Utente:Franco aq/sandbox6
Isaia 7,14[1] è un versetto del Libro di Isaia (Bibbia ebraica e Vecchio Testamento cristiano) nel quale il profeta Isaia promette ad Acaz, re di Giuda dal 732/731 al 716/715 a.C. circa,[2] un segno che il suo oracolo era veritiero. I primi cristiani lo interpretarono come una profezia della venuta di Gesù come Messia ed è rimasto un punto di controversia tra cristiani ed ebrei.
Bibbia ebraica
Isaia 7:14
La traduzione e il significato di questo versetto è argomento di dibattito, soprattutto tra studiosi ebrei e cristiani.
Il testo ebraico di Isaia 7:14 è:
La traduzione letterale delle originali parole ebraiche è la seguente:
Una traduzione di questo versetto con la translitterazione delle parole ebraiche controverse ed i diversi significati in discussione è la seguente:
Contesto
Isaia 7:14 si trova in una lunga sezione del Libro di Isaia che riguarda la guerra siro-efraimitica. Nell VIII secolo a.C. l'Assiria era una grande potenza regionale.[3] Nel 735 a.C. due nazioni vassalle decisero di rendersi libere: la Siria (spesso chiamata Aram) governata da re Resin, ed il Regno di Israele (spesso chiamato Efraim dal nome della principale tribù) governato da re Pekah. Acaz, il re di Giuda, rimase fedele all'Assiria e rifiutò di unirsi a loro, così Resin e Pekah si prepararono a deporlo per insediare un re scelto da loro.
Di fronte all'invasione Acaz, la sua corte e tutte il popolo ebbero paura, ma Isaia disse ad Acaz che i suoi nemici non avrebbero avuto successo. Poiché Acaz era restio ad accettare la profezia venne invitato a chiedere a Dio un segno che dimostrasse che l'oracolo è veritiero. Acaz rifiutò di chiedere il segno dicendo che non intendeva mettere Dio alla prova, ma Isaia rispose che avrebbe avuto il suo segno in ogni caso:
- יא שְׁאַל-לְךָ אוֹת, מֵעִם יְהוָה אֱלֹהֶיךָ; הַעְמֵק שְׁאָלָה, אוֹ הַגְבֵּהַּ לְמָעְלָה.
- “Chiedi un segno del Signore tuo Dio; lascia che sia profondo come Sheol o alto come il cielo.”
- “Chiedi un segno del Signore tuo Dio; lascia che sia profondo come Sheol o alto come il cielo.”
- יב וַיֹּאמֶר, אָחָז: לֹא-אֶשְׁאַל וְלֹא-אֲנַסֶּה, אֶת-יְהוָה.
- Ma Acaz disse, “Io non chiederò, e non metterò il Signore alla prova.”
- Ma Acaz disse, “Io non chiederò, e non metterò il Signore alla prova.”
- יג וַיֹּאמֶר, שִׁמְעוּ-נָא בֵּית דָּוִד: הַמְעַט מִכֶּם הַלְאוֹת אֲנָשִׁים, כִּי תַלְאוּ גַּם אֶת-אֱלֹהָי.
- Ed egli disse, “Ascolta quindi, O casa di Davide! É troppo poco per voi lo stancar gli uomini, che volete stancar anche il mio Dio?
- Ed egli disse, “Ascolta quindi, O casa di Davide! É troppo poco per voi lo stancar gli uomini, che volete stancar anche il mio Dio?
- יד לָכֵן יִתֵּן אֲדֹנָי הוּא, לָכֶם--אוֹת: הִנֵּה הָעַלְמָה, הָרָה וְיֹלֶדֶת בֵּן, וְקָרָאת שְׁמוֹ, עִמָּנוּ אֵל.
- Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele
- Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele
- טו חֶמְאָה וּדְבַשׁ, יֹאכֵל--לְדַעְתּוֹ מָאוֹס בָּרָע, וּבָחוֹר בַּטּוֹב.
- Egli mangerà burro e miele finchè saprà come rifiutare il male e scegliere il bene.
- Egli mangerà burro e miele finchè saprà come rifiutare il male e scegliere il bene.
- טז כִּי בְּטֶרֶם יֵדַע הַנַּעַר, מָאֹס בָּרָע--וּבָחֹר בַּטּוֹב: תֵּעָזֵב הָאֲדָמָה אֲשֶׁר אַתָּה קָץ, מִפְּנֵי שְׁנֵי מְלָכֶיהָ.
- Ma prima che il ragazzo sappia come rifiutare il male e scegliere il bene, la terra i cui due re temi sarà deserta.
- Ma prima che il ragazzo sappia come rifiutare il male e scegliere il bene, la terra i cui due re temi sarà deserta.
- יז יָבִיא יְהוָה עָלֶיךָ, וְעַל-עַמְּךָ וְעַל-בֵּית אָבִיךָ, יָמִים אֲשֶׁר לֹא-בָאוּ, לְמִיּוֹם סוּר-אֶפְרַיִם מֵעַל יְהוּדָה: אֵת, מֶלֶךְ אַשּׁוּר. {פ}
- Il Signore porterà su di te e sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non sono venuti dal giorno che Efraim lasciò Giuda — il re di Assiria.”[4]
Traduzioni
The following table provides the English translations of this verse from several well-accepted Jewish sources:
Source | Translation | Note |
---|---|---|
ArtScroll Tanach, Stone Edition | Therefore, my Lord Himself will give you a sign: Behold, the maiden will become pregnant and bear a son, and she will name him Immanuel. | Commentary: Either Isaiah’s (RASHI) or Ahaz’ (RADAQ) young wife will bear a son and, through prophetic inspiration, will give him the name Immanuel, which means "God is With Us," thus in effect prophesying that Judah will be saved from the threat of Rezin and Pekah. |
The Jerusalem Bible, Koren Publishing | Therefore the Lord Himself shall give you a sign: Behold, the young woman is with child, and she will bear a son, and shall call his name 'Immanu-el'. | |
JPS Hebrew-English TANAKH | Assuredly, my Lord will give you a sign of His own accord! Look, the young woman is with child and about to give birth to a son. Let her name him Immanuel. | Comment on "Immanuel": Meaning "with us is God." |
Judaica Press Tanach | Therefore, the Lord, of His own, shall give you a sign; behold, the young woman is with child, and she shall bear a son, and she shall call his name Immanuel. | Detailed commentary agrees with ArtScroll Tanach commentary |
Soncino Press Tanach | Therefore the Lord himself shall give you a sign; Behold, the young woman is with child, and she will bear a son, and shall call his name Immanu-El. |
Tempo verbale e il tempo della gravidanza
Quindi gli ebrei ritengono che Dio annunci l'invio di un suo "segno" nei giorni di Acaz, che visse molti secoli prima di Gesù. Isaia voleva che re Acaz aspettasse l'aiuto di Dio in quel momento problematico, invece di allearsi con l'Assiria.[5]
Inoltre gli ebrei[chi?] osservano che non vi è alcuna indicazione che Emmanuel sarà il Messia, qualunque sia il momento della sua nascita.
La translitterazione dell'originale ebraico di Isaia è la seguente:
La parola [almah] fa parte della frase in ebraico [ha-almah hara] che significa "la [almah] è incinta".
Poiché è usato l'imperfetto ebraico [non chiaro], alcuni[6] sostengono che la giovane donna era già incinta e quindi, non vergine. In quanto tale, il versetto non può essere considerato una predizione del futuro. However the Jewish Publication Society (JPS) (1917) version reads "Therefore the L-rd Himself shall give you a sign: behold, the young woman shall conceive, and bear a son, and shall call his name Immanuel."
La tradizione ebraica non ha mai considerato Isaia 07:14 come una profezia messianica. Studiosi ebrei sostengono che questa è un'errata di interpretazione cristiana.
Aggettivo [harah] הָרָה e il tempo della gravidanza
L'aggettivo [harah] הָרָה è utilizzato come predicativo, dal punto di vista del narratore. Alcuni studiosi ebrei[chi?] sostengono che questo significa in generale una passata, o presente, o imminente futura gravidanza[7]. Con questo in mente, la traduzione di Isaia 07:14 può anche essere resa come "la [o questa] giovane donna è incinta" o "la [o questa] giovane donna sarà presto incinta".
Significato di [almah] עלמה
Studiosi ebrei sostengono che la parola [betulah] è usata al posto di [almah] nei versi dove si intende chiaramente far riferimento a una vergine[8] e che [almah] è più correttamente tradotto come "giovane donna".
Secondo la tradizione ebraica la "giovane donna" era in realtà la moglie di Isaia e la nascita del bambino è ricordata poi in Isaia 8,3[9], anche se questo bambino non è chiamato "Emanuele", ma "Maher-shalal-hash-baz".
Ecco un esempio di come [almah] è usato, in Proverbi 30,18-20[10]:
- 18.
- 19. יט דֶּרֶךְ הַנֶּשֶׁר, בַּשָּׁמַיִם-- דֶּרֶךְ נָחָשׁ, עֲלֵי-צוּר;
- דֶּרֶךְ-אֳנִיָּה בְלֶב-יָם-- וְדֶרֶךְ גֶּבֶר בְּעַלְמָה
- דֶּרֶךְ-אֳנִיָּה בְלֶב-יָם-- וְדֶרֶךְ גֶּבֶר בְּעַלְמָה
- 20. כ כֵּן, דֶּרֶךְ אִשָּׁה-- מְנָאָפֶת
- אָכְלָה, וּמָחֲתָה פִיהָ; וְאָמְרָה, לֹא-פָעַלְתִּי אָוֶן
Ci sono tre cose troppo meravigliosa per me, anzi quattro che non capisco:
la traccia dell'aquila nell'aria, la traccia del serpente sulla roccia;
la traccia della nave in mezzo al mare e la traccia dell'uomo nella giovane donna.
Questa è la condotta della donna adultera;
mangia, si pulisce la bocca e dice: "Non ho fatto alcun male!"[11]
Si sostiene che, nel contesto de "la traccia dell'uomo nella giovane donna", [almah] non sembra avere le connotazioni di una vergine.
Apologisti cristiani hanno talvolta argomentato che la traduzione "vergine" usata in molte versioni cristiane di Isaia 7,14 è giustificata perché presa dalla versione di Isaia della Septuaginta e sostengono che se nella Bibbia dei Settanta, che è stata tradotta da ebrei, si usa la parola vergine, anche l'originale doveva essere inteso come vergine.[12]
Questo tesi ha dei problemi: la Lettera di Aristea, che risale al II secolo a.C., dice che la Settanta era una traduzione elaborata dagli ebrei di Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio soltanto. Giuseppe Flavio afferma similmente che, almeno sotto Tolomeo Filadelfo, solo la legge era stata tradotta, e qualcosa di simile è riportato nel Talmud.[12] Tuttavia, gli storici concordano sull'originale paternità ebraica della Septuaginta.
L'articolo in [ha-almah]
La parola [ha] viene generalmente tradotto come l'articolo determinativo "la". Alcuni interpreti (ad esempio gli autori della New English Translation) tuttavia credono che il suo uso indichi che la giovane donna era presente alla conversazione e quindi traducono [ha-almah] con "questa giovane donna"; che viene inteso come riferimento ad un membro della famiglia reale oppure alla "profetessa" citata in Isaia 8.
Il nome Emanuele
Il verbo [karat] קָרָאת generalmente è stato preso come una forma arcaica della terza persona singolare femminile, e tradotto "lei lo chiamerà". Il nome stesso, che significa "Dio [è] con noi", secondo l'Ebraismo implica nobiltà non una natura divina del ragazzo. Questi nomi teoforici sono comuni nella Bibbia Ebraica.
Obiezioni degli ebrei a Gesù come compimento di Isaia 07:14
Jewish objections to Jesus as the fulfillment of Isaia 7:14:[13][14]
- Se i cristiani affermano che la profezia della nascita verginale in Isaia 7:14[15] si è compiuta due volte, chi fu la prima vergine ad avere con un bambino nel 732 a.C.? Se essi insistono che la parola [ha'almah] può significare solo vergine, sostenngono allora che Maria non fu la prima e unica vergine a concepire e dare alla luce un bambino??
- Che cosa significa il riferimento al "burro e miele"? Isaia 7:22[16]
- Why is Jesus, who was sinless from birth in the traditional Christian understanding, described as having to learn to refuse the evil and choose the good? Isaia 7:15-16[17]
- What age did the baby Jesus mature?
- Which were the two kingdoms during Jesus' lifetime that were abandoned? Isaia 7:16[18]
- Who dreaded the Kingdom of Israel during the first century AD when there had not been a Kingdom of Israel in existence since the seventh century BC?
- Jesus' name is Jesus; his name is not Emmanuel.
- The word "parthenos" (declination "parthenon") is employed in the Septuaginta in Genesi 34:3[19],[12][20] where Dina is called "parthenos" (or "parthenon") even after she has been raped. Therefore, it is not necessary that the word "parthenos" from Matteo 1:23[21] be translated as "virgin".
Punto di vista cristiano
Il punto di vista ebraico è spesso contestato dai cristiani, ed è stato una questione controversa tra ebrei e cristiani sin dalla formazione della Chiesa moderna.
Girolamo nel 383 scrisse in Adversus Helvidium che Elvidio ha frainteso proprio questo stesso punto di confusione tra il greco e l'ebraico..
L'interpretazione cristiana di Emmanuele in Isaia 7:14 è basata sul Nuovo Testamento: Matteo 1.20-23[22] che descrive il concepimento e la nascita di Gesù Cristo.
Nella Septuaginta, la traduzione (risalente al 200 a.C. o antecedente) in greco del Vecchio Testamento usata dai primi cristiani, in Isaia 7:14 la parola almah è tradotta come "vergine" = παρθενος = parthenos.
Dal momento che Matteo è stato scritto per un pubblico di lingua greca,[24] si ritiene generalmente che citi il testo greco di Isaia noto ai suoi lettori.[25]
Sulla base di queste scritture molti cristiani credono alla che Gesù Cristo è l'Emmanuele profetizzato in Isaia 07:14 e che Egli è "Dio con noi". Molti credono anche alla nascita virginale di Gesù, concepito per opera spirituale dello Spirito Santo e non normalmente dall'uomo.
Secondo l'opinione espressa da Anthony Maas (1912) Luca ha compilato il suo racconto da ena fonte ebraica.[26]
Ezechia e la duplice realizzazione
Alcuni studiosi cristiani[27] collegano l'ebraico almah ad Abija la sposa reale di Acaz e prossima madre dell'erede del trono di Davide, Ezechia. La base di questa identificazione è il contesto di Isaia 07:07 che prosegue
Isaia 7
7 Questo non avverrà, non sarà.
8 Perché la capitale della Siria è Damasco, e il capo di Damasco è Resin. In sessantacinque anni Efraim sarà fiaccato e non sarà più popolo.
9 E Samaria è la capitale di Efraim, e il capo di Samaria è il figlio di Romelia. Se non sarete saldi nella fede, non avrete stabilità"
10 Il Signore parlò ancora ad Acaz:,
11 “Chiedi un segno del Signore tuo Dio; lascia che sia profondo come Sheol o alto come il cielo.”
12 Ma Acaz disse, “Io non chiederò,e non metterò il Signore alla prova.”
13 Ed egli disse, “Ascolta quindi, O casa di Davide! É troppo poco per voi lo stancar gli uomini, che volete stancar anche il mio Dio?
14 Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele
15 Egli mangerà burro e miele finchè saprà come rifiutare il male e scegliere il bene.
16 Ma prima che il ragazzo sappia come rifiutare il male e scegliere il bene, la terra i cui due re temi sarà deserta.
17 Il Signore porterà su di te e sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non sono venuti dal giorno che Efraim lasciò Giuda — il re di Assiria.”
I due re temuti da Acaz, Resin e Pekah furono sconfitti nel 732 a.C. dal re di Assiria, Tiglath-Pileser III. L'età di un bambino che "sa come rifiutare il male e scegliere il bene" è ampiamente compatibile con quella di Ezechia quando era bambino.
Secondo questa interpretazione il profeta Isaia non dava alla parola almah il senso del Nuovo Testamento, ma intendeva la regina che avrebbe presto concepito e partorito un figlio. D'altra parte, a cominciare dalla profezia di Natan, ogni re è stato il portatore dell'intera promessa che non avrebbe potuto prendere forma nel futuro, senza essere una realtà fisica nel tempo presente. Con ogni nuovo re, ci fu un risveglio della speranza che questo nuovo portatore del sangue reale avrebbe realizzato gli ideali del sovrano a venire, il Messia. Nella prospettiva della profezia, presente e futuro lontano sono uniti. Il miracolo della nascita virginale nel senso più pieno della parola non è chiaramente espresso nella profezia di Emanuele. Secondo questa interpretazione la vergine Maria e indicata solo indirettamente dalla figura della almah. La bibbia greca Septuaginta aveva tradotto almah come parthenos (vergine), in questo modo predisponendo la sua interpretazione come "vergine" nel senso proprio della parola.[28]
Interpretazioni laiche
Secondo Howard Clarke, la maggior parte degli studiosi laici della Bibbia, insieme a studiosi ebrei e alcuni studiosi cristiani, ritengono che questo versetto di Isaia faccia esplicitamente riferimento a un figlio del Re di Giudea Acaz (ca. 735-15) piuttosto che alla madre di Gesù come viene interpretato da Matteo, quando il versetto è letto nel contesto del capitolo 7 di Isaia.[29]
Note
- ^ Isaia 7,14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Thiele, p. 217.
- ^ Walton, p. 164
- ^ (EN) Childs, Brevard S., Isaiah, Westminster John Knox Press, 2001, pp.60-61, ISBN 0664221432, 9780664221430
ISBN
non valido (aiuto). - ^ (EN) J. Frederic McCurdy, Kaufmann Kohler, Ahaz, su jewishencyclopedia.com, Jewish Encyclopedia, JE.
- ^ (EN) Alfred J. Kolatch, The Second Jewish Book Of Why, J. David Publishers, 1985, ISBN 0824603052, 9780824603052
ISBN
non valido (aiuto). - ^ 1 Samuele 4,19; Genesi 16,11.38,24; 2 Samuele 11,5 e Giudici 13,5.7.
- ^ Genesi 24,16; Esodo 22,16-17; Levitico 21,14 e Deuteronomio 22,13-21)
- ^ Is 8,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Proverbi 30,18-20, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ (EN, HE) Proverbs Chapter 30, in A Hebrew - English Bible According to the Masoretic Text and the JPS 1917 Edition.
- ^ a b c (EN) Rabbi Tovia Singer, A Christian Defends Matthew by Insisting That the Author of the First Gospel Used the Septuagint in His Quote of Isaiah to Support the Virgin Birth, su outreachjudaism.org, Outreach Judaism. Errore nelle note: Tag
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non valido; il nome "oj" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ (EN) Rabbi Tovia Singer, The Haftorah and Isaiah 53:Are the Jews Hiding Something?, su outreachjudaism.org, Outreach Judaism.
- ^ (EN) Was She, or was She not "a virgin"? Her ob/gyn would have known!, in Counter-Missionary Education, Messiah Truth.
- ^ Isaia 7:14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Isaia 7:22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Isaia 7:15-16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Isaia 7:16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Genesi 34:3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Greek OT (Septuagint/LXX) chapter 34. Cf. Homer, Iliad 2.514; Aristophanes, Clouds 530; Pindar, Pythian 3.34; Sophocles, Trachiniae 1219-1225.
- ^ Matteo 1:23, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Matteo 1.20-23, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Isaiah 7 LXX
- ^ Bart Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet of the New Millennium, Oxford University Press, p.43
- ^ Clarke, p. 5«(23) è una traduzione diretta del greco parthenos che Matteo ha trovato in Isaia (7:14) della Septuaginta,»
- ^ Virgin Birth of Christ in Catholic Encyclopedia 1912 (in inglese)«In punto di fatto la storia della prima infanzia, come si trova nel terzo Vangelo [Luca] (1:05-02:52), tradisce una fonte ebraico-cristiana sia nei suoi contenuti che nel linguaggio e lo stile.
L'intero passaggio recita come un intero capitolo del Primo libro dei Maccabei; costumi, leggi e peculiarità ebraiche vengono introdotti senza alcuna spiegazione ulteriore, il Magnificat, il Benedictus e il Nunc dimittis sono pieni di idee nazionali ebraiche. Per quanto riguarda lo stile e il linguaggio della storia dell'infanzia, entrambi sono così profondamente semitici che il passaggio deve essere ritradotta in ebraico o in aramaico, per essere adeguatamente apprezzato. Dobbiamo concludere, quindi, che la fonte immediata di San Luca per la storia della prima infanzia non era orale ma scritta.»
- ^ Whittaker H. A. Hezekiah the Great Birmingham
- ^ Claus Schedl, History of the Old Testament, Volume IV, Translation of 'Geschichte des Alten Testaments', Society of St.Paul, Staten Island, New York 10314, 1972, pages 220-221
- ^ Clarke, p. 5
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Bibliografia
- (ebraico ed italiano) Samuel David Luzzatto, Il Profeta Isaia volgarizzato e commentato ad uso degl'israeliti, Padova, Antonio Bianchi, 1867 [1855]. Lingua sconosciuta: ebraico ed italiano (aiuto)
- John H. Walton, Andrew E. Hill, Old Testament Today, Zondervan, 2004, ISBN 0310238269, 9780310238263
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non valido (aiuto).
- (EN) Howard W. Clarke, The Gospel of Matthew and its readers: a historical introduction to the First Gospel, Indiana University Press, 2003, ISBN 025334235X, 9780253342355
ISBN
non valido (aiuto).
- (EN) Edwin Richard Thiele, The Mysterious Numbers of the Hebrew Kings, 3ª ed., Grand Rapids, Zondervan/Kregel, 1983 [1a ed., New York, Macmillan, 1951 - 2a ed., Grand Rapids, Eerdmans, 1965], ISBN 0-8254-3825-X, 9780825438257
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- John H. Walton, Hill, Andrew E., Old Testament Today, Zondervan, 2004, ISBN 0310238269, 9780310238263
ISBN
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Voci correlate
Collegamenti esterni
- A. Bastia, A. Israel, Isaia 7:10-17, un problema interpretativo (PDF), su digilander.libero.it, 02.09.2008.
- Cornelio (probabilmente Cornelio il Centurione)[1]
- Teofilo, (circa 189)
- Theoctisto (216–258)[2]
- Domnus[2]
Note
- ^ a b (EN) James Donaldson (a cura di), Enumeration Ordained by Apostles, in Constitutions of the Holy Apostles, VII cap. 4, Christian Classics Ethereal Library. URL consultato il 20 marzo 2011.«Di Cesarea di Palestina il primo fu Zaccheo, che una volta era un pubblicano;
dopo di lui fu Cornelio e il terzo Teofilo.»
- ^ a b c (EN) Eusebio di Cesarea, The Bishops that flourished at that Time (PDF), in Historia Ecclesiastica, VII cap. 14, Documenta Catholica Omnia. URL consultato il 20 marzo 2011.«..; ed essendo morto Teoctisto di Cesarea di Palestina, Domnus ricevette quell'episcopato. Ma lo tenne per poco tempo e Teotecno, nostro contemporaneo,
gli successe. Egli era anche un membro della scuola di Origene.»
La Biblioteca teologica di Cesarea Marittima fu la biblioteca dei primi cristiani di Cesarea Marittima in Palestina.
Storia
Grazie all'attività del teologo Origene (185/6–254) ed alla scuola del suo seguace Panfilo (fine del III secolo – 309), studioso ed avido collezionista di libri sulle Sacre Scritture, Cesarea divenne un centro di formazione cristiana e la sua scuola teologica si guadagnò la reputazione di avere la più vasta biblioteca ecclesiastica dell'epoca, comprendente più di 30.000 manoscritti: Gregorio Nazianzeno, Basilio il Grande, san Girolamo ed altri vi si recarono a studiare. Il Tipo testuale cesariense è riconosciuto dagli studiosi come una delle versioni più antiche del Nuovo Testamento.
Sul letto di morte Origene aveva lasciato alla comunità cristiana della città la sua biblioteca privata,[1] che comprendeva anche i manoscritti originali delle sue opere.[2][3][4] Questa, insieme con i libri del suo mecenate Ambrogio, costituì il nucleo della raccolta creata da Panfilo.[5]
San Panfilo, che fu paragonato a Demetrio Falereo e Pisistrato per aver raccolto bibbie "da ogni parte del mondo",[6] dedicò la sua vita a cercare ed acquisire testi antichi che raccolse nella famosa biblioteca e furono più tardi utilizzati da san Girolamo, Panfilo istituì anche una scuola per lo studio teologico[7] che era simile a (o forse un ripristino di[8]) quella di Origene.[9] Nello scriptorium, un complemento necessario per tutte le biblioteche dell'antichità, egli curò la produzione di copie accurate delle Sacre Scritture. Testimonianze dello zelo e della cura che pose in questo lavoro si trovano nei colophon dei manoscritti biblici. Girolamo in De viris illustribus (I, 25) scrive che Panfilo "trascrisse la maggior parte delle opere di Origene di Alessandria di sua mano," e che "queste sono ancora conservate nella biblioteca di Cæsarea.".
Tra gli inestimabili, tesori perduti della biblioteca vi era il Vangelo degli Ebrei. Girolamo sapeva di questa copia del cosiddetto testo "Ebreo" o aramaico del Vangelo di Matteo ed Eusebio[10] la cita nel catalogo della biblioteca che egli aggiunse alla sua "Vita di Panfilo". Un passaggio di questa perduta "Vita" citato da Girolamo[11] descrive come Panfilo forniva agli studiosi poveri, oltre al necessario per vivere, anche copie delle Scritture - non semplicemente in prestito - di cui teneva una grande scorta destinata anche alle donne dedite allo studio. Come il suo modello Origene, Panfilo manteneva stretti contatti con i suoi studenti; Eusebio, nella sua storia delle persecuzioni, allude al fatto che molti dei martiri di Cesarea vivevano insieme, presumibilmente sotto Panfilo.[12]
Il grande tesoro della biblioteca di Cesarea fu la copia dell'Hexapla appartenuta allo stesso Origene, probabilmente l'unico esemplare completo mai realizzato. Essa fu consultata da Girolamo.[13] [14]
San Panfilo fu martirizzato nel febbraio del 309.[15]
Le collezioni della biblioteca soffrirono durante le persecuzioni sotto l'Imperatore Diocleziano, ma in seguito furono riparate dai vescovi di Cesarea.[16] La biblioteca esisteva ancora nel VI secolo ma probabilmente non sopravvisse alla conquista di Cesarea da parte dei Saraceni nel 638;[17] su questo punto il consenso accademico trova eco nella maggior parte degli storici moderni: la ”grande biblioteca[18] sopravvisse a Caesarea fino alla distruzione operata dagli arabi nel VII secolo”,[19] anche se uno storico moderno attribuisce le maggiori distruzioni alla precedente conquista da parte dei Sassanidi persiani.
Note
- ^ Quasten, 3.309.
- ^ Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica, VI.32.3–4
- ^ Kofsky, 12.
- ^ Panfilo potrebbe non avere ottenuto tutti gli scritti di Origene, comunque: il testo della biblioteca del "Commentari di Origene su Isaia" si interrompe a 30:6, mentre si dice che il commentario originale era composto da trenta volumi. - Barnes, 333 n. 114, citando Eusebius, HE VI, 32.1; In Is. p. 195.20–21
- ^ Eusebius, Historia Ecclesiastica 6.32.3–4; Barnes, Constantine and Eusebius, 93; idem., Eusebius of Caesarea, 2 col. 2.
- ^ Levine, 125.
- ^ Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica, VII, 32.25
- ^ Levine, 124–25.
- ^ Kofsky, 12, citando Eusebius, Historia Ecclesiastica 7.32.25. Sulla scuola di Origene vedi: Gregory, Oratio Panegyrica; Kofsky, 12–13.
- ^ Eusebio di Cesarea, VI, 32
- ^ Girolamo, Adversus Rufinum, I, 9
- ^ Levine, 122.
- ^ Girolamo, Sancti Hieronymi presbyteri qui deperditi hactenus putabantur Commentarioli in Psalmos, a cura di Germain Morin, Apud Editorem, 1895, pp. 5, 21.
- ^ Girolamo, In Epist. ad Tit..
- ^ Lives of the Saints, for Every Day of the Year, p. 212
- ^ Girolamo, Epistole xxxiv
- ^ Henry Barclay Swete, Introduction to the Old Testament in Greek, pp 74-75.
- ^ 30,000 volumi nel 630 {O’Connor 1980:161}
- ^ F. L. Cross e E. A. Livingstone, p. 1221
Bibliografia
- (inglese) Timothy David Barnes, Constantine and Eusebius, ristampa, illustrata, Harvard University Press, 1981, ISBN 0674165314, 9780674165311. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- Kofsky, Arieh. Eusebius of Caesarea against paganism. Leida: Brill Editore, 2000.
- Levine, Lee I. Caesarea under Roman rule. Leida: Brill Editore, 1975.
Collegamenti esterni
- (EN) St. Pamphilus of Cæsarea, su newadvent.org, Catholic Encyclopedia. URL consultato il 05-05-2010.
Betlemme Sede vescovile titolare Bethleemitanus Chiesa latina | |
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Diocesi soppressa di Betlemme | |
Suffraganea di | Patriarcato di Gerusalemme dei Latini |
Eretta | 1110 |
Soppressa | si |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
Betlemme è una sede titolare cattolica; nel medioevo fu sede episcopale durante il periodo delle crociate.
Storia
Nel 1099 Betlemme fu conquistata dai crociati che costruirono un nuovo monastero con chiostro per gli Agostiniani a nord della Basilica della Natività, a sud eressero una torre di difesa ed ad ovest l'episcopio. Il clero ortodosso fu scacciato dalla propria sede e sostituito da religiosi latini. Fino a quel momento la presenza ufficiale cristiana nella regione era stata greco-ortodossa.
Il giorno di natale del 1100 Baldovino I fu incoronato a Betlemme primo Re di Gerusalemme; quello stesso anno il Papa Pasquale II, su richiesta di Baldovino I, eresse la cittadina a vescovado latino[1]. Era direttamente sottoposta al Patriarcato latino di Gerusalemme[2]. Prima di allora Betlemme non era mai stata sede episcopale.
Nel 1187 Saladino riconquistò Betlemme togliendola ai crociati. Il clero latino fu costretto a partire permettendo a quello greco-ortodosso di tornare. Nel 1192 Saladino permise il ritorno di due preti e due diaconi latini. Tuttavia, l'economia di Betlemme soffrì della drastica riduzione dei pellegrini dall'Europa[1].
Nel 1168 il crociato Guglielmo IV, conte di Nevers aveva promesso al vescovo di Betlemme che se la città fosse caduta in mano musulmana, l'avrebbe accolto, lui stesso o i suoi successori, nella cittadina di Clamency, in Borgogna. La volontà del defunto conte fu rispettata nel 1223, quando il vescovo di Betlemme si insediò nell'ospedale di Panthenor a Clamency. Clamency rimase sede permanente del vescovo in partibus infidelium per circa 600 anni, fino alla Rivoluzione francese nel 1789[3].
Nel 1229 Betlemme — insieme con Gerusalemme, Nazaret e Sidone — tornò per breve tempo al Regno di Gerusalemme in forza di un trattato tra il Sacro Romano Imperatore Federico II ed il Sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, in cambio di dieci anni di tregua tra Ayyubidi e Crociati. Betlemme fu riconquistata dai musulmani nel 1244, dopo la scadenza del trattato nel 1239[4].
Nel 1250, con l'avvento al potere dei Mamelucchi sotto Baybars, la tolleranza per i cristiani declinò; il clero lasciò la città le cui mura furono demolite nel 1263. Il clero latino tornò a Betlemme nel secolo successivo e si stabilì nel monastero adiacente alla Basilica della Natività. I greci-ortodossi ebbero il controllo della basilica e condivisero il controllo della Grotta del Latte con i latini e gli armeni[1].
Cronotassi dei vescovi
- Piero, † (ante 1204 - ucciso nel 1205 alla battaglia di Adrianopoli)[5]
Note
- ^ a b c (EN) History of Bethlehem, su bethlehem-city.org, Bethlehem Municipality. URL consultato il 22 gennaio 2008.
- ^ Figliuolo, p. 391
- ^ L. de Sivry, Dictionnaire de Géographie Ecclesiastique, pagina 375, edizione del 1852. Archivi ecclesiastici delle lettere inviate dai vescovi in partibus infidelium di Betlemme ai vescovi di Auxerre.
- ^ Paul Reed, 2000, p.206.
- ^ a b c d e f g Du Cange, pp. 784-793
- ^ a b c De Sandoli, pp. 233-237
Voci correlate
Bibliografia
- Sabino De Sandoli, Corpus Inscriptionum Crucesignatorum Terrae Sanctae, in Pubblicazioni dello Studium Biblicum Franciscanum, vol. 21, 1974, pp. 193 - 237. URL consultato il 1-1-2009.
- (francese) Charles D. Du Cange, Nicolas Rodolphe Taranne; Emmanuel Guillaume Rey, Les familles d'outre-mer, Parigi, Imprimerie Impériale, 1869, pp. 784-793. Lingua sconosciuta: francese (aiuto)
- Guy le Strange, Palestine Under the Moslems: A Description of Syria and the Holy Land from A.D. 650 to 1500, Committee of the Palestine Exploration Fund, 1890.
- Paul Read Peirs, The Templars, Macmillan, 2000, ISBN 0312266588.
- Bruno Figliuolo, Chiesa e feudalità nei principati latini d'Oriente durante il XXII secolo, in Chiesa e mondo feudale nei secoli X-XII: atti della dodicesima settimana internazionale di studio Mendola, 24-28 Agosto 1992, Vita e Pensiero, 1995, ISBN 9788834312414.
- (inglese) Denys Pringle, The Churches of the Crusader Kingdom of Jerusalem: A Corpus, Cambridge University Press, 1993, ISBN 0521390370. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (latino) Konrad Eubel, Ab anno 1198 usque ad annum 1431 perducta, in Hierarchia Catholica Medii ævi: sive, Summorum Pontificum, S[anctæ] R[omanæ] E[cclesiæ] Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum Series. E Documentis Tabularii Præsertim Vaticani Collecta, Digesta, Edita, [vol. I], Patavii : Il Messagero di s. Antonio, 1968 [1898], p. 318. Lingua sconosciuta: latino (aiuto)
- (latino) Konrad Eubel, Ab anno 1431 usque ad annum 1503 perducta, in Hierarchia Catholica Medii ævi: sive, Summorum Pontificum, S[anctæ] R[omanæ] E[cclesiæ] Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum Series. E Documentis Tabularii Præsertim Vaticani Collecta, Digesta, Edita, [vol. II], Patavii : Il Messagero di s. Antonio, 1968 [1901], p. 196. Lingua sconosciuta: latino (aiuto)
- Michel Le Quien, Oriens christianus in quatuor patriarchatus digestus, in quo exhibentur Ecclesiae patriarchae caeterique praesules totius Orientis, Parigi, Typographia regia, 1740, III, 581-8, 1271-6.
- (inglese) John Life La Monte, Feudal Monarchy in the Latin Kingdom of Jerusalem, 1100-1291, Cambridge, The Mediaeval Academy of America, 1932, ISBN 978-0527016852. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (inglese) Jonathan Simon Christopher Riley-Smith, The Feudal Nobility and the Kingdom of Jerusalem, 1174-1277, The Macmillan Press, 1973, ISBN 9780333063798. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (inglese) Steven Runciman, The Kingdom of Jerusalem and the Frankish East, 1100-1187, in A History of the Crusades, vol. II, Cambridge University Press, 1952; (traduzione italiana di E. Bianchi, A. Comba, F. Comba, in due volumi: Storia delle Crociate, Torino, Einaudi, 2005. ISBN 9788806174811). Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (inglese) Steven Tibble, Monarchy and Lordships in the Latin Kingdom of Jerusalem, 1099-1291, Oxford, Clarendon Press, 1989, ISBN 9780198227311. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
Collegamenti esterni
- (EN) Bethlehem, su newadvent.org, Catholic Encyclopedia. URL consultato il 01-05-2009.
La Signoria di Nablus era uno dei vassalli del regno crociato di Gerusalemme. Il suo territorio si estendeva nella regione a nord di Gerusalemme, attorno alla città di Nablus.
Storia
La città fu occupata senza combattere nel 1100 dai crociati sotto il comando di Tancredi d'Altavilla, e ribattezzata Napoli. Alla popolazione musulmana e samaritana, che rimase nella città, si unirono alcuni Crociati che vi si stabilirono per approfittare della abbondanti risorse di Nablus.
Nablus entrò a far parte del demanio regio del Regno di Gerusalemme del quale divenne una delle città principali.
Nel 1120 a Nablus si tenne un'assemblea di prelati e nobili nella quale furono stabilite le prime leggi scritte del regno.[1]
Durante la seconda metà del dominio crociato su Nablus le forze musulmane cominciarono a lanciare incursioni al fine di riguadagnare il controllo della città. Nel 1137, truppe arabe e turche di stanza a Damasco fecero un'incursione penetrando in Nablus, uccisero molti cristiani e bruciarono le chiese ma non riuscirono a riconquistare la città.[1]
La regina Melisenda di Gerusalemme risiedette a Nablus dal 1150 al 1161, dopo che le fu concesso il controllo della città al fine di risolvere un conflitto con il figlio Baldovino III.
I Crociati cominciarono a costruire istituzioni cristiane a Nablus, inclusa una chiesa dedicata alla Passione e Resurrezione di Gesù, nel 1170 essi eressero anche un ospizio per i pellegrini.[1]
Il dominio dei Crociati terminò nel 1187, quando gli Ayyubidi guidati da Saladino conquistarono la città.
Secondo un manoscritto liturgico scritto in lingua siriaca i cattolici fuggirono da Nablus, ma gli originari abitanti cristiani ortodossi rimasero. Dopo la riconquista dei musulmani varie chiese crociate furono convertite in moschee, inclusa l'antica cattedrale della città che fu trasformata nella Grande moschea di Nablus dagli Ayyubidi.
Nel 1202 la città venne distrutta dai crociati stessi ed in seguito riedificata dagli arabi.
Signori di Nablus
Baldovino I dopo la conquista unì Nablus alla signoria d'Oltregiordano, per poi separarla nel 1106 quando la diede in feudo a Guido de Milly. Il figlio di quest'ultimo Filippo nel 1161 la scambiò con la signoria d'Oltregiordano. Il re Amalrico I diede la signoria di Nablus come morgengabio alla moglie Maria Comnena che, rimasta vedova, la portò al suo secondo marito Baliano di Ibelin.
- Guido de Milly (1108 - 1126)
- 1161-1168 : demanio regio
- 1168-1187 : Maria Comnena (1154 † 1217), vedova del re Amalrico I di Gerusalemme († 1174)
- 1177-1187 : Baliano di Ibelin, suo secondo marito.
- Stefania di Ibelin
Nablus fu, tecnicamente, parte del demanio regio ed ebbe anche dei visconti che governavano in luogo del monarca:
- Ulrico (1115-1152)
- Baldovino Bibalus (c. 1159-1162)
- Baldovino, figlio di Ulrico (c. 1162-1176)
- Amalrico (c. 1176-1187)
Note
Bibliografia
- (inglese) Steven RUNCIMAN, The First Crusade and the Foundations of the Kingdom of Jerusalem, in A history of the Crusades, vol. I, Cambridge, Cambridge University Press, 1965; (traduzione italiana di E. Bianchi, A. Comba, F. Comba, in due volumi: Storia delle Crociate, Torino, Einaudi, 2005; ISBN 9788806174811) [1951], ISBN 978-0521061612. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (inglese) Steven RUNCIMAN, The Kingdom of Jerusalem and the Frankish East, 1100-1187, in A history of the Crusades, vol. II, Cambridge, Cambridge University Press, 1952; (traduzione italiana di E. Bianchi, A. Comba, F. Comba, in due volumi: Storia delle Crociate, Torino, Einaudi, 2005; ISBN 9788806174811), ISBN 978-0521061629. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (inglese) Steven RUNCIMAN, The Kingdom of Acre and the Later Crusades, in A history of the Crusades, Volume III, Cambridge, Cambridge University Press, 1954; (traduzione italiana di E. Bianchi, A. Comba, F. Comba, in due volumi: Storia delle Crociate, Torino, Einaudi, 2005; ISBN 9788806174811), ISBN 978-0521061636. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (francese) Charles D. Du Cange, Nicolas Rodolphe Taranne; Emmanuel Guillaume Rey, Les princes ou seigneurs de Naples, in Les familles d'outre-mer, Parigi, Imprimerie Impériale, 1869, pp. 406-411. Lingua sconosciuta: francese (aiuto)
- Sabino De Sandoli, Corpus Inscriptionum Crucesignatorum Terrae Sanctae, in Pubblicazioni dello Studium Biblicum Franciscanum, vol. 21, 1974, pp. 270-4. URL consultato il 12-04-2009.
- (inglese) Walid Khalidi, All That Remains: The Palestinian Villages Occupied and Depopulated by Israel in 1948, Washington D.C., Institute for Palestine Studies, 1992, ISBN 0887282245. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (inglese) Denys Pringle, The Churches of the Crusader Kingdom of Jerusalem: A Corpus, Cambridge University Press, 1993, ISBN 0521390370. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (inglese) Denys Pringle, Secular Buildings in the Crusader Kingdom of Jerusalem: An Archaeological Gazetteer, Cambridge University Press, 1997, ISBN 0521460107. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (EN) Charles Cawley, JERUSALEM, NOBILITY - Chapter 9. LORDS of NABLUS [NAPLOUSE], su fmg.ac, Foundation for Medieval Genealogy, maggio 2007. URL consultato il 04-06-2009.
Il Seyhan (anche Seihan o Sihun) è un fiume della Turchia che scorre per 560 chilometri nell'Anatolia sud-orientale.
Anticamente veniva chiamato Sarus e la sua pianura Cilicia piana. Attualmente il fiume entra in mare poco più a sud di Tarso, ma ci sono chiare indicazioni che una volta si univa al Pyramus (attuale Jihun), e che i fiumi uniti si dirigevano verso il mare ad ovest di Kara-tash.
Ha origine dalla confluenza dei fiumi Göksu e Yenice che nascono entrambi nella catena dell'Anti-Tauro (province di Sivas e Kayseri).
Scorre verso sud-ovest dai suoi tributari, nella,Provincia di Adana, e sfocia con un ampio delta nel Mediterraneo, ad est di Mersin.
A circa 50 chilometri dalla foce, sulla sua riva destra (ovest), si estende la città di Adana, dove il fiume è attraversato dal grande Ponte in pietra di Adana, costruito nel II secolo.
A monte della città la più importante diga di Seyhan crea un bacino artificiale di 90 kmq., che serve per irrigazione, energia idroelettrica e prevenzione delle inondazioni.
Bibliografia
Nuovo atlante mondiale, direzione di Umberto Bonapace, edizione speciale, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1974 [1969], p. 473.
Collegamenti esterni
Toprakkale ("Fortezza della terra" in turco) o Tell Hamdoun (in arabo تل حمدون?, tall ḥamdūn ; (HY) : Թիլ Համտւն, T'il Hamtun) è il capo luogo di un distretto della Provincia di Osmaniye, in Turchia.
Si tratta di un nodo stradale e ferroviario, crocevia delle Strade Europee
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(Adana - İskenderun - Antakya).
La fortezza, costruita in pietra basaltica, che le ha dato il nome si trova due chilometri a sud-ovest dell'agglomerato urbano[1].
Note
- ^ Fortezza di Toprakkale : 37°03′03.84″N 36°08′10.55″E
Collegamenti esterni
- (FR) Maxime Goepp, Benjamin Saintamon, Tell Hamdoun (Turquie), in Forteressesd'Orient, 30-01-2006. URL consultato l'11-10-2009.
Vardan Arewelc'i ela sua Compilazone Storica
Vardan, nom courant en Arménie, a été désigné Arewelci qui signifie "orientale" on l'appelle aussi " mec " (le Grand)
Come Kirakos, Vardan is believed to have been born in 1200-1210. Nothing is known about his parents or family. One of his early teachers was Yovhannes Vanakan (d. 1251), whom Vardan refers to in his History as "our glorious father" and whose now-lost historical work Vardan, like Kirakos, employed (43).
[28] Around 1239-40, Vardan visited Jerusalem on a pilgrimage and then went to Cilicia, ca. 1240-41 where he was received very favorably by king Het'um I and the reigning kat'oghikos Constantine Barjraberdc'i (1220-68) (44). Kirakos Ganjakec'i states that the kat'olikos entrusted Vardan with an encyclical which the latter brought back to eastern Armenia for the signatures of the somewhat reluctant bishops, monks, and princes. Presumably Vardan visited most of these dignitaries in person, a journey which would have taken him from Karin/Erzerum to Ani, Kars, Bjni, Amberd, Haghbat, Sanahin, Getik, Hagharcin, Kech'aru, Hawuc' T'arh, Ayrivank' (Geghard), Yovhanhavank', Saghmosavank', Horomos, to Aghbania, to his teacher [29] Vanakan, and to the prince of princes Awak Zak'arean (45). Vardan then sent the signed document back to the kat'oghikos (46).
In 1264/65 a merchant named Shnorhawor took Vardan to see Hulegu-Khan who deeply honored the great scholar (47). Sometime in 1266 Vardan's History was stolen, the work still unfinished. However one and a half years later he was able to retrieve it (48). V ardan spent his last years [30] at Haghbat and Xorhvirap (49). According to Grigor Aknerc'i, he died in 1271/72, the same year as his friend Kirakos (50).
Vardan made use of Kirakos Ganjakec'i's History of Armenia (51). He derived another source of his information [31] from personal acquaintance with the principals of the day. As was mentioned above, the erudite Vardan, praised as "the learned and brilliant vardapet" (52) by his classmate Kirakos was a valued friend both of king Het'um I of Cilicia, and of the kat'oghikos. Kirakos wrote: "He went to the kat'oghikos [Constantine] who rejoiced exceedingly at his sight. The kat'oghikos kept [Vardan] with him for a long time, binding the latter to himself with affection, for he never wanted him to depart" (53). When Vardan took the kat'oghikos' encyclical East for ratification, he visited all the important Church and lay personalities of the period. In addition to his intimacy with prominent Armenians, Vardan was personally acquainted with the Mongol Il-Khan Hulegu (1255-65) and his Christian wife Doquz-Khatun (54). The account [32] of a man enjoying such authority among his own people and their foreign overlords is of exceptional importance (55).
- Vardan Arewelc'i, Hawak'umn patmut'ean Vardanay vardapeti lusabaneal (Compilation of History by Vardapet Vardan Arewelc'i),(l'opera è conosciuta anche con il titolo 'Patmutiwn tiezerakan), Alisan, Venezia, 1862
- Vardan, Arewelti, ca. 1198-1271. The historical compilation of Vardan Arewelci (Washington, D.C.: Dumbarton Oaks Trustees for Harvard University, 1989).
The work is also known under title: Patmutiwn tiezerakan.
- Elishe. History of Vardan and the Armenian War, trans. Robert W. Thomson (Cambridge and London: Harvard University Press, 1982).
Kirakos' name is mentioned in 1265 by his classmate and fellow-historian Vardan Arewelc'i from whom the author requested and received a commentary on the Song of Songs (32).
The Historical Compilation of Vardan Arewelci
Auteur(s) / Author(s:)THOMSON R. W. ;
Résumé / Abstract: Traduction anglaise de l'éd. Alisan (Venise, 1862) de cette Chronique (p. 141-224) intitulée en arménien " Recueil historique ", rédigée peu après 1267.
Vardan est aussi l'auteur de Fables, d'une Géographie, d'une Grammaire, d'un Commentaire de Daniel, du Cantique des Cantiques, des Psaumes
il est mort en 1271.
Aux pages 130-140, l'A. résume la Chronique, qui va de l'AT à l'an 1264.
Revue / Journal Title Dumbarton Oaks Papers
Source / Source 1989, vol. 43, pp. 125-226 (3 p.)
Langue / Language Anglais
Bibliografia
- Robert W. Thomson, The historical compilation of Vardan Arewelcʿi. Dumbarton Oaks Papers 43, 1989, 125-226.
Collegamenti esterni
Tra i laici partecipò Adelaide di Kiev (suo nome originario Prassede o Eufrasia), figlia di Vsevolod I, Gran Principe di Kiev e sorella di Vladimir II Monomaco, principe della Rus' di Kiev. Prassede incontrò Papa Urbano II e, da questi sollecitata, fece una pubblica confessione dinanzi al concilio accusando suo marito l'imperatore Enrico IV di tenerla segregata contro la sua volontà, di averla costretta a partecipare ad orge offrendola anche a Corrado (figlio di Enrico e della sua prima moglie) e di aver tentato di tenere una Messa nera sul suo corpo nudo.[1] Queste accuse furono confermate da Corrado, che dichiarò che questa era la ragione per cui si era ribellato contro suo padre. Entro l'anno fu concesso l'annullamento del matrimonio tra Prassede ed Enrico.
Note
- ^ (RU) Women of Ancient Rus
La seigneurie de Mélitène
La città di Melitene era governata dall'armeno Gabriele, che l'aveva ricevuta da Philaretus Brakhamius. Minacciato dai Danishmendidi, egli chiese aiuto e protezione prima (nel 1100) a Boemondo di Taranto, principe d'Antiochia, poi (nel 1101) a Baldovino di Le Bourg, conte di Edessa, offrendo a quest'ultimo la mano di sua figlia Morfia. Ma la popolazione siriana di Melitene si rivoltò e consegnò la città a Danishmend Ghazi, che fece uccidere Gabriele.
Signore di Melitene
- 1085-1103 : Gabriele di Melitene
Note
Conti titolari di Edessa - non pubblicato
1149-1159 : Joscelin II de Courtenay
1159-1200 : Joscelin III de Courtenay, figlio del precedente
Il re Pietro I di Cipro nel 1365 rileva il titolo di Conte di Edessa (Conte di Rochas, Rohas, Ruchas oppure Roucha, secondo la terminologia allora in uso presso i crisitiani di Terra Santa e di Cipro) a favore di un membro della nobiltà cipriota.
- Giovanni du Morf ( ,+1379 circa), nobile cipriota e consigliere del re Pietro I, ricevette il titolo di Conte di Edessa nell'ottobre 1365 ad Alessandria, dopo la presa della città da parte delle truppe reali.
- Filippo du Morf, suo figlio, fine XIV secolo.
- Maria du Morf ? début XVe s.
- Jacques de Grenier ( ,+1447), inhumé à Sainte-Sophie de Nicosie.
- Morf de Grenier (nato nel1437,+1501) son fils, partisan du roi Jacques II de Chypre. Exilé par Venise de 1474 à 1486.
- Helena de Grenier, ( ,+1503) sa fille, sans postérité.
- Zegno I Synglitico ( ,+1549), noble chypriote appartenant à une famille d'origine grecque. Achète le titre à la République de Venise en 1521.
- Zacho Synglitico (+1563), son fils.
- Zegno II Synglitico (+1570), son fils, meurt en combattant l'invasion turque de 1570.
War with Fatimid Egypt
La guerra con il fatimide Egitto iniziò quando la Prima crociata invase il territorio fatimide ed iniziò l'Assedio di Gerusalemme nel 1099, in poco tempo la città fu conquistata e la guerra tra il neonato Regno di Gerusalemme e l'Egitto fatimide continuò fino a quando Saladino divenne l'effettivo governante dell'Egitto, nel 1169.
Gerusalemme
L'Egitto fatimide aveva appena conquistato Gerusalemme togliendola ai Selgiuchidi quando la Prima crociata comparve dal nord. Il 15 luglio 1099 i Crociati assaltarono con successo la città e, in un orribile massacro, assassinarono migliaia di civili musulmani, giudei e persino cristiani ortodossi, neppure le donne ed i bambini furono risparmiati.
Con la vittoria alla battaglia di Ascalona del 1099 i Crociati respinsero un primo tentativo dei Fatimidi di recuperare la città santa. Nondimeno gli Egiziani riuscirono a mantenere il controllo dell'importante fortezza, che servì come punto di lancio per le incursioni nel Regno di Gerusalemme fino al 1153, quando cadde in mano ai crociati.
Contrattacco dei Fatimidi
Il valente vizir dell'Egitto, Al-Afdal Shahanshah organizzò una serie di invasioni "quasi ogni anno"[1] contro il Regno crociato, dal 1100 al 1107. Gli eserciti egiziani combatterono tre importanti battaglie a Ramla nel 1101, 1102 e 1105, ma queste furono, in ultima analisi, infruttuose. Dopo di ciò, il vizir si accontentò di lanciare frequenti incursioni nel territorio dei crociati dalla sua fortezza costiera di Ascalona; nel 1121 al-Afdal fu assassinato.
Il nuovo vizir, Al-Ma'mum organizzò una grande invasione delle terre dei Crociati, ma fu sconfitto alla battaglia di Yibneh nel 1123. Per proteggersi dalle incursioni da Ascalona, i crociati cominciarono a circondare lo strategico porto con un anello di castelli: tra il 1136 ed il 1149 furono costruite le piazzeforti di Ibelin (Yibneh) 32 chilometri a nordovest di Ascalona, Blanchegarde (Tell es Safi) 24 chilometri a est-nordest, Gibelin (Bait Jibrin) 29 chilometri ad est, e Gaza 19 chilometri a sud-sudovest.[2]
Indebolimento dei Fatimidi
Dopo la caduta di Ascalona l'Egitto cessò di essere una minaccia per gli Stati Crociati fino all'ascesa di Saladino. Il regime fatimide si frantumò in fazioni in guerra. Dal 1163 al 1169 l'Egitto divenne la posta di una lotta tra il re Amalrico I di Gerusalemme ed il siriano Norandino, poiché le fazioni fatimidi invitavano una parte o l'altra ad intervenire nella loro guerra civile.
Nel 1169 il generale di Norandino Shirkuh conquistò Il Cairo per l'ultima volta e si proclamò governante dell'Egitto, ma morì improvvisamente due mesi più tardi e Norandino nominò successore il giovane nipote di Shirkuh, Saladino. Seguendo la volontà del suo signore Saladino represse spietatamente lo sciismo in Egitto, che era fiorito sotto i Fatimidi. Invece di agire come vassallo di Norandino, però, Saladino si preoccupò di consolidare il potere nelle proprie mani;[3] egli depose l'ultimo califfo fatimide nel 1171.
Eserciti crociati
Un tipico esercito crociato consisteva in un nocciolo duro di cavalieri in corazza di maglia, montati su grandi cavalcature, armati di lancia e spada; questi erano spalleggiati da una più numerosa fanteria, armata con archi e lance. La carica della cavalleria crociata sviluppava una tremenda forza d'urto. Con una piccola iperbole, la storica bizantina contemporanea Anna Comnena osserva che un crociato a cavallo avrebbe "fatto un buco attraverso le mura di Babilonia."[4] I cavalieri a volte erano accompagnati da scudieri a cavallo o da turcopoli con armi meno pesanti. La cavalleria crociata era la principale forza offensive in battaglia ma "sarebbe stata assolutamente inutile senza il supporto della fanteria."[5]
Spesso, la fanteria iniziava la battaglia con una gragnola di frecce, con i cavalieri alle spalle. Quando si intravedeva un'opportunità di successo per una carica, la fanteria apriva i suoi ranghi per permettere ai cavalieri in maglia d'acciaio di avanzare. Se i cavalieri subivano un rovescio potevano rientrare dietro i fanti latini. La fanteria crociata aveva una considerevole capacità difensiva ma non poteva resistere a lungo se non supportata dalla sua cavalleria pesante.
Eserciti fatimidi
Gli eserciti egiziani dell'epoca si basava su masse di arcieri sudanesi appoggiati da cavalleria araba e berbera. Siccome gli arcieri erano a piedi ed i cavalieri aspettavano per attaccare con lance e spade, un esercito egiziano costituiva esattamente il tipo di bersaglio immobile che la cavalleria pesante crociata eccelleva nell'attaccare. Ad eccezione della terza battaglia di Ramla, nel 1105, quando Toghtekin di Damasco inviò un contingente di turchi selgiuchidi per aiutare gli egiziani, i Fatimidi non usarono arcieri a cavallo.
Se da una parte i Crociati svilupparono un salutare rispetto per le tattiche - rapidi attacchi e ritirate ed accerchiamento - degli arcieri a cavallo turchi, dall'altra essi tendevano a sottovalutare l'efficacia degli eserciti egiziani. Anche se l'eccesso di confidenza condusse i Crociati al disastro della seconda battaglia di Ramla, il risultato più frequente fu la sconfitta dei Fatimidi. "Fino al regno del Saladino i cristiani non temettero mai gli egiziani come invece temevano gli eserciti provenienti dalla Siria e dalla Mesopotamia musulmane."[6]
Note
Bibliografia
- (inglese) Raymond C. Smail, Crusading Warfare 1097-1193, New York, Barnes & Noble Books, 1995 [1956], pp. 272 pagine, ISBN 1-56619-769-4. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (inglese) John Beeler, Warfare in Feudal Europe 730-1200, Ithaca, NY, Cornell University Press, 1973, ISBN 9780801491207. URL consultato il 2 novembre 2008. Lingua sconosciuta: inglese (aiuto)
- (EN) John France, Western Warfare in the Age of the Crusades, 1000-1300, Cornell University Press; New Ed edition, 31-03-1999, pp. 912 pagine, ISBN 978-0801486074.
- Reston, James. Jr. Warriors of God. New York: Anchor Books, 2001. ISBN 0-385-49562-5