Piero Martinetti
Pier Federico Giuseppe Celestino Mario Martinetti (Pont-Canavese, 21 agosto 1872 – Cuorgnè, 23 marzo 1943) è stato un filosofo italiano.

Fu professore di filosofia, in particolare filosofia teoretica, e si distinse per essere uno dei docenti universitari che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo.
Biografia
Pier Federico Giuseppe Celestino Mario Martinetti nasce dall'avvocato Francesco e da Rosalia Bertogliatti, di famiglia notarile, fervente anticlericale. È il primo di cinque figli.
Dopo aver frequentato il liceo di Ivrea, si iscrive all'Università di Torino, laureandosi in filosofia nel 1893, con una tesi su Il Sistema Sankhya (99/110), pubblicata nel 1897 e vincitrice del Premio Gautieri.
Dopo un soggiorno presso l'Università di Lipsia insegna filosofia nei licei di Avellino, Vigevano e Ivrea.
Nel 1902 pubblica la monumentale prima parte della Introduzione alla metafisica, che gli frutterà le cattedre di filosofia teoretica e morale all'Accademia scientifico-letteraria di Milano, nella quale rimarrà dal 1906 al 1931. Nel 1926 presiede il VI Congresso Nazionale di Filosofia, che si chiude dopo solo due giorni a causa di agitatori politici fascisti e cattolici (Padre Agostino Gemelli, fondatore e rettore dell'Università Cattolica)[1] Martinetti fu una singolare figura di intellettuale, estraneo alla tradizione cattolica come ai contrasti politici che viziarono il suo tempo. Nel dicembre 1931 il ministro dell'educazione nazionale Balbino Giuliano impose ai professori universitari il Giuramento di fedeltà al Fascismo: Martinetti fu uno dei dodici a rifiutare fin dal primo momento.
Dal 1932 fino alla morte si dedicò unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di Spineto di Castellamonte. In questo lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione alla metafisica e continuata nel 1928 con La libertà) scrivendo Gesù Cristo e il cristianesimo (1934; Il Vangelo è del 1936; Ragione e fede venne completato nel 1942).
Ma ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza, il filosofo preferito di Martinetti, quello a cui fu più particolarmente legato, sul quale scrisse molti studi e un denso saggio monografico steso verso il 1908-1912 (rimasto inedito e pubblicato postumo) e al quale fece consacrare il terzo numero del 1937 della Rivista di filosofia, è il pensatore russo Africano Spir, come lui profondamente inattuale. Scrive al proposito Franco Alessio: " Il carattere speculativo dell'interpretazione di P. Martinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di A. Spir esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella costruzione dell'idealismo trascendente di P. Martinetti la speculazione di A. Spir rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo di P. Martinetti si trovano nella speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua propria, il pensiero di Spir viene trasposto da Martinetti entro la sua propria filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire,anche su di esso. Proprio questo condusse P. Martinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato e attraversato da quello di P. Martinetti. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua speculazione parve propriamente essenziale." (Introduzione a: Piero Martinetti, Il pensiero di Africano Spir, Torino, 1990, p. II)
Dal 15 al 20 maggio 1935 è incarcerato per sospetta connivenza con gli attivisti antifascisti di Giustizia e Libertà.
Muore all'ospedale di Cuorgnè, probabilmente di polmonite, il 23 marzo 1943.
La sua casa di Spineto è attualmente sede della Fondazione Casa Archivio Piero Martinetti, che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua opera a livello internazionale.
La riflessione religiosa
L'antologia Il Vangelo - dichiara Martinetti - «lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di disporre il materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto quello che i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa è stato qui conservato».
Il risultato di questo ordinamento logico è l'espunzione - in quanto elaborazione teologica successiva ai loghìa di Gesù o ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immune - del Vangelo di Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo) e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico, l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo, amando il prossimo.
Bisogna, per Martinetti, aspirare ad una "Chiesa invisibile" in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale fraternamente unita.
Il 3 dicembre 1937 Gesù Cristo e il cristianesimo, Il Vangelo e Ragione e fede sono messi all'Indice dei libri proibiti della Chiesa cattolica.
La riflessione sugli animali
Negli scritti La psiche degli animali e Pietà per gli animali, Martinetti sostiene che agli animali, così come gli esseri umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia e dolore.
Martinetti cita le prove di intelligenza che sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura costruisce.
Nel proprio testamento Martinetti dispose che una somma significativa fosse versata alla Società Protettrice degli Animali; egli personalmente nutriva per gli animali una profonda pietà e tale sentimento lo aveva persuaso a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva per lui quasi il carattere di un valore religioso.
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Collegamenti esterni
- ^ Amedeo Vigorelli, Piero Martinetti, La metafisica civile di un filosofo dimenticato, Milano, 1998, 3.4 Il congresso di filosofia del 1926, p. 245-263.