circolo ENAL (via Oberdan)

I Mille a Corbetta

Corbetta, come del resto gran parte delle città del milanese, contribuì all'unità d'Italia attraverso l'adesione alle compagnie militari di Garibaldi. Nel cimitero comunale, non distante dalla cappella di famiglia ove è sepolto lo scrittore Carlo Dossi, è possibile ammirare in una cappella gentilizia la tomba di un reduce garibaldino con una scritta che testimonia in brevi parole la sua fede: "Fu uno dei Mille".

"Nel cimitero di Corbetta"

Eri una delle tante bambine

ch'io vidi nei cortili delle cascine

scalza, seduta sul limitare

con una tazza di latte nei ginocchi

e un gran pane di frumento ai denti,

o con le compagne intente a giocare!


Eri anche bella, e accarezzata

da tutti; quando il male

ti spense in un istante.

Ora t'hanno sepolta, e più nessuno

stasera si ricorderà di te,

tranne tua madre, che non dormirà.


(Corrado Govoni da Poesie scelte, Edizioni A. Taddei & Figli, Ferrara, 1918)

  • Preloreto (grigio), costituito dall'area della località Preloreto. Comprende via Monte Cervino, via Abbiategrasso.

Nel 1809 iniziarono i lavori a Boffalora per la costruzione del ponte in muratura sul Ticino che rendesse continua la direttrice Milano - Magenta - Novara - Vercelli - Torino; il tutto terminò nel 1830.
Successivamente nel 1879 venne inaugurata la famosa tramvia a vapore "Gamba de Legn" che collegava Magenta con Milano passando per la stazione di Corbetta e che per oltre mezzo secolo ha influenzato lo sviluppo economico di un paese che fino alla fine dell'ottocento era prevalentemente agricolo ma che ben presto avrebbe accolto sul suo territorio varie fabbriche ed aziende riducendo notevolmente il pendolarismo verso Milano e le altre città industrializzate e introducendo piano piano il trasporto su auto. Una testimonianza di questa evoluzione è la Casa Cantoniera posta in via Simone da Corbetta, sulla ex statale.

Attualmente la città è posta sulla linea di trasporti pubblici Milano-Torino; il territorio, presso il vicino comune di Santo Stefano Ticino, usufruisce inoltre della linea ferroviaria che collega Milano, Novara e Torino. La Strada Statale 11 costituisce un'infrastruttura fondamentale per l'economia del paese.
La città di Corbetta promuove, nell'ambito del suo progetto di ecosostenibilità, l'utilizzo di mezzi non inquinanti, in primis la bicicletta. A questo fine sono stati finora realizzati (ma il programma è di coprire l'intero territorio comunale) 7 chilometri di piste ciclabili e ciclopedonali, quasi tutte però percorribili solo in un senso di marcia. Al momento l'unica pista ciclabile utilizzabile in entrambi i sensi è quella sulla circonvallazione esterna.[50]


Corbetta è raggiugibile:.[51]

  • In auto

Autostrada Milano - Torino
uscita Arluno
Strada Provinciale
ex Strada Statale 11 

  • In treno

Stazione di Corbetta
Santo Stefano Ticino
'Linea S6 Milano/Novara

  • In autobus

MOVIBUS
Linea 620: Magenta - Corbetta - Vittuone - Sedriano - Bareggio - Cornaredo - Settimo Milanese - Milano Molino Dorino/Piazzale Lotto
Linea 641: Castano Primo - Nosate - Turbigo - Robecchetto - Cuggiono - Bernate - Boffalora sopra Ticino - Magenta - Corbetta
Linea 642: Legnano - Busto Garolfo - Casorezzo - Ossona - Arluno - Santo Stefano - Corbetta - Magenta
Linea 643: Magenta - Corbetta - Santo Stefano - Arluno - Vittuone - Ossona - Casorezzo - Parabiago
ATINOM
Linea H641: Nosate - Magenta - Corbetta





Galleria fotografica

Voci correlate

Note

  1. ^ Luciano Prada, Città di Corbetta, 1989.
  2. ^ Carlo Dossi, Note Azzurre n.5672.
  3. ^ Testo tratto da una canzone popolare raccolta da Livio Aina nel suo volume Ndém dònn.
  4. ^ L'ipotesi viene confermata anche da Carlo Dossi nelle sue Note azzurre, nella n. 5756
  5. ^ Muratori, Antichità italiane
  6. ^ Wippone, Gesta Chuonradi II imperatoris, Capitulum XXXVI - De miraculo, quod accidit in die pentecostes.
  7. ^ Landolfo "Seniore"
  8. ^ Andrea Balzarotti, Castellazzo de' Stampi - volti di un borgo tra storia e natura op. cit.
  9. ^ Archivio Collegiata San Vittore Martire di Corbetta, ordinazioni capitolari 1767-1799 cart. IV fasc. 1º.
  10. ^ Ambrogio Viviani, Magenta, 4 giugno 1859 - Dalle ricerche la prima storia vera, Milano, 1997.
  11. ^ Il comune di Corbetta ha oggi dedicato una piazza del centro ed un monumento a Pierino Beretta.
  12. ^ Dati tratti da:
  13. ^ dati Istat
  14. ^ Archivio della Collegiata di San Vittore Martire di Corbetta, registro delle cresime - sez. anagrafica.
  15. ^ Di lui parla Carlo Dossi nelle sue "Note azzurre" alla n. 5646
    «Don Giacomo Zaccheo, preposto di Corbetta e gran cacciatore mi racconta (11 giugno 1899) che trovandosi, fra i monti di Luino, in agguato di caccia, vide un topolino che passava e ripassava portando delle castagne. Seguendolo senza farsi scorgere, scoprì che aveva formato un grosso mucchio di magnifiche castagne. E don Zaccheo si appropriò il mucchio mettendoselo nel carniere. Ma il topolino, tornato con una castagna al suo mucchio, non trovando più questo, fu preso dalla disperazione, si mise a correre come impazzito qua e là in cerca del suo bottino, poi non trovandolo proprio più, si sbattè violentemente per terra, tre, quattro volte, finchè restò morto. CF. colla poesia milanese di Ventura “L'avarizia, storia de un ratt” - Vedi anche in Lombroso dove parla del suicidio nelle bestie.»
  16. ^ Corriere della Sera, 3 giugno 1902
  17. ^ Curia Picta - anno III, n. 3 articolo "La vecchia basilica di San Vittore".
  18. ^ Andrea Balzarotti, Saggio sull'Organo Bernasconi. E' possibile ascoltare il suono dell'organo a questo indirizzo
  19. ^ Santino Langé, Corbetta - cenni illustrativi op. cit.
  20. ^ Santino Langé, Corbetta - cenni illustrativi op. cit.
  21. ^ Il Santuario di Corbetta, a cura di Maria Luisa Gatti Perer, testi di Giuseppe Moreno Vazzoler, Giuliana Algeri, Andrea Spiriti, Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda, 1995.
  22. ^ Don Sigurtà diverrà parroco di Comabbio nel 1907, rimanendo in carica sino alla sua morte, avvenuta il 9 maggio 1938
  23. ^ Archivio Plebano della Collegiata e Archivio del Santuario Arcivescovile. Attualmente l'organo è stato sostituito con un Krengli del 1972 di cui è possibile ascoltare il suono a questo indirizzo.
  24. ^ V. decreto del Ministero dei Beni Culturali e per la tutela del patrimonio artistico italiano, santuari mariani, 1913.
  25. ^ ulteriori informazioni e varie foto si possono trovare consultando questa pagina
  26. ^ Resoconto delle visite di san Carlo Borromeo, Archivio Plebano della Collegiata di san Vittore martire, archivio citato
  27. ^ Archivio Plebano della Collegiata di San Vittore Martire di Corbetta, Visite pastorali 1550-1620
  28. ^ Somiglianze notevoli e stupefacenti si sono ravvisate con l'oratorio di Sant'Antonio della vicina Albairate, al quale collaborò nel progetto lo stesso Richini.
  29. ^ Archivio Borri-Manzoli, Cat. III fogl. 40 - Proprietà e terreni
  30. ^ Per l'occasione all'interno viene collocata una lapide commemorativa. La tradizione locale inoltre vuole che la classe dei nati nel 1933 sia sotto la protezione di questa sacro luogo.
  31. ^ Attualmente conservato nell'Archivio Plebano di Corbetta
  32. ^ Ulteriori informazioni e foto della chiesa si possono trovare a quest'indirizzo
  33. ^ Secondo recenti studi l'attribuzione non sembrerebbe infondata dal momento che il Richini, proprio in quegli anni, si trovava ad operare a Corbetta
  34. ^ Andrea Balzarotti, Castellazzo de' Stampi - volti di un borgo tra storia e natura op. cit.
  35. ^ Andrea Balzarotti, Castellazzo de' Stampi - volti di un borgo tra storia e natura op. cit.
  36. ^ I dati sono stati raccolti da P. Lucio Zavattin, religioso somasco dell'istituto, nel suo volume "Il Viridario dei Somaschi a Corbetta", Ed. Ticino Comunicazione, Corbetta, 2005
  37. ^ Balzarotti Andrea, Arte e religiosità a Corbetta, Corbetta, 2008
  38. ^ Nel parco della villa, sotto una collinetta, esiste una delle ultime ghiacciaie cittadine conservate a Corbetta.
  39. ^ Uguale sorte toccò anche al Palazzo Archinto, detto "il Castello", a Robecco sul Naviglio.
  40. ^ Lo troviamo riportato espressamente anche nell'opera citata di Wippone
  41. ^ www.AraldicaCivica.it
  42. ^ Andrea Balzarotti, Castellazzo de' Stampi - volti di un borgo tra storia e natura op. cit
  43. ^ Archivio Plebano della Collegiata di San Vittore Martire di Corbetta - Opuscolo sulla visita del Card. Borromeo (22 novembre 1577)
  44. ^ La sede locale è ancora oggi attiva in prossimità della vicina città di Santo Stefano Ticino
  45. ^ Carlo Dossi, "Note Azzurre", n.5755 (Adelphi Edizioni, Milano 1964) a cura di Dante Isella.
  46. ^ Carlo Dossi, "Note Azzurre", n.5756 (Adelphi Edizioni, Milano 1964) a cura di Dante Isella.
  47. ^ Ampia argomentazione del fatto ci viene fornita da Carlo Dossi nelle sue "Note azzurre" (op. cit) dal momento che in seguito i ritrovamenti furono da lui personalmente studiati, catalogati ed aggiunti alla sua collezione di arte antica a Corbetta
  48. ^ L'elenco e le descrizioni sono riportate nel volume "'Ndèm dònn - quando a Corbetta parlavano le campane" di Livio Aina, Ed. Zeisciu, Corbetta, 2004. ISBN 8887405093
  49. ^ L'Aina cita questo fatto riferendosi ad alcuni scritti del Manzoni in cui racconta il tragitto che da giovane faceva dalla sua casa di Milano verso il collegio dei Barnabiti di Castellazzo de' Barzi ove trascorreva le proprie vacanze estive
  50. ^ AG, La mia guida ecologica, numero 80, 2006
  51. ^ AG, La mia guida ecologica, numero 80, 2006

Bibliografia

cognome, nome. Titolo, casa ed, anno, isbn

  • Castiglioni Bonaventura, Gallorum Insubrum antiquae sedes, Milano, 1541
  • Giulini Giorgio, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne' secoli bassi raccolte ed esaminate dal conte Giorgio Giulini, Milano, 1760-1765
  • Langé Santino, Corbetta - Cenni illustrativi, Corbetta, 1926
  • Pedrazzini Carlo, Magenta, Istituto Editoriale Cisalpino, Varese, 1935
  • Valenti Pierangelo, Il Castello del Crociato a Corbetta, (inedito), 1969
  • Cazzani Eugenio, Archivio Plebano di Corbetta, Edizione "Olona", Saronno, 1976
  • Prada Luciano, I Somaschi a Corbetta: cinquant'anni dopo, Quaderni del Ticino n. 25, Milano, 1985
  • Prada Luciano, Città di Corbetta 1989, Amministrazione Comunale di Corbetta, Tipolitografia Crespi, Vittuone, 1989
  • Caronni Giancarlo e Rimonta Daniela, Il Santuario di Corbetta, Amilcare Pizzi ed., Cinisello Balsamo, 1995. ISBN 88-85153-01-1
  • Legnani Paola e Vaghi Anna (a cura di), L'Oratorio di Nostra Signora (L'Addolorata) di Sant'Ambrogio in Corbetta, Tipolitografia Crespi, Vittuone, 1997
  • Comincini Mario (a cura di), Corbetta. Storia della Comunità dal 1861 al 1945, Amministrazione Comunale di Corbetta, Sant'Angelo Lodigiano, 2003
  • Aina Livio, 'Ndèm dònn - quando a Corbetta parlavano le campane, Ed. Zeisciu, Corbetta, 2004. ISBN 8887405093
  • Zavattin Lucio, Il Viridario dei Somaschi a Corbetta, Ed. Ticino Comunicazione, Corbetta, 2005
  • Balzarotti Andrea, Castellazzo de' Stampi - Volti di un borgo tra storia e natura, Amministrazione Comunale di Corbetta, Tipolitografia Crespi, Corbetta, 2008
  • Balzarotti Andrea, Boffalora sopra Ticino - Arte e cultura lungo il Naviglio Grande, Amministrazione Comunale di Boffalora sopra Ticino, O.L.C.A. Grafiche, Magenta, 2008 (disponibile anche sul web)

Collegamenti esterni

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