Quenya

lingua artificiale nei romanzi fantasy di J. R. R. Tolkien

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Quenya
Creato daJ.R.R. Tolkien nel dal 1912/1913 al 1970
Contestoil mondo immaginario di Arda
Parlanti
Classificanon nelle prime 100
Altre informazioni
ScritturaTengwar
TipoSVO (non obbligatorio), lingua agglutinante
Tassonomia
FilogenesiLingue artificiali
 Lingue artistiche
  Linguaggi di Arda
   Elfico primitivo
    Eldarin comune
     Quenya
Codici di classificazione
ISO 639-3qya (EN)
Linguist Listqya (EN)
Glottologquen1234 (EN)
Estratto in lingua
Il Padre nostro:
Átaremma i ëa han ëa ·
na aire esselya aranielya na tuluva
na care indómelya cemende tambe Erumande:
ámen anta síra ilaurëa massamma ·
ar ámen apsene úcaremmar sív' emme apsenet tien i úcarer emmen.
Álame tulya úsahtienna mal áme etelehta ulcullo násie
Traslitterazione
Il Padre nostro:
Átaremma i ëa han ëa ·
na aire esselya aranielya na tuluva
na care indómelya cemende tambe Erumande:
ámen anta síra ilaurëa massamma ·
ar ámen apsene úcaremmar sív' emme apsenet tien i úcarer emmen.
Álame tulya úsahtienna mal áme etelehta ulcullo násië.

Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - art. 1 Ilquen nostir lèrë a là hiànala tàrameo a tèraron. Haryantë chandè ar endà o à carë ilquen ilquenanna ve torni.


Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - art. 1, scritto in Quenya in lettere Tengwar

Quenya (pronunciato [ˈkwɛnja]), è una lingua artificiale di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien.

Il Quenya (conosciuto come Qenya fino alla seconda metà degli anni '40), chiamato anche Favella degli Eldar (Eldarin), Alto Elfico, Parmalambe, Tarquesta, Lingua di Valinor, Lingua dei Noldor (Noldorin), Alta Lingua dell'Occidente o Alto Eldarin.[1] è un idioma fittizio, ma grammaticalmente e storicamente realistico, parlato dagli Alti Elfi (non Teleri) che raggiunsero Valinor e poi migrarono verso la Terra di Mezzo. Originario di Aman, sarebbe stato sviluppato dagli Eldar sulla base di una lingua precedente, denominata Eldarin comune, e contiene ancora tutte le caratteristiche principali del primo linguaggio elfico, inventato subito dopo il loro risveglio sulle rive del lago di Cuiviénen. [2]

Storia interna

Delle tre case degli elfi, i Ñoldor (cioè "Ngoldor", oppure Noldor secondo una forma tarda; Golodhrim in Sindarin [3]) e i Vanyar svilupparono dialetti differenti ma reciprocamente comprensibili (rispettivamente Quenya e Vanyarin Quenya, detto anche Quendya). Nella sua forma più pura (ovvero quella dei Vanyar) il Quenya venne anche adottato dai Valar, che vi apportarono inoltre ulteriori modifiche derivate dalla loro lingua originaria. I Teleri parlavano una lingua differente ma strettamente imparentata al Quenya: il Telerin. L'invenzione dei primi caratteri "elfici" è attribuita a Rúmil inventore delle Sarati, poi perfezionate da Fëanor con le Tengwar, il Quenya fu in assoluto la prima lingua scritta di Arda.

I Ñoldor che si rifugiarono nella Terra di Mezzo, in seguito all'oscuramento di Valinor, parlavano Quenya anche con gli altri elfi. Tuttavia, quando Elu Thingol di Doriath, re dei sindar (Elfi della stirpe dei Teleri che rimasero nel Beleriand anziché raggiungere Valinor) venne a conoscenza del fratricidio da loro commesso nei confronti dei Teleri, proibì l'uso del Quenya in tutto il suo regno [4]:

«Mai più alle mie orecchie risuoni la lingua di coloro che in Alqualondë hanno sterminato i miei consanguinei! Né sia più pubblicamente parlata nel mio regno, finché io sieda su questo trono. Tutti i Sindar devono essere informati del mio ordine di non usare la favella dei Noldor né di rispondere a chi con essa si rivolga loro. E chiunque vi faccia ricorso, sarà considerato fratricida e traditore impenitente.»

I Sindar, comunque, furono lenti ad apprendere la lingua dei Noldor, mentre i Ñoldor in quello stesso periodo avevano già acquisito piena padronanza con il Sindarin (conosciuto anche come La favella del Beleriand)[5]. A metà della 1° era il Quenya fu abbandonato anche nel Beleriand a favore del Sindarin, anche dagli stessi Noldor che la usavano solo come lingua sapienziale, infatti chiunque parlasse Quenya al di fuori di un ambito nobile (ad esempio in casa di Turgon era parlata abitualmente) o in ambito letterario (ad esempio era preferita nelle scritture rispetto al Sindarin) non veniva visto di buon occhio dai Sindar di quelle regioni.[6] [7] Nel periodo di massimo splendore di Númenor, il potere dei Dúnedain (uomini abitanti di Nùmenor) cresceva e le loro conoscenze (in tutti i campi del sapere) si ampliavano grazie all'amicizia con gli Eldar, da prima l'Adûnaico e il Sindarin erano le uniche lingue parlate e conosciute ma poi con l'avvento dei primi commerci, colonizzazioni e scambi culturali tra i grandi signori e tra i Re di Númenor si diffuse anche la favella degli ELdar fortificando l'antica alleanza che c'era tra i due popoli. [8] [9] Ma con l'avvento del ventesimo sovrano di Nùmenor Ar-Adûnakhôr, il Quenya venne abbandonata e né fu proibito l'uso in quanto egli fu il primo a opporsi ai Valar tanto da proclamare il suo nome (per la prima volta) in Adûnaico e non in Quenya come era da tradizione [10].

Il Quenya usato nella Terra di Mezzo, durante la Terza Era (il periodo corrispondente alle storie narrate ne Il Signore degli Anelli), era divenuto un'occupazione da studioso - qualcosa di analogo al latino nel nostro tempo (in effetti, lo stesso Tolkien si riferì più volte al Quenya come "latino elfico"). Il Quenya veniva usato come linguaggio formale e per la scrittura; il Sindarin era invece il vernacolo di tutti gli elfi. Tuttavia, i Ñoldor ricordavano ancora il Quenya e lo stimavano molto, come testimoniato dalla reazione di compiacimento degli elfi quando Frodo li saluta con: elen síla lúmenn' omentielvo ("una stella brilla sull'ora del nostro incontro").[11]:

Parentele con le altre lingue di Arda

Il Quenya (come già detto) è una lingua artificiale ma incredibilmente realistica, infatti Tolkien cercò di mettere in parentela tra loro le sue lingue "elfiche" creando delle radici comuni e primitive in modo da farle sembrare più possible vere. Tolkien infatti come affermò in molte delle sue lettere non inventò le sue lingue per rendere più reali i suoi racconti e le sue ambientazioni ma ben si il contrario, infatti erano Arda e i suoi racconti a dover completare e rendere più realistiche le sue invenzioni volte a creare un linguaggio con una forma e una fonetica che rispecchiasse i suoi gusti.

«La creazione di linguaggi e della mitologia sono attività correlate»
«La costruzione del vostro linguaggio genererà una mitologia»
(inglese)
«The invention of languages is the foundation. The 'stones' were made rather to provide a world for the languages than the reverse. To me a name comes first and the story follows. It is to me, anyway, largely an essay in linguistic aesthetic, as I sometimes say to people who ask me 'what is it all about?»
(italiano)
«L'invenzione di linguaggi è il fondamento. Le 'storie' sono state create piuttosto per fornire un mondo per i linguaggi che non il contrario. A me viene prima in mente un nome, e la storia in seguito per me è un esteso saggio di estetica linguistica come io talvolta dico alle persone che mi chiedono cos'è soprattutto?»
(inglese)
«Nobody believes me when I say that my long book is an attempt to create a world in which a form of language agreeable to my personal aesthetic might seem real. But it is true»
(italiano)
«Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero»»
«Egli, dopotutto, non inventò nuovi termini e nomi arbitrariamente: in principio, li concepì entro la struttura storica, procedendo dalle basi o radici primitive, aggiungendo suffissi o prefissi o formando combinazioni, decidendo (o, come avrebbe detto, trovando) quando il vocabolo entrò nel linguaggio, seguendolo attraverso le modifiche regolari nelle forme cui sarebbe stato sottoposto, e osservando le possibilità di influenze

formali o semantiche da altri vocaboli nel corso della sua storia, risultato: una tale parola allora esisterebbe per lui, e la conoscerebbe»

Facendo riferimento soprattutto sulla dichiarazione del figlio di Tolkien (Christopher Tolkien) si può capire di come le varie lingue (specie quelle elfiche come il Quenya o il Sindarin) siano necessariamente imparentate tra di loro. Ecco una serie di comparazioni (in tre lingue: Quenya, Sindarin e Telerin a favore di questo fatto: [12][13][14]

Italiano Quenya Sindarin Telerin Radice primitiva
albero alda, ornë galadh, orn galla ORN-, GAL(D)-
andare lelya- glenna delia DELE-
barba fanga, phanga fang spanga SPÁNAG-
cavallo rocco roch rocca ROC-
dire quet ped pet KWE(T)-
donna nis, inya bess din N(D)IS-
farfalla vilvarin gwilwileth vilverin WIL- "volare"
lancia, oggetto appuntito nehtë naith ? NEK-
melodia lindë lind lindai LIN(D)-
nero mor, morë myr mori MOR-
uomo nobile arata arphen arpen AR- "nobile" e (PEN "uomo")
perdersi, partire auta- ? auta- AWA-, WÂ-
perduto vanwa ? vanua AWA-, WÂ-
popolo, folla lië gwaith lie LI(Ê)-
pugno quár paur pár KWAR-
scudo thandá thang trumbe THAN-
sporgere keglé cai ? KEG-

Storia esterna

File:J. R. R. Tolkien (1911).png
Il giovane Tolkien nel 1911, all'età di 19 anni

Il Quenya nonostante sia considerato da molti il primo linguaggio ideato da Tolkien in realtà deve la sua nascita ad altri tre linguaggi artificiali: nel 1905 il giovane Tolkien (già impegnato nello studio del Latino e dell'Anglosassone) sentì acune persone (secondo alcuni due sue cugini) parlare in un linguaggio alquanto bizzarro che si serviva solo di nomi di animali inglesi e di numeri per formare parole di senso compiuto intrigato e in parte divertito da questa scoperta iniziò a parlarlo anche lui, molti anni dopo in "Un vizio segreto" definisce tale linguaggio "crudo all'estremo". [15] Anni dopo gli stessi (compreso Tolkien) che idearono il primo linguaggio ne crearono un altro provabilmente spinti dal voler creare una specie di "setta" per tenerlo nascosto, questo linguaggio denominato Nevbosh era formato da vocaboli inglesi, latini o francesi storpiati o addirittura invertiti. Con l'avanzare del tempo l'inversione o la storpiazione delle parole non bastò più ai creatori del Nevbosh che iniziarono a inventare nuovi termini (come ad esempio lint, ritrovabile anche in alcune lingue inventate successivamente compreso il Quenya), questa nuova versione quasi interamente ideata da Tolkien prese il nome di Naffarin, e dai pochi testi rinvenuti possiamo dire che rispetto al Nevbosh, molto più grezzo e informale ci siano molte più somiglianze con le lingue Elfiche inventate dall'autore in età più matura. [16]

Uno sviluppo iniziale del Quenya (conosciuto fino alla metà degli anni '40 come Qenya) avvenne intorno al 1910-1911. Il nome Qenya apparì invece solamente qualche anno più tardi intorno al 1915, mentre studiava al liceo di Exeter. Una volta iniziati gli studi dimostrò da prima un eccezionale talento per le lingue e poi una spiccata capacità creativa che sarebbe stata poi rivelata dalle sue composizioni in età pi “matura”. Infatti in poco tempo prese familiarità con diverse lingue sia antiche che moderne come: il norreno, lo spagnolo, l'italiano, l'inglese antico, il gotico, il latino e il greco antico. In un periodo più tardo prese conoscenza del finlandese (o Finnico) una scoperta che per lui fu allo stesso tempo: meravigliosa e utile. Infatti anni dopo Tolkien scrisse proprio a questo proposito:

(inglese)
«It was like discovering a complete wine-cellar filled with bottles of an amazing wine of a kind and flavour never tasted before. It quite intoxicated me.»
(italiano)
«È stato come scoprire un'enorme enoteca riempita con bottiglie di un vino straordinario di tipo e sapore mai assaggiato prima. Ne fui completamente preso (intossicato).»

In particolare il Finlandese lo portò a entrare sempre più in contatti con testi nordici come ad esempio il Kalevala che ad esempio si può ritrovare nei racconti riguardanti Túrin Turambar o nel manoscritto rimasto incompiuto La storia di Kullervo rielaborazione di Tolkien delle storie riguardanti Kullervo[17]

(inglese)
«The beginning of the legendarium, of which the Trilogy is pan (the conclusion), was in an attempt to reorganize some of the Kalevala, especially the tale of Kullervo the hapless, into a form of my own.»
(italiano)
«L'inizio del legendarium di cui la Trilogia è la conclusione, è stato nel tentativo di rielaborare alcuni testi del Kelevala, in particolare il racconto di Kullervo lo sventurato, in una forma personalizzata»

Comunque il Quenya non è stata la prima lingua costruita o concepita da Tolkien, ma sicuramente la prima a ricevere una particolare attenzione dal giovane glotteta che si era già cimentato in un periodo precedente (insieme ai cugini durante l'infanzia) nella “creazione” se così si può chiamare del cosi detto “animalese” una lingua priva di qualsiasi regola morfo-sintattica che utilizzava dei nomi di alcuni animali e dei numeri per formare frasi di senso compiuto. Nonostante la semplicità di questo “linguaggio” e comunque da sottolineare un'acuta predilezione e passione per le materie linguistiche già dalla più tenera età.

Stranamente la creazione del Quenya avvenne (almeno alla radice) prima di quella di Arda e dei suoi amati Elfi infatti Tolkien sosteneva che le lingue fungessero da motore per i popoli della terra di mezzo, un mezzo per comunicare e far sì che gli eventi accadessero. Tolkien ideò il Quenya cercando di concepirlo come lingua naturale, facendogli seguire un suo corso storico e questo lo portò anche alla creazione di diverse varietà dialettali (Ñoldorin Quenya, Vanyarin Quenya ecc.) e di altre lingue imparentate ma ben distinte, frutto della separazione delle diverse popolazioni elfiche attraverso le Ere di Arda. Tolkien non ha mai smesso fino alla sua morte (avvenuta nel 1973 di modificare il Quenya (al contrario di quanto è successo con il Sindarin, che dopo aver avuto alcune revisioni fondamentali, viene “abbandonato” quasi totalmente dallo scrittore) che sono stati sottoposti per decenni a continue revisioni della grammatica e del vocabolario Quenya a volte “radicali”, questo comportò e comporta ancora al giorno d'oggi una grande diversificazione del Quenya attraverso i decenni. Subì anche alcuni cambiamenti nel nome, al momento della sua creazione era conosciuto allo studioso come “Qenya eldarissa” nome che rimase fino agli anni '20 quando cambiò il nome in favore di una forma più breve “Quenya”. Inoltre osservando alcuni testi Quenya risalenti ai primi anni '30 sono facilmente distinguibili le forme morfo-sintattiche da quelle più famose del Signore degli Anelli e del Silmarillion.

Influenze delle altre lingue

Il Quenya è in assoluto e di gran lunga la lingua artificiale ideata da Tolkien più completa e ricca di vocaboli. Tolkien durante la sua creazione si basò principalmente su tre o più lingue: il finnico, il latino, il greco antico, l'italiano e lo spagnolo. La forma sintattica e grammaticale del Quenya è ripresa per gran parte dal Finnico, del quale (si veda più avanti) ha adottato i pronomi enclitici, buona parte dei casi e del vocabolario. Dal Latino (come dall'Italiano e dallo Spagnolo) vi è più che altro una derivazione "fonetica" in quanto sia i suoni, sia gli accenti sono pressoché uguali nel Latino. Tuttavia nonostante l'amore di Tolkien per la lingua ellenica solo recentemente si sono scoperte o "rilevate" parentele con il Greco antico. Molti suoni (inesistenti nella lingua Latina) sono chiaramente ripresi dal Greco antico. Dallo Spagnolo vi sono principalmente similitudini riguardo alle vocali foneticamente uguali nelle due lingue. L'Italiano invece interessò sempre Tolkien che lo prelidigeva più dello spagnolo e del francese (di quest'ultima non c'é nessuna traccia nella lingua in questione). Le maggiori derivazioni dall'Italiano sono quelle che si riscontrano anche dal Latino, in quanto la sonorità delle due lingue entusiasmava Tolkien più di quella dello stesso Finlandese. Riguardo ai tempi verbali il QUenya e il Greco antico hanno solo pochi nessi riguardanti più che altro il tempo perfetto che ha un aumento simile a quello dato nel'Imperfetto greco, alcune desinenze simili nei tempi di presente e passato (aoristo greco) e il cosiddetto aoristo Quenya utilizzato nella lingua Tolkeniana in modo del tutto diverso dal suo utilizzo Greco (vedi sezione verbi: Aoristo). I pronomi enclitici sono quasi completamente adottati dal Finnico tuttavia alcune desinenze hanno similitudini con la lingua greca (es: Greco mas e Quenya -mma). I pronomi enfatici Quenya come quelli greci iniziano per e-. La negazione della forma più arcaica del Greco ou (ouk) ha lo stesso valore fonetico del Quenya u di uguale significato. La desinenza -n del dativo Quenya si ritrova in alcune desinenze greche.

Similitudini e prestiti nei vocaboli Quenya. [18]

Verbi:

  • tul- "venire", Finnico: tul- "venire"
  • ora- "esortare", Greco: ορα "ora", Italiano: ora
 
La casa di Tolkien dal 1907 al 1930, dove l'autore scrisse i suoi primi testi in "Qenya"
  • pata- "toccare", Greco: πατα "fare un passo"
  • papa- "tremare", Greco: παπας "padre, prete"

Sostantivi:

  • tië "sentiero, strada", Finnico: tie "sentiero"
  • kuuma "caldo", Finnico: kuuma "vuoto"
  • cala "luce", Greco: καλα "bene, d'accordo"
  • metta "fine", Greco: μετα "dopo, in seguito, alla fine"
  • pee "labbro", Greco: πε "di, parla (imper.)"
  • oron "monte", Greco: ορον "monte, confine"
  • elen "stella", Greco: ελενι "fiaccola"
  • apsa "pepe, carne", Greco: απσα "pepe, carne"
  • aara "alba", Greco: αρα "alba"
  • maa "mano", Greco: μα "alba"

Aggettivi:

  • calima "luminoso", Greco: καλιμμα "coperta"
  • lusta "vuoto", Greco: λουστα "getta (imper.)"
  • yerna "vecchio", Greco: γερνα "vecchia"

Preposizioni, congiunzioni, desinenze e altro:

  • -sse "verso, a", Finnico: -ssa, -ssae "verso, a"
  • na "verso", Greco: να "verso"
  • cee "forse", Greco: και "e"

Alfabeto

 
Alfabeto Tengwar

L'alfabeto del Quenya si basa sulle rune Tengwar una neo-grafia inventata da J.R.R Tolkien composta da 24 lettere più vari segni diacratici a rappresentare le vocali e gli accenti e un certo numero di lettere "composte" o del tutto irregolari. Nell'universo tolkeniano, si attribuisce la loro invenzione prima a Rúmil in una forma più arcaica detta Sarati e poi a Fëanor, elfo della stirpe dei Noldor nel 1250 dell'Era degli Alberi, prima nell'inizio della Prima Era. Il nome Tengwar viene dalla forma plurale di Tengwa "lettera". Le 24 lettere principali sono formate tutte da un telco "gambo" e da un lùva "arco". Le vocali venivano espresse con dei segni diacratici (tehtar) posti sopra la consonante precedente o in caso non ci fosse, sopra a una base che poteva essere corta o lunga in base alla lunghezza della vocale. In particolare una vocale "lunga" doveva essere sempre posta sopra una "base lunga" sia se preceduta da consonante che non.[19]

Fonologia

Il sistema fonologico Quenya conta 25 fonemi consonantici e 10 fonemi vocalici, questi ultimi suddivisi a loro volta in vocali brevi e lunghe; le vocali possono anche essere combinate in dittonghi. Nella fonetica, il Quenya assomiglia più all'italiano che all'inglese. Ogni fonema consonantico è rappresentato graficamente da una Tengwa (una lettera elfica).

Le consonanti e i gruppi consonantici

In Quenya ci sono 13 consonanti (14 contando la w)

  • c [k] (c dura ([k]), anche davanti ad e ed i)
  • f [f] (come in Italiano)
  • g [ɡ] (g dura ([ɡ]), anche davanti ad e ed i; si trova solamente dopo n)
  • h [h] (come la h aspirata inglese)
  • l [l] (come in italiano)
  • m [m] (come in italiano)
  • n [n~ŋ] (come in italiano)
  • p [p] (come in italiano)
  • r [ɾ] (come nell'italiano caro)
  • s [s] (sempre sorda, come in sole, mai come in rosa; z, [z], è trovato solo nel dialetto vanyarino)
  • t [t] (come in italiano)
  • v [w~v] (come in italiano)
  • w [w] (come in Inglese e nell'Italiano uovo; questa consonante è però caduta in disuso durante la Terza Età)
  • y [j](come in Inglese e nell'Italiano ieri)

Le consonanti doppie sono meno di quelle utilizzate nell'italiano: cc, ll, mm, nn, pp, rr, ss, tt.

I gruppi consonantici

I gruppi consonantici sono "dittonghi" formate da due o più lettere lettere che insieme hanno un valore fonologico unitario in Quenya sono:

  • mb, lb [mb, lb] (come in Italiano)
  • nd, rd, ld [nd, rd, ld] (come in Italiano)
  • ht [xt](come in tedesco Bach seguito da t)
  • hw [ɣw] (simile all'inglese who)
  • hy [hj~ç] (come in inglese huge)
  • gw [ɡʷ~ɡw] (come nell'Italiano guaio; si trova solo dopo n, come in lingua)
  • ly [lj~ʎ] (come gli- in italiano, taglia)
  • ng [ŋ] (come nell'Italiano angelo)
  • nw [nʷ~nw] (come nell'Italiano nuovo)
  • ny [nj/nʲ] (come gn in italiano)
  • ry [rj] (come nell'italiano ariano)
  • ty [c~tʃ] (una t palatalizzata; simile a ti- (goldorino) o ci- (vanyarino) in italiano)
  • qu [kw](come nell'italiano questo)
  • x [ks](sostituisce la grafia cs, come nell'italiano xilofono)
  • hl, hr [ks][20]
Altri gruppi consonantici

I seguenti gruppi si ritrovano nella lingua ma non sono considerati come un’unica consonante e vanno pertanto separati nella divisione in sillabe: hty, lc, lm, lp, lqu, lt, lv, lw, mn, mp, my, nc, ngw, nqu, nt, nty, nw, ps, pt, rc, rm, rn, rqu, rt, rty, rs, rw, sc, squ, st, sty, sw, ts, tw.

Non sono concessi altri gruppi e se durante la flessione nominale o verbale si vengono a creare combinazioni differenti, sono costrette a mutare, es. np diviene in mp, mg in ng

A fine parola si possono trovare solo le seguenti consonanti: t, r, l, n, s.

Vocali e dittonghi

Le vocali in Quenya sono a, e, i, o, u come in spagnolo (non c'è differenza tra vocali aperte e chiuse, come invece avviene in italiano). Le forme lunghe á, é, í, ó, ú rappresentano vocali allungate (all'incirca raddoppiate).[21]

  • a [ɑ] (come in casa)
  • e [ɛ] come in bello)
  • i [ɪ] come in ira)
  • o [ɔ ] come in nonno)
  • u [u] come in ulivo)
  • á [ɑ:] (come nell’inglese father)
  • é [e:] come nel tedesco Mehr)
  • í [ɪ:] (come nell’inglese machine)
  • ó [o:] (come in Roma)
  • ú [u:] (come nell’inglese boot)

In Quenya esistono due tipi di dittonghi:

  • Dittonghi in -i: ai [ɑɪ], oi [oɪ], ui [uɪ]
  • Dittonghi in -u: au, eu (raro), iu (raro)

La Dieresi

Quando la e si trova a fine parola, o è combinata con a o o (ea, eo), viene spesso scritta ë; per indicare a coloro che parlano inglese che non si tratta di una vocale muta (il suono però non cambia).

Anteriori Centrali Posteriori
brevi lunghe brevi lunghe brevi lunghe
Alte ɪ ɪː u
Medie ɛ ɔ
Basse a

L'Accento

L'accento in Quenya è musicale: la sillaba tonica può avere un accento maggiore (trascritto [ˈ]), ed è quindi pronunciata su un registro più acuto delle altre sillabe, o un accento minore (trascritto [ˌ]), e allora è pronunciata su un registro più grave.[22]

Si ha accento maggiore nei seguenti casi:

    • nei monosillabi
    • nei bisillabi sulla penultima sillaba (esempio: parma [ˈpɑrma] "libro")
    • nei trisillabi
  • sulla penultima se lunga (esempio: andunë [ɑnˈduːnɛ] "occidente")
    • sulla terzultima se la penultima è breve (esempio: eleni [ˈɛlɛˌni] "stelle")
    • sempre sulla terzultima lunga (esempio: súrinen [ˈsurɪˌnɛn] "al vento nel vento")

L'accento minore precede spesso l'accento maggiore quando questo non cada sulla prima sillaba (esempio: tintallë [ˌtɪnˈtɑllɛ] "colei che accese le stelle"). Spesso, nelle parole di più di due sillabe, con le ultime due brevi, la sillaba finale può ricevere un accento d'intensità secondario (trascritto come l'accento minore, [ˌ]; esempio: miruvóreva [ˌmɪruˈvoːrɛˌvɑ] "idromele", lumbule [ˈlumbuˌlɛ] "ombra buia").

La lunghezza delle sillabe

Una sillaba è considerata lunga quando contiene: una vocale lunga, un dittongo, una vocale breve seguita da un gruppo consonantico

Grammatica

L'Articolo

L'articolo determinativo Quenya è i (sia singolare che plurale). Non esiste l'equivalente di un, una; l'assenza di articolo indica usualmente che il sostantivo è indefinito.[23]

  • i hyando "la spada"
  • i hyandor "le spade"
  • hyando "una spada"
  • hyandor "delle spade"

L’articolo non si usa nei seguenti casi:

  • Nomi con una enclitica pronominale:

hyandonya “la mia spada”

  • Nomi al partitivo plurale:

hiandor “delle spade”

  • Nomi accompagnati da un pronome dimostrativo:

hyando sina “questa spada”

  • Nomi propri

Anar “il Sole”

  • Nomi di popoli

Eldar “gli Elfi” (si può usare “i Eldar” per indicare un determinato gruppo di Elfi, ma non per gli Elfi nel loro insieme)

  • Nomi accompagnati da genitivi o possessivi

I nomi

I sostantivi Quenya si declinano in dieci casi e in quattro numeri (singolare, plurale, duale e partitivo plurale)[24]

Il plurale

Il plurale si forma in due modi: nei nomi terminanti in: -a, -i, -o, -u e -ië formano il plurale in -r[25]

  • alda → aldar (albero)
  • tári → tárir (regina)
  • ondo → ondor (pietra)
  • heru → herur (signore)
 
Quenya scritto in Tengwar
  • tië → tier (via, strada)

Nei nomi terminanti in consonante in -i

  • aran → arani (re)
  • macil → macili (spada)

Le seguenti parole sono irregolari: Parole in -ë:

  • mallë → maller (strada, cammino)
  • rotsë → rotser (condotto)
  • tyávë → tyáver (gusto, sapore)
  • tyellë → tyeller (grado, pendenza, inclinazione)

Parole in -a

  • hína → híni (figlio)
  • ónona → ónoni (gemello)

Il duale

In Quenya il duale serve per indicare una coppia di oggetti.

Il duale termina in -u se il sostantivo termina in dentale (t e d), se indicano parti del corpo o se terminano in -i o in .[26]

  • sarat "segno" → saratu "i due segni, un paio di segni"
  • "labbro" → peu "le [due] labbra" (di una stessa persona)
  • alda "albero" → aldu "i due alberi, una coppia di alberi"

Se preceduto dall’articolo si rende con entrambi:

  • i peu "entrambe le labbra"
  • i aldu "entrambi gli alberi"

Il duale termina in t o in -et (se finiscono in consonante) se si tratta di sostantivi determinati o finenti in -u o in –ië e nei sostantivi in aventi il plurale in -r

  • tië "via" → tiet "le due vie, un paio di vie"

La parola veru "gli sposi" è sempre duale

Il partitivo plurale

Il partitivo plurale indica una parte di un insieme.

  • I ciryar nar fánë "le navi sono bianche"
  • i ciryali nar fánë "alcune navi sono bianche"

Il partitivo si forma generalmente aggiungende -li[27]

  • lassë "foglia" → lasseli
  • macil "spada" → macilli

I sostantivi terminanti in -r, -n o -s mutano l'ultima in -l-

  • atar "padre" → atalli
  • elen "stella" → elelli
  • cos "lite" → colli

I sostantivi terminanti in -t aggiungono prima della desinenza una -e-

  • sarat "segno" → sarateli

I casi

  • Il Nominativo singolare è la forma base del sostantivo. Non utilizza desinenze e funge da soggetto per i verbi. Il plurale si forma aggiungendo una -r,se termina per consonante si aggiunge -i.[28]
  • L'Accusativo si forma allungando la vocale finale del sostantivo (cirya nom. ⇒ ciryá acc.), l'uso dell'Accusativo non è però attestato nell'elfico della Terza Era. Per formare il plurale si aggiunge -i (anche se termina per vocale).[29]
  • Il Genitivo si forma con la desinenza -o; se il nome termina in -a quest'ultima cade, es.: parmaparmo; se il nome termina in -o è invisibile. Con le desinenze -ron e -ion si indica il plurale:la prima se termina per vocale e la seconda se per consonante.[30]
  • Il Possessivo si forma con la desinenza -va; -wa se il sostantivo termina con una consonante. La desinenza plurale è -iva. La sua funzione corrisponde grossomodo alla desinenza 's del genitivo sassone inglese.[31]
  • Il Dativo si forma con la desinenza -n, traducibile in italiano con la preposizione per o a.[32]
  • Il Locativo si forma con la desinenza -ssë, traducibile in italiano con la preposizione su o in.[33]
  • L'Ablativo si forma con la desinenza -llo, traducibile in italiano con la preposizione da o fuori di.[34]
  • L'Allativo si forma con la desinenza -nna, traducibile in italiano con la preposizione a, nel o sopra. La desinenza plurale è -nnar.[35]
  • Lo Strumentale si forma con la desinenza -nen e contrassegna lo strumento col quale qualcosa è fatto, o la ragione del perché qualcosa avviene. La desinenza plurale è -inen.[36]
  • Il Relativo o Rispettivo si forma con la desinenza -s, la funzione di questo caso rimane tutt'oggi oscura, ma la teoria più accreditata è quella che venga usato come una sorta di locativo, deducibile da alcuni, pochi, esempi che ci sono pervenuti e da come alcuni studiosi hanno continuato ad usarli in tal modo (es.: i coa i taures/i coa i tauressë = la casa nella foresta).[37]
Esempi di declinazione

Tema in -a:

Sostantivo ampa "uncino"

 
Il Silmarillion, di J.R.R Tolkien, è un libro che raccoglie buona parte del legendarium tolkieniano, e contiene quindi molti riferimenti al Quenya e alle altre lingue inventate da Tolkien
Casi SIngolare Plurale Duale Part. plurale
Nominativo ampa ampar ampat ampali
Genitivo ampo amparon ampato ampalion
Possessivo ampava ampaiva ampatwa ampalíva
Dativo ampan ampain ampant ampalin
Accusativo ampà ampai ampat ampalí
Ablativo ampallo ampallon(r) ampalto ampalillon(r)
Allativo ampanna ampannar ampanta ampalinnar
Locoativo ampassë ampassen ampatsë ampalissen(n)
Strumentale ampanen ampainen ampanten ampalínen
Tema in -l

Sostantivo macil "spada"

Casi Singolare Plurale DUale Part. plurale
Nominativo macil macili macilet macilli
Genitivo macilo macilion macilto macillion
Possessivo macilwa maciliva maciletwa macilliva
Dativo macilen macilin macilent macillin
Accusativo macil macilí macilet macillí
Ablativo macillo macillon(r) macilelto macillillon(r)
Allativo macilda macilinnar macilenta macillinnar
Locativo macildë macilissen maciletsë macillissen
Strumentale macilden macilenten macillinen
Rispettivo naciles macilis maciletes macillis

Le preposizioni e le postosizioni

Le preposizioni, salvo alcune eccezioni, reggono tutte l’accusativo. Le preposizioni possono declinare (es. mi “all’interno”, minna “verso l’interno”).[38] Le principali preposizioni Quenya sono:

  • an “per”
  • apa “vicino”
  • ara “presso”
  • et “da” regge l’ablativo (cfr. lat. e/ex)
  • ho “da”
  • imbë “dentro, nel”
  • “oltre, al di là di”
  • mi “in, all’interno di”
  • “davanti a, dinanzi”
  • nu “sotto”
  • or “al di sotto di”
  • tenna “fino a” (in senso temporale e spaziale)
  • ter(ë) “attraverso”
  • ú “senza” regge il genitivo
  • “come, similmente a”
  • as “con” (complemento di compagnia)
  • yo “con” (complemento di compagnia, per più persone)
  • arwa+genitivo "con" (complemento di unione)
  • arwë+genitivo "con" (complemento di unione, per più cose)

In Quenya si contano almeno due postosizioni (o postposizioni), ovvero parti del discorso con lo stesso valore delle preposizioni ma utilizzate in fondo alla frase.[39]

  • yá "fa" es: neldë loar "tre anni fa"
  • pella "oltre" es: Númen pella "oltre l'occidente"

Gli aggettivi

La maggior parte degli aggettivi Quenya termina con le vocali a o ë. Si accordano nel numero col sostantivo che descrivono.[40]. Al plurale aggettivi terminanti in -a divengono terminanti in , aggettivi in divengono terminanti in -i, ed aggettivi in -ëa hanno forme plurali in -ië.[41]

I numeri

I numeri cardinali

  • 1 (uno) - Minë
  • 2 (due) - Atta
File:Sundering of the Elves.png
Albero genealogico degli Elfi, ogni casata aveva un proprio idioma, i più utilizzati erano il Sindarin, il Telerin, il Nandorin e il Quenya
  • 3 (tre) - Neldë
  • 4 (quattro) - Canta
  • 5 (cinque) - Lempë
  • 6 (sei) - Enquë
  • 7 (sette) - Otso
  • 8 (otto) - Tolto
  • 9 (nove) - Nertë
  • 10 (dieci) - Cainen
  • 11 (undici) - Minquë
  • 12 (dodici) - Rasta
  • 100 (cento) - tuxa
  • 1000 (mille) - húmë
  • 1.000.000 (un milione) - mindóra
Le combinazioni
  • 35 (trentacinque) - Neldë-lempë
  • 94 (novantaquattro) - Nertë-canta
  • 106 (centosei) - Minëcainenenquë

Per i multipli di dieci fino a 90 si aggiunge il suffisso cainen

  • 30 - nelcainen
  • 80 - tolcainen

Per i numeri da 200 a 900 si utilizza il suffisso -tuxa

  • 200 - yutuxa
  • 400 - cantuxa

I numeri ordinali

  • primo - minya
  • secondo - tatya
  • terzo - nelya
  • decimo - quainëa

Dal 4° al 12° basta levare la vocale finale del numero cardinale corrispondente e poi aggiungere il suffisso -ëa

  • cinque - lempë → quinto - lempëa
  • otto - tolto → ottavo - toltëa
  • undici - minquë → undicesimo - minquëa
  • dodici - yunquë → dodicesimo - yunquëa
  • metà, mezzo, un mezzo - perya

I numeri frequenziali

  • eru una volta
  • due volte
  • nel tre volte
  • can quattro volte

Gli altri frequenziali si formano con il suffisso -llumë

  • lemillumë cinque volte
  • cëallumë dieci volte
  • tuxallumë cento volte

Gli avverbi

In Quenya esistono due tipi di avverbi quelli di base e quelli derivanti dagli aggettivi. La prima classe non ha derivazioni da nessun altra parte del periodo.[42]

  • "ora"
  • aqua "pienamente, completamente, integralmente"

Invece quelli derivanti dagli aggettivi aggiungono dei suffissi per formare l'avverbio. Gli aggettivi in -a aggiungono -vë

  • tulca "fermo, deciso" → tulca "in modo fermo, deciso"
  • saila "saggio" → saila "saggiamente"

Gli aggettivi in -ë, elidono quest'ultima e aggiungono -ivë

  • mussë "tenero" → mussivë "teneramente"

Gli aggettivi in -n, perdono la -n e aggiungono -mbë

  • firin "morto" → firimbë “mortalmente"

L'aggettivo màra "buono" è irregolare e diviene vandë "bene"

Pronomi

I pronomi personali

In Quenya i pronomi personali possono essere sia in forma enclitica (attaccati al verbo o alla preposizione) che non.

Pronomi personali enclitici
Persona Forma breve Forma media Forma estesa
1° sing. -n -në -nyë
2° sing. -t / -ccë
2° sing. form. -l -lë -lyë
3° sing -s -ro (masch.),-rë (femm.) -ryë
1° duale / / -mmë
1° plur. incl. / / -lvë
1° plur. escl. / / -lmë
2° plur. -l -lë -lyë
3° plur. -t / -ntë

hauta- "fermare" hautan e hautanyë significano entrambi "io fermo" hautal e hautalyë significano entrambi “tu fermi" aselyë "con te" hautanel “io ti fermo” tirirot "egli li vede" aranyë "contro di me"

Pronomi personali non enclitici
Casi 1 pers. sing. 2°. pers. sing.. 2°. pers. sing./plur. form. 3° pers. sing. mas. 3° pers. sing. fem. 3° pers. sing. neutra 1° pers. duale 1° pers. plur 3° pers. plur.
nom./acc. nyë tyë so ta met
dativo nin len cen son sen tan ment men tien
ablativo nillo lello cello sollo sello tallo melto mello tiello
allativo ninna lenna cenna sonna senna tanna menta menna tienna
locativo nissë lessë cessë sossë sessë tassë metsë messë tiessë
strumentale ninen lenen cenen sonen senen tanen menten menen tienen
rispettivo nis les ces sos ses tas metes mes ties

Il pronome personale indipendente se funge da accusativo precede sempre il verbo a cui è riferito.

Pronomi personali enfatici
  • inyë "anche io, anche me"
  • elyë "anche tu, anche te"
  • eccë "anche tu, anche te" (fam.)
  • eryë "anche egli/ella/esso, anche lui/lei/esso"
 
La casa di Tolkien dal 1930 al 1949, in questo periodo il Quenya aveva quasi raggiunto la forma attuale
  • emmë "anche noi due"
  • elwë "anche noi" (incl.)
  • elmë "anche noi" (escl.)
  • entë "anch’essi, anche loro"

I pronomi possessivi enclitici

Possessivo Traduzione
-nya mio
-lya tuo (form.)
-cca tuo
-rya suo/sua
-mma di noi due
-lva nostro (incl.)
-lma nostro (escl.)
-lya vostro
-nta loro
  • coanya "la mia casa"
  • nòrenta "la loro terra"

Se il pronome dev'essere aggiunto a un nome che deve ricevere anche la desinenza, prima si mette il pronome poi il caso

  • Anar caluva tielyanna "il Sole brillerà verso il tuo cammino"
  • tielyanna da tië "cammino"+ lya (pron. poss.)+ -nna (allativo)

Se il nome termina in consonante tra la radice e l'enclitica si aggiunge una vocale: se l'enclitica è -nya la vocale è sempre -i-. Se il sostantivo è al singolare (eccetto che con –nya), la vocale è -e-. Se il sostantivo è al duale (eccetto che con –nya), la vocale è -u-:

I sostantivi yondo "figlio", yeldë "figlia" e hìnya "figlio" hanno una contrazione irregolare con il pronome -nya

  • yondo + nya = yonya "mio figlio (maschio)"
  • yeldë + nya = yenya "mia figlia"
  • hína + nya = hínya "mio figlio (maschio o femmina)"

I pronomi relativi

caso singolare plurale duale
nominativo ya yar yat
genitivo yo yaron yato
possessivo yava yaiva yatwa
dativo yan yain yant
accusativo yai yat
ablativo yallo yallon(r) yalto
allativo yanna yannar yanta
locativo yassë yassen yatsë
strumentale yanen yainen yanten
rispettivo yas yais yates
  • i osto yassë marë i nér "la città in cui vivono gli uomini"
  • i tol yanna círar i ciryar “l’isola verso la quale le navi stanno navigando”
  • i nóri yallon tuller i ohtari "la terra dalla quale vennero i soldati"

I pronomi dimostrativi

I dimostrativi in Quenya sono sina "questo/a", tana "quello/a", enta "quello/a laggiù", yana "precedente, anteriore".

  • elda sina "questo Elfo"
  • coa sina "questa casa"
  • nissi sinë "queste donne"
  • vendi tanë "quelle ragazze"
  • nauco tana "quel nano"
  • rocco tana "quel cavallo"
  • aran yana "il precedente re"
  • arani yanë "i precedenti re"

I dimostrati non vogliono mai l'articolo.

  • nér sinanen "da quest’uomo" (strumentale)
  • neri sinínen "da questi uomini" (strumentale)

I pronomi interrogativi

In Quenya esistono solo tre pronomi interrogativi: man "chi", mana "che cosa" e ma

  • man tiruva? "chi vedrà?"

Se posto dopo il nome il pronome significa "quale"

  • cirya mana cenil? "quale nave vedi?"

Gli altri pronomi interrogativi derivano dalla flessione di man e mana

Declinazione di man (chi)
 
Ulmo salva Voronwe
caso Pronome traduzione
nominativo man chi?
genitivo mano di chi?
dativo / /
ablativo mallo da dove?
allativo manna verso dove?
locativo massë dove?
strumentale manen come?
rispettivo / /
Declinazione di Mana (che, che cosa)
caso Pronome traduzione
nominativo mana che cosa?
genitivo / /
dativo manan a chi?
ablativo / /
allativo / /
locativo manassë quando?
strumentale mananen con che cosa?
rispettivo manas con che mezzo?

I pronomi indefiniti

Il pronome indefinito per indicare una persona in Quenya è quen "qualcuno"

  • quen rancë yulma "qualcuno ruppe una coppa"

Quen segue in tutti i casi una flessione regolare uguale a quella di quén "persona"

Ilya al singolare significa "ogni, ognuno, ciascuno" e al plurale "tutti"

  • ilya parma "ogni libro"
  • ilyë parmar "tutti i libri"

"Molto" e "Molti" si traducono rispettivamente con olya "molto", limba "frequente, numeroso" e rimba (uguale a limba, solo che mai con valore temporale)

Gli altri indefiniti sono:

Ilquen "tutti" uguale a Ilyar úquen "nessuno" qua "qualcosa" ilqua "qualcuno" úqua "niente"

Gli indefiniti "poco", "alcuno" e "alcuni" non esistono in Quenya e si traducono con il partitivo plurale.

I Pronomi riflessivi

Il pronome riflessivo è -co. Funge da enclitica per il verbo con funzione di complemento oggetto:

ceninyeco "io mi vedo" meliryeco "egli/ella/esso si ama"

I Verbi

  • Il presente (o continuativo) si forma con la desinenza -a ed allungamento della vocale precedente. (Se la radice verbale termina in -a la desinenza è -ëa). Questo tempo verbale indica un'azione durativa.
  • L'aoristo si forma con la desinenza , che cambia in -i se una desinenza è aggiunta. Nel caso di radicali in -A è invisibile. L'aoristo (a differenza del suo corrispettivo Greco) è una forma di presente indicante una cosa abitudinale, una legge o una tradizione.
  • Il passato dei verbi regolari derivati si forma con il suffisso -në.
  • Il futuro si forma abbandonando la vocale finale della radice ed aggiungendo il suffisso -uva.

Esistono due tipi di verbi: I verbi radicali o primitivi terminanti in consonante e i verbi terminanti in -a o in -u I tempi in Quenya generalmente non hanno coniugazione, tuttavia possono aggiungere dei pronomi personali enclitici per sottolineare quale "persona" compie l'azione

Il presente

Classe verbale Verbi radicali Verbi in -a Verbi in -u
Radice hir- hauta- allu-
Significato trovare fermare lavare
Singolare hìra hautëa allùa
Plurale hìrar hautëar allùar
File:Quenya Example.svg
Prime righe del Lamento di Galadriel in scrittura Tengwar

L'Aoristo

Classe verbale Verbi radicali Verbi in -a Verbi in -u
Radice hir- hauta- allu-
Significato trovare fermare lavare
Singolare hirë hauta allo
Plurale hirir hautar allur

Passato

Classe verbale Verbi radicali Verbi in -a Verbi in -u
Radice hir- hauta- allu-
Significato trovare fermare lavare
Singolare hirnë hautanë allunë
Plurale hirnër hautanër allunër
Verbi irregolari

I verbi terminanti in -t, -c, -p, -l, -qu hanno una inversione nasale in quanto i gruppi -tn, -cn, -pn, -ln, -cwn,

  • mat- "mangiare" → mantë
  • hat- "rompere" → hantë
  • tac- "attaccare" → tancë
  • pequ- "pettinare" → penquë

Se finiscono in -p, np muta in mp

  • top- "coprire" → tompë

Stessa cosa vale per nl che muta in ll

  • wil- "volare" → willë

Infine vi è un ultimo gruppo di verbi in inversione nasale. Essi presentano nel Quenya della Terza Era come terminazione –r, derivata da una –d che ricompare nella formazione del passato. In Quenya moderno infatti la d deve per forza trovarsi combinata con altre consonanti altrimenti tende a mutare in –r. Appartengono a questo gruppo:

  • har- "sedere" → handë
  • hyar- "arare" → hyandë
  • nir- "premere" → nindë
  • quir- "muovere, agitare" → quindë
  • quor- "soffocare" → quondë
  • rar- "sbucciare" → randë
  • rer- "seminare" → rendë
  • ser- "riposare" → sendë
  • sir- "scorrere, fluire" → sindë

I verbi radicali in –v e –s non aggiungono la desinenza –në bensì la sola –ë con l’allungamento di compenso della vocale centrale:

  • tuv- "trovare" → túvë
  • tyav- "gustare" → tyávë
  • sis- "friggere" → sí

I seguenti verbi possono essere coniugati regolarmente anche se in numerosi casi la –a e la –u cadono e vengono coniugati come se fossero verbi radicali:

  • capa- "saltare" → campë (o capanë)
  • cava- "scavare" → cávë (o cavanë)
  • maca- "forgiare" → mancë (o macanë)
  • lala- "negare" → lallë (o lalanë) (da non confondere con lala- "ridere")
  • naqua- "rubare" → nanquë (o naquanë)
  • hlapu- "soffiare" → hlampë (o hlapunë)
  • lutu- "galleggiare, fluttuare" → luntë (o lutunë)

I seguenti verbi coniugano solo come se fossero verbi radicali:

  • papa- "tremare" → pampë
  • pata- "bussare, dare piccoli colpi" → pantë

Dei verbi in –wa solo i seguenti si comportano da verbi radicali, pur conservando anche la forma regolare:

  • fawa- "forgiare" → fangwë (o fawanë)
  • rawa- "correre" → rangwë (o rawanë)

I verbi in –ha sono sempre regolari:

  • nyeha- "piangere" → nyehanë

Ci sono altri verbi irregolari non elencati qui.

Perfetto

Esiste un'altra forma di passato denominato perfetto

 
La casa di Tolkien dal 1953 al 1968, in questo periodo il Quenya era in una fase di piena maturità

Si forma in -ië (-ier al plurale) più l'aumento (uguale alla vocale centrale) e l'allungamento

  • mat- "mangiare": am át
  • tec- "scrivere": etéc
  • not- "contare": onót

I verbi in -a in -u perdono la loro vocale finale prima di aggiungere -ië:

  • mapa- "prendere": amáp
  • palu- "diffondersi": apál

I verbi in -ya perdono entrambe le due lettere finali:

  • hanya- "capire": ahánië
  • tulya- "guidare, giungere": utúlië

I verbi che hanno la vocale centrale che non può essere allungata non l’allungano:

  • menta- "inviare": ement
  • nasta- "pungere": anast
  • nurru- "lamentarsi": unurr

Quando la vocale centrale è lunga all’inizio del verbo si mette la sua corrispondente breve:

  • móta- "lavorare": omót

Quando la vocale centrale è composta da un dittongo, all’inizio del verbo si mette solo il primo membro di tale dittongo:

  • hauta- "fermare": ahaut
  • poita- "pulire, purificare": oopoit
  • vaita- "avvolgere": avait

Quando il verbo inizia per vocale non subisce alcun aumento e quindi non si aggiunge alcuna vocale al suo inizio:

  • anta- "dare": ant
  • allu- "lavare": all
  • urya- "bruciare": úr

Esistono molte forme irregolari, per lo più legate ai gruppi consonantici o all'aumento vocalico

Il Futuro

Classe verbale Verbi radicali Verbi in -a Verbi in -u
Radice hir- hauta- allu-
Significato trovare fermare lavare
Singolare hiruva hautuva allùva
Plurale hiruvar hautavar allùvar

L'infinito

L'infinito in Quenya si usa per specificare o completare il significato di un verbo reggente.

L'infinito dei verbi in -a è uguale alla forma radice:

  • linda- "cantare" → linda

L'infinito dei verbi in -u si forma cambiando la -u in -o:

  • palu- "diffondersi" → palo

L’infinito dei verbi radicali si forma aggiungendo una –ë alla radice:

  • quet- "dire, parlare" → quetë

L'infinito esteso

È una particolare forma di infinito che si impiega quando l’infinito abbia un complemento oggetto che si esprime con un pronome personale enclitico.

  • i mól veryanë cenë i aran ar i tári"lo schiavo osò guardare il re e la regina"
  • i mól veryanë cenitat"lo schiavo osò guardarli"

L'infinito passivo

Si impiega per esprimere l’infinito in una frase passiva:

  • i naucor polir matë i apsa"i nani possono mangiare il cibo"
  • i apsa polë amatë i naucoinen“il cibo può essere mangiato dai nani”

Si forma con il prefisso a-. Se il verbo inizia per vocale, il prefisso è separato dal verbo da un trattino.

Nelle irregolarità date dall'aggiunta del prefisso si vedano quelle già riscontrate nel perfetto.

Il participio presente

Il participio presente ricorda quello latino e greco in quanto può avere valore di aggettivo, di sostantivo o come verbo di una subordinata

Nei verbi radicali si forma allungando la vocale centrale e aggiungendo il prefisso -ala

  • tir- "guardare" → tírala "guardante"

Nei verbi in -a e -u si forma nello stesso modo solo che aggiungendo (invece di -ala) -la

  • mapa- "prendere" → mápala "prendente"

Il participio passato

È usato in Quenya come aggettivo per dare ai verbi transitivi valore di participio passivo. Insieme al verbo essere crea la forma passiva.

  • i atani harnainë "gli uomini riuniti" → i atani nar harnainë “gli uomini sono riuniti”
  • i ondo ortaina "la pietra sollevata" → i ondo ná ortaina “la pietra è sollevata”

Si forma nei verbi radicali in -r, -m, -n aggiungendo -na e allungando la vocale centrale

  • tir- "guardare" → tírna "guardato"

Si forma nei verbi radicali in -c, -p, -t, -v, -s aggiungendo -ina e allungando la vocale centrale.

  • not- "contare" → nótina "contato"

Nei verbi in -a e in -u aggiungendo -ina. Forma sempre dittongo

  • anta- "dare" → antaina "dato"

I verbi in -l hanno come desinenza –da: mel- "amare" → melda "amato"

Il gerundio [43]

Il gerundio Quenya non corrisponde assolutamente al gerundio italiano. Indica piuttosto quello che in italiano è svolto dall’infinito sostantivato:

  • harië malta úva carë nér anwavë alya → "l’avere oro non fa l’uomo veramente ricco"
  • matië ná i analta alessë ilyë Naucoron → "mangiare è la più grande gioia di tutti i nani"

Un gerundio può ovviamente reggere un complemento oggetto:

  • hirië harma caruva nér alya → "il trovare un tesoro renderà un uomo ricco"
  • antië malta i aranen ná lai manë → "dare oro al re è molto buono"

Il gerundio può anche fungere da complemento oggetto:

  • melin tirië aiwi → "adoro guardare gli uccelli"

La differenza tra il gerundio e l’infinito Quenya si può identificare in italiano con il fatto che in italiano l’infinito sostantivato al quale il gerundio corrisponde può essere sempre preceduto dall’articolo, mentre l’infinito regolare no (è impossibile dire “io so il parlare”, mentre è possibilissimo dire “adoro il guardare gli uccelli”)

La desinenza del gerundio è –ië.

I verbi radicali semplicemente aggiungono tale desinenza alla loro radice verbale:

quet- "dire, parlare" → quet

I verbi in –a e in –u perdono la loro vocale finale prima di aggiungere la desinenza del gerundio:

  • orta- "stare in piedi, alzarsi" → ort
  • naina- "lamentarsi" → nain
Casi del gerundio

Il gerundio può declinare in tre casi: genitivo, dativo e strumentale:

  • -Gentivo: indica una specificazione del sostantivo.
  • Dativo:indica il fine per cui si compie qualcosa.
  • Strumentale: indica il modo in cui si compie qualcosa. Il gerundio strumentale

corrisponde al gerundio italiano, derivato dal dativo del gerdundio latino.

L'imperativo

L'imperativo serve per esprimere un comando.

La forma arcaica si serve della desinenza -a ma tale è applicabile solo ai verbi radicali.

  • tira! "guarda!"

L'imperativo regolare si serve invece di una particella esterna à prima del verbo all'infinito.

  • á tirë! "guarda"
  • á vala! "comanda!"

Se la vocale centrale del verbo è lunga o è formata da un dittongo o a essa segue un dittongo consonantico (eccetto ry, ly, ny e ty) la particella a diviene corta.

  • a caima! "sta giù!"
  • a móta! "lavora!"
  • a linda! "canta!"

L'imperativo negativo si forma invece che con à (o a) con avà che puù essere anche un imperativo da solo con valore di "non farlo!"

L’imperativo con i pronomi personali

L’imperaivo può reggere dei pronomi personali con valore di soggetto, complemento, oggetto o complemento di termine:

I pronomi soggetto

Non molto frequenti, indicano a chi si rivolge il comando. Le desinenze sono –t per il singolare e –l per il plurale:

  • a lindat! "canta tu!"
  • a lindal! "cantate voi!"

Con i verbi primitivi la -e- dell’infinito è sostituita da una -i- prima di aggiungere i pronomi personali:

  • á tirë! "guarda!"
  • á tirit! “guarda tu!”
  • á tiril! “guardate voi!"

I pronomi soggetto si possono impiegare anche all’imperativo negativo:

  • áva tulë! "non venire!"
  • áva tulit! “non venire tu!”
  • áva tulil! "non venite voi!"
I pronomi complemento oggetto

Per indicare il complemento oggetto di un imperativo si usa il nominativo/accusativo dei

pronomi personali indipendenti:

  • a laita te! "benediteli!"
  • átirë nyë! "guardami!"

Si preferisce però attaccare il pronome enclitico alla particella á (in questo caso non si usa mai a):

  • átë laita! "benediteli!"
  • ányë tirë! "guardami!"

Anche con l’imperativo negativo entrambe le forme sono possibili (anche se quella con il pronome enclitico è preferibile):

  • ávamë tirë! "non guardarci!"
  • áva tirë me! "non guardarci!"
I pronomi al dativo

Per esprimere il complemento di termine e di interesse si usa ovviamente il pronome personale al dativo:

  • ámen linda! "canta per noi!"

Quando il verbo regge sia un complemento oggetto che un dativo uno dei due si attacca alla particella e per l’altro si usa il pronome personale indipendente:

  • ánin carë ta! "fallo per me!"
  • áta carë nin! "fallo per me!"
  • ánin anta ta! "dammelo!"
  • áta anta nin! "dammelo!"

La forma negativa

Il Quenya ha due modi per costruire la forma negativa:

Quando la frase contiene un verbo all’indicativo senza complemento oggetto espresso con pronome enclitico oppure un verbo modale reggente l’infinito, la negazione si forma con il verbo um- “non essere”

Coniugazione di um-:
  • Presente: úma (úman, úmas, ...)
  • Aoristo: umë (umin, umis, ...)
  • Passato: úmë (úmen, úmes, ...)
  • Perfetto: úmië (úmien, úmies, ...)
  • Futuro: úva (úvan, úvas, ...)

Negli altri casi si usa la particella .

  • i harma halyaina "il tesoro nascosto" → i harma halyaina "il tesoro non nascosto"
  • ánin carë ta! "fallo per me!" → ánin carë ta! "non farlo per me!"

Il verbo ùm- si usa anche per esprimere la forma negativa del verbo "essere"

  • i aran ná taura "il re è potente" → i aran umë taura "il re non è potente"

Per la negazione degli altri verbi um- segue la coniugazione del verbo principale nella frase non negativa, in quella negativa il verbo principale invece va all'infinito.

  • cennen i aldá "ho visto l’albero" → úmen cenë i aldá "non ho visto l’albero"

Per i verbi modali si impiegano due infiniti (um- all'infinito più il verbo principale)

  • i híni polir capa "i figli possono saltare" → i híni umir polë capa "i figli non possonosaltare"

Se un verbo a un pronome in forma enclitica all'accusativo la negazione è sempre

  • hirnenyes "l’ho trovato" → hirnenyes "non l’ho trovato"

Il verbo essere

In Quenya il verbo essere può essere espresso in due modo: o con o con ëa

si può usare in due modi

  1. per connettere due nomi:
    sambë sina ná caimasan "questa stanza è una camera da letto"
  2. Per formare il predicato nominale:
    sambi sinë nar pityë "queste stanze sono piccole"

ëa invece si usa con in valore di: "esistere, stare o trovarsi"

i harma ëa i sambessë "il tesoro è nella stanza/sta nella stanza/si trova nella stanza" ëan tauressë "io sono nel bosco"

  • O per tradurre c'é o al plurale (ëar) ci sono

ëa elda as quinga "c’è un elfo con un arco" ëar narmor i ostossë "ci sono lupi nella città"

Entrambi i verbi difettano del perfetto ed hanno Aoristo e Presente uguali:

Il verbo
  • Presente/Aoristo: (singolare), plurale nar. La vocale si abbrevia nelle forme con pronomi enclitici, oltre che nel plurale.
  • Passato: (singolare), plurale ner. La vocale si abbrevia nelle forme con pronomi enclitici, oltre che al plurale.
  • Futuro: nauva (singolare), plurale nauvar.
  • L’imperativo è ána.
Il verbo ëa
  • Presente/Aoristo: ëa (singolare), plurale ëar.
  • Passato: engë (singolare), plurale enger.
  • Futuro: ëuva (singolare), plurale ëuvar.
  • L’imperativo è ëa.
  • Il verbo ëa presenta anche un participio presente, eala:

i ostor ëala "le città che sono/che esistono"

I verbi impersonali

Sono verbi che non hanno un soggetto. Come in italiano appartengono a questa categoria i verbi che indicano condizioni meteorologiche:

  • lipta "gocciola"
  • uquë "piove"
  • fauta "nevica"
  • hilca "gela"

Altri verbi impersonali, non avendo il soggetto, esprimono chi interessa l’azione con il dativo. Nella traduzione in italiano questo può rimanere tale, oppure se il verbo è impersonale anche in italiano, trasformarsi in un complemento di termine:

  • marta- "succedere, accadere" → marta sen "succede a lei"
  • mauya- "obbligare" → mauya nin "sono obbligato"
  • naya- "affliggere, attristare" → naya son "sono triste"
  • onga- "addolorare" → onga men "siamo addolorati"
  • vilda- "importare" → vilda len "ci importa"

I verbi causativi

Nascono dall’aggiunta del suffisso –ta ad un aggettivo e indicano l’idea di “diventare, rendere ...” :

  • alya "ricco" → alyata- "diventare ricco"

Gli aggettivi terminanti in cambiano quest'ultima in i prima di aggiungere la desinenza

  • airë "santo" → airita- "diventare santo, rendere santo, santificare"
  • ninquë "bianco" → ninquita- "diventare bianco, rendere bianco"

Il verbo equë

Il verbo quet- significa “dire” se il destinatario è espresso al dativo, e “parlare” quando esso è espresso in allativo. Con il discorso diretto ed indiretto si preferisce però usare il verbo equë. Questo verbo presenta un’unica forma valida per tutti i numeri e tutti i tempi. Si può usare però solo quando il soggetto è un nome proprio di persona oppure un pronome personale (non si può usare con i nomi comuni quali “il padre”, “il re”, ecc. per i quali si impiega quet-).

Il verbo auta

 
Fëanor e Fingolfin

Questo verbo può avere tre coniugazioni a seconda del suo significato.

  • Morire unicamente nella forma passata "anwë" in documenti ufficiali.
  • i aran anwë "il re morì" o "il re è morto"
  • Andarsene, partire solamente se seguito da un allativo indicante moto a luogo.
La coniugazione è:
  • Passato: oantë
  • Perfetto: oantië
  • Infinito: auta
  • Participio passato: autaina
  • Passare, sparire, lasciare
  • yéni avánier "gli anni sono passati"
  • i seldo vánë "il ragazzo scomparve, partì"

Al participio passato ha anche valore di perduto.

  • a corma ná vanwa "l'anello è perduto"
La coniugazione è:
  • Passato: vánë
  • Perfetto: avánië
  • Infinito: vanwë
  • Participio passato:vanwa

Sintassi

La forma passiva

La forma passiva in Quenya si forma tramite il verbo "essere".

  • i coa carna "la casa fu costruita/è stata costruita"
  • i coa nauva carna "la casa sarà costruità"

Esiste anche una forma attiva passivante incerta ripresa dalle Lingue baltofinniche (come il finlandese (corrispondente a quen "qualcuno".

  • quen cára i coa “qualcuno sta costruendo una casa”, meglio di “una casa sta venendo

costruita”.

Il complemento d'agente è espresso dal caso strumentale

  • i elda tencë i parma "l’elfo scrisse il libro"
  • i parma né técina i eldanen "il libro fu scritto dall’elfo"

La forma passiva è applicabile anche al participio passato in funzione aggettivale.

Il costrutto ottativo

Il costrutto ottativo si utilizza per esprimere un desiderio (realizzabile), un augurio o una speranza. Si forma mettendo a inizio frase la particella nai e il verbo al futuro.

  • nai hiruvalyes "possa tu trovarlo" o "spero che tu possa trovarlo" o "vorrei che tu lo trovassi"
  • hiruvan i malta "io troverò l’oro" → nai hiruvan i malta "spero di trovare l’oro o "che io

possa trovare l’oro".

Esiste anche un costrutto ottativo volto alla possibilità apparente, introdotto dalla particella "forse" più il futuro.

  • cé caruvantes "forse lo faranno"

Il costrutto ipotetico e condizionale

Non esistendo in Quenya né congiuntivocondizionale, le due forme si costruiscono con l'indicativo sia nella reggente che nella subordinata. Se la proposizione descrive un evento sicuro si utilizza la congiunzione írë "quando".

  • írë ceninyel, nan alassë "quando ti vedo sono felice"
  • írë ceninyel, nen alassë “quando ti vedevo ero felice”
  • írë ceninyel, nauvan alassë “quando ti vedrò, sarò felice”

Quando la proposizione indica un avvenimento che non è certo, si usa come congiunzione mai o ai "se"

  • mai ceninyel, nán alassë "se ti vedessi, sarei felice"
  • mai cenneyel, nen alassë “se ti avessi visto, sarei stato felice”
  • mai cenuvayel, nauvan alassë “se ti avrò visto sarò felice”

Si possono mettere alla fine della proposizione reggente le particelle nai e per esprimere dubbio o probabilità.

  • írë ëar lumbor, liptuva nai "quando ci saranno (sono) nuvole, certamente pioverà"
  • tuluvan , mai ëal coassë "se tu sei a casa, forse verrò"

La preposizione temporale

Quando la proposizione temporale è in rapporto di contemporaneità con la reggente si ricorre o al participio presente oppure al verbo preceduto da írë.

  • cénala i cotumoi, i ohtar mamper i macili "vedendo i nemici, i

soldati impugnarono le spade" o "quando vedrò i nemici, i soldati impugneranno (impugnarono) le spade"

Quando la proposizione temporale è in rapporto di anteriorità con la reggente, si ricorre o al perfetto preceduto da “dopo” nella subordinata e al passato o al presente nella reggente.

  • ecéniet i cotumoi, i ohtar mamper i macili "dopo che ebbero visto i nemici, i soldati

impugnarono le spade"

  • ecéniet i cotumoi, i ohtar mápëar i macili "dopo che hanno visto i nemici, i soldati

impugnano le spade" Si può anche impiegare il participio passato nella subordinata

  • cennë i cotumoi, i ohtar mamper i macili "visti i inemici, i soldati impugnarono le spade"
  • cennë i cotumoi, i ohtar mápëar i macili "visti i nemici, i soldati impugnano le spade”"

Se la temporale è in rapporto è di posteriorità rispetto alla reggente si esprime con epë più il verbo allo stesso tempo della reggente

  • túles epë oantes "venne prima di partire"

Proposizione dichiarativa

Per rendere in Quenya il discorso diretto bisogna ricorrere alla proposizione dichiarativa “che”, in Quenya è espressa da sa. Con essa si può introdurre la proposizione dichiarativa.[44]

  • merin sa haryalyë alassë "voglio che tu sia felice"
  • istan sa ëalyë sinomë "lo so che sei qui"
  • ná manë sa ëalyë sinomë "è bene che tu sia qui"

Può anche essere utilizzata per il discorso indiretto

equë Elendil sa tulles "Elendil ha detto che è venuto/di essere venuto”

Corpus dei testi Quenya scritti da Tolkien

Namarië, il lamento di Galadriel

Namarië, comunemente noto come Lamento di Galadriel è uno dei più lunghi testi in Quenya scritti da Tolkien che sia pervenuto fino ai giorni nostri.

 
Namarië, (testo completo in Tengwar)
(lingua artificiale)
«Ai! laurië lantar lassi súrinen,

yéni únótimë ve rámar aldaron!
Yéni ve lintë yuldar avánier
mi oromardi lissë-miruvóreva
Andúnë pella, Vardo tellumar
nu luini yassen tintilar i eleni
ómaryo airetári-lírinen.
Sí man i yulma nin enquantuva?
An sí Tintallë Varda Oiolossëo
ve fanyar máryat Elentári ortanë
ar ilyë tier undulávë lumbulë
ar sindanóriello caita mornië
i falmalinnar imbë met,
ar hísië untúpa Calaciryo míri oialë.
Sí vanwa ná, Rómello vanwa, Valimar!
Namárië! Nai hiruvalyë Valimar!

Nai elyë hiruva! Namárië!»
(italiano)
«Ah! come oro cadono le foglie al vento,

lunghi anni innumerevoli come le ali degli alberi!
I lunghi anni sono passati come rapidi sorsi
del dolce idromele in alti saloni
oltre l'Occidente, sotto le azzurre volte di Varda
ove le stelle tremolano
alla voce del suo canto, voce sacra di regina.
Chi riempirà ora per me la coppa?
Per ora la Vampa, Varda, la Regina delle stelle,
dal Monte Semprebianco ha sollevato le sue mani come nuvole
ed ogni sentiero è immerso nella profonda oscurità;
e fuori dalla grigia campagna l'ombra si distende
sulle onde spumeggianti poste fra di noi,
e la bruma ricopre i gioielli di Calacirya per sempre.
Ed ora perso, perso per chi è in Oriente è Valimar!
Addio! Forse un giorno troverai Valimar!

Pure tu forse un giorno lo troverai! Addio!»

Il poema Markirya

Il poema Markirya è in assoluto il testo più lungo in lingua Quenya (nonostante a differenza del Namarië non venne mai traslitterato in Tengwar).

(lingua artificiale)
«Men cenuva fánë cirya

métima hrestallo círa,
i fairi nécë
ringa súmaryassë
ve maiwi yaimië?
Man tiruva fána cirya,
wilwarin wilwa,
ëar-celumessen
rámainen elvië
ëar falastala,
winga hlápula
rámar sisílala,
cálë fifírula?
Man hlaruva rávëa súrë
ve tauri lillassië,
ninqui carcar yarra
isilmë ilcalassë,
isilmë pícalassë,
isilmë lantalassë
ve loicolícuma;
raumo nurrua,
undumë rúma?
Man cenuva lumbor ahosta
Menel acúna
ruxal' ambonnar,
ëar amortala,
undumë hácala,
enwina lúmë
elenillor pella
talta-taltala
atalantië mindonnar?
Man tiruva rácina cirya
ondolissë mornë
nu fanyarë rúcina,
anar púrëa tihta
axor ilcalannar
métim' auressë?

Man cenuva métim' andúnë?»
(italiano)
«Chi vedrà una nave bianca

lasciare l'ultima sponda,
i pallidi fantasmi
simili al lamento dei gabbiani?
Chi si accorgerà di una nave bianca,
vaga come una farfalla,
fra le correnti marine
su ali come di stelle,
quando il mare si gonfia,
la spuma irrompe,
le ali scintillano,
la luce scema?
Chi udirà il fragore del vento
come il fogliame nei boschi;
le bianche rocce rimbombare
al bagliore della luna,
al calar della luna,
al cader della luna
la candela di un morto;
il romorìo della tempesta,
l'abisso che si muove?
Chi vedrà le nuvole radunarsi,
i cieli incurvarsi
sopra colli che si sgretolano,
il mare sollevarsi,
gli abissi spalancarsi,
l'antica oscurità
oltre le stelle
cadere
sopra torri cadute?
Chi si accorgerà di una nave spezzata
sulle scure rocce
sotto cieli squarciati,
un sole offuscato che luccica
su ossa scintillanti
nell'ultima mattina?

Chi vedrà l'ultima sera?»

Il canto di Fíriel

Scritto nel 1940 (quindi quando la lingua aveva ancora il nome di Qenya) in un Quenya non ancora maturo questo testo (cantato da una donna di nome Fíriel) è uno dei rari esempi di scritti nel cosiddetto Tardo Qenya o Quenya quasi maturo.

(lingua artificiale)
«Ilu Ilúvatar en káre eldain a fírimoin

ar antaróta mannar Valion: númessier.
Toi aina, mána, meldielto - enga morion:
talantie. Melko Mardello lende: márie.
En kárielto eldain Isil, hildin Úr-anar.
Toi írimar. Ilyain antalto annar lestanen
Ilúvatáren. Ilu vanya, fanya, eari,
i-mar, ar ilqa ímen. Írima ye Númenor.
Nan úye sére indo-ninya símen, ullume;
ten sí ye tyelma, yéva tyel ar i narqelion,
íre ilqa yéva nótina, hostainiéva, yallume:
ananta úva táre fárea, ufárea!
Man táre antáva nin Ilúvatar, Ilúvatar,

enyáre tar i tyel, íre Anarinya qeluva?»
(italiano)
«Il Padre creò il Mondo per Elfi e Mortali

e lo diede nelle mani dei Signori. Essi stanno all'Occidente.
Essi sono santi, benedetti, e amati: salvo quello oscuro.
Egli è caduto. Melkor se ne è andato dalla Terra: ciò è bene.
Per gli Elfi essi crearono la Luna, ma per gli Uomini il Sole rosso;
che sono belli. A tutti essi diedero in giusta misura i doni
di Ilúvatar. Il Mondo è leggiadro, il cielo, i mari,
la terra, e tutto ciò che è in essi. Incantevole è Númenor.
Ma il mio cuore non riposerà qui per sempre,
perché qui è l'epilogo, e vi sarà una fine e l'Estinzione,
quando tutto è valutato, e tutto infine enumerato,
ma ancora non sarà sufficiente, non sufficiente.
Che mi darà il Padre, O Padre,

in quel giorno oltre la fine quando il mio Sole cadrà?»

Versione del testo in Quenya maturo

«Ilu Ilúvatar carnë Eldain ar Fírimain

ar antanéros mannar Valaron: ëantë Númessë.
Nantë ainë, mánë ar meldë - hequa morion:
alantiéro. Melkor Mardello lendë: nás mára.
Carnentë Eldain Isil, Hildoin Úr-anar,
i nar írimë. Ilyain antanentë lestanen i annar
Ilúvataro. Ilu ná vanya, fanya, ëari,
i cemen, ar ilya i ëa tessen. Írima ná Númenor.
Nan lá ëa sére indonyan sinomë tennoio,
an sinomë ëa tyelma, ar euva metta ar i narquelië,
írë ilya nauva nótina, ar ilya hostaina, i mettassë:
ananta úva tárë fárëa, úfárëa!
Mana tárë antuva nin Ilúvatar, Ilúvatar
enyárë i metta pella, írë Anarinya queluva?»

Neo-Quenya e il Quenya oggi

Con la morte di Tolkien le lingue e i testi scritti dall'autore passarono in mano al figlio Christopher che ebbe il compito di riordinarli e di migliorarli al fine di pubblicare gli ultimi rimasugli del ciclo Tolkeniano. Tuttavia con la trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson molti linguisti (sia al fine del film che non, ad esempio per videogiochi o traduzioni) si sono cimentati nell'impresa di ampliare le lingue rimaste incomplete per agevolarne un evenutuale utilizzo futuro.[45] Riguardo al Quenya il risultato di questo "ampliamento" è spesso definito "Neo-Quenya". Inoltre dopo la trilogia di Peter Jackson, il successo degli scritti di Tolkien aumentò notevolmente, portando in alcuni mesi la diffusione dei primi tatuaggi in lettere Tengwar [46] e in alcuni anni molti videogiochi derivati dalla serie e nuovi scritti riguardanti Arda e i suoi popoli. Inoltre è da dire che buona parte degli scritti di Tolkien e tuttora inesaminata e che nuovi articoli escono tuttora portando nuove informazioni sia riguardo alle lingue che ai suoi scritti.

Note

  1. ^ Il Silmarillion, indice dei nomi, pag 417, Bompiani, Milano 2004
  2. ^ Il Silmarillion, Valaquenta, pag 45, Bompiani, Milano 2004
  3. ^ Il Silmarillion, Indice dei nomi, pag. 413-414, John Ronald Reuel Tolkien, Bompiani, Milano 2004
  4. ^ Il Silmarillion, Quenta Silmarillion, pag. 158-159, Bompiani, Milano 2004
  5. ^ Il Silmarillion, Quenta Silmarillion, pag 140, Bompiani, Milano 2004
  6. ^ Il Silmarillion, Quenta Silmarillion, pag. 159 e 162, Bompiani, Milano 2004
  7. ^ Racconti incompiuti, pag. 83, Bompiani, Milano, 2008
  8. ^ Il Silmarillion, Akallabêth, pag. 211-212, Bompiani, Milano 2004
  9. ^ Racconti incompiuti, pag. 297, 299, 303-306, Bompiani, Milano, 2008
  10. ^ Il Silmarillion, Akallabêth, pag. 218, Bompiani, Milano 2004
  11. ^ Il Signore degli Anelli, La compagnia dell'anello, pag. 119, Rusconi libri, Milano 1971
  12. ^ Racconti incompiuti, pag. 297-305, 378, John Ronald Reuel Tolkien, Bompiani, Milano, 2008
  13. ^ Il Signore degli Anelli, appendice E ed F, John Ronald Reuel Tolkien, Rusconi, Milano, 1984
  14. ^ http://ardalambion.immaginario.net/ardalambion/telerin.htm
  15. ^ http://ardalambion.immaginario.net/ardalambion/animalic.htm, Animalico "Crudo all'estremo", Helge Fauskanger,
  16. ^ Il medioevo e il fantastico, Un vizio segreto, Bompiani, Milano, 2004
  17. ^ La realtà in trasparenza, lettera 163 a W.H Auden, Bompiani, 2002
  18. ^ http://ardalambion.immaginario.net/gwaith/language1.htm, Quenya: l'influenza della lingua greca, Andreas Andreou, 2005
  19. ^ Il Signore degli Anelli, appendice E, pag. 1332-1340, Rusconi, Milano, 1984
  20. ^ Il Signore degli Anelli, appendice E, pag. 1327-1330, Rusconi, Milano, 1984
  21. ^ Il Signore degli Anelli, appendice E, pag. 1330-1331, Rusconi, Milano, 1984
  22. ^ Il Signore degli Anelli, appendice E, pag. 1331-1332, Rusconi, Milano, 1984
  23. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 4- L'articolo, Luca Timponelli, 2006
  24. ^ ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi, Luca Timponelli, 2006
  25. ^ ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi a- Il plurale, Luca Timponelli, 2006
  26. ^ ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi b- Il duale, Luca Timponelli, 2006
  27. ^ ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi c- Il partitivo plurale, Luca Timponelli, 2006
  28. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 1- Il nominativo, Luca Timponelli, 2006
  29. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 5- L'accusativo, Luca Timponelli, 2006
  30. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 2- Il genitivo, Luca Timponelli, 2006
  31. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 3- Il possessivo, Luca Timponelli, 2006
  32. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 4- Il dativo, Luca Timponelli, 2006
  33. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 8- Il locativo, Luca Timponelli, 2006
  34. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 6- L'ablativo, Luca Timponelli, 2006
  35. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 7- L'allativo, Luca Timponelli, 2006
  36. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 9- Lo strumentale, Luca Timponelli, 2006
  37. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 5- I sostantivi d- I casi 10- Il rispettivo, Luca Timponelli, 2006
  38. ^ Grammatica descrittiva Quenya, f- I sostantivi, Luca Timponelli, 2006
  39. ^ Grammatica descrittiva Quenya, g- Le postosizioni, Luca Timponelli, 2006
  40. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 6- Gli aggettivi, Luca Timponelli, 2006
  41. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 6- Gli aggettivi a- Il plurale, Luca Timponelli, 2006
  42. ^ Grammatica descrittiva Quenya, 7- Gli avverbi, Luca Timponelli, 2006
  43. ^ Racconti incompiuti, pag. 422-423, John Ronald Reuel Tolkien, Bompiani , Milano, 2008
  44. ^ Grammatica descrittiva Quenya, h- La preposizione dichiarativa ed il discorso indiretto, Luca Timponelli, 2006
  45. ^ http://www.elvish.org/gwaith/movie.htm
  46. ^ http://forums.theonering.com/viewtopic.php?t=101525

Bibliografia

Scritti da Tolkien

Scritti da Tolkien (postumi)

Scritti da altri autori

  • Edouard Kloczko, Lingue Elfiche: Enciclopedia illustrata della Terra di Mezzo, Roma, Tre Editori, 2002. ISBN 88-86755-45-7
  • Helge Kåre Fauskanger, Corso Quenya (A Quenya course), 2000.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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