Utente:Panjabi/Prove
Leopardo arabo | |
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Stato di conservazione | |
Critico[1] | |
Classificazione scientifica | |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Carnivora |
Famiglia | Felidae |
Genere | Panthera |
Specie | P. pardus |
Sottospecie | P. pardus nimr |
Nomenclatura trinomiale | |
Panthera pardus nimr (Hemprich ed Ehrenberg, 1833) | |
Sinonimi | |
P. p. jarvisi Pocock, 1932 |
Il leopardo arabo (Panthera pardus nimr Hemprich ed Ehrenberg, 1833) è una sottospecie di leopardo originaria della Penisola Araba; con meno di 200 esemplari rimasti nel 2006, è classificato tra le specie in pericolo critico. Classificato tra le specie in pericolo nel 1994 e tra quelle in pericolo critico nel 1996, il leopardo arabo compare nell'Appendice I della CITES [2] . È la più piccola sottospecie di leopardo [3] .
Panthera pardus nimr si è affermato come sottospecie distinta dopo le analisi genetiche compiute su un esemplare in cattività originario di Israele o dell'Arabia meridionale, le quali hanno mostrato una stretta parentela con il leopardo africano [4] .
Distribuzione e biologia
Fino alla fine degli anni '60 il leopardo arabo era molto diffuso in quasi tutta la Penisola Araba. Un tempo si incontrava anche nella regione di Haqel nell'estremità settentrionale dell'Arabia, nell'Hijaz e sui Monti Sarawat [5] . Viveva anche sugli altopiani dello Yemen settentrionale, sui monti di Ras al-Khaima, nella regione orientale degli Emirati Arabi Uniti e sui Monti Jebel Samhan e Dhofar dell'Oman [5] . Il presunto areale dei leopardi in Arabia si estende lungo i monti che vanno da Haqel, nel nord-ovest dell'Arabia, allo Yemen, e che proseguono dall'Hadramawt fino al nord-est dell'Oman e ai monti orientali degli Emirati Arabi Uniti. In Arabia Saudita l'areale del leopardo si estende per circa 1700 chilometri lungo le impervie montagne aride e semi-aride che corrono lungo la costa del Mar Rosso. In passato i leopardi occupavano remote e scoscese zone di alta montagna che fornivano loro riparo e punti di osservazione. L'estensione dell'areale non è mai stata conosciuta con precisione, ma generalmente si ritiene limitata alla Penisola Araba e alla Penisola del Sinai, in Egitto. Una piccola popolazione, stimata sui 20 esemplari alla fine degli anni '70, vive anche nel Deserto del Negev, in Israele.
La popolazione più numerosa di leopardo arabo si trova nell'Oman meridionale, sulle Montagne del Dhofar. Ogni esemplare adulto ha un proprio territorio che difende con violenza dagli altri membri dello stesso sesso; comunque, il territorio di un maschio può sovrapporsi su quelli di più femmine. All'interno di questi territori i leopardi cacciano, si accoppiano e allevano i piccoli. In questi terreni aridi necessitano di territori molto estesi per trovare prede sufficienti, il che significa che perfino nel migliore dei casi la popolazione di questi animali è poco numerosa e sparsa su un vasto territorio [2] .
Descrizione
Il leopardo arabo è uno dei felini più diffusi e adattabili della Penisola Araba. Il colore di fondo del mantello varia dal giallo chiaro al giallo oro intenso o al marroncino ed è ricoperto dalle caratteristiche rosette [6] . Con un peso di circa 30 chili nei maschi e di circa 20 nelle femmine, il leopardo arabo è la più piccola tra tutte le sottospecie di leopardo, sia africane che asiatiche [7] .
Il leopardo arabo rientra in varie categorie che lo fanno classificare tra le specie in pericolo critico: il numero degli esemplari adulti, tuttora in diminuzione, è nettamente inferiore alle 250 unità, l'areale è molto frammentato e nessuna sottopopolazione isolata non comprende più di 50 esemplari adulti [7] .
Negli aridi terreni che costituiscono il loro habitat i leopardi arabi necessitano di vasti territori dove trovare cibo e acqua sufficienti per sopravvivere. Il territorio dei maschi si sovrappone spesso a quelli di una o più femmine; il padrone difende ferocemente il proprio territorio dagli intrusi di sesso maschile, sebbene talvolta anche i territori di più maschi si sovrappongano a vicenda [3] .
Nonostante occupino un proprio territorio, sia i maschi che le femmine sono animali solitari che si incontrano solamente nel periodo dell'accoppiamento; quest'ultimo, molto rumoroso, dura circa cinque giorni [8][9] . Dopo un periodo di gestazione di circa 100 giorni, in una zona riparata, come una piccola caverna o sotto uno strapiombo roccioso, la madre mette alla luce una cucciolata composta da uno a quattro piccoli [8][9] . Durante le prime settimane la femmina sposta frequentemente i piccoli da un riparo all'altro per ridurre il rischio di farli scoprire dai predatori [8] . Sebbene i piccoli aprano gli occhi dopo nove o dieci giorni ed inizino ben presto ad esplorare gli immediati dintorni [9] , non si avventurano al di fuori della tana fino ad almeno quattro settimane di vita [3] . Sono svezzati all'età di tre mesi, ma rimangono con la madre per due anni, durante i quali apprendono le tecniche per cacciare e sopravvivere da soli [3] .
Nutrizione
Il leopardo arabo cattura soprattutto prede di piccole-medie dimensioni, come gazzelle di montagna, tahr dell'Arabia, iraci delle rocce, lepri, uccelli e, forse, anche lucertole e insetti [10] . Le carcasse delle prede vengono solitamente trasportate in caverne o ripari, ma non sono mai state viste sui rami degli alberi [10] .
Minacce e conservazione
A 2006 Arabian Fauna Conservation Workshop estimated there were fewer than 200 leopards remaining on the Arabian Peninsula, in three confirmed separate subpopulations.[2] The actual distribution of the leopard in Arabia is not known exactly, mainly due to habitat destruction, killing and lack of ecological studies.[11] Some reports indicate that the leopard population has decreased drastically in Arabia due to killing by shepherds and villagers after leopard raids on their livestock making them an enemy of farmers.[11] In addition, hunting of leopard prey, such as hyrax and ibex by local; inhabitant and habitat fragmentation, especially in the Sarawat Mountains, have made the survival of the leopard uncertain.[11] The reduced leopard population in Arabia requires immediate action to avoid further losses and extinction.[12] Recent reports point out that the numbers of leopards are decreasing drastically due to killing by hunters, and habitat degradation and fragmentation.[12] Together with the killing and poisoning of the leopard, decreased availability of prey might bring about its extinction.[10] Other reasons for killing leopards are for personal satisfaction and pride, traditional medicine and hides.[11] Some leopards are killed accidentally when eating poisoned carcasses intended for wolves and hyenas.[11]
A successful conservation strategy must promote the awareness of the importance of leopard conservation, employing the media and perhaps other sources for basic education programs. The support and involvement of people living close to leopard habitats are vital in such efforts. This is true not only because they might affect the conservation of the leopard in one way or another, but also because they depend on their livestock which could be killed occasionally by leopards. Although it is not always practical, compensation for lost livestock from leopard predation should be considered.[13]
Revenue from sources such as hunting rights and ecotourism, services such as roads and school employment in protected areas would encourage local residents to participate in leopard conservation. Furthermore, well-managed protected areas will ensure the continued survival of the species until other factors enhancing its survival become effective. Public awareness, fruitful consideration of the needs of local people and ecological studies may take years to be useful.[14]
The 4,500 km2 Jabal Samhan Nature Reserve was established there in 1997 after camera trap records of leopards were obtained; camera trapping since then has identified 17 individual adult leopards, including one cub. Camera trapping has also confirmed the presence of 9-11 leopards in the mountains that run west of the reserve to the Yemen border. At least ten wild leopards were live-captured in Yemen since the early 1990s and sold to zoos; some have been placed in conservation breeding centers in the UAE and Saudi Arabia.[2] Additionally, a detailed study of leopard distribution and habitat requirement is needed for the management of the species. The ecological information needed include data on feeding behavior, range use and reproduction. This information is of great importance to the survival of the species. There are many sites already surveyed and considered to be suitable for preservation for leopards in the plan adopted by the national commission for wildlife conservation and development. These areas include Jebel Fayfa, Jebel Al-Qahar, Jebel Shada, which has already been gazetted as a protected area, Jebel Nees, Jebel Wergan, Jebel Radwa and Harrat Uwayrid. The formal establishment of some of these areas is now urgent.[2]
Il leopardo arabo (Panthera pardus nimr) è una sottospecie di leopardo più piccola dei suoi cugini di Asia ed Africa. Questa sottospecie è criticamente minacciata e le sue popolazioni sono ancora in declino. Il leopardo arabo vive in Israele, Arabia Saudita, UAE, Yemen e Oman.
Habitat e comportamento
Non si trovano leopardi in aperto deserto e nelle boscaglie, ma invece vivono sulle alte montagne dell'Arabia, dove predano capre di montagna, volpi e altri animali di montagna. Sia i maschi che le femmine adulti posseggono un proprio territorio che difendono violentemente dagli altri leopardi dello stesso sesso; comunque, il territorio di un maschio si può sovrapporre a quello di alcune femmine. All'interno di questi territori, i leopardi cacciano, si accoppiano e allevano i piccoli. Su questi terreni aridi, essi necessitano di vasti territori per trovare cibo sufficiente, il che significa che anche in tempi migliori non ci siano mai stati molti leopardi in quest'area.
Anatomia
Di colore molto chiaro, è presente solo una colorazione giallo oro intenso tra le rosette nere presenti sul dorso dell'animale, mentre il resto del corpo varia dal beige al bianco-grigiastro. Con circa 30 kg per il maschio e circa 20 kg per la femmina, il leopardo arabo è molto più piccolo della maggior parte delle razze africane e asiatiche.
Alimentazione e caccia
Dal momento che molte delle loro prede naturali, come il tahr e la gazzella di montagna, sono virtualmente estinte, i leopardi arabi hanno spesso rivolto la loro attenzione al bestiame domestico, soprattutto alle capre, per il proprio sostentamento, entrando così in diretto conflitto con l'uomo. Predano anche volpi, od ogni altro piccolo mammifero o uccello, e possono anche nutrirsi facilmente di carogne. Questi animali elusivi cacciano soprattutto verso l'alba e il crepuscolo, ma rimangono attivi per tutta la notte, mentre trascorrono le ore calde della giornata in un luogo ombreggiato da cui possano osservare l'ambiente circostante.
Popolazione
Questa sottospecie di leopardo è criticamente minacciata. Il gran numero di uccisioni da parte dei cacciatori agli inizi degli anni '90 ha innescato un progetto di conservazione, guidato dall'Arabian Leopard Trust, che aiuta a preservare l'habitat montano con tutti i suoi abitanti. In tutta la penisola arabica la loro popolazione si aggira solamente sui 100 esemplari e nessuna sottopopolazione ha più di 50 individui. Malgrado questo, il loro numero sta ancora scendendo rapidamente. Persecuzioni e uccisioni per il controllo degli animali nocivi e anche cacce continuano ancora oggi. In Israele ne vivono 15-18 in tutto il Negev e l'Arava.
[15] | Sciacallo egiziano|
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Classificazione scientifica | |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Carnivora |
Famiglia | Canidae |
Genere | Canis |
Specie | C. aureus |
Sottospecie | C. a. lupaster |
Nomenclatura trinomiale | |
Canis aureus lupaster Hemprich ed Ehrenberg, 1833 | |
Sinonimi | |
C. a. sacer Hemprich ed Ehrenberg, 1833 |
Lo sciacallo egiziano (Canis aureus lupaster Hemprich ed Ehrenberg, 1833), noto anche come sciacallo lupo, è una sottospecie di sciacallo dorato originario di Egitto e delle regioni nordafricane circostanti, ma nel post Pleistocene il suo areale comprendeva anche la Palestina [16] .
Tassonomia
In passato, la questione se C. a. lupaster fosse un grosso sciacallo o un piccolo lupo è stata oggetto di numerosi dibattiti. Il primo a parlare di lupi in Egitto fu Aristotele, che li descrisse come animali più piccoli della razza greca. Georg Ebers scrisse che il lupo era uno degli animali sacri dell'Egitto, sottolineando che appartenesse ad una «varietà più piccola» di quella europea e facendo notare che il nome Lykopolis, la città dell'Antico Egitto dedicata ad Anubi, significa «città del lupo» [17] . Alcuni autori non considerano questa una prova attendibile dell'esistenza di lupi in Egitto, dato che tale nome venne conferito dai Greci e non dai fondatori egiziani [18] . Hemprich ed Ehrenberg, dopo aver notato varie somiglianze con gli sciacalli nordafricani ed i lupi, dettero alla specie il nome scientifico di Canis lupaster. Anche Thomas Henry Huxley, notando similitudini tra i crani del lupaster e dei lupi indiani, classificò questa specie come un lupo. Tuttavia, Ernst Schwarz, nel 1926, ritenne che il lupaster . Ferguson (1981) rejected this classification, and argued in favour of lupaster being a species of wolf, based on cranial measurements.[17] A comparative genetic analysis undertaken by the University of Leeds on Egyptian and Israeli jackals, as well as on wolves from Saudi Arabia and Oman, revealed that the classification of lupaster as a jackal could be valid, as there was a sequence divergence of only 4.8% between Egyptian and Israeli jackals.[19]
Description
It is a large subspecies standing some 41 cm (16 in) in shoulder-height, with a total length of about 127 cm (50 in),[20] thus exceeding the European jackal in size.[21] The skull is almost indistinguishable in size from that of the Indian Wolf, though the teeth of the Egyptian jackal are not as large.[22] The body is stoutly built, with proportionately short ears. The pelt is yellowish grey on the upper parts, and is mingled with black, which tends to collect in streaks and spots. The muzzle, the backs of the ears, and the outer surfaces of both pairs of limbs are reddish yellow, the margins of the mouth arc white, and the terminal half of the tail is darker than the back, with a black tip.[20] They do not form packs, instead being mostly found either singly or in pairs.[23]
Role in Egyptian culture
The Ancient Egyptian god of embalming, Anubis, was portrayed as a jackal-headed man, or as a jackal wearing ribbons and holding a flagellum. Anubis was always shown as a jackal or dog coloured black, the color of regeneration, death, and the night. It was also the color that the body turned during mummification. The reason for Anubis' animal model being canine is based on what the ancient Egyptians themselves observed of the creature - dogs and jackals often haunted the edges of the desert, especially near the cemeteries where the dead were buried. In fact, it is thought that the Egyptians began the practice of making elaborate graves and tombs to protect the dead from desecration by jackals. Duamutef, one of the Four Sons of Horus and a protection god of the Canopic jars, was also portrayed as having jackal-like features.
Author Michael Rice argues that the Egyptian jackal may have played a large part in the creation of Ancient Egyptian hunting hounds, pointing out how one specific breed (the Pharaoh hound), has vocalisations similar to golden jackals, including the latter species' ability to almost mimic the calls of their human masters. Among other similarities, Pharaoh hounds tend to give ritual "noddings and groanings" to people they encounter for the first time, and tend to be monogamous, and only choose to mate with members of the same breed.[18]
Descrizione
Solitamente presenta un manto grigio-beige molto sfumato o giallo sporco ed una corporatura molto esile. Si incontra molto raramente solo in aree localizzate. Pesa 10-15 kg. I naturalisti del passato, confusi dall'aspetto simile a quello del lupo arabo, ritennero che fosse imparentato con esso.[senza fonte] Attualmente non esistono leggi protettive riguardanti questo animale e le ultime stime dicono che rimangano ancora solamente 30-50 sciacalli egiziani.[senza fonte]
Ricerche e studi genetici
C. a. lupaster sembra essere la sottospecie di C. aureus di maggiori dimensioni (Ferguson, 1981). Lo sciacallo egiziano venne originariamente descritto come C. lupaster ed è più grosso, più pesante ed ha zampe più lunghe del C. aureus comune (Ferguson, 1981). Basandosi sulla forma del cranio, della mandibola e dei denti, Ferguson sostenne che questo taxon doveva essere considerato come una piccola specie di lupo del deserto. Ciò è alla base dell'errata classificazione dello sciacallo egiziano come una forma di lupo.
Soprattutto le caratteristiche del cranio e dei denti ne confermano l'appartenenza allo sciacallo dorato, nonostante la mandibola allungata e dal fondo piatto.
Una divergenza nella sequenza del 4,8% tra gli sciacalli egiziani e israeliani suggerisce che la designazione Canis aureus lupaster per gli sciacalli egiziani non è molto equilibrata. Inoltre, è stata riscontrata una certa ibridizzazione nelle popolazioni egiziane, la quale indica degli eventi di introgressione con altri sciacalli e cani inselvatichiti, o tra sciacalli e lupi grigi.
In uno studio è stata investigata la struttura genetica delle popolazioni di sciacallo dorato egiziano, la quale è stata confrontata con quella degli esemplari che vivono in Israele e con quella dei lupi dell'Arabia Saudita e dell'Oman. Le analisi tramite l'uso del citocromo b nell'mtDNA confermano che nelle popolazioni di sciacallo egiziano e di Israele non vi è alcuna variabilità genetica, ma solo dei differenti aplotipi, che indicano forse due indipendenti eventi di evoluzione a collo di bottiglia (Masters Courses in Biodiversity & Conservation, progetti egiziani).
Il lupo egiziano (Wilson & Reeder, 2005), sulla base delle ricerche del DNA, viene ora classificato come una sottospecie di sciacallo dorato e non di lupo grigio[1]. Lo sbaglio era stato causato dal caratteristico profilo da lupo grigio, con zampe lunghe ed orecchie più grandi di quelle degli altri sciacalli [2].
Mitologia
Lo sciacallo dorato egiziano potrebbe essere l'animale che nella mitologia egiziana ha dato gli attributi al dio Anubi.
Anubi veniva rappresentato come un uomo con la testa di uno sciacallo dorato. Il dio-sciacallo era una delle divinità più importanti.
Lo sciacallo dorato egiziano di Anubi era di colore nero, con lunghe orecchie e muso appuntito.
Note
- ^ (EN) Nowell, K., Breitenmoser-Wursten, C., Breitenmoser, U. (Cat Red List Authority) & Hoffmann, M. (Global Mammal Assessment Team) 2008, Panjabi/Prove, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
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- ^ a b Swifter than the arrow: the golden hunting hounds of ancient Egypt by Michael Rice, published by I.B.Tauris, 2006, ISBN 1845111168
- ^ The distribution and abundance of golden jackels in Egypt, Faculty of Biological Sciences, University of Leeds
- ^ a b The game animals of Africa (1908) by Richard Lydekker, published by London, R. Ward, limited
- ^ Conservation Action Plan for the golden jackal (Canis aureus) in Greece (PDF), su lcie.org, WWF Greece. URL consultato il 31 luglio 2007.
- ^ The great and small game of India, Burma, and Tibet, (1907) by Richard Lydekker, published by London, R. Ward, limited
- ^ Volume 3 of The Manners and Customs of the Ancient Egyptians: Including Their Private Life, Government, Laws, Arts, Manufacturers, Religion, Agriculture, and Early History : Derived from a Comparison of the Paintings, Sculptures, and Monuments Still Existing, with the Accounts of Ancient authors by Sir John Gardner Wilkinson, published by John Murray, 1847
Bibliografia
- Wilson, D. E., and Reeder, D. M. (eds) Mammal Species of the World, 3rd edition, Johns Hopkins University Press. ISBN 0-801-88221-4.
- Field Guide to the Mammals of Egypt, A (Hoath, Richard, 2003), American University in Cairo Press, ISBN 977 424 809 0
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- The Wild Canines of Egypt (Mark Hunter) the Feature Story.
- Uniwersity of Leeds.Faculty of Biological sciences. Masters Courses in Biodiversity & Conservation. The distribution and abundance of golden jackels in Egypt. Abstract