Musica minimalista
La musica minimalista (detta anche musica minimale o musica ripetitiva) è un genere musicale di musica colta, sorto negli Stati Uniti negli anni sessanta, che si caratterizza per un tessuto scarno, fatto di pochissimi elementi.
Musica minimalista | |
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Origini stilistiche | Musica sperimentale Dodecafonia Serialismo |
Origini culturali | New York, anni sessanta |
Popolarità | bassa |
Storia
Le ricerche in ambito minimalista si sviluppano a partire dagli anni sessanta, con autori quali Steve Reich e La Monte Young. Tuttavia, esse acquistano il loro consenso maggiore e, di conseguenza, la loro massima appetibilità commerciale, negli anni novanta in quanto riescono a sintetizzare mondi musicali distanti senza che essi siano particolarmente contrastanti; la minimal techno unisce i principi minimali già ampiamente sperimentati all'uso di apparecchiature elettroniche quali sintetizzatori e computer. Questa nuova corrente artistica, partita dalla Germania, si diffonderà capillarmente in tutta l'Europa e ad oggi risentiamo ancora della sua influenza.
Caratteristiche
La musica minimalista consiste nella riduzione di uno o più parametri del suono (altezza, lunghezza, timbro, volume, densità) fino al suo minimo punto di rarefazione. Esistono quindi, brani minimalisti dal volume molto basso, dal ritmo essenziale e ripetuto, dalla velocità estremamente bassa e dalla presenza di un solo timbro. Ciò rende questo genere privo di qualsiasi tipo di melodia.
Evolvendosi, la musica minimalista ha iniziato ad includere formule musicali tipiche della musica etnica proveniente da aree sociali nelle quali il ritmo e il suono percussivo e ricorsivo erano caratteristiche strutturali, come nella musica della zona centrafricana. Ma lo spunto è soltanto una cellula intellettuale dalla quale generare forme che permettono chiavi espressive interessanti e diversificate.
Artisti
Iniziatori
I fondatori del genere sono stati Philip Glass, considerato l'autore di riferimento del minimalismo musicale, La Monte Young, Terry Riley, il cui brano In C del 1964 è da alcuni considerato la pietra miliare del movimento espressivo, e Steve Reich.
Glass interpreta il minimalismo nel modo più puro, e le sue opere sono paradigmatiche nella ricerca espressiva della corrente. Reich utilizza la modalità minimale con grande fedeltà, per comporre però opere contaminate dall'interazione con diverse forme espressive, con l'influsso di spunti filosofici nel gesto creativo, e con un sensibile intento di ricerca ed innovazione; è inoltre l'autore di un breve saggio dal titolo "music as a gradual process" che ben sintetizza la prassi compositiva minimalista
Altri
John Adams utilizza la modalità comune della corrente per comporre opere, spesso con il contributo vocale, il cui intento espressivo è spesso connesso a maglie strette con la realtà sociale e politica in cui è immersa la società a lui contemporanea.
Nelle creazioni dell'inglese Michael Nyman invece la modalità del minimalismo è stata abilmente utilizzata per la costruzione di forme di più semplice fruibilità. La sua musica ha riscontrato un maggiore impatto su un vasto pubblico, con una frequente interazione con il mondo del cinema per la realizzazione di colonne sonore.
Nell'ambito della musica europea della seconda metà del ‘900 e dei giorni nostri il minimalismo ha più o meno indirettamente influito sulla creazione di alcuni autori, prevalentemente di area slava o balcanica, e tendenzialmente orientati ad una creatività mistica. La musica del polacco Henryk Górecki è quella che maggiormente mostra i segni dell'influenza minimalista, ed alcune delle sue creazioni rispettano abbastanza fedelmente le modalità strutturali della corrente. L'estone Arvo Pärt mostra in molte sue opere un'affinità con il minimalismo, più nell'intento creativo che ne rigoroso rispetto dell'architettura musicale. L'olandese Louis Andriessen fa proprio il concetto di "ripetizione" tipico della musica minimalista, installandolo però su un tessuto musicale affatto personale, spesso molto cromatico (a differenza degli autori americani, prettamente diatonici).
In Italia negli anni novanta è stato significativo il connubio tra filosofia minimalista e monodia gregoriana attuato da Gianmartino Durighello in opere prevalentemente vocali, alla ricerca di una profonda suggestione mistico-religiosa.
Attualmente in Italia il minimalismo si esprime soprattutto con Ludovico Einaudi, Stefano Ianne e Raul Lovisoni. Il primo compone prevalentemente melodie pianistiche minimali contaminate da cenni elettronici (per esempio nell'album Divenire) pertanto affine alla scuola di stile europeo; il secondo è decisamente sinfonico (vedi l' album Variabili armoniche) nel quale infinite variazioni e microvariazioni rinnovano i temi musicali.Il terzo è tutto proteso verso una concezione wagneriana di arte totale dove musica,letteratura ed immagine fanno corpo unico.(vedi il romanzo-melologo di sette ore Res Solaris - Il ritorno dei Benandanti).
Altri rappresentanti di musica minimalista sono infine Yann Tiersen, Alva Noto, Ryuichi Sakamoto, John Cale, Charlemagne Palestine, e Phill Niblock.